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«Dove si distingue questa cosa dalla massoneria?»
Da “A colloquio con Dossetti e Lazzati.
Intervista di Leopoldo Elia e Pietro Scoppola”, pp. 99.109-112

G. LAZZATI. Si apre nel ‘78 il problema dei rapporti fra Cei [conferenza episcopale italiana] e papa. Non sono certo i migliori: per quanto io riesco a capire il papa non si rende conto della situazione italiana, chiuso com’è nel modello della sua esperienza polacca, lontanissimo da quella che è la storia del nostro paese, e ritiene che quel modello possa essere riportato da noi. Non per niente appoggia quei movimenti, Comunione e Liberazione e Opus Dei, che in fondo cercano di interpretare quel disegno. E da qui i cortocircuiti fra fede e vita politica, le famose autonomie delle realtà temporali negate, per cui nella fede tutto è assorbito. [...]
G. DOSSETTI. Per l’Opus Dei la cosa, secondo me, è ancora più formalizzata [che per Cl]. È tanto che mi propongo di ricercare sul “Commentarium pro religiosis” [...] l’estratto di un documento della congregazione dei religiosi che autorizzava l’Opus Dei ad agire nelle diocesi senza presentare i propri statuti ai vescovi, ma presentandone solo un estratto. Da questo si può dedurre tutto. [...] Siamo nell’ambito della mancanza totale di democrazia. [...] Il nuovo codice riconosce la prelatura nullius. [...] Anche il Concilio ha approvato la prelatura nullius, cioè questa erezione in diocesi senza territorio per avere un proprio clero a fini particolari, primo caso la Mission de France. [Ma il Concilio] non prevedeva che dovesse avere un popolo.
[Invece] le prelature nullius come sono state approvate dal codice e come sono nel caso dell’Opus Dei prevedono un loro popolo, non solo dei sacerdoti deputati a fini particolari. Ma come si determina questo popolo? Non è determinato per territorio, non è determinato per rito, non è determinato per altre condizioni generali, ma per un contratto, con criteri associativi. È chiaro che i vescovi hanno reagito molto. E poi ci sono dei procedimenti nel segreto. Dove si distingue questa cosa dalla massoneria? Hanno dei poteri speciali per l’ordinazione dei sacerdoti.
P. SCOPPOLA. Hanno adesso una facoltà di teologia a Roma. [...]
G. DOSSETTI. Ma sai cosa vuol dire questo? Produrre un clero proprio.
L. ELIA. Ed infatti è quello che già stanno facendo.
G. DOSSETTI. Io torno a dire che questo non è solo il risultato di certe manovre, ma anche una scelta personale, un’opzione del Vaticano. E dato che c’è questa opzione, il resistere, l’opporsi diviene molto relativo. Però bisogna farlo ugualmente.
L. ELIA. Hai fatto un paragone con i gesuiti. La risposta [del Vaticano] potrebbe essere: “Io prendo il mio bene un po’ dove lo trovo”, cioè questi sono i più adatti a questa stagione della Chiesa; il criterio territoriale è troppo differenziato, abbiamo bisogno di truppe scelte.
G. DOSSETTI. Qui ritorna il problema della gerarchia delle norme, perché la territorialità della Chiesa, nelle Chiese locali, ha una radice.
L. ELIA. Non è un criterio meramente organizzativo.
G. DOSSETTI. Il Concilio lo ha detto.
P. SCOPPOLA. Quindi il primato dei movimenti incontra un limite insuperabile: i movimenti sono possibili ma all’interno di questo criterio. Ma l’Opus Dei non rifiuta più il momento della territorialità e punta anche alla conquista delle istituzioni territoriali, ad avere i propri vescovi, le proprie parrocchie. In una prima fase si muovevano solo nella logica del movimento, adesso [...] si muovono su due binari contemporaneamente.
G. DOSSETTI. Questo conferma che l’opzione è precisa, è vaticana: secondo me è nel quadro di questa opzione la sostituzione del [cardinale Sebastiano] Baggio col [cardinale Bernardin] Gantin, quest’uomo d’Africa, del Dahomey; lui è negro, è stato arcivescovo di Cotonou. Questa sostituzione è di una evidenza chiara, secondo me: vuol dire mettere [a capo della congregazione per i vescovi] un uomo ancora più estraneo e più direttamente irresponsabile. Perché Baggio o chi per lui, di estrazione europea o italiana, era ancora un filtro per una conoscenza più profonda delle cose. Adesso mi hanno detto, ma non so se sia vero, che Gantin stesso è affiliato o amicissimo dell’Opus Dei. Quindi il fenomeno di Comunione e Liberazione io lo inquadro in un problema più grande che riguarda tutta la Chiesa e che investe proprio le fondamenta della visione ecclesiale.

 
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