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Obama II: la Purga
e il Patto
di Thierry
Meyssan - http://www.voltairenet.org/article176737.html
I coniugi Kerry e
i coniugi Assad, durante un pranzo privato, in un ristorante damasceno,
nel 2009.
Disponendo d’una legittimità rafforzata dalla sua rielezione, il
presidente Barack Obama si prepara a lanciare una nuova politica estera:
nel trarre le conclusioni dalla relativa debolezza economica degli Stati
Uniti, rinuncia a governare da solo il mondo. Le sue forze continuano la
loro partenza dall’Europa e il loro ritiro parziale dal Medio Oriente,
per essere posizionate intorno alla Cina. In questa prospettiva, vuole
allo stesso tempo allentare l’alleanza russo-cinese in corso di
formazione e condividere il fardello del Medio Oriente con la Russia.
Pertanto, è pronto
ad attuare l’accordo sulla Siria, concluso il 30 giugno a Ginevra
(dispiegamento di una forza di pace dell’ONU, composta in prevalenza da
truppe dell’OTSC, mantenimento al potere di Bashar al-Assad se viene
plebiscitato dal suo popolo). Questa nuova politica estera si scontra
con forti resistenze a Washington.
A luglio, le fughe di notizie pilotate sulla stampa avevano fatto
fallire l’accordo di Ginevra e avevano costretto Kofi Annan a
dimettersi. Il sabotaggio sembra essere stato ordito da un gruppo di
alti ufficiali superiori che non accettano la fine del loro sogno di
impero globale.
In nessun momento la questione è stata evocata durante la campagna
elettorale presidenziale, poiché i due candidati principali si mettevano
d’accordo per collocarsi sullo stesso tornante politico mentre si
opponevano soltanto sul modo di presentarlo.
Dunque Obama ha
atteso la notte della sua vittoria per dare il segnale di una purga
preparata con discrezione da mesi. Le dimissioni del generale David
Petraeus dalle sue funzioni di Direttore della CIA sono state ampiamente
pubblicizzate, ma non si trattava che dell’antipasto. Le teste di molti
altri ufficiali superiori andranno a rotolare nella polvere.
La purga colpisce innanzitutto il Comandante Supremo della NATO e il
comandante dell’EuCom (Ammiraglio James G. Stravidis), che termina il
suo giro, e il suo previsto successore (Gen. John R. Allen). Si prosegue
con l’ex comandante di AfriCom (il generale William E. Ward) e con colui
che gli è succeduto da un anno in qua (il generale Carter Ham). Essa
dovrebbe ugualmente liquidare il dominus dello Scudo antimissile (il
generale Patrick J. O’Reilly) e altri ancora di minore importanza.
Ogni volta, gli
alti ufficiali sono accusati sia di scandali sessuali sia di
appropriazione indebita. La stampa USA si è saziata di sordidi dettagli
sul triangolo amoroso che coinvolge Petraeus, Allen e la biografa del
primo, Paula Broadwell, passando sotto silenzio che costei è tenente
colonnello dei servizi segreti militari. Con ogni probabilità, è stata
infiltrata nella cerchia dei due generali per farli cadere.
L’epurazione a Washington è stata preceduta, a luglio, dall’eliminazione
dei responsabili esteri che si opponevano alla nuova politica ed erano
stati coinvolti nella Battaglia di Damasco. Tutto è accaduto come se
Obama avesse deciso di non intervenire. Si pensi, ad esempio, alla morte
prematura del generale Omar Suleiman (Egitto) giunto a svolgere degli
esami in un ospedale statunitense, o all’attentato contro il principe
Bandar bin Sultan (Arabia Saudita), sette giorni più tardi.
Sta a Barack Obama
comporre il suo nuovo governo trovando uomini e donne capaci di
accettare la nuova politica. Egli fa conto soprattutto sull’ex candidato
democratico alla presidenza e attuale presidente della Commissione
Esteri del Senato, John Kerry. Già ora Mosca ha fatto sapere che la sua
nomina sarebbe ben accolta. Soprattutto, Kerry è noto per essere «un
ammiratore del presidente Bashar al-Assad» (The Washington Post) che ha
spesso incontrato negli anni precedenti [1].
Resta da sapere se i democratici possono accettare di perdere un seggio
al Senato, e se Kerry prenderà il segretariato di Stato o quello della
Difesa.
Nel caso in cui
prendesse il Dipartimento di Stato, la Difesa toccherebbe a Michèle
Flournoy o ad Ashton Carter, che continuerebbero le attuali restrizioni
di bilancio.
Nel caso in cui Kerry prendesse la Difesa, il Dipartimento di Stato
spetterebbe a Susan Rice, il che non mancherebbe di porre alcuni
problemi: si era mostrata assai scortese dopo i recenti veti russo e
cinese, e non sembra avere il sangue freddo per questa carica. Inoltre,
i repubblicani tentano di ostacolarla.
John Brennan, noto per i suoi metodi particolarmente sporchi e brutali, potrebbe diventare il prossimo direttore della CIA. Sarebbe incaricato di voltare la pagina degli anni di Bush, liquidando i jihadisti che hanno lavorato per l’Agenzia e smantellando l’Arabia Saudita che non sarebbe più di alcuna utilità. Se la cosa non riesce, la missione sarebbe affidata a Michael Vickers, ovvero a Michael Morell, l’uomo nell’ombra che stava al fianco di George W. Bush durante un certo 11 settembre mentre gli dettava il suo comportamento.
Il sionista e
nondimeno realista Antony Blinken potrebbe diventare consigliere per la
sicurezza nazionale. Si potrebbe risvegliare il piano che aveva
elaborato, nel 1999 a Shepherdstown per Bill Clinton: fare la pace in
Medio Oriente facendo assegnamento su... gli Assad.
Prima ancora della nomina del nuovo gabinetto, il cambiamento di
politica si è già concretizzato con la ripresa dei negoziati segreti con
Teheran. In effetti, la nuova situazione richiede di abbandonare la
politica di isolamento dell’Iran e, infine, di riconoscere la Repubblica
islamica come una potenza regionale. Prima conseguenza: i lavori di
costruzione del gasdotto che collegherà South Pars - il più grande
giacimento di gas del mondo - a Damasco e infine al Mediterraneo e
all’Europa, sono ripresi, con un investimento di 10 miliardi di dollari
che non potrà essere redditizio se non con una pace duratura nella
regione.
La nuova politica estera di Obama II cambierà il Medio Oriente nel 2013 nella direzione opposta rispetto a quella annunciata dai media occidentali e del Golfo.
Thierry Meyssan, traduzione a cura di Matzu Yagi