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Nuovi
genocidi vecchi criminali
Di Antonella
Randazzo per Disinformazione.it
Sono stati condannati a morte nel settembre del 2003. Si
tratta di un popolo intero, fatto di bambini, uomini, donne e vecchi:
gli Anuak della regione di Gambella (Etiopia). La loro colpa?
Vivere in una regione ricca di oro e di petrolio.
Nemmeno i migliori servizi giornalistici sull'Africa dicono che i
genocidi dei popoli africani vengono pianificati dai governi fantoccio,
eppure spesso è così. Il caso degli Anuak non è certo l'unico,
basti ricordare gli Ognoni della Nigeria, i Fur del Dalfur
o i Pigmei di etnia Baka.
L'accanimento contro gli Anuak è iniziato alla fine del 1979. Quell'anno,
le terre degli Anuak furono confiscate, per costringere la popolazione
ad arruolarsi forzatamente o al lavoro coatto nelle fattorie. Gli Anuak
cercarono di scappare, ma molti furono uccisi o arrestati.
Per attuare il genocidio sono stati assoldati eserciti
definiti impropriamente di "difesa". In Etiopia è stata
creata la milizia del Fronte di Difesa Rivoluzionario Popolare Etiope (Eprdf),
incaricata di uccidere impunemente e di praticare ogni sorta di
violenza. Nel febbraio del 2004, il giornalista Keith Harmon Snow[1]
scrisse un rapporto in cui provava che l'Eprdf aveva massacrato migliaia
di Anuak, su ordine del governo del ministro Meles Zenawi. Nel
settembre del 2003, il governo Zenawi si
era riunito per discutere l'eliminazione degli Anuak, considerati
un intralcio dalla Halliburton Company, che sfrutta il petrolio del
bacino dell'Ogaden, e dalla Canyon Resources, che estrae oro dalle
miniere etiopiche. Snow sostiene senza ombra di dubbio che le autorità
americane sono al corrente del genocidio che si sta attuando nella
regione di Gambella, e che forniscono armi e addestramento militare agli
assassini. L'Operazione è chiamata in codice "Operation Sunny
Mountain" (Operazione montagna assolata).
Come al solito, viene dapprima creata una
"motivazione". Il 13 dicembre del 2003, vengono
misteriosamente assassinati otto funzionari dell'Onu. Senza alcuna
prova, la responsabilità cade proprio su chi si vuole sterminare. L'Eprdf
scatenò la violenza massacrando, saccheggiando e incendiando i villaggi
degli Anuak. I morti sono stimati nell'ordine di alcune migliaia,
ma non esistono cifre precise.
Il governo cerca di spacciare il genocidio per "lotta
tribale", ma a oggi non ci sono prove che ad uccidere gli Anuak
siano i vicini Nuer, mentre ci sono numerose prove sulle responsabilità
dell'Eprdf e del governo.
Le milizie seminano terrore su tutta la regione di Gambella.
Gli obiettivi principali sono anche gli intellettuali e gli studenti che
si oppongono alle violenze. Nel periodo 2003/2004, centinaia di persone
sono scomparse nel nulla. Nel novembre del 2004, 2500 Anuak sono stati
uccisi, e migliaia di persone sono state arrestate o deportate. Molte
donne Anuak subiscono stupri con la minaccia delle armi. Un rapporto
dell'Human Rights del 2004 sostiene che durante il 2003 molte donne
Anuak hanno subito violenze da parte di soldati dell'esercito. Il
governo, nonostante le denunce, non ha mai aperto alcuna inchiesta.
Gli Anuak costituiscono il 2% della popolazione etiopica,
comprendendo circa 1.500.000 persone. La popolazione di Gambella, che
comprendeva 50.000 persone, oggi è scesa a 35.000 persone. Gli Anuak
cercano di mettersi in salvo rifugiandosi nei campi profughi del Sudan o
del Kenya, dove attualmente si troverebbero almeno 8000 Anuak.
Le violenze hanno causato la distruzione dei raccolti e quest'anno una
grave siccità ha colpito l'intera regione, costringendo molte persone a
spostarsi. Attualmente, in Etiopia, 8,78 milioni di persone sono
malnutrite e di questi, 1,6 milioni sono bambini con meno di 5 anni d'età.[2]
Nel 2005 e nel 2006 le repressioni sono continuate. Sono
state torturate diverse persone che avevano denunciato i brogli
elettorali alle elezioni del 15 maggio
Gli Stati Uniti chiamano tutto questo "guerra al
terrorismo" e hanno dato al governo etiopico, tra il 2000 e il
2004, almeno 80 milioni di dollari. Inoltre, le autorità Usa hanno
addestrato 4000 soldati etiopici nei programmi Imet e Foreign Military
Sales and Deliveries. Washington ha coinvolto l'esercito etiopico anche
in altre operazioni di addestramento definite di "peacekeeping",
pur sapendo assai bene che la violenza sarà rivolta contro la
popolazione civile.
[1]World
War Report, n. 97, aprile 2004, "State Terror in Ethiopia:
Another Secret War for oil".
[2]
Fonte: Unicef, http://www.unicef.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/2068
[3]
Misna, 28- 12- 2005.