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Domande ad un farmacologo e tossicologo sull’Omeopatia
Dottor Roberto Gava, specializzato in cardiologia, farmacologia clinica e tossicologia medica
Tratto dal libro “Approccio metodologico all’Omeopatia

D: Molti sostengono che i rimedi omeopatici sono paragonabili all'acqua fresca e che pertanto agiscono solo come un placebo.
R: Quando scoprii l'esistenza dell'Omeopatia, la mia prima preoccupazione fu quella di dimostrare a me stesso che non fosse un inganno. La provai allora su di me, poi su dei bambini piccoli e infine su degli animali. Con queste due ultime prove volevo escludere ogni effetto placebo: il neonato e l'animale, infatti, non sanno se stanno assumendo una medicina o una caramella o un cibo qualsiasi. La sperimentazione su me stesso, comunque, fu quella che mi colpì di più. La prima dose omeopatica che assunsi fu Tubercolinum 20Och. Ricordo ancora quella bella giornata d'agosto in cui il mio normalissimo stato di benessere fu totalmente sconvolto nel giro di poche ore: mi venne una febbricola molto fastidiosa con un'astenia così intensa che restai 3 giorni passando dal letto ad uno sdraio, quasi privo della capacità e della voglia di compiere una qualsiasi azione (mi conosco sufficientemente bene per sapere quanto sia difficile tenermi fermo sia fisicamente che mentalmente addirittura per 3 giorni!). Quella sintomatologia non era sicuramente un effetto placebo, perché non l'avevo cercata, non sapevo che sarebbe comparsa, non la volevo e usavo, seppur inutilmente, tutta la mia forza di volontà per allontanarla ... anche perché non avrei voluto ammettere a me stesso che tutto dipendeva dall'assunzione di pochi grani di lattosio che era stato precedentemente bagnato da una soluzione idroalcolica priva di molecole perché era stato diluitofino alla 10-400.
A tutti coloro che vogliono esprimere un giudizio sull'Omeopatia vorrei chiedere prima se l'hanno mai provata seriamente o per lo meno studiata approfonditamente. Se non l'hanno mai testata di persona o su altri, il loro giudizio perde di senso e di interesse, perché non è più un giudizio ma un 'pregiudizio', cioè è un giudizio dato da uno che non è nella condizione di poterlo dare.

D: Eppure, oggi ci sono molti Professori universitari che si esprimono negativamente nei confronti dell'Omeopatia
R: Il fatto che uno sia un Docente universitario della Facoltà di Medicina o di una qualsiasi altra branca scientifica non significa che sia sempre in grado di esprimere giudizi corretti. Anzi, più si sale nella scala gerarchica più si corre il rischio di essere tentati dalla presunzione di sapere. Tra i Professori universitari ci sono molte persone intelligenti, ma non sempre l'intelligenza non coincide con la sapienza: i veri sapienti si riconoscono molto facilmente, perché spiccarlo in umiltà e sanno come e quando esprimersi senza errare vistosamente e questo indipendentemente dalla loro conoscenza specifica dell'argomento in oggetto.
Comunque sia, il giudizio di uno o più uomini o anche di tutti gli uomini del mondo non modifica la veridicità di una realtà: se una verità è tale, non può essere modificata dal giudizio umano.

D: Qual è l'essenza del metodo omeopatico hahnemanniano?
R: Hahnemann cercò di elaborare un metodo terapeutico che desse al Medico la possibilità di aumentare l'energia vitale dell'organismo (quella forza, cioè, che è capace di agire in una certa persona e di fargli affrontare una qualsiasi condizione sfavorevole nel modo migliore possibile esclusivamente per lei) tenendo conto di tutte le minime distinzioni fra i Pazienti e fra i rimedi (unico modo per personalizzare la terapia). Hahnemann fondò tale metodo su tre regole:

a) Prescrizione del rimedio secondo la Legge dei Simili.
b) Somministrazione di una dose minima.
c) Somministrazione di un solo rimedio per volta.

Prescrivere secondo la Legge dei Simili significa, come abbiamo già detto, scegliere il rimedio in base alla totalità dei sintomi del Paziente (o almeno in base ai sintomi più singolari, insoliti, caratteristici e sorprendenti, come diceva Hahnemann). Somministrare il rimedio in dosi ponderali comportava un aggravamento dei sintomi del Paziente, ma Hahnemann scoprii che questo problema si poteva risolvere dando il medicamento in forma molto diluita, una modalità che, tra l'altro, si rivelò essere anche molto efficace e potente dal punto di vista terapeutico. La regola di somministrare invece un solo rimedio per volta fu basata sul fatto che, dato che gli esperimenti vengono fatti solo con una sostanza, non e né corretto né scientifico raccogliere i dati in un modo e usarli in un altro e forse non sarebbe neppure corretto fare delle sperimentazioni con due o più rimedi insieme o somministrati in tempi diversi, perché ciò introdurrebbe altre variabili (cioè elementi di effetto non noto), mentre lo scopo di Hahnemann era proprio quello di eliminare dalla Medicina procedimenti opinabili e incerti.
Oggi, però, rispetto a questa iniziale impostazione molto precisa e rigorosa, sono nati modi diversi di impostare una terapia omeopatica.

D: Quanti sono i rimedi omeopatici?
R: I rimedi omeopatici sono circa 3.500, ma di questi solo 500-600 sono abbastanza conosciuti: degli altri sappiamo ben poco, perché sono stati poco sperimentati nel soggetto sano. Tutti questi rimedi sono sostanze appartenenti al regno vegetale, minerale o animale. Infatti, qualsiasi sostanza può essere usata come rimedio omeopatico, se viene adeguatamente diluita, dinamizzata e sperimentata in persone sane.

D: Che differenza c’è tra diluizione e dinamizzazione?
R: La differenza sostanziale, al punto che da una soluzione diluita senza essere dinamizzata forser non si ottiene alcun rimedio omeopatico, ma solo una diluizione terapeuticamente inefficace o scarsamente efficace. Mentre la diluizione è l'operazione per cui ad una sostanza ne viene aggiunta un'altra (di inerte) per diminuirne la concentrazione, la dinamizzazione è quel processo che consiste nel far seguire ad ogni diluizione un numero definito di succussioni o agitazioni del contenitore. Con la succussione l'energia della piccola parte attiva della soluzione (soluto) viene trasmessa alla parte rimanente della soluzione (solvente). A parità di diluizione, maggiore è il numero di succussioni e maggiore pare che sarà la potenza della soluzione omeopatica (si consiglia un minimo di 20 succussioni per ogni diluizione, ma sarebbe preferibile giungere a 100).

D: Qual è il modo migliore per agitare il flacone della soluzione omeopatica?
R: Hahnemann teneva il flacone in mano e lo sbatteva contro un libro (pare forse la Sacra Bibbia ) appoggiato sul tavolo. Oltre a questo sistema, si può anche battere il pugno contro il palmo dell'altra mano o contro una propria coscia mentre la gamba è tenuta un po' rialzata da terra. Ovviamente, queste sono succussioni artigianali, perché le Ditte omeopatiche si servono di agitatori meccanici per preparare le soluzioni, ma il risultato finale non cambia, perché l’efficacia clinica dei due sistemi di preparazione è sovrapponibile.

D: I rimedi omeopatici hanno una scadenza?
R: Sì, tutti i preparati omeopatici hanno una scadenza stampata sulla confezione. ma questa scadenza ha una valore solo burocratico-commerciale (oltre ad essere imposta dal Ministero della Salute come avviene per tutte le specialità farmaceutiche, è anche desiderata dalle Ditte produttrici perché grazie ad essa molti consumatori inesperti non usano più il prodotto dopo la data di scadenza e tendono a gettarlo e acquistarne uno nuovo). In realtà, i prodotti omeopatici non hanno alcuna scadenza. Sono state testate le soluzioni omeopatiche usate dallo stesso Hahnemann 200 anni fa e sono state trovate perfettamente efficaci. La sola raccomandazione, se si tratta di un rimedio omeopatico in soluzione, è di sbattere molto bene il flacone prima di versare le gocce.

D: Si possono dare dei consigli pratici per risparmiare con l'Omeopatia?
R: Colui che desidera curarsi con l'Omeopatia può sicuramente far tesoro di alcuni piccoli accorgimenti che gli possono far risparmiare denaro. Bisogna ricordare essenzialmente due cose e cioè che il rimedio omeopatico:

a - è stato ottenuto col metodo della diluizione in soluzione idroalcolica;
b - ad esclusione delle basse dinamizzazioni (sotto il 9-15ch), è essenzialmente uno stimolo energetico (o più precisamente elettromagnetico) che viene dato all'organismo.

La conseguenza logica del primo punto è che quando sta per finire un flacone di una soluzione omeopatica si può riprodurre il prodotto 'in casa' senza doverlo riacquistare. E’ sufficiente tenere un po' della soluzione iniziale (basterebbe avere anche solo 2-3 gocce o l'interno del contenitore un po' bagnato dal liquido medicamentoso) e aggiungere alcool a circa 20-30° fino a riempire il flacone all'80% (uno spazio pari ad almeno il 20% è necessario per permettere al liquido di essere ben agitato dalle succussioni). Dopo averlo riempito, infatti, bisogna sbattere bene il flacone (è il requisito più importante): consiglio di tenere il flacone in mano e sbattere con forza il pugno contro il palmo dell'altra mano. In teoria bastano 10-20 succussioni, ma la prima volta consiglio di sbatterlo almeno 100 volte, perché più il rimedio viene agitato maggiore sarà la sua potenza energetica.
Alla fine di questo lavoro, peraltro molto semplice, si ottiene una soluzione praticamente uguale (solo un po' più diluita e dinamizzata) a quella che avevamo esaurito e quindi uguale a quella che si avrebbe avuto acquistando il prodotto in farmacia.

D: Bisogna avere qualche precauzione particolare per preparare in casa queste soluzioni omeopatiche?
R: Oltre a quanto è stato appena detto si possono aggiungere altri tre consigli:       

    a - Tutte le bottigliette usate per contenere la soluzione omeopatica o quelle usate per la soluzione idroalcolica devono essere perfettamente sterili. Quindi, o si acquistano bottigliette nuove di volta in volta (si trovano in farmacia o nei negozi di articoli sanitari) e si lavano molto bene prima di usarle, oppure si riutilizzano quelle di altri prodotti omeopatici, ma solo dopo averle ben lavate in acqua corrente e averle fatte bollire qualche minuto, perché anche minime tracce di altre sostanze interferirebbero con il prodotto omeopatico alterandone l'effetto terapeutico. Il lavaggio in acqua corrente (mi raccomando che sia solo acqua, senza detergenti di qualsiasi tipo) serve ad asportare la parte materiale della sostanza precedentemente contenuta nel flacone e rimasta adesa alle pareti, mentre l'ebollizione serve ad annullare la traccia elettromagnetica della medesima sostanza che inquinerebbe quella che desideriamo preparare.

    b - Se non si utilizza il flacone del prodotto omeopatico originario e si vogliono preparare ulteriori dinamizzazioni del rimedio, consiglio di acquistare bottigliette in vetro da 20 ml con contagocce in vetro inserito nel tappo (raccomando che non ci sia plastica perché a lungo andare inquinerebbe la soluzione) oppure delle provette in vetro da 10 ml con tappo (questo può essere anche in plastica perché non viene a contatto continuo con la soluzione) oppure si riutilizzano quelle di altri prodotti omeopatici, ma solo dopo averle trattate come descritto al punto precedente.

    c - Va ricordato che ad ogni dinamizzazione il prodotto omeopatico acquista una potenza maggiore e, se la diluizione è stata eseguita con la proporzione dell'1% (1 parte della soluzione iniziale e 99 parti di soluzione idroalcolica), il rimedio ottenuto avrà 1ch in più. Quindi, se prima avevamo un rimedio alla 30ch, ora lo avremo alla 31ch. Questa variazione non modifica sostanzialmente l'effetto terapeutico, anzi è desiderabile.

D: E se il rimedio iniziale non è un unitario?
R: Nel caso si voglia ripristinare una soluzione omeopatica costituita da una miscela di rimedi (il cosiddetto 'complesso omeopatico') bisogna ricordarsi di non diluirla troppo, perché si correrebbe il rischio di perdere l'effetto terapeutico. Infatti, più si diluisce il rimedio, più si perde l'azione locale e più si potenzia la sua azione profonda, un'azione però (quella profonda) che si esplica solo nelle persone sensibili a quel prodotto in rispetto alla legge di similitudine (se c'è una similitudine tra persona e rimedio, il secondo può curare la prima, ma se questa similitudine manca, mancherà anche l'effetto terapeutico). Quindi, diluendo ulteriormente i complessi omeopatici si rischia di perdere il loro effetto sintomatico (che è il solo che possono dare).

D: Dove si acquista o come si prepara la soluzione idroalcolica?
R: L'alcool etilico a 30' (cioè al 30%) ha una gradazione standard sufficiente per permettere una buona conservazione del prodotto, ma se la soluzione deve essere usata da un bambino si può benissimo usare alcool a 10° o anche solamente acqua (se si pensa che la soluzione non debba essere conservata per più di 6-7 giorni). Queste soluzioni alcoliche possono essere acquistate in una qualsiasi farmacia ma, volendo risparmiare ulteriormente, specie se si crede di rame ancora uso e di necessitare quindi di quantitativi maggiori, si può acquistare una bottiglia di alcool etilico 95° (si trova nei negozi di alimentari o nei supermercati) e si prepara di volta in volta il quantitativo preferito di soluzione idroalcolica nel seguente modo: per ottenere una soluzione a circa 30° si mescolano 3 parti di alcool puro (95°) e 7 parti di acqua, mentre se si desidera preparare una soluzione idroalcolica a circa 10° basta mettere 1 parte di alcool 95° e 9 parti di acqua. In teoria, l'acqua dovrebbe essere distillata o deionizzata, ma se non si ha la pretesa di preparare molte diluizioni scalari progressive. basta anche la comune acqua naturale.

D: Fin qui è stato spiegato come preparare in casa una soluzione omeopatica partendo da un prodotto liquido. Ma come deve fare una persona che ha il prodotto in grani?
R: E’ molto semplice. Basta mettere 3 grani grandi oppure circa 20 granellini piccoli (quelli delle monodosi) in una bottiglietta sterile da 20-30 ml con un po' d'acqua e lasciarli sciogliere (i grani di lattosio si sciolgono facilmente in acqua, mentre si sciolgono lentamente e difficilmente nelle soluzioni idroalcoliche, specie se concentrate). Quando i grani si sono sciolti, si aggiunge l'alcool a 30° e si sbatte bene il flacone per circa 100 volte. In questo modo si ottiene un rimedio omeopatico esattamente uguale a quello che si sarebbe acquistato in farmacia. La dinamizzazione è di circa 1 unità maggiore a quella che avevano i grani usati.

D: Ritornando ai consigli per risparmiare con l'Omeopatia, si può aggiungere altro?
R: Dato che il rimedio omeopatico è essenzialmente uno stimolo energetico, dato che l'energia è relativamente influenzata dalla quantità del substrato che la veicola e dato che l'informazione energetica di anche 1 solo grano viene trasmessa a tutta l'acqua in cui viene sciolto, credo si possa risparmiare anche sul numero di grani che si è soliti somministrare ad ogni somministrazione. Ci sono Omeopati che sono soliti consigliare l'assunzione orale di 2 granuli per volta, altri che consigliano 3 grani e altri ancora 5 o più grani. Per quanto riguarda i globulini dei tubetti monodose, alcuni Omeopati consigliano tutto il tubetto in un'unica somministrazione, altri ne consigliano una piccola parte per volta. In conclusione, ritengo che somministrare 2 o 10 grani grandi, oppure 30 o 200 globulini piccoli non cambi molto il risultato finale (ad eccezione dei soggetti ipersensibili) e credo pure che lo stesso valga per le gocce: darne 5 o darne 30, di solito, non cambia granché. Come abbiamo già detto, quello che veramente conta ai fini terapeutici è eventualmente la ripetizione della somministrazione, più che la quantità della medesima. Comunque, dato che è importante anche avere un minimo di 'superficie di scambio', tra rimedio omeopatico e organismo ricevente, se il numero dei granellini è troppo esiguo e il Paziente non è un bambino piccolo, per assicurare e quindi potenziare l'effetto terapeutico può essere molto utile sciogliere i grani in un po' d'acqua e berla piccoli sorsi: ogni sorso svolgerà l'effetto di circa 3 grani.

D: Qual è allora la posologia più corretta?
R: Tutte le posologie suddette vanno bene e trovano la loro giustificazione negli intenti che l'Omeopata desidera raggiungere e nelle caratteristiche del Paziente. Resta comunque valido quanto è stato poco sopra affermato e cioè che quello che più conta è il numero delle somministrazioni. Per esempio, se in una patologia acuta il Medico consiglia di assumere un prodotto 5 volte al giorno. si può optare tra due possibilità:

    a - prendere un minimo di 2-3 grani per volta per 5 volte al giorno, oppure

    b - mettere 3 grani in mezzo bicchiere d'acqua, lasciarli sciogliere, mescolare il tutto con un oggetto non metallico (oppure travasare l'acqua da un bicchiere ad un altro rovesciando l'acqua dall'alto in modo da scuoterla) e poi assumere la soluzione in 5 somministrazioni quotidiane, meglio ancora se si rabbocca di volta in volta con nuova acqua la parte che viene bevuta (in modo da variare sempre la diluizione della soluzione medicamentosa).
Quest'ultimo sistema, che era quello praticato dai Maestri del passato, è sicuramente il più logico, il più corretto (perché, come raccomandava Hahnemann. permette di ripetere la dose variando di un po' la diluizione) e risulta anche essere il più efficace e il più economico (perché si consuma un numero veramente piccolo di grani). L'acqua in cui sono stati sciolti i grani può essere usata anche per 2-3 giorni, se si ha l'accortezza di scuoterla bene prima di ogni assunzione.

Dottor Roberto Gava, specializzato in cardiologia, farmacologia clinica e tossicologia medica.
Tratto dal libro “Approccio metodologico all’Omeopatia

 

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