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Stanno
distruggendo l’omeopatia
Marcello
Pamio - www.disinformazione.it - 23 ottobre 2013
A due secoli dalla
pubblicazione del libro “Organon dell’Arte di guarire” del medico
sassone -Samuel Hahnemann (1755-1843), padre dell’omeopatia, si stanno
verificando dei fatti gravissimi.
Pochi ovviamente ne parlano. I media mainstream e i giornalisti
embedded, come sempre tacciono, ma l’intero mondo dell’omeopatia è in
serio pericolo a causa di manovre politico-economiche-amministrative
che lo vogliono letteralmente e praticamente distruggere.
Partiamo
dall’inizio, cioè dall’aggiornamento delle tariffe dell’Agenzia italiana
dei farmaci, l’AIFA.
Sono stati interpellati i dirigenti dell’agenzia, ma nessuno ha spiegato
il motivo per cui le tariffe di registrazione dei prodotti omeopatici
hanno avuto, di punto in bianco, un aumento di 700 volte rispetto alle
tariffe precedenti! Qualcosa senza precedenti.
«L’AIFA ci impone burocrazia e costi tali che ci costringeranno a
chiudere bottega dopo trent’anni di attività sempre in crescita (più 12%
nel 2013)» denuncia Alessandro Pizzoccaro patron della Guna, un
colosso italiano, che in piena crisi fattura 160 milioni l’anno e dà
lavoro a 1.200 addetti.
«Oggi la super tassa del governo rischia di distruggere tutto».
Anche Silvia
Barbieri, della ditta Iride 2000, non lascia spazio a molti dubbi: "Il
costo altissimo richiesto dal
Ministero per la
registrazione ed i tempi
tecnici per la presentazione dei documenti,
impossibili da rispettare,
faranno sì che molti omeopatici non
potranno essere registrati e quindi non saranno più reperibili
in Italia, mentre lo saranno negli altri paesi della comunità europea.
Le aziende italiane si vedranno ridurre notevolmente il
fatturato a favore di società oltre confine, saranno costrette a
ridimensionare il numero dei loro
dipendenti, tutto l'indotto perderà lavoro e personale (grossisti,
informatori scientifici, ecc) con gravissimi danni per le aziende, i
medici omeopati ed i pazienti.
Sottolineo infine che nella maggior parte dei paesi della Comunità
europea, il costo delle visite del medico omeopata e/o
dell’Heilpraktiker (naturopata) e il costo dei medicinali omeopatici prescritti, così
come dei prodotti erboristici, sono a carico del Servizio sanitario
nazionale, mentre in Italia sono a carico del paziente”.
Come non dar ragione a Barbieri e Pizzoccaro, visto che a produttori e importatori, la famosa registrazione, l’AIC, l’Autorizzazione all’Immissione in Commercio, costerà 3062,40 euro a farmaco fino a 10 diluizioni (non è ancora definitiva a causa di un ricorso al TAR del Lazio: la sentenza è prevista per gennaio 2014). Non solo, ma per mantenere l’iscrizione dei 25.000 prodotti omeopatici esistenti, bisognerà poi sborsare 200 euro l’anno ciascuno! Una follia, da un certo punto di vista, che però nasconde una strategia ben mirata e congegnata, visto che vi sono molte aziende che producono migliaia di prodotti. Pochissime di queste aziende potranno sostenere simili spese.
La scadenza data
in precedenza per la presentazione dei documenti per la registrazione
dei farmaci era il 31 dicembre 2015.
Invece il 10 settembre 2013 l'AIFA ha convocato le aziende che producono
e distribuiscono omeopatici a Roma annunciando che, visto l'elevato
numero di domande di registrazione da valutare (25.000), ha previsto due fasi
per la consegna dei documenti.
La prima fase da ottobre 2013 a luglio 2014, la seconda da settembre
2014 a giugno 2015.
L'AIFA ha scoperto
solo ora che deve controllare entro il 2015 circa 25.000 prodotti
omeopatici? Eppure l'ultimo elenco dei medicinali omeopatici in
commercio é stato presentato il 24 maggio del 2012.
Nonostante questo, il 17 settembre di quest’anno le aziende hanno
ricevuto il calendario di presentazione dei documenti. Questa manovra fa
comprendere appieno la
volontà di eliminare l'omeopatia e distruggere le aziende. Infatti,
moltissime aziende dovrebbero presentare la documentazione ad esempio per
20/30 omeopatici a partire dal 30 ottobre 2013 e questo è praticamente
impossibile: non ci sono i tempi tecnici per compilare i moltissimi
documenti richiesti per ogni diluizione.
Le aziende
italiane, a differenza di quelle europee, si trovano in questa
situazione complicata e difficile per colpa dell’AIFA che ha spedito
loro le informazioni utili per la preparazione dei documenti con ben 2
anni di ritardo rispetto alla data stabilita dalla comunità europea.
Perché questo grave ritardo? Semplice incompetenza burocratica o
strategia mirata?
Tutto questo vale
per i medicinali omeopatici già registrati in passato. Dal 1995 nessuna
azienda italiana ha chiesto la registrazione di nuovi prodotti
omeopatici,
salvo una
che, dopo aver spedito i documenti e
le varie integrazioni richieste si é vista rifiutare la registrazione
e senza motivazione.
Oggi la tassa di registrazione di un nuovo prodotto richiesta dall’AIFA
è di ben 26.000 euro!
L’Italia, per
coloro che non lo sanno, è (e tra poco era) il terzo mercato europeo per
i medicinali omeopatici, quindi un mercato molto florido e importante
per le industrie del settore, e quindi un mercato scomodo per le lobbies
della chimica di sintesi, per Big Pharma.
Sempre più persone nel mondo si sono avvicinate e si stanno avvicinando
all’omeopatia, grazie anche al fallimento della medicina ufficiale e
alla crescita esponenziale delle patologie cronico-degenerative. Stiamo
parlando di un mercato che interessa da 11 a 15 milioni di persone in
Italia.
Un mercato che non può non fare gola ai colossi farmaceutici che si sono
visti soffiare da sotto il naso intere fette di mercato, che tradotto in
altri termini, miliardi di euro all’anno.
Ma cerchiamo di
capire cosa sta succedendo
L’AIFA
- che ricordiamo essere uno degli strumenti operativi delle
multinazionali della chimica - di punto in bianco pretende per i
prodotti omeopatici, tutte le analisi chimiche e laboratoristiche come
se fossero farmaci chimici.
Ci hanno sempre detto che gli omeopatici NON sono farmaci, addirittura
qualcuno in tivù continua a paragonarli all’“acqua fresca”, eppure
adesso vogliono tutte le analisi, come se fossero veri e propri farmaci.
Come mai un simile cambio di rotta?
Le analisi costano moltissimi soldi e sono tutte a carico dei
produttori, e questo è uno dei motivi per cui molte ditte hanno chiuso o
stanno chiudendo.
Organoterapia e
nosodoterapia
La
produzione delle basi per questi medicinali omeopatici è stata resa
molto difficile e quindi assai costosa, con il risultato che molti di
questi prodotti sono introvabili in Italia.
Queste terapie permettono la disintossicazione del terreno (organi e
malattie) organico.
Il terreno sano è la base per la funzionalità o meno dell’omeopatia.
Così facendo hanno minato alla radice la funzionalità stessa dei
prodotti rimasti nel mercato.
Togliendo dal mercato questi omeopatici si impedisce di fatto la
guarigione delle persone.
Cito qui parte
dell’articolo scritto dal dottor Antonio Abate per Informasalus.it il 5
giugno 2012:
“Ovviamente un medico omeopata non può assistere impotente allo
scadimento della propria professione a causa di norme che uccidono
l’omeopatia.
Ho
fatto presente ai politici che sono costretto ad ordinare on-line
(grazie alla rete che salva la professione medica e permette ai pazienti
di curarsi) i medicinali ad industrie di Paesi europei in cui non ci
sono questi assurdi e masochisti divieti. Non mi riferisco a Paesi del
Terzo mondo, ma alle civilissime Austria, Inghilterra, ecc., in cui le
norme sono chiare, efficienti ed efficaci.
Ciò significa che nella mia attività professionale, attualmente per
circa il 35% delle prescrizioni ricorro all’acquisto all’estero, con
aggravio delle spese per i pazienti, con immancabili e fastidiosi
ritardi nell’inizio delle cure e non per ultimo con una sottrazione di
un ben 35% di denaro che potrebbe andare invece all’industria italiana
del medicinale omeopatico.
Le restrizioni attuali della produzione e delle vendite dei medicinali
omeopatici stanno creando un problema crescente. Per quanto riguarda la
mia attività professionale è possibile che entro il 2012 io sia
costretto a ricorrere per il 40/45% alle industrie straniere. E il
problema non riguarda solamente me, ma tutti gli omeopati.”
Si tratta di una
semplice casualità o è una strategia mirata?
Così facendo vogliono far morire l’economia, facendo chiudere le
industrie omeopatiche.
Organoterapia, nosodoterapia ed altri medicinali non reperibili in
Italia sono invece in commercio negli altri Stati della Comunità Europea
ed anche venduti on-line.
Vogliono
distruggere anche i prodotti erboristici (ora integratori alimentari)
Anche
le industrie che producono e distribuiscono prodotti erboristici sono a
rischio, visto che il Ministero della salute italiano continua a far
sparire dall’elenco dei prodotti erboristici ammessi centinaia di piante
importanti (a gennaio 2013 per esempio è toccato a propoli e polline),
senza dare alcuna spiegazione, creando il caos sia tra i produttori che
tra i rivenditori (erboristerie e farmacie).
Perché di punto in bianco centinaia di piante, tra cui rimedi popolari
usati da millenni, sono stati tolti dall’elenco ufficiale?
Forse perché funzionando molto meglio dei farmaci chimici e non
inducendo i loro devastanti effetti collaterali, sono un ostacolo che va
eliminato?
Indicazioni
salutistiche per prodotti erboristici (CLAIMS)
Se
tutto ciò non bastasse, le indicazioni riportate nelle etichette che
spiegano le attività che si possono attribuire ad una pianta, continuano
a cambiare.
Prima il prodotto aveva una valenza “terapeutica” ora invece “aiuta,
sostiene, coadiuva …”.
Le indicazioni vengono modificate continuamente dal Ministero e di pari
passo i produttori devono aggiornare e modificare le etichette, e questo
crea molta confusione tra i consumatori e un danno economico e di tempo
enorme alle aziende. Per le ditte infatti che producono centinaia o
migliaia di prodotti è un lavoro assurdo modificare e sostituire le
etichette. Ma anche questo per svilire il mercato può essere molto
funzionale.
I prodotti
scaduti
Abbiamo
sempre saputo che i prodotti omeopatici e fitoterapici sono prodotti
naturali. Non tutti sanno però che quando scadono, devono essere
trattati e smaltiti in maniera molto particolare.
La ditta produttrice deve chiamare la società che si occupa di rifiuti
tossici, pagare 500 euro ad uscita e un tanto a peso!
In pratica la cosiddetta acqua fresca, quando scade, diventa un
rifiuto tossico pericoloso da essere smaltito come se fosse chimico o
radioattivo.
Difendiamo
l’omeopatia
La
strategia messa in atto dalle lobbies della chimica, per tramite l’AIFA
e gli altri enti sovranazionali come l’EMEA, è abbastanza semplice e
lapalissiano: vogliono far morire il mercato omeopatico, inglobando i
pazienti, dirottandoli verso i loro lidi.
Per fortuna molti gruppi di pazienti stanno raccogliendo firme per far
sentire la loro voce.
Il Comitato Difendiamo l’Omeopatia sta raccogliendo migliaia di
firme con una petizione che chiede di cambiare immediatamente le norme
vigenti.
Se non cambiano le
regole, se non blocchiamo tale vergognoso attacco, molti medicinali
omeopatici non saranno più in vendita in Italia, e quindi sarà tolto ai
cittadini il diritto, la libertà di cura, un principio sacrosanto,
sancito dalla nostra Costituzione.
Si può anche non essere favorevoli all’omeopatia in quanto tale, ma è un
dovere morale di tutti difendere il diritto delle persone di potersi
curarsi come meglio credono. Il diritto di una persona di usare prodotti
fitoterapici e omeopatici.
La libertà di scelta terapeutica è un diritto inviolabile e fondamentale
in una società che si autodefinisce democratica e libera.
Al seguente sito la raccolta firme per salvare i farmaci omeopatici
www.omeocom.it