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Una lezione di Noam Chomsky su
Mezzi d’informazione e terrorismo
Alessandro Ursic, peacereporter.net - www.resistenze.org
www.rebelion.org

La guerra contro il terrorismo è pura propaganda, ed i mezzi d’informazione, compresi quelli europei, fanno il gioco dei potenti distraendo il pubblico dalle questioni realmente importanti”. Non risparmia parole Noam Chomsky, linguista, coscienza critica degli Stati Uniti, e da oggi anche dottore honoris causa in psicologia. L'onore glielo ha concesso l'Università di Bologna. Ma varie ore prima della cerimonia il professore ha voluto incontrare gli studenti della facoltà di Psicologia che gli hanno tributato un ricevimento molto caloroso. Nell'aula magna, con 200 posti a sedere, c'erano circa 500 persone. Lui non le ha deluse. Nell’ora e mezza di lezione su “mezzi d’informazione e terrorismo”, vestito in modo molto più informale che le decine di professori presenti all'atto, ha accusato l'informazione mondiale ed i governi del suo stesso paese – inclusi i predecessori di George W.Bush - snocciolando fatti con un grande senso della provocazione.
Chomsky prende il caso Terri Schiavo, che nelle ultime settimane ha lasciato in secondo piano le altre notizie internazionali, come esempio di tema enfatizzato dalla propaganda per mantenere il gran pubblico disinformato sugli altri fatti. “In questo viaggio per l'Europa ha richiamato molto la mia attenzione quanto gli intellettuali europei si sottomettano all'agenda politica degli USA. Se Bush, per puro cinismo politico, decide che il caso Schiavo è il problema più importante, i mezzi d’informazione europei non parlano d’altro” dice il professore, “basta dare un'occhiata alla stampa di oggi: La Repubblica, ad esempio, dedica cinque pagine a questo tema. Solo alla pagina 18, in fondo, in un piccolo riquadro, parla del rapporto dell'ONU nel quale si documenta che la denutrizione infantile in Iraq è raddoppiata a causa della guerra. È questa la cultura della vita che invoca Bush?”

Dall'Iraq a John Negroponte, che fino a qualche settimana fa era l'ambasciatore a Baghdad ed è appena stato nominato capo dello spionaggio statunitense, il passo è breve. Secondo Chomsky, Negroponte è “uno dei terroristi internazionali più importanti” per la sua attività come ambasciatore in Honduras all’inizio degli anni ‘80, quando nel piccolo paese centroamericano gli statunitensi addestravano terroristi per lottare contro il governo sandinista del Nicaragua. “Ancora oggi, dal momento che gli USA rifiutano di pagare le indennizzazioni ordinate dall'ONU, il 60% dei bambini nicaraguensi minori di due anni è denutrito”. La conclusione? “Se realmente c’importasse della cultura della vita, ci preoccuperemmo di questi bambini, non di Terri Schiavo. Ma se per la cultura occidentale la preoccupazione per il terrorismo è uguale a zero, evidentemente la preoccupazione per la cultura della vita sta sotto zero”.
Secondo Chomsky, per vendere agli statunitensi la guerra contro il terrorismo (“quando un stato la dichiara, significa che sta per perpetrare gravi atti terroristici”) bisogna spaventare continuamente le persone. L'apparato mediatico ha un'importanza strategica nel momento in cui si preparano i conflitti: “Negli anni ‘80 si diceva che alcuni sicari libici vagabondassero per Washington, e si attuarono i bombardamenti sulla Libia. Nel 1989 si provocò un'isteria collettiva intorno al narcotraffico, e si produsse l'attacco a Panama. Nel caso dell'Iraq, fu la bugia delle armi di distruzione di massa: ancora oggi, benché il governo abbia riconosciuto che era tutto falso, il 50% degli statunitensi crede che quelle armi esistessero realmente”. Ma le vere minacce per la popolazione, secondo Chomsky, sono altre: “Negli ultimi 25 anni i salari reali sono scesi nel paese. Hanno aumentato le ore lavorative e si è limitato il diritto all'assistenza sanitaria. Se la gente mettesse a fuoco questo, il potere non l'avrebbe tanto facile. Per questo motivo si dà tanta importanza a storie come quella di Terri Schiavo, che distraggono il pubblico dai problemi reali”.

Crede che gli Stati Uniti attaccheranno l'Iran? domanda un studente. Chomsky è scettico: “Se vuoi attaccare un paese non annunci i tuoi propositi per anni, altrimenti dai vantaggio all'avversario”. La questione, per Chomsky, è altra: l'invasione dell'Iraq ed il tira e molla con l'Iran sull'arricchimento dell'uranio con fini nucleari (“Teheran ha tutto il diritto a farlo se è con finalità pacifiche”) trasmettono un messaggio pericoloso. “È evidente che gli USA attaccano solo un paese incapace di difendersi. In tal modo la lezione per il resto del mondo è: sarà meglio che vi dotiate di difese affinché gli USA non vi attacchino”.
L'ultimo tema che ha affrontato Chomsky è stato il futuro dell'ONU, messo in dubbio dalla guerra dell'Iraq e dallo scandalo “Petrolio in cambio di alimenti”. Per il professore “il destino delle Nazioni Unite dipende dal fatto che le nazioni occidentali arrivino ad essere vere democrazie. In USA, contrariamente a ciò che vogliono far credere i mezzi d’informazione, la maggioranza della gente appoggia l'ONU, vuole che gli USA saldino i loro debiti con l'organizzazione e perfino che rinuncino al diritto di veto. In modo che, se gli USA si trasformassero in una democrazia, il futuro dell'ONU sarebbe più lusinghiero”. Anche nello scandalo “Petrolio in cambio di alimenti”, a giudizio di Chomsky, la propaganda di Washington ha avuto una ruolo di rilievo: “I mezzi d’informazione danno importanza ad alcune decine di migliaia di dollari che forse si sono intascati un funzionario dell'ONU ed il figlio di Kofi Annan. Ma nessuno dice niente dei 15.000 milioni di dollari che gli USA hanno sottratto al programma per compensare i loro alleati, come Turchia e Giordania. E che ne è dei 18.000 milioni per la ricostruzione dell'Iraq, che sono svaniti? Qualcuno ha scritto qualcosa? Come che sia, l'obiettivo è quello di screditare l'ONU”.  
Traduzione dallo spagnolo a cura di Adelina Bottero e Luciano Salza


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