IL DESTINO DI UN POPOLO DIPENDE DA COSA MANGIA
La bufala degli
Omega 3 del pesce
Franco
Libero Manco, presidente AVA, Associazione Vegetariana/Vegan Animalista
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Diversamente da
quanto vanno profferendo i vari nutrizionisti televisivi, e cioè che è
necessario consumare pesce per il suo contenuto di omega 3, la scienza
indipendente dei più noti organismi in fatto di nutrizione, e di
qualificati studiosi, conferma ogni giorno quello che noi igienisti
vegani andiamo dicendo da decenni, e cioè che procurarsi l’omega 3 dal
pesce invece che dai vegetali non solo è inutile ma spesso dannoso per
la salute.
Il pesce per motivi di sicurezza e gusto deve essere cotto, e la cottura
denatura gli omega 3, oltre ad inattivare gli enzimi digestivi.
Consumare pesce almeno 2-3 volte a settimana per garantirsi l’omega 3
(come viene raccomandato dai nutrizionisti), non è sufficiente ad
assicurarsi il quantitativo necessario, perché solo alcuni tipi di pesce
contengono modeste quantità di omega 3 e solo se i pesci sono selvatici
o da acquicoltura con pesci che si nutrono di pesci che a loro volta
mangiano alghe. Confrontando il contenuto di omega 3 dei pesci con
quello presente nei vegetali troviamo che.
I pesci che contengono modeste quantità di omega 3 (mg/100 gr) sono:
- sardine fresche
1,73;
- anguilla 1,30;
- aringa fresca 1,09;
- salmone fresco 0,89;
- tonno fresco 0,80;
- sgombro: 0,73;
- spigola 0,48;
- orata fresca 0,46
Mentre i vegetali che contengono omega 3 (mg/100 gr) sono:
- Olio di lino: 66
- Semi di lino: 32
- Olio di canapa: 18
- Olio di noce: 14
- Soia cotta: 11
- Olio di soia: 7,60
- Noce: 6,50
- Germe di grano: 5,40
- Semi di zucca: 5
- Latte di soia: 4
- Fagioli di soia secchi: 1,3
-
Olio extravergine d’oliva: 1
- Mandorle: 0,3
- Nocciole:
0,1
Da questo se ne deduce che se l’assunzione di omega 3 per una dieta (per esempio) di 2000 kcal è pari a 4,4 g/die, per raggiungere questo quantitativo è necessario consumare: 1,1 etti di sardine, oppure 1,3 etti di anguilla, oppure 1,5 etti di tonno, oppure 2,2 etti di aringhe, oppure 3,5 etti di spigole, oppure 4,4 etti di storione, oppure quantitativi enormi di altri pesci con un contenuto più basso di Omega 3.
L’American
Cancer Society ha valutato alcuni studi sulla correlazione tra omega 3 e
cancro. La famiglia degli acidi grassi omega 3 non riduce il rischio di
cancro, anzi, elevati livelli di queste sostanze nel sangue possono
aumentare il rischio di cancro della prostata negli uomini. Alcuni studi
hanno collegato l’assunzione di omega 3 ad un maggior rischio di diabete
di tipo 2.
Dal 1980 al 1988 sono state seguite 34.000 donne che assumevano olio di
pesce; quelle che consumavano una quantità maggiore di acidi grassi
omega 3 non hanno mostrato un rischio minore di cancro del colon retto,
anche se avevano meno tumori benigni e di dimensioni più ridotte. Un
prolungato uso di integratori a base di olio di pesce può provocare
carenze di vit E e tendenza all’anemia, e l’olio di fegato di merluzzo
potrebbe portare a livelli tossici di vitamina A e D.
Nel 2006 sono stati riconsiderati gli studi condotti in 40 anni sugli
effetti degli acidi grassi omega 3 e non è stato rilevato un effetto
preventivo nei confronti del cancro. Tuttavia una ricerca condotta nel
2010 su 55 pazienti con poliposi adenomatosa familiare si è visto che
dopo 6 mesi i polipi si erano ridotti di numero e di dimensione.
Un articolo pubblicato su Journal of the American Medical Association
dice: l’assunzione di integratori di omega 3 non è stato correlato ad
una diminuzione del rischio della mortalità per attacco cardiaco,
infarto del miocardio o ictus.
In uno studio apparso nel 2013 su New England Journal of Medicine si
legge: nei pazienti con fattori multipli di rischio per malattie
cardiovascolari, il trattamento quotidiano con questi acidi grassi non
riduce la mortalità.
(notizie tratte da Terra Nuova n.288 di novembre 2013)
Una recente
ricerca medico-scientifica condotta su oltre 19.000 persone, alla fine
dell'anno 2010 in Gran Bretagna, i cui risultati sono stati resi noti in
un articolo apparso sull'American Journal of Clinical Nutrition, rileva
che l’assunzione di omega 3 è più efficiente se questi provengono dai
vegetali. Infatti vegetariani e vegani provvederebbero autonomamente
alle proprie necessità di acidi grassi essenziali omega 3 a lunga catena
(presenti nel pesce) ricavandoli dagli acidi grassi omega 3 vegetali,
quindi senza dover introdurre nella propria dieta la carne di pesce.
Tali grassi sono importanti per il buon funzionamento dei meccanismi
metabolici. È già noto da tempo come gli omega 3 si possano ricavare
molto più facilmente da fonti vegetali, come noci, semi di lino e olio
di semi di lino, piuttosto che dal pesce (che ne contiene decisamente
meno di quanto si crede, poiché gli omega 3 diminuiscono a seconda il
tipo di cottura), ma questo nuovo studio rende ancora più evidente come
la fonte privilegiata di questi acidi grassi essenziali sia proprio
quella vegetale.
(Dr.ssa Luciana Baroni)