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Capitolo 9 del libro: "Osama Bin Mossad"
Tratto da libro: "Osama bin Mossad" di Maurizio Blondet

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Cercavano di introdurre in USA un missile terra-aria per compiere un attentato. Attentato islamico. Ma quando l'FBI ha arrestato i tre individui, a metà dell'agosto 2003, ecco la sorpresa. Uno era islamico, Moinuddin Ahmed Hamid, residente in Malasya; il secondo era Hemant Lakhani, mercante d'armi, indiano di nascita e cittadino britannico. Il terzo era un ebreo: Yehuda Avraham, settantacinque anni, titolare di una rivendita di diamanti nella 47ma strada a New York, la "Ambuy Gem Corporation", che gestisce con figlio Gideon.
La notizia - esemplare - è comparsa per un colo giorno su un giornale israeliano, Ha'aretz. Poi scomparsa subito, ovviamente.
A quanto pare, l'FBI aveva cominciato a sorvegliare Lakhani, l'indiano, diciotto mesi prima: il personaggio era stato segnalato dalla polizia russa (che per una volta ha collaborato) perché cercava di comprare missili SA-18, terribili armi che si lanciano a spalla e che possono abbattere un aereo.

Per chi agiva Lakhani? Osama? Al-Qaeda? Un agente dell'FBI lo avvicinò qualificandosi come membro di un'organizzazione clandestina islamica sudanese. In cerca di armi adatte compiere attentati in America. Si dichiarò pronto a comprare cinquanta SA-18
Missili? Lakhani diede al "sudanese" un appuntamento di lì a pochi giorni: doveva sentire i suoi fornitori russi. Arrivò all'appuntamento tutto sorridente: affare fatto, il materiale c'è. Un primo missile potrà arrivare in USA a giorni. Pagamento anticipato: trentamila dollari, una miseria. Quasi un omaggio, un saggio-campione. Gli altri cinquanta, costeranno 500.000 dollari.
Ai primi d'agosto il falso sudanese incontra di nuovo Lakhani: ha con sé una valigetta con i trentamila dollari in contanti. Ma l'indiano non vuole nemmeno toccare il denaro. Porta l'agente dell'FBI sulla Quinta Avenue di Manhattan, angolo 47ma strada, nel quartiere dei diamanti, dove sono situati duemilaseicento negozietti ebraici che smerciano oro e gemme. Salgono fino all'ufficio della "Ambuy Gem Corp", al 580 della Quinta Avenue. Qui, dietro la scrivania, li attende Yehuda Avraham. E' lui che chiede la valigetta. E' lui che conta con cura i biglietti di banca (par di vederlo).
Il falso sudanese (che ha un registratore nascosto sul corpo) finge di essere nervoso: come, un ebreo? Non ci tradirà? Lakhani lo tranquilizza: mister Avraham è l'uomo che s'incarica di trasferire il denaro a un conto a Londra, dove Hamid, il complice malaisiaco, provvederà al riciclaggio. I trasferimenti non lasceranno traccia, assicura Lakhani, perché mister Avraham si serve della "hawala".

La "hawala" è la rete finanziaria informale attraverso cui gli emigrati musulmani mondano i soldi alle famiglie; una rete basata sulla parola e la fiducia, che non rilascia documenti, ma completamente affidabile. Naturalmente da questa rete passano donazioni alle scuole coraniche, la famigerata "beneficenza" delle "operazioni caritative" saudite, fondi occulti per ogni genere di affari. Terrorismo arabo compreso, come sospetta l'FBI dall'11 settembre.
Il caso è istruttivo al massimo grado. Se il sudanese fosse stato davvero un terrorista, presto l'America avrebbe conosciuto un altro attentato "islamico". E non avrebbe saputo che a ricevere il pagamento del misfatto era stato un gioielliere ebreo, mercante di diamanti, così ben infiltrato nella rete araba "hawala" da usarla per i suoi scopi.
E' davvero un peccato che la notizia non sia stata ritenuta degna di rilievo dalla stampa europea e americana. Che non abbia interessato né la CNN. né il Corriere della Sera. Cne, per scoprire il seguito della vicenda capace di aprire gli occhi al mondo, si debba leggere un giornale di categoria, The Professional Jeweler di New York. Da questo foglio apprendiamo che i tre sono comparsi il 13 agosto davanti alla corte federale di New York. L'indiano e il malaisiano sono stati messi in stato di detenzione. L'ebreo, ovviamente, ha avuto un trattamento speciale: rilasciato su cauzione. Mister Avraham ha pagato senza batter ciglio un deposito di dieci milioni di dollari. 
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