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Ma non imparano mai?
  Alberto Brugnettini - Milano

Caro direttore,
Stando ad un articolo pubblicato online il 18 agosto da Nature Neuroscience, bassi dosaggi di droghe psichedeliche, incluso LSD, ketamina e psilocibina, possono ridurre i sintomi clinici in pazienti depressi, ansiosi, ossessivo-compulsivi e con dolore cronico senza indurre depersonalizzazione o allucinazioni. Gli autori dello studio sostengono che questo può essere dovuto all’effetto che la droga in questione ha sul sistema cerebrale alterato del paziente.

Leggendo questa notizia ho provato un’inquietante sensazione di deja-vu. L’intera storia delle scoperte psicofarmacologiche consiste di cicli ripetuti in cui un farmaco viene dapprima osannato come ultimo ritrovato miracoloso, successivamente la sua efficacia e effetti collaterali vengono messe in dubbio tra le proteste dei produttori e degli accademici psichiatrici e infine, quando anche i più fervidi sostenitori sono costretti ad arrendersi di fronte all’evidenza, viene sostituito con una nuova scoperta miracolosa.

E’ stato così per gli oppiacei, utilizzati nei manicomi del 19° secolo per ‘curare’ gli eccessi d’ira dei detenuti. Fino a che ci si è resi conto che non curavano nulla e producevano assuefazione. La storia si è ripetuta con l’introduzione di eroina e cocaina come panacee universali.
Quest’ultima è stata pubblicizzata persino da Freud ed è stata usata per curare non solo i cosiddetti disturbi mentali, sostenendo che non producesse assuefazione, ma financo affaticamento fisico e mentale, mal di denti, forfora e come integratore tonico. Si seppe poi che lo stesso padre della psicanalisi era pagato come consulente dai produttori di cocaina.

Poi, quando gli effetti collaterali vennero a galla, ecco apparire il nuovo ritrovato miracoloso: l’amfetamina. La macchina pubblicitaria si rimette in modo: dexedrina cura tutto e non ha effetti collaterali. Di nuovo gli effetti collaterali vengono dapprima negati e infine riconosciuti.
Arriva così il turno della torazina - un antiparassitario suino che, si scoprì, aveva la capacità d’indurre un ritardo motorio e un’indifferenza emotiva - impiegato per un ventennio come antipsicotico. In realtà produceva una specie di lobotomia chimica e comportava effetti collaterali gravi e spesso irreversibili.
Via dunque la torazina, e benvenuto ai tranquillanti  leggeri (come il Valium - ‘il piccolo aiutante della mamma’ secondo la pubblicità); parte un nuovo ciclo: entro dieci anni molte di queste sostanze vengono identificate come “più pericolose e assuefacenti della cocaina e della metamfetamina”. Ma non preoccupatevi: ecco in arrivo il Prozac e la famiglia di antidepressivi.

La stessa litania: curano tutto e non hanno effetti collaterali. Spacciati all’inizio come la nuova panacea universale (la frase ‘siamo tutti depressi’ appare sempre più insistentemente su tutti i media) si scopre poi che non solo comportano effetti collaterali agghiaccianti (tra cui istinti suicidi e omicidi), e danno assuefazione ma persino, stando ad un recente studio retrospettivo in cui sono stati rivisti oltre 4000 casi, che i vantaggi degli antidepressivi rispetto al placebo sono appena “marginali”.

Ma non è tutto. La retrospettiva ha anche evidenziato come gli studi originali siano stati concepiti sin dall’inizio in maniera da fornire risultati fuorvianti, in quanto gli autori selezionavano a posteriore quali casi includere nel rapporto finale ed eliminavano dallo studio i casi giudicati ‘guariti’ senza poi valutare eventuali ricadute.
Da anni le varie autorità del farmaco obbligano i produttori di antidepressivi a riportare gli effetti collaterali in maniera ben visibile su appositi riquadri (black box), e succede che nel corso di un processo che riguarda una nota industria farmaceutica, uno psichiatra 58enne, coinvolto nello studio clinico che aveva validato l'uso di un antidepressivo sui bambini, si sia dichiarato colpevole di 'frode con l'intento di defraudare e fuorviare' e sia stato condannato a 13 mesi di prigione.
Cade il mito degli antidepressivi: che fare?  No problem: un colpo di bacchetta magica e voila, estraggono dal cappello i farmaci psichedelici.
Ma non imparano mai ?

Cordialmente
Alberto Brugnettini - Milano
abrugnettini@yahoo.com

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