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Verità e nichilismo
Antonella Randazzo per www.disinformazione.it
Autrice del libro: "DITTATURE: LA
STORIA OCCULTA"
Quello che state leggendo non è uno dei miei soliti articoli, che in genere trattano un tema basandosi su una serie di prove, documenti o testimonianze. Questo è un articolo che ho deciso di scrivere in seguito a numerose e-mail di lettori, che mi dicevano di essere d'accordo con quello che scrivo ma di sentirsi demoralizzati e in preda al pessimismo circa quello che sarà il futuro dell'Italia o del mondo. Dato che secondo me tale pessimismo parte da premesse errate, ho ritenuto importante scrivere un articolo che argomentasse quello che a mio avviso potrebbe essere il giusto modo di rapportarsi alla realtà una volta che si è raggiunta una più elevata consapevolezza.
Questo articolo, dunque, non può avere il rigore degli altri, perché dovrò, per forza di cose, esprimere idee che nascono dalla mia esperienza, e che dunque potrebbero essere relative. Tuttavia, ritengo sia molto importante anche scambiarsi idee ed esperienze su come vivere una condizione che probabilmente non si è mai presentata prima nel panorama storico di questo pianeta. Mi sto riferendo allo stato di coscienza che sempre più persone raggiungono quando si accorgono di essere frodate dalle banche e da istituti economici detti "corporation", quando apprendono che dietro il sistema di potere basato su questi istituti ci sono sempre le stesse persone, poche centinaia, che decidono la vita o la morte di tutti noi; o nel momento in cui capiscono che le guerre possono essere evitate perché sono organizzate e volute dallo stesso gruppo di persone suddetto; o che le autorità locali sono a servizio sempre di quelle stesse persone, e che i mass media prendono per i fondelli, descrivendo una realtà di "democrazia" che non esiste affatto.
Il gruppo di persone smascherate, ovviamente, non avrebbe voluto che si sapessero queste cose e che venissero diffuse, ma grazie anche alla rete Internet ciò è avvenuto. Ora, in seguito a questo, cosa credete che l'élite dominante vorrebbe che avvenisse? L'ideale per loro sarebbe che ogni persona che sa pensi di non poter far nulla. Che si rappresenti come debole, incapace di fronteggiare la situazione, e che magari soffra per aver saputo, dicendo fra sé e sé: "siamo troppo pochi", "la realtà non potrà cambiare", "siamo costretti a subire", ecc.
In altre parole, ciò che giunge ad attanagliare molte persone che hanno raggiunto un alto livello di consapevolezza è una sorta di "nichilismo", ovvero quella sensazione di sfiducia che fa sentire, talvolta, anche una certa disperazione.
Il punto è: è proprio vero che non possiamo fare nulla? E se ciò fosse vero, allora non serve proprio a nulla acquisire un certo grado di consapevolezza? Sarebbe meglio rimanere nell'illusione che oggi esiste la "democrazia", che le autorità sono a servizio dei cittadini, e tutte le altre baggianate varie? Naturalmente, credo che non sia affatto così, credo che chi cede all'autocommiserazione stia seguendo, per così dire, la via di minore resistenza. Anzi, a ben vedere, ritengo proprio che scegliere la filosofia nichilista sia il metodo più confortevole per non affrontare gli aspetti sgradevoli della realtà. Quegli aspetti che hanno prodotto un certo turbamento, e da cui è derivata l'esigenza di assestare anche la propria interiorità per porla in linea con la maggiore consapevolezza raggiunta.
E' vero che la stragrande maggioranza di persone vive ancora senza una grande consapevolezza, non avendo idea di cosa stia facendo e del perché lo sta facendo, ma prima o poi tutti incapperanno in qualcosa che li risveglierà, magari in modo brusco. Esistono anche persone insoddisfatte, che si accorgono come in vari modi il sistema li frustra, e iniziano ad aggregarsi ai gruppi di denuncia (es: Beppe Grillo, ecc.) ottenendo una sorta di "gratificazione passiva". Cioè scaricano in una certa misura l'insoddisfazione ma poi concretamente fanno poco o pensano di poter cambiare il mondo senza cambiare se stessi.
E' certamente utile scambiarsi conoscenze e esperienze, ascoltare chi dice la verità, oppure leggere libri che possano permettere di acquisire maggiore conoscenza, ma oltre a capire il messaggio si deve scegliere di metterlo in pratica, e questa è la parte più difficile. Capire dovrebbe stimolare ad acquisire anche maggiori capacità operative. Pensare che ci si debba accontentare dell'effetto catartico che si ha attraverso l'ascolto delle denunce da parte di alcune personalità (come Grillo, Travaglio, Chiesa, ecc.) è errato. Lo si capisce non appena, poco tempo dopo, ritornano il senso di impotenza e la disperazione.
Formati all'interno di una società di massa, che scoraggia il libero pensiero e sostiene il gregarismo, alcuni credono sia importante cambiare gregge; per così dire, passare dal gregge ufficiale a quello "alternativo". Ma non è così che funziona: cambiato capo, il gregarismo rimane, e continua ad impedire una vera crescita interiore, nonostante le conoscenze possano accrescersi.
Molte persone (specie giovani) non hanno alcuna progettualità nell'esistenza, né un piano di crescita, né la necessaria autodisciplina per ottenere risultati concreti, e si rendono dipendenti dalla realtà sociale o esterna, credendo di poter risolvere i problemi con un'intelligenza estranea alla propria. Si tratta spesso di persone ricche dentro, ma che utilizzano palliativi per continuare a fuggire da se stessi. Mi da' un senso di desolazione vedere che il sistema criminale che ci domina riesce a sfornare soggetti che si possono riassumere in tre categorie: quelli che si sottomettono e si identificano col sistema, quelli che riconoscono la frode ma si reputano troppo deboli per reagire, e quelli che capiscono bene, cercano di reagire ma non sono in grado di contrastare le proprie tendenze autodistruttive potenziate dal sistema (ad esempio, quelli che pur avendo grandi potenzialità di avversare il sistema, si danno all'alcool, al disordine esistenziale, ecc.).
A quest'ultimo caso appartengono coloro che credono che non sia necessario mettere in discussione se stessi per ottenere quel cambiamento di cui si diceva sopra, quello che dovrebbe permettere di elevare la propria esistenza al livello della consapevolezza raggiunta. Non si sta parlando di religione o di qualche ideologia trascendentale, ma del detto socratico "conosci te stesso", che riassume il potere che ogni individuo può avere sulla realtà: infatti, se non si è in grado di conoscere se stessi e di indirizzare la propria crescita è ovvio che si è impotenti anche verso la realtà esterna. Ora, la questione si fa difficile, perché se ogni individuo è unico, allora per ognuno c'è un percorso unico, che soltanto la persona stessa può trovare. Nessun altro può indicare tale strada, neppure il migliore imbonitore. Ciò vuol dire che ogni persona dovrebbe impegnarsi, così come tutti i giorni mangia, si lava o lavora, anche ad osservare se stessa per ricavare notizie su chi è, cosa vuole realizzare o di cosa si vorrebbe sbarazzare.
Sembrerebbe
un impegno insostenibile, ma l'alternativa è continuare ad appartenere
al gregge, che è quello che l'élite dominante auspica caldamente, dato
che spende miliardi di dollari per realizzare questo scopo. Insomma, non
ci sono ricette precostituite, ma soltanto un impegno con se stessi,
onesto, sincero e leale, per guardarsi in faccia e vedersi come si è
realmente, fuori dall'idealizzazione che ci costruiamo. Ossia diventare
capaci di vedersi con difetti atroci, che ci sembrano inaccettabili,
quelli che temiamo ci facciano sprofondare senza pietà, e la cui
consapevolezza, invece, può produrre effetti (nella nostra vita e
all'esterno). Nel film
Forse per molti di noi è una prova che ancora non è stata superata, eppure rappresenta l'unico modo per comprendere che la realtà esterna è la proiezione di ciò che l'insieme di noi produce: se siamo gregari deve per forza corrisponderci una realtà in cui c'è il gruppo a cui noi, col nostro gregarismo, abbiano inconsciamente delegato il potere, e rimanendo gregari (anche se "alternativi") continuiamo a farlo. Viceversa, se riusciamo a percepire che anche dentro di noi c'è una parte malvagia o che deforma la verità perché ritiene più comodo rimanere com'è, allora iniziamo a sentirci meno impotenti verso la realtà, poiché ogni seppur piccolo cambiamento produce inevitabilmente anche cambiamenti nella realtà esterna. Siamo parte del mondo, se cambiamo noi anche il mondo cambia. Ovviamente, tutto è rapportato al grado di cambiamento e all'impegno che abbiamo verso il mondo esterno. Per fare qualche esempio, se anche soltanto il 30/40% dei cittadini italiani cessa di essere gregario e sceglie di coniare un propria moneta per liberarsi dalla schiavitù delle banche cosa credete possa succedere? Potrebbero condannarli tutti come fecero con Giacinto Auriti? Non credo. Quindi non è poi vero che siamo impotenti, anche se è vero che occorre estendere sempre più la consapevolezza, che grazie all'autoconoscenza può dare la necessaria fiducia a cambiare le cose.
Qualcuno potrebbe ancora obiettare che attualmente siamo troppo pochi per poter incidere sulla realtà. E' vero, ma all'inizio qualsiasi evento è sempre pionieristico, il punto è che se i pionieri, che dovrebbero estendere il fenomeno, si percepiscono deboli e impotenti allora incideranno ben poco sulla realtà attuale e futura. Se, viceversa, si acquista fiducia e si costruisce la propria esistenza non sul gregarismo ma sull'autoconsapevolezza e sul libero pensiero, allora l'efficacia emergerà nel tempo, sia nella propria vita che in quella degli altri. Ciò che conta, lo ripeto, è guardarsi dentro e chiedersi chi veramente siamo, cosa vogliamo realizzare e se vogliamo continuare a soccombere all'interno di un sistema che ci vuole sfiduciati, gregari e demoralizzati. E, possibilmente, anche impauriti e deboli, affinché quelle poche persone che non sono affatto così ci prendano in giro e facciano di noi ciò che vogliono. Vogliamo continuare a permettere che avvenga questo? La mia scelta potete inferirla. La vostra spero dipenda da un'approfondita conoscenza di voi stessi e non dai condizionamenti che subiamo tutti i giorni.
Ad ogni modo, nessuno è impotente e debole, se non vuole esserlo. Il nostro compito attuale potrebbe essere (oltre a quello di impegnarci a conoscere noi stessi in profondità e ad affrontare gli attacchi di sfiducia) quello di parlare del signoraggio, del sistema di dominio o di altri argomenti che conferiscono consapevolezza, senza svilirli con polemiche, aggressività o litigi, come fanno quelli che vorrebbero intralciare ogni cambiamento. Oppure ci si può rifiutare di acquistare i prodotti delle corporation che commettono crimini, o si possono divulgare i molteplici inganni dei politici, senza pretendere che da un giorno all'altro tutti capiscano e reagiscano. Qualcuno ha detto che è dalle piccole cose che possono derivare le grandi cose, e se si ha la necessaria fiducia e pazienza credo che ciò possa rappresentare la verità del mondo futuro. Tutto è in continuo movimento, perché la vita stessa si caratterizza come percorso mai uguale a se stesso, e dunque col tempo ciò che è oggi non sarà più. Forse i tempi sono difficili, o forse lo sono meno di quelli passati, dato che abbiamo maggiori possibilità di comunicare e dunque di conoscere e capire.
Saluto con affetto le persone che mi leggono, e spero sia facile per tutti noi ricordare sempre che ciò che si realizza può essere soltanto ciò che si ritiene possibile realizzare.