|
La
notte di GAZA
Gideon Levy,
tratto da Ha’aretz (Israele)
Internazionale n.659 15/21 settembre 2006 - www.internazionale.it
La
guerra in Libano ha fatto sparire dalla scena politica un milione di
palestinesi.
Senza elettricità, senz’acqua, senza lavoro, praticamente prigionieri.
E nessuno protesta
Gaza
è stata occupata di nuovo. Il mondo deve saperlo, e devono saperlo
anche gli israeliani. Gaza si trova oggi nelle condizioni peggiori della
sua storia. Dopo il sequestro di Gilad
Shalit, il militare rapito il 25 giugno, e ancor più dopo lo
scoppio della guerra in Libano, l'esercito israeliano infuria non c'è
altro modo di esprimersi - da un capo all'altro della Striscia
demolendo, uccidendo e bombardando indiscriminatamente. Nessuno pensa
d'istituire una commissione d'inchiesta: la questione non è neppure
all'ordine del giorno. Nessuno chiede perché si sta facendo tutto
questo né chi lo ha deciso.
Ma dietro la cortina di fumo creata dalla guerra in Libano, a Gaza l'esercito israeliano è tornato ai vecchi metodi, come se il disimpegno non fosse mai avvenuto. E allora diciamolo apertamente: il ritiro da Gaza è morto e sepolto. A parte gli insediamenti ridotti a cumuli di macerie, non resta nulla delle sue promesse.
Promesse
e bugie
Come
sembrano false, adesso, tutte le incredibili sciocchezze che si sono
dette sulla "fine dell’occupazione" e sulla
"spartizione della terra”! Gaza è occupata, e con maggiore
brutalità di prima. Il fatto che per l'occupante sia più comodo
controllarla dall'esterno non ha nulla a che vedere con le intollerabili
condizioni di vita degli occupati.
Oggi in molte zone della Striscia, non c’è l’elettricità. Israele
ha bombardato l’unica centrale elettrica e almeno per un anno a Gaza
mancherà il 50 per cento del suo fabbisogno.
L’acqua scarseggia sempre di più: dal momento che manca la corrente,
rifornire d’acqua le abitazioni è praticamente impossibile. Gaza è
più sporca che mai: a causa dell’embargo imposto da Israele e dal
resto del mondo sull’Autorità Nazionale Palestinese democraticamente
eletta, non vengono pagati gli stipendi e gli spazzini sono in sciopero
da settimane. Cumuli d’immondizia e ondate di tanfo nauseante
soffocano la fascia costiera, trasformandola in una nuova Calcutta.
Inoltre
Gaza è più che mai un carcere. Il valico di Erez è deserto; il lavico di Karni
negli ultimi due mesi è rimasto aperto solo pochi giorni e lo stesso
vale per il valico di Rafah.
Circa 15mila persone hanno atteso due mesi di poter entrare in Egitto,
altre stanno ancora aspettando, e tra loro ci sono numerosi malati e
feriti. Cinquemila persone hanno atteso dall'altra parte del valico di
poter tornare alle loro case. Alcune sono morte.
Bisogna vedere con i propri occhi le scene che si svolgono a Rafah per
capire la gravità della tragedia in corso. Un valico dove in teoria non
doveva più esserci nessun israeliano continua a rappresentare lo
strumento con cui Israele tiene sotto pressione un milione e mezzo di
abitanti. E’ un caso vergognoso e sconvolgente di punizione
collettiva. Di questa situazione sono responsabili anche gli Stati Uniti
e l'Europa, che con la sua polizia presidia il valico di Rafah.
Gaza
è più povera e più affamata che mai. L'ingresso e l'uscita delle
merci sono praticamente bloccati, la pesca è proibita, le decine di
migliaia di dipendenti dell'Autorità Nazionale Palestinese non ricevono
lo stipendio, e la possibilità di andare a lavorare in Israele è fuori
discussione.
E
non abbiamo ancora parlato dei morti, delle devastazioni e degli orrori.
Negli ultimi due mesi, Israele ha
ucciso 224 palestinesi tra cui 62 bambini e 25 donne. Ha bombardato,
assassinato, distrutto senza che nessuno intervenisse. Nessuna base di
lancio di razzi Qassam, nessuna galleria per il transito clandestino di
armi possono giustificare così tante morti. Ogni giorno viene ucciso
qualcuno, e per lo più si tratta di civili innocenti. Che ne è del
tempo in cui in Israele c'era ancora un dibattito su questi omicidi? Oggi
Israele lancia missili, colpi d'artiglieria e bombe sulle case e uccide
intere famiglie, senza sosta. Gli ospedali scoppiano: le persone
ricoverate per cure mediche sono un migliaio. La settimana scorsa a Shifà
l'unica struttura di Gaza che merita forse di essere definita un
ospedale - ho visto scene da spezzare il cuore: bambini con arti
amputati, attaccati a un respiratore, paralizzati, menomati per il resto
dei loro giorni. Ci sono state famiglie uccise nel sonno, mentre
viaggiavano a dorso d'asino, oppure mentre lavoravano i campi.
Nelle
case, bambini terrorizzati, traumatizzati da quello che hanno visto, si
stringono gli uni agli altri, con un orrore negli occhi che è difficile
descrivere a parole. Un giornalista spagnolo che ultimamente ha
trascorso qualche tempo a Gaza un veterano di zone di guerra e catastrofì
di tutto il mondo - ha detto di non aver mai assistito a scene
agghiaccianti come quelle che ha visto e documentato negli ultimi due
mesi.
Stabilire chi ha deciso tutto questo è difficile. E’ lecito dubitare
che i ministri siano consapevoli di cosa sta succedendo a Gaza. Ma i
responsabili sono loro, a cominciare dalla pessima decisione
dell'embargo, per proseguire con il bombardamento dei ponti e della
centrale elettrica e con gli assassinii di massa. Adesso Israele è
nuovamente responsabile di tutto ciò che accade nella Striscia.
Il
grande imbroglio
I fatti smascherano quel grande imbroglio che è Kadima,
il partito che è andato al potere sulla scia del successo teorico del
disimpegno. Kadima aveva promesso convergenza, una promessa che il primo
ministro si è già rimangiato. Chi pensava che fosse un partito
centrista ormai dovrebbe aver capito che è solo l'ennesima formazione
di destra favorevole all'occupazione.
Lo stesso vale per i laburisti.
Il
ministro della difesa, Amir Peretz, è responsabile quanto il premier di
quello che sta accadendo a Gaza. Le sue mani sono sporche di sangue come
quelle di Olmert, e non potrà mai più presentarsi come "uomo di
pace". Le incursioni compiute ogni settimana, ogni volta in un
punto diverso, le operazioni "uccidi e distruggi" che partono
dal mare, dall'aria e da terra hanno tutte nomi che sembrano una mano di
bianco data sulla realtà: “Pioggia d'estate", "Kindergarten
chiuso".
Nessun
pretesto di sicurezza può giustificare questo ciclo di follia e nessun
argomento può giustificare il vergognoso silenzio di tutti noi. Il
militare Gilad Shalit non sarà
liberato e i lanci di razzi Qassam non smetteranno, e intanto a Gaza
scorre un film dell'orrore. E anche se oggi questo orrore servisse a
impedire qualche attentato, sul lungo periodo è destinato a generare un
terrore omicida ancora più grande. Quel giorno, convinto come al solito
di essere nel giusto, Israele dirà: "Ma noi gli abbiamo restituito
Gaza! "