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Due
miliardi di latte versato
Parmalat,
la mappa dei debiti nei confronti delle banche. Oltre 2 miliardi e
mezzo di euro
Marco
Liguori
- Il Manifesto 17 luglio 2004
Primo
il gruppo Capitalia, secondo il Sanpaolo Imi, terza Intesa. Non è
l'ordine d'arrivo per un podio olimpico, né una classifica per un rating
dei migliori istituti di credito: è l'indebitamento bancario delle
società del gruppo Parmalat poste in amministrazione straordinaria,
secondo il «decreto Marzano» del 20 dicembre 2003 convertito in
legge durante lo scorso febbraio. I dati, riportati nel piano di
ristrutturazione del commissario straordinario Enrico Bondi,
riguardano l'esposizione del gruppo di Collecchio verso il sistema
creditizio italiano: la cifra complessiva è pari a oltre un
miliardo e 977 milioni di euro (per i nostalgici della vecchia lira,
3.830 miliardi). Quella verso gli istituti esteri ammonta a poco più
di 544 milioni (1.054 miliardi di vecchie lire): il totale
complessivo è di 2 miliardi 522 milioni (poco più di 4.884
miliardi di lire). Cifre da capogiro, che si sono abbattute come una
mannaia soprattutto sul nostro universo creditizio, già provato in
precedenza dal dissesto della Cirio. La Parmalat spa, stando al
piano Bondi, risulta essere la società che presenta la massa
debitoria più rilevante nei confronti dei gruppi creditizi italiani
e stranieri, pari a 2,12 miliardi. L'indebitamento riguarda in
particolare sette società che sono oggetto di concordato: Parmalat
Finanziaria, Parmalat spa, Eurolat, Lactis, Panna Elena, Centrale
del latte Centallo e Contal. Le banche coinvolte nel dissesto hanno
visto il congelamento di tutte le cifre dovute sino alla data di
ammissione alla procedura straordinaria di ciascuna società del
gruppo alimentare: la legge Marzano ha impedito loro per due anni il
recupero delle somme. Anche le banche dovranno dunque accettare il
concambio proposto nel piano di ristrutturazione: per ogni mille
euro di credito riceveranno 73 azioni della nuova Parmalat. Molti
degli istituti hanno già annunciato da tempo di voler prendere
misure per limitare i danni: la ferita loro inferta dal crac, come
si evince dal piano Bondi, è comunque molto profonda. Come ha
specificato la Parmalat al manifesto, in forza della legge
istitutiva, i crediti delle banche sono stati considerati dal
commissario come «chirografari»: ossia secondari rispetto a tutti
gli altri, come quelli dovuti ai dipendenti oppure al fisco. Gli
istituti hanno potuto ammortizzare le somme ormai inesigibili
tramite gli accantonamenti al fondo rischi del bilancio oppure
defiscalizzandole. Tali opportunità non sono invece concesse dalla
legge agli obbligazionisti e agli azionisti coinvolti nel dissesto,
che si limiteranno a partecipare alla procedura concordataria. Il
piano Bondi è stato sottoposto all'attenzione del ministro delle
Attività produttive Marzano, che dovrà esprimere un giudizio entro
il 21 luglio.
Al primo posto della classifica c'è dunque Capitalia, con
un'esposizione pari a 367,5 milioni di euro. A questo proposito,
bisogna ricordare la circostanza che l'ex presidente Calisto Tanzi,
indagato per le vicende del crac Parmalat, è stato consigliere
dell'istituto romano sino al novembre del 2003. Seguono nella
graduatoria il Sanpaolo Imi con 278 milioni, Banca Intesa con 271
milioni e Unicredit con 132 milioni. Ci sono anche tre altre «big»
del credito nostrano: Monte dei Paschi (107,7 milioni), Bnl (180
milioni) e Antonveneta (31,4 milioni). Ma nel dissesto di Parmalat
è stato coinvolto anche il credito cooperativo: Popolare di Lodi
(142,1 milioni), Popolare Emilia (82 milioni), Popolare di Bergamo
(60 milioni), Popolare di Milano (27,8 milioni), Banco Popolare
Verona e Novara (29,5 milioni), Banca Popolare di Vicenza (23
milioni) e Credito Valtellinese (3,8 milioni). La Banca Del Monte di
Parma, il cui presidente Franco Gorrieri è stato arrestato
nell'ambito delle indagini delle Procure di Parma e Milano sul crac,
presenta un'esposizione di appena 13,6 milioni nei confronti della
Parmalat spa.
Tra le banche estere, al primo posto c'è la Citibank, con un
credito di 117,2 milioni verso la Geslat. Gli altri gruppi sono
rimasti impelagati con la Parmalat spa. In classifica segue la Bank
of America con 63,4 milioni di euro; al terzo posto c'è la Ing Bank
con 52 milioni, al quarto la Deutsche Bank con 37,6 milioni.