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Occhio
non vede, cuore non duole!
di Carlo Bertani – 29 gennaio
2007
“Fu nelle notti insonni, vegliate al
lume del rancore
che preparai gli esami, diventai procuratore.
Per imboccar la strada che dalle panche d’una cattedrale
porta alla sacrestia quindi alla cattedra d’un tribunale,
giudice finalmente, arbitro in terra del bene e del male.”
Fabrizio de André – Un
giudice – dall’album “Non
al denaro non all'amore né al cielo”
Ineffabile
Mastella: con un semplice decreto è riuscito a scontentare quasi tutti,
compresi alcuni esponenti della comunità ebraica italiana. Già, perché
fra le cose peggiori partorite dall’attuale governo (che ne sta
facendo altre nelle giusta direzione, ad esempio sulle liberalizzazioni
e sul risparmio energetico) c’è senz’altro il decreto Mastella
sulla Shoà, non tanto per la
oramai stantia questione del negazionismo, quanto per l’enorme
“salto del gambero” che
si compie sotto il profilo giuridico.
Molti
commentatori hanno espresso pareri equivalenti, ma voglio ricordare che
proibire per legge l’espressione delle idee è quanto di più
pericoloso può avvenire proprio per le persone destinatarie della
“protezione”. In altre parole, rischia di fomentare più
antisemitismo il decreto che il dibattito e, quando si palesa la galera
come spauracchio per chi non s’adatta alla verità di Stato, le idee
passano dall’essere esplicitate nei dibattiti pubblici al mondo
sotterraneo delle società segrete o semi-segrete.
Chi
conosce la genesi del nazismo sa perfettamente qual è il rischio, e
questo lo afferma una persona che non ha mai negato
Forse sulla Shoà si
potrebbero aggiungere nuovi elementi: anche se a pagarne il prezzo più
elevato furono senz’altro gli ebrei, non dimentichiamo che le
popolazioni balcaniche furono sterminate allo stesso modo, e non
soltanto i Rom.
La
lugubre risiera di San Sabba – a Trieste – funzionava sia come campo
di transito che come lager d’eliminazione: anche lì furono uccisi
molti ebrei, ma la principale funzione della struttura era quella
d’eliminare tutti i partigiani che venivano catturati, soprattutto in
Slovenia. I ganci da macellaio ai quali venivano appesi – vivi – i
catturati testimoniano che i nazisti non furono molto teneri nemmeno con
i non-ebrei.
Infine, Primo Levi stesso ricorda che a “collaudare” le camere a gas
di Birkenau fu un reparto di prigionieri russi che entrò nelle
tristemente famose “camere della morte” a passo di marcia. La
ferocia naziste s’abbatté senza distinzione contro tutti i suoi
avversari (o coloro che riteneva tali): non è corretto oggi presentare
La
tanto vituperata vignetta che vinse il concorso grafico di Teheran
sull’Olocausto, ben rappresenta la situazione odierna: un popolo, che
fu perseguitato e sterminato, oggi perseguita e stermina un altro popolo
(quello palestinese) cercando di “coprire” – sotto un velario
sempre più stretto – le proprie responsabilità odierne con il
ricordo della tragedia subita.
Chiunque abbia ancora un po’ di equilibrio sa riconoscere i grandi
contributi forniti da tanti esponenti della cultura ebraica all’umanità:
allo stesso modo, dobbiamo saper identificare la natura violenta e
dispotica della dirigenza israeliana. Per fortuna, ebrei ed Israele non
sono sinonimi, e questo lascia aperta una porta alla speranza.
C’era
proprio bisogno di una legge per proibire il dibattito?
In questa situazione, Mastella – signore di Ceppaloni – non poteva
partorire niente di meglio poiché quello è il suo retaggio: educato,
misurato, apparentemente comprensivo ma ostinatamente legato ad una
concezione feudale del diritto.
Nella visione di Mastella, si giunge ad identificare nelle sentenze
emanate il “metro” per giudicare la storia e porre “sotto
sequestro” la storiografia, ma le sentenze – pur importanti – sono
emanate dagli uomini: Mastella pare – per suo formazione –
scambiarle per dogmi o con il verbo divino.
Dovrebbe
allora rispondere ad una domanda: siccome le due bombe atomiche di
Hiroshima e di Nakasaki furono un evidente crimine contro l’umanità,
per la ventura di non essere mai state condannate da nessun tribunale
diventano dei bruscolini senza importanza? La storia la scrivono i
vincitori – questo tutti lo sanno – ed almeno un capo d’accusa del
processo di Norimberga “Aver condotto l’azione bellica con mezzi inumani” poteva essere
tranquillamente applicato a tutti i contendenti. Bombardare a tappeto i
quartieri dei civili fu un atto “umano”? Lo fecero tutti: tedeschi,
inglesi, giapponesi, francesi, americani, italiani…
L’aspetto più curioso del decreto è che si prendono come pietra di
paragone, per giudicare chi “sobilla” o “sostiene” crimini
contro l’umanità, le sentenze emanate da tribunali nazionali
internazionali. Fare il Ministro della Giustizia gli ha dato alla testa.
Ora
– caro Mastella – se seguiamo questo principio dobbiamo riconoscere
che Stalin fu un angioletto e ne vorremmo chiedere la completa
riabilitazione agli occhi del mondo. Chi mai ha emanato sentenze
sull’operato del georgiano? L’URSS? Non mi risulta: spulciando le
delibere del Soviet Supremo di quegli anni (1957-1960) – ossia gli
anni di Krusciov e della “destalinizzazione” – non c’è traccia
di condanna per l’operato del padre padrone sovietico. Si cambiava
strada, ma nessun accenno al passato.
L’ONU
non ha prodotto nulla, altri tribunali nemmeno…quindi…
Se sentite qualcuno affermare che le popolazioni meridionali dell’URSS
– ucraini, moldavi, ceceni, ecc – furono deportate in Siberia ed
utilizzate per costruire dighe e strade in cantieri che erano dei veri e
propri campi di lavoro forzato, non credete una parola. Anche
Buttiglione – che ancora si spertica per dimostrare l’equipollenza
Hitler/Stalin – dovrà ricredersi perché non c’è nessuna sentenza
che dimostri quei fatti, e dovrà ringraziare proprio l’amico Mastella
se dovrà abbandonare questo suo eterno (ed un po’ ripetitivo,
ammettiamolo…) cavallo di battaglia.
Il
“decreto Mastella” apre nuove, inaspettate possibilità
all’indagine storica: il povero Augusto Pinochet Duarte fu un
dittatore sanguinario? Fece uccidere migliaia d’oppositori politici
nel famigerato stadio di Santiago?
Non esiste nessuno stadio di Santiago insanguinato con l’assassinio
dei comunisti, dei socialisti, dei sindacalisti cileni: è solo una
fantasia, una leggenda metropolitana tramandata da generazioni di
comunisti incalliti che vogliono adombrare l’onore del “salvatore
della Patria” cilena!
Qualcuno ci provò a scrivere una verità giudiziaria su Pinochet –
ovvero il solito giudice Garzon spagnolo – ma si mossero tutti, dalla
Tatcher a Kissinger, per salvare “l’amico” cileno. Non fosse mai
che venisse processato e che facesse dei nomi, ovvero quelli dei
mandanti.
Avete
letto testimonianze di Isabel Allende e di Sepulveda sul Cile? Roba che
fa rizzare i capelli? Ma fateci il piacere…saranno solo due scrittori
in cerca di pubblicità che s’inventano delle storie mai avvenute per
vendere qualche copia in più. Se ancora lo fanno, sbandierategli in
faccia il decreto Mastella: c’è scritto in qualche documento
ufficiale che i massacri sono avvenuti? Allora, ritti, muti e
rassegnati: scrivete libri di cucina e non rompete i cosiddetti.
Poche centinaia di chilometri ad est – in Argentina – ci sono una
serie di scassamaroni che ancora s’inalberano perché – si dice –
che i generali argentini abbiano fatto sparire circa 30.000 persone,
tutti oppositori politici.
Questa
è una fandonia che si smonta da sola: ma – signori miei –
riflettete un attimo sulle dimensioni dell’Argentina…un mezzo
continente…cosa volete che siano 30.000 persone? Si saranno perse fra
il Chaco e
E le nonne di Plaça de Mayo? Ma aprite gli occhi! Quante mamme e nonne
cercano i loro figli e nipoti perché il sabato sera fanno tardi e non
rientrano? Su venti milioni d’argentini ci saranno pure 30.000 ragazzi
che “tirano” la mattina? E’ il caso di scomodare l’Interpol per
cercarli? Prima o dopo torneranno, magari un po’ “brilli”, ma
torneranno: d’altro canto, se non c’è nessun tribunale
internazionale che ha accertato quei fatti, chi può affermare che ci
sia stata una persecuzione? Mastella docet.
Infine,
ci sono gli estremisti, gente che ha girato film come “Garage Olimpo” – dove si narra di gente pestata a morte nelle
stazioni polizia, buttata giù dal quinto piano, scaricata in mare
aperto, viva, dagli elicotteri dell’esercito – ma qui non è nemmeno
il caso di perdere del tempo, perché di gente che racconta
fantasticherie al cinema è pieno il mondo. Potrebbe mai esistere lo
squalo bianco de “Lo squalo”
uno, due e tre? Ma siamo seri e lasciamo ad Hollywood il privilegio di
lavorare con la fantasia: loro sì che lo sanno fare.
Saltando a piè pari l’Africa – che è un posto tranquillo come un
cantone svizzero, dove la massima ferocia mai accaduta riguarda i
bambini che si feriscono con i temperini mentre intagliano flauti –
atterriamo nel Tibet, dal 1951 al 1960, ma anche qualche anno dopo.
Qui,
pare che i cinesi abbiano deportato ed ucciso circa un milione di
tibetani su una popolazione totale di 8 milioni: lo sterminio del 12,5%
di una popolazione non è certo un fatto che può passare inosservato.
Difatti, nessun tribunale internazionale lo ha mai condannato e del
tutto inutili sono le proteste che da oramai mezzo secolo il XIV Dalai
Lama – Tenzin Ghiatzo – porta per il mondo.
All’indomani dei fatti di Piazza Tien An Men gli diedero il premio
Nobel per
Siccome
nessun tribunale internazionale ha emanato una sentenza per i fatti di
Tien An Men, è forse corretto pensare che si trattò di una grande
esercitazione – molto realistica – fra i giovani della “milizia
popolare” e l’esercito regolare cinese. Splendide immagini dove i
giovani arrestavano i panzer cinesi con le pose del Tai Chi, oppure
mimavano assalti ai corazzati usando l’antico ju-jitsu
di Shao-lin.
Anche qui dobbiamo essere realisti ed anche un po’ cinici: se non c’è
stata nessuna sentenza di un tribunale internazionale, possono essere
accadute queste nequizie? Sono evidentemente il parto di giornalisti
fantasiosi ed in cerca di fama: purtroppo, il tam tam dei media
amplifica queste leggende metropolitane e tanti allocchi finiscono per
cascarci e crederle. E i tibetani? Ma esisteranno davvero?
Anche
in alcuni, recenti avvenimenti bellici si può scorgere l’operato
della venefica serpe della cosiddetta “controinformazione”: qualcuno
ha addirittura affermato che – durante la recente guerra in Libano –
l’aviazione israeliana abbia raso al suolo la parte meridionale di
Beirut, quella abitata dagli sciiti.
Né l’ONU né altri citano un simile obbrobrio: d’altro canto,
bombardare le abitazioni civili è addirittura punito dalla Convenzione
di Ginevra. Ora, se nessun tribunale internazionale rammenta
l’episodio e se non s’è notato nessun Lanzichenecco ginevrino
scendere in Libano per chiedere conto di quei bombardamenti, è evidente
che non sono mai esistiti.
La
cosa, per fortuna, ha trovato spiegazione dopo la guerra, quando Hezbollah
si è dichiarata disponibile a fornire i fondi per la ricostruzione.
Purtroppo, soprattutto sul Web, si fa del pessimo giornalismo, non si
consultano le fonti accreditate e si finisce per dar credito alle voci
più fantasiose: la demolizione di Beirut sud era evidentemente già
stata programmata da tempo. Probabilmente, alcuni esponenti libanesi
chiesero “una mano” ad un paese vicino che aveva i mezzi per
compierla in fretta e bene.
Difatti,
oggi Beirut è tutta un ridente cantiere: la mattina, legioni di
volonterosi muratori scendono in corteo, cantando, verso i quartieri
distrutti. Al posto degli anonimi palazzoni sorgeranno schiere di
villette con giardino, garage e barbecue pronto all’uso. Cosa non
giungono a raccontare sul Web per acchiappare qualche tordo che legga i
loro articoli!
Qualche assatanato antiamericano è addirittura giunto ad ipotizzare che
ci sia stato a Falluja – in Iraq – un massacro compiuto dalle forze
USA e dal nuovo esercito iracheno: roba da pazzi, compiuta a suon di
bombe al fosforo, al napalm, alla marmellata esplosiva!
Sono
evidentemente dei poveri dementi chiusi nel loro carapace d’odio per
l’occidente e per la modernità: ma lo sanno – questi signori –
che l’esercito USA ha creato un apposito “corpo” dei giornalisti
aggregati alle truppe – vengono definiti embedded
– per spiegare la verità, quella vera, ai tanti che aspettano
di conoscerla?
A Falluja sono state sì uccise delle persone, ma erano tutti
guerriglieri assatanati: correvano incontro alle truppe americane con
dei Corani esplosivi legati al petto, così quando venivano colpiti
speravano che i versetti del Profeta ricadessero come un fatwa
contro i loro aggressori!
Altri
si chiudevano nelle moschee facendo finta di pregare e le truppe
americane dovevano entrare ed ucciderli ad uno ad uno: per fortuna
esiste un documento filmato che prova la bestialità dei guerriglieri
iracheni asserragliati nelle moschee.
Circola da tempo sul Web un documentario su Falluja – si dice girato
dai medici della Croce e della Mezzaluna Rossa – dove si notano
cadaveri bruciati con gli abiti intatti. E’ forse possibile che un
cadavere bruci e che gli abiti rimangano intatti? Non vorrete mica
credere che, nei laboratori di ricerca americani, abbiano scoperto una
diavoleria che vi brucia fino al midollo e lascia intatti i jeans Armani
all’ultimo grido che v’eravate comprati?
Anche
qui – in mancanza di documenti ufficiali – dovremo trovare una
spiegazione: pochi lo sanno, ma gli abitanti di Falluja sono tutti
seguaci dei bonzi vietnamiti e come loro, di fronte all’invasione,
protestano dandosi fuoco con la benzina. Appositi addetti, poi, passano
a ricoprire i cadaveri con abiti firmati, perché non è detto che anche
da queste tristi faccende non si possa ricavare qualche “ricaduta”
pubblicitaria.
C’è forse un avvenimento al quale il ministro Mastella darebbe l’imprimatur:
non ne siamo certi, ma il dubbio rimane.
Ci
riferiamo alla nota vicenda che coinvolse l’allora Segretario di Stato
USA – Powell – quando fu inviato all’ONU con una fialetta
d’acqua distillata in tasca, sulla quale c’era scritto
“Antrace”.
Riflettendo approfonditamente sull’avvenimento, potremmo concludere
che le affermazioni di Powell sono state registrate ed emanate da un
importante consesso internazionale – l’ONU – e di conseguenza
possono rientrare in quella categoria che l’ineffabile Mastella
considera “attendibile”. Non è una sentenza emanata da un tribunale
nazionale od internazionale, ma è l’ONU…
Di
conseguenza – sempre seguendo il Mastella-pensiero – dovremmo
credere che Powell in quel momento dicesse la verità, poiché non mi
risulta che ci siano stati atti ufficiali (ossia di organismi
sopranazionali) che lo abbiano sbugiardato. Seguendo il
Mastella-pensiero, quindi, gli iracheni sono i pusher
planetari dell’antrace.
Anche rimanendo in Patria, possiamo scordarci la giornata di ricordo
delle Foibe, perché non mi risulta che qualche consesso internazionale
abbia sentenziato in materia. Per essere onesti fino in fondo,
bisognerebbe celebrare anche la giornata dei “crimini italiani nei
Balcani”: perché – Mastella – non chiede alla RAI di trasmettere
il documentario “Fascist Legacy”,
che sia
Sui
tribunali nazionali – caro Mastella – forse è meglio soprassedere:
avranno emesso medesime sentenze i tribunali americani e quelli
vietnamiti per la strage di My Lai?
Ah, già, dimenticavo: My Lai non è mai esistita perché nessun
tribunale internazionale se n’è mai occupato…
Ma di cosa si occupano i tribunali internazionali?
A parte quello di Norimberga e la corte che giudicò i criminali
giapponesi (che compì dei clamorosi errori, come impiccare il generale
Homma per la “Marcia della Morte”, quando il generale ne era
addirittura all’oscuro[1])
l’unico tribunale internazionale è quello dell’Aia.
Già,
ma gli Stati Uniti hanno subito messo le mani avanti: nessun militare
americano potrà mai essere giudicato dal tribunale dell’Aia! Signora
Del Ponte: se dovesse scoprire (ma non lo farà, ne siamo certi) qualche
crimine consumato a Falluja sa già quale sarà la risposta: marameo!
Siccome
Anche
qui, però, con qualche distinguo: come mai gli unici ad essere messi
“sotto pressione” sono i serbi, quando in Croazia non è rimasta in
piedi una sola chiesa ortodossa? Sa dove si trova l’unica chiesa serba
della Croazia? Nello Stari Grad
di Dubrovnik, perché è nell’antica area turistica e non se la sono
sentita di demolirla. Ovviamente, questo vale anche per i molti eccidi
compiuti dai non-serbi: sa qualcosa dello sterminio dei civili serbi
quando si ritirarono dalla Krajna? Oppure dei crimini commessi dai
battaglioni di mujaiddin intorno a Sarajevo? Qui non si tratta di negare
le responsabilità serbe, ma il suo è un tribunale internazionale, che
deve giudicare tutti gli atti criminali, senza distinzione di
nazionalità…
Non
fa niente – signora Del Ponte – non fa nulla: continuate pure a
scaldare le sedie del tribunale con qualche rimasuglio delle guerre
balcaniche: il mondo è grande, lo sappiamo, e non si può arrivare a
tutto.
Purtroppo, però, il nostro Ministro della Giustizia Mastella ritiene
un’aggravante – oh, mica roba da ridere, dai tre ai dodici anni di
carcere, che nemmeno un mafioso conclamato se li becca – se:
“l'istigazione
a commettere crimini contro l'umanità (e se gli atti di
discriminazione) sono stati commessi negando
in tutto o in parte l'esistenza di genocidi o di crimini contro
l'umanità per i quali vi sia stata una sentenza definitiva di condanna
da parte dell'autorità giudiziaria italiana o internazionale".[2]
Ma,
se voi continuate a frequentare la sola riserva di caccia della
Jugoslavia e vi dimenticate del resto del pianeta, come facciamo ad
accontentare Mastella? Dovremo, ogni volta che verremo condannati per la
“legge Mastella”, ricorrere al Tribunale di Strasburgo?
Dobbiamo allora tornare da capo, rientrare nei confini e dire quattro
parole all’orecchio del Ministro Mastella.
Ministro,
lasci perdere le grandi questioni internazionali: non è farina del suo
sacco, e si vede.
Non c’interessa sapere chi le ha dato “l’imbeccata” per un
simile farfuglio giuridico, ma è meglio che si occupi di far funzionare
la giustizia: il sottoscritto, per una normalissima causa civile, dopo
sette anni è giunto solo alla sentenza di primo grado. Camperò
abbastanza per leggere il pronunciamento della Cassazione?
Se non se la sente, si occupi di Ceppaloni e dintorni – sappiamo che
la cosa le sta molto a cuore – oppure chieda consiglio a qualcuno più
esperto di lei in queste faccende. Sappiamo che consigliarla di chiedere
aiuto a Di Pietro non l’aggrada, ma ci sarà pure qualcuno – magari
fra i molti amici che ha nel centro-destra – che potrà fornirle un
parere: Pecorella? Biondi? Taormina? Ce ne sono tanti…
Se
anche questa strada è impraticabile per opportunità politica – e
sappiamo che lei è maestro di galateo politico e di manuale Cencelli
– si occupi della sua amata Ceppaloni e dei suoi abitanti, così
bisognosi d’aiuti economici e di posti di lavoro, e lasci stare le
grandi questioni internazionali. Lo so, è un bel grattacapo quando si
esce dal paesello e si viene chiamati a dissertare su qualcosa di un
po’ più grande di una disputa da campanile: in questi casi, i manuali
militari consigliano una saggia ritirata.
Non vorrà mica – al prossimo indulto – dover emanare un emendamento
che privi dei benefici i condannati per reati d’opinione ascrivibili
alla “legge Mastella”? Che pessimo modo di lasciare il proprio segno
nel tempo.
Carlo
Bertani bertani137@libero.it
www.carlobertani.it