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Ma non imparano mai?
Caro direttore,
Stando ad un articolo pubblicato online il 18 agosto da Nature
Neuroscience, bassi dosaggi di droghe psichedeliche, incluso LSD,
ketamina e psilocibina, possono ridurre i sintomi clinici in pazienti
depressi, ansiosi, ossessivo-compulsivi e con dolore cronico senza
indurre depersonalizzazione o allucinazioni. Gli autori dello studio
sostengono che questo può essere dovuto all’effetto che la droga in
questione ha sul sistema cerebrale alterato del paziente.
Leggendo questa notizia ho provato un’inquietante
sensazione di deja-vu. L’intera storia delle scoperte
psicofarmacologiche consiste di cicli ripetuti in cui un farmaco viene
dapprima osannato come ultimo ritrovato miracoloso, successivamente la
sua efficacia e effetti collaterali vengono messe in dubbio tra le
proteste dei produttori e degli accademici psichiatrici e infine, quando
anche i più fervidi sostenitori sono costretti ad arrendersi di fronte
all’evidenza, viene sostituito con una nuova scoperta miracolosa.
E’ stato così per gli oppiacei, utilizzati nei
manicomi del 19° secolo per ‘curare’ gli eccessi d’ira dei
detenuti. Fino a che ci si è resi conto che non curavano nulla e
producevano assuefazione. La storia si è ripetuta con l’introduzione
di eroina e cocaina come panacee universali.
Quest’ultima è stata pubblicizzata persino da Freud ed è stata usata
per curare non solo i cosiddetti disturbi mentali, sostenendo che non
producesse assuefazione, ma financo affaticamento fisico e mentale, mal
di denti, forfora e come integratore tonico. Si seppe poi che lo stesso
padre della psicanalisi era pagato come consulente dai produttori di
cocaina.
Poi, quando gli effetti collaterali vennero a galla,
ecco apparire il nuovo ritrovato miracoloso: l’amfetamina. La macchina
pubblicitaria si rimette in modo: dexedrina cura tutto e non ha effetti
collaterali. Di nuovo gli effetti collaterali vengono dapprima negati e
infine riconosciuti.
Arriva così il turno della torazina - un antiparassitario suino che, si
scoprì, aveva la capacità d’indurre un ritardo motorio e
un’indifferenza emotiva - impiegato per un ventennio come
antipsicotico. In realtà produceva una specie di lobotomia chimica e
comportava effetti collaterali gravi e spesso irreversibili.
Via dunque la torazina, e benvenuto ai tranquillanti
leggeri (come il Valium - ‘il piccolo aiutante della mamma’
secondo la pubblicità); parte un nuovo ciclo: entro dieci anni molte di
queste sostanze vengono identificate come “più pericolose e
assuefacenti della cocaina e della metamfetamina”. Ma non
preoccupatevi: ecco in arrivo il Prozac e la famiglia di antidepressivi.
La stessa litania: curano tutto e non hanno effetti
collaterali. Spacciati all’inizio come la nuova panacea universale (la
frase ‘siamo tutti depressi’ appare sempre più insistentemente su
tutti i media) si scopre poi che non solo comportano effetti collaterali
agghiaccianti (tra cui istinti suicidi e omicidi), e danno assuefazione
ma persino, stando ad un recente studio retrospettivo in cui sono stati
rivisti oltre 4000 casi, che i vantaggi degli antidepressivi rispetto al
placebo sono appena “marginali”.
Ma non è tutto. La retrospettiva ha anche evidenziato
come gli studi originali siano stati concepiti sin dall’inizio in
maniera da fornire risultati fuorvianti, in quanto gli autori
selezionavano a posteriore quali casi includere nel rapporto finale ed
eliminavano dallo studio i casi giudicati ‘guariti’ senza poi
valutare eventuali ricadute.
Da anni le varie autorità del farmaco obbligano i produttori di
antidepressivi a riportare gli effetti collaterali in maniera ben
visibile su appositi riquadri (black box), e succede che nel corso di un processo che riguarda una nota industria farmaceutica, uno
psichiatra 58enne, coinvolto nello studio clinico che aveva validato
l'uso di un antidepressivo sui bambini, si sia dichiarato colpevole di
'frode con l'intento di defraudare e fuorviare' e sia stato condannato a
13 mesi di prigione.
Cade il mito degli
antidepressivi: che fare? No
problem: un colpo di bacchetta magica e voila, estraggono dal cappello i
farmaci psichedelici.
Ma non imparano mai ?
Cordialmente
Alberto Brugnettini - Milano
abrugnettini@yahoo.com