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Oslo: tutto quello che già sapete
Di Gianluca Freda – tratto da http://www.luogocomune.net/site/modules/news/article.php?storyid=3798
Tutto
quello che avreste voluto sapere sugli attentati in Norvegia, ma avete
evitato di chiedere, un po’ perché ci arrivavate anche da soli, un
po’ perché è sempre la solita solfa.
Sui
motivi del doppio attentato terroristico in Norvegia, il cui tragico
bilancio è finora di un centinaio di morti, l’unica cosa che bisogna
tenere presente è che – come sempre – tali motivi vanno ricercati
in direzione diversa, se non del tutto opposta, a quelli insinuati dai
giornali e dalle TV di regime dell’occidente. A chiarire la
situazione, forse sono utili alcune notizie uscite in sordina nei giorni
e negli anni scorsi. Fare due più due non è difficile.
Q:
- Quali interessi ci sono dietro
l’attentato?
A: Norvegia e Russia hanno raggiunto nel corso degli ultimi anni accordi
di cooperazione sempre più stretti tanto per lo sfruttamento dei
giacimenti di gas e petrolio dell’Artico, quanto per la partnership
commerciale nello sfruttamento di giacimenti mediorientali (in Iraq in
particolare). Quest’asse energetico privilegiato tra Russia ed Europa
mette a rischio gli interessi strategici americani e il controllo USA
sul continente europeo. Era inevitabile che arrivassero, prima o dopo,
gli opportuni “avvertimenti”:
1)
Dal sito “La voce della Russia”,
07-07-2011:
Entra
in vigore l’accordo Russia-Norvegia: nuovi orizzonti nell’Artico
Oggi
entra in vigore l’accordo fra la Russia e la Norvegia sulla
delimitazione delle zone di competenza nell’Artide e sulla
cooperazione nel Mar di Barents e nel Mar Glaciale Artico. Con questo
documento, firmato il 15 settembre del 2010, si sono conclusi 40
anni di controversie. L’accordo apre nuove possibilita’ per il
libero sfruttamento dei ricchissimi giacimenti di gas e petrolio
nell’area di 175 mila chilometri quadrati e regola la collaborazione
nel settore ittico. Secondo il ministro degli esteri russo Lavrov, si
tratta di un’intesa opportuna e reciprocamente vantaggiosa.
2)
Da “Sky
– TG24” del 12-12-2009:
Iraq,
russi e norvegesi si accaparrano il petrolio
Nel corso dell'asta per l'assegnazione di appalti ventennali sui pozzi
iracheni, che si è svolta a Baghdad, ...
...
la compagnia russa Lukoil e la norvegese Statoil hanno ottenuto la
concessione per uno dei maggiori giacimenti petroliferi, nel Sud
dell'Iraq. Lo ha annunciato il ministro del petrolio iracheno. Si tratta
di uno dei giacimenti più grandi finora mai sfruttati, con delle
riserve di quasi 13 miliardi di barili. La coppia Lukoil-Statoil ha
strappato il contratto grazie a un'offerta che prevede di accrescere la
produzione di 1,8 milioni di barili al giorno.
3)
Dal “Corriere
della Sera” del 26-10-2007:
Gazprom
si allea con la Norvegia E il petrolio tocca nuovi record
MILANO
- Gazprom ha scelto la norvegese StatoilHydro come secondo partner nel
maxi-giacimento di gas a Shtokman. Il colosso russo guidato da Alexej
Miller aveva già selezionato la francese Total come primo partner per
sviluppare la fase iniziale del progetto, la cui stima ammonta a 15-20
miliardi di dollari. Le riserve di questo giacimento ammontano a 3.700
miliardi di metri cubi di gas e oltre 31 milioni di tonnellate di gas
condensato. [...]
Q:
- Perché l’attentatore doveva essere “di
estrema destra”?
A:
Fin dal termine della Seconda Guerra Mondiale, gli USA hanno
ristrutturato la politica europea su basi anti-russe, favorendo in
particolare i movimenti socialdemocratici filoamericani e isolando la
destra europea anti-statunitense. La destra è tradizionalmente
portatrice di ideologie nazionaliste, avverse tanto al dominio americano
sul continente quanto agli strumenti politici (“democrazia”) ed
economici (moneta unica) attraverso i quali tale dominio viene
garantito. Solo in Francia, all’epoca di De Gaulle, la creazione di
questo ostracismo verso la destra europea era temporaneamente fallita.
Il partito filo-russo in Europa è ovviamente trasversale agli
schieramenti politici, ma nel linguaggio della propaganda si tende a
definire “populismo di destra” ogni posizione politica che non si
uniformi ad una visione filoamericana dell’europeismo e che prenda
anche solo ipoteticamente in considerazione la creazione di rapporti più
stretti con la Russia. Tali forze politiche sono quelle che maggiormente
preoccupano gli Stati Uniti, essendo poco malleabili, scarsamente
controllate, avverse all’unione economica europea (attraverso la quale
gli USA mantengono l’Europa nella morsa del debito, dunque sotto
controllo), in crescita di consensi e – soprattutto – animate da una
prospettiva “eurasiatica” che guarda alla Russia come ideale partner
politico ed economico con cui rimpiazzare nel futuro la superpotenza
americana in declino. Occorre dunque, ogni volta che sia possibile,
demonizzarle (magari definendole “xenofobe” e “antisemite” a
intervalli regolari) e screditarle, attribuendo ad esse la paternità di
azioni ignominiose. Anche qui riporto qualche articolo:
1)
Dal sito di economia “Risk
and Forecast”, 12-03-2009:
Gli
amici di estrema destra della Russia
Recenti
notizie di stampa affermano che i partiti di estrema destra in Europa
sarebbero finanziati – almeno in parte – dalla Russia. Sebbene tali
affermazioni necessitino di essere provate, è un dato di fatto che
diversi partiti di estrema destra dell’est europeo sono diventati
accaniti sostenitori degli interessi russi e ammiratori del modello
politico-economico della Russia. Diversi gruppi di estrema destra, nei
paesi post-comunisti, guardano all’infrastruttura politica autoritaria
di Vladimir Putin come ad un modello e premono allo stesso tempo per una
maggiore apertura verso la Russia e per la rottura della comunità
Euro-Atlantica. In Europa orientale, il sostegno verso l’estrema
destra ha evidenziato negli ultimi anni un trend in ascesa. Dal punto di
vista russo, un partenariato con gli ultranazionalisti potrebbe
facilitare i suoi tentativi di influenzare la politica interna di questi
paesi, almeno finché Mosca non riuscirà a trovare un alleato ancor più
influente nell’ambito dello spettro politico. [...]
2)
Da “L’interprete
internazionale” del 15-04-2011:
Marine
Le Pen: No alla NATO, sì alla Russia
“Marine Le Pen promette l’uscita dalla Nato e un partenariato con la
Russia”, titola l’agenzia. In un discorso tenuto ai corrispondenti
esteri a Nanterre, la Le Pen avrebbe detto che, in caso di una sua
vittoria alle presidenziali, la Francia farebbe della Russia un partner
privilegiato e lascerebbe la Nato. “Penso che la Francia abbia tutto
l’interesse a volgersi verso l’Europa, ma alla grande Europa. E in
particolare a lavorare ad un partenariato con la Russia”, avrebbe
detto, invocando “ragioni evidenti, di civiltà e geostrategiche”. E
sull’Alleanza atlantica: “le scelte fatte dal presidente della
Repubblica (ovvero Sarkozy, ndr), che appaiono come scelte di
sistematico allineamento (sugli Usa, ndr), non mi paiono positive”.
3)
Dal sito dell’emittente iraniana IRIB,
11-05-2010:
Ucraina:
proteste contro la politica pro-Russia del presidente Yanukovych
KIEV
- Migliaia di manifestanti sono scesi per le strade della capitale
ucraina per protestare contro la decisione del presidente Viktor
Yanukovych a stabilire legami più stretti con la Russia. Le proteste di
oggi contro il governo del presidente Yanukovych hanno avuto luogo quasi
un mese dopo la firma di un accordo tra Mosca e Kiev, definita dai
dimostranti arrabbiati un atto “contro la sovranità dell'Ucraina”.
Il nuovo accordo tra i due paesi vicini consentirebbe a Mosca un ampio
uso di porti navali dell'Ucraina nel Mar Nero, in cambio
dell’esportazione di una piccola quantità del gas naturale dalla
Russia verso l’ex repubblica sovietica. [...]
Q:
- Di quali altre colpe si è macchiata la Norvegia verso i dominatori
Usraeliani per meritarsi una punizione così sanguinosa?
A. Vediamo un po’:
1) Da “Views and News from Norway” del 14-02-2011:
La
Norvegia tra coloro che vogliono spaccare la NATO
Nuove indiscrezioni di Wikileaks hanno rivelato quanto siano profonde le
divisioni all’interno della NATO su questioni chiave della sicurezza
europea. Il governo norvegese è accusato di essere parte di una
presunta “banda dei cinque” filorussa, insieme a Francia, Germania,
Olanda e Spagna. [...] In una riunione d’emergenza del Consiglio della
NATO tenutasi il 12 agosto [2008] in occasione del conflitto tra Russia
e Georgia, gli alleati non riuscirono a trovare una posizione comune
sulla guerra. La “banda dei cinque”, come la definiscono gli
americani, avrebbe affermato che l’annuncio dell’ingresso di Georgia
e Ucraina nella NATO avrebbe avuto il solo scopo di provocare i russi,
mentre la parte opposta considerava la decisione di non garantire a
questi paesi una piena partecipazione come una sorta di “luce verde”
data ai russi per fare ciò che volevano. Solo il 19 agosto si riuscì
ad arrivare ad una dichiarazione comune sulla crisi. [...]
2)
Dal sito “Workers World”,
21-07-2011:
Escalation
dei bombardamenti NATO contro la Libia
[...] Anche la Norvegia [insieme all’Olanda] sta ritirando la propria
partecipazione [alla guerra in Libia]. A partire dal 1° agosto, le sue
forze aeree non saranno più coinvolte negli attacchi. Questa crescente
riluttanza da parte di diversi paesi membri della NATO ha portato il
ministro della difesa britannico, Liam Fox, ad accusare questi governi,
il 13 luglio scorso, di non fornire sufficienti forze aeree per la
campagna in corso. [...]
3)
Da “Tundra
Tabloids” del 27-03-2011 (ovvove supvemo!)
Norvegia:
il partito socialista proporrà una mozione in cui si chiede di
bombardare Israele in caso di azioni contro Hamas a Gaza.
Siamo arrivati a questo. Il Sosialistisk Venstreparti (Partito
Socialista di Sinistra) di Kristin Halvorsen, facente parte della
coalizione di governo norvegese, conta di far votare una mozione in cui
si richiede un’azione militare contro Israele nel caso che questi
dovesse decidere di agire contro Hamas a Gaza! [...]
4)
Da “Rohama.org” del
15-01-2011:
La
Norvegia sarà la prima nazione europea a riconoscere la Palestina
Jonas
Gahr Stoere, Ministro degli Esteri norvegese, ha detto ad una conferenza
stampa svoltasi a Ramallah, insieme al Primo Ministro palestinese Salam
Fayyad, che il suo paese sarà uno dei primi a riconoscere il futuro
stato palestinese una volta che le sue istituzioni saranno approntate
secondo gli schemi e i progetti previsti dall’Autorità Nazionale
Palestinese. [...]
5)
Dal sito norvegese “Politisk.tv2.no”
del 21-07-2011: (ovvove degli ovvovi!)
Jonas
Gahr Støre [Ministro degli Esteri norvegese]: l’occupazione
deve finire, il muro deve essere demolito e bisogna farlo subito!
Il
ministro degli esteri è stato accolto con richieste di riconoscimento
dello Stato Palestinese quando, giovedì, si è recato in visita ad un
campo estivo della gioventù laburista a Utoya.
N.B.:
guarda caso, il campo di Utoya che il ministro Store aveva visitato il
21 luglio (qui sopra vedete una foto della visita) è stato proprio il
teatro della strage compiuta il giorno successivo dal folle
“estremista di destra”. Con tutta la buona volontà, non riesco
proprio a immaginare un avvertimento dal significato più eloquente di
questo.
Q:
Quali metodi hanno utilizzato i servizi
segreti per il doppio attentato?
A: Qui si possono fare solo delle ipotesi, ma poiché il modus operandi
è stato osservato in molti attacchi precedenti dello stesso tipo
l’immaginazione non dovrà essere sottoposta a sforzi eccessivi.
Il
primo sistema, piuttosto ben rodato, è quello di organizzare,
contemporaneamente o a ridosso degli attentati, delle “esercitazioni
militari” che seguiranno – guarda un po’ la coincidenza – la
stessa falsariga di ciò che avverrà durante gli attentati “veri”.
Il sistema è stato messo a punto dai servizi segreti israeliani ed ha
lo scopo di far circolare liberamente – col pretesto
dell’”esercitazione” - gli uomini, i mezzi e i materiali che
dovranno servire a portare a termine l’attacco. Questo sistema è
stato utilizzato, com’è noto, per gli attacchi dell’11 settembre
negli Stati Uniti, quando il NORAD e il Consiglio di Stato Maggiore
americano avevano
in corso “esercitazioni” riguardanti il dirottamento di un aereo
governativo e lo schianto di un velivolo contro un palazzo.
Stesso discorso per gli attentati a Londra del 7 luglio 2005, avvenuti
“incidentalmente” proprio nel momento in cui governo e polizia stavano
conducendo una “simulazione” di attentato nella metropolitana
londinese.
Qualcosa
di simile è avvenuto per l’attacco “con autobomba” nel centro di
Oslo, che non ha colpito solo la sede del giornale Verdens Gang, come
alcune fonti di stampa hanno riportato, bensì vari edifici governativi,
affinché il messaggio arrivasse forte e chiaro. Da notare che, in molti
casi, gli attacchi attribuiti ad “autobombe” sono realizzati in
realtà con esplosivi piazzati preliminarmente in punti sensibili degli
obiettivi da colpire. L’attacco era stato anticipato, mercoledì
scorso, da
una tipica “esercitazione” della polizia antiterrorismo proprio nel
centro di Oslo, a 200 metri di distanza dalla Operahuset. La
polizia – dice l’articolo – ha fatto esplodere delle cariche
esplosive a scopo di “simulazione”, ma si è “dimenticata” di
comunicare ai residenti di avere delle esercitazioni in corso,
suscitando così spavento e allarme nella popolazione. Il capo
dell’ufficio stampa della polizia di Oslo, Unni Grondal, aveva
dichiarato all’Afterpost: “E’ qualcosa di cui non eravamo stati
avvisati. Non succederà più”. Invece è successo di nuovo poche ore
dopo.
Per
ciò che riguarda l’attacco all’isola di Utoya, è rilevante notare
l’assurdità delle versioni pubblicate dalla stampa mainstream,
secondo le quali il biondo “estremista di destra”, Anders Behring
Breivik, avrebbe fatto tutto da solo: avrebbe piazzato l’autobomba
nella capitale e poi se ne sarebbe andato tranquillamente a Utoya a
massacrare un centinaio di persone. Non credo ci sia bisogno di
spiegare, a chi vive nel mondo concreto e non in un film di Chuck Norris,
perché quest’affermazione sia ridicola. E’ chiaro che le operazioni
sono state eseguite da persone diverse. Ed è certo come l’oro che la
stessa strage di Utoya è stata compiuta da un commando composto da
diverse persone, visto che quasi tutti i testimoni sopravvissuti parlano
di più persone coinvolte nell’attacco, né si capisce come un unico
individuo, per quanto ben armato, possa aver compiuto una strage di
simili proporzioni senza incontrare resistenza.
E’
da notare che il Mossad israeliano recluta
spesso informatori e operativi tra i rifugiati, in particolare
palestinesi, ma non solo, che richiedono asilo politico in Norvegia.
Il Mossad opera in Norvegia in cooperazione con i servizi segreti
locali, sotto la copertura del cosiddetto “Kilowatt Group”, una rete
d’intelligence che vede la partecipazione, oltre che di Israele e
Norvegia, anche di altri paesi quali Svizzera, Svezia e Sudafrica e che
si maschera – manco a dirlo – sotto la finalità di facciata della
“lotta al terrorismo”.
Infine, non va dimenticato che la creazione di “psicopatici e
assassini seriali” attraverso il lavaggio del cervello è sempre stato
una specialità delle pratiche di controllo mentale dell’MK-Ultra,
il quale possiede anche un suo braccio norvegese. Questo articolo
del sito Forward America, riferendo degli esperimenti compiuti in
Norvegia, riporta tra l’altro:
“Il numero del Norway Post del 4 settembre 2000, ha rivelato che anche
il governo norvegese, tra gli anni ’50 e i ’60, iniettò LSD a
bambini, pazienti in cura psichiatrica e ad altre persone. Dieci dei
soggetti morirono. Uno dei motivi che rendevano urgenti gli esperimenti
di controllo mentale era il fatto che il mondo intero aveva visto cosa
fossero stati capaci di fare i comunisti cinesi alle menti dei
prigionieri americani. Era anche risaputo che l’URSS aveva catturato
molti scienziati tedeschi che avevano compiuto esperimenti sul controllo
mentale”.
Se
si necessita di uno o più psicopatici pronti a compiere una strage in
qualunque paese del mondo, le organizzazioni d’intelligence, grazie ad
un’esperienza ormai cinquantennale nel campo, possono fornirne a
volontà. Penseranno poi i giornali a dipingerli come “fanatici di
estrema destra”, con la svastica tatuata sul cranio e il ritratto del
Fu"hrer sul comodino. Il pubblico non esiterà un attimo a bersi
storielle di questo tipo. L’importante è che le autorità politiche
delle nazioni colpite, avendo orecchie per intendere, intendano il
messaggio e ne facciano tesoro. Chissà se dopo questa “folle”
strage, compiuta da un “pazzo isolato” sul suolo nazionale
norvegese, il primo ministro Jens Stoltenberg – i cui figli, guarda la
coincidenza, si
trovavano al meeting laburista di Utoya e si sono salvati per
miracolo – e il Ministro degli Esteri Jonas Gahr Stoere – che era
stato a Utoya poco prima e ha rischiato di rimanere coinvolto nella
sparatoria – avranno capito l’antifona e imparato a essere più
ubbidienti?
Gianluca
Freda