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La
vergogna dei negazionisti accettabili
Paolo
Barnard – 3 marzo 2009
Stavo
ascoltando l’intervista che il dott. Mads Gilbert aveva concesso
all’emittente americana CBS in gennaio. Gilbert era un chirurgo
norvegese volontario a Gaza, sotto le bombe israeliane in quei giorni.
Sono arrivato a queste sue parole: “Ho visto solo un ferito di Hamas
fra le decine, centinaia di feriti e morti che abbiamo ricevuto.
Chiunque tenti di dire che questa è una guerra contro un gruppo armato
(Hamas, nda), sta mentendo, e lo posso dimostrare coi numeri. Questa è
una guerra totale contro i civili a Gaza… che non possono sfollare e
fuggire come altri popoli colpiti da guerre, perché sono chiusi qui in
gabbia… Gli israeliani stanno bombardando gente ridotta alla fame
rinchiusa in una gabbia”.
Ho
cliccato su stop, dentro di me il pensiero sconsolato ma anche buio del
‘ma come si fa ancora a tollerare questo orrore?’, tenuto però a
bada dalla consapevolezza dei tempi storici del cambiamento, che
impongono all’umanità di testimoniare orrori infiniti prima di
raggiungere la civiltà della ragione.
Ho
cliccato su Znet, e lì fra i tanti articoli ho scelto Gideon Levy, e ciò
che ha scritto sul noto film Walzer con Bashir. Levy è uno dei più
straordinari dissidenti israeliani, e si legge sempre con interesse.
Sono arrivato a queste sue parole: “… the soldiers of the world's
most ‘moral’ army”, i soldati dell’esercito più ‘morale’
del mondo, gli israeliani. Di seguito la verità di Levy su quei
combattenti cosiddetti ‘morali’, e cioè il livello di abiezione
della coscienza, di autoinganno, di razzismo sanguinario, descritti con
uno slancio eroico per chi da ebreo e israeliano residente a Tel Aviv
mette nero su bianco un simile J’accuse.
Ho
cliccato e ho chiuso la pagina. Sono rimasto fermo davanti al pc per
qualche minuto, e ho ripensato al Tradimento degli Intellettuali. Ho
ripensato a “… Furio Colombo, Marco Travaglio, Gad Lerner, Umberto
Eco, Adriano Sofri, Gustavo Zagrebelsky, Walter Veltroni, Davide Bidussa,
Piero Ostellino…”. E mi sono detto: “Ma cosa fai Paolo? Cosa
aspetti? Non ti è chiaro? Questi personaggi stanno negando sessant’anni
di neonazismo in Palestina. Non v’è differenza con chi nega
l’Apartheid, Srebrenica, Marzabotto e le Ardeatine, Auschwitz. Perché
il negazionismo di fronte alla realtà innegabile dell’orrore inflitto
agli innocenti, di fronte alle immagini di Gaza, di Soweto, di Monte
Sole o di fronte ad Arbeit Macht Frei, non perde d’infamia se i morti
sono 300, 20.000, invece di sei milioni; se i mezzi sono le
mitragliatrici e le bombe al fosforo, invece che i forni crematori. E’
negazionismo, è rivoltante sempre. Sempre. Il giudizio morale su di
esso non va a peso, non può andare a peso di cadaveri. E allora perché
io devo provare una nausea rabbiosa verso le smorfie di Priebke
teletrasmesse ancora oggi, ma tranquilla attenzione al cospetto del
volto di Lerner, Colombo, Sofri, Travaglio sullo schermo? Al cospetto
cioè di questi negazionisti 'accettabili'?”.
Questo
mi sono detto. Ed è sacrosanto. Sono negazionisti, e vanno
sepolti nella vergogna come Herbert Kappler, come David Irving, come
Cecil Rhodes. Essi in parte tentano affannosamente di ridimensionare i
crimini di Israele - come i revisionisti della Storia nazista fanno con
l'Olocausto - in parte li negano del tutto. Ma sono 'accettabili'. E
questo è inaccettabile.
Mi
è chiaro. Vi è chiaro? Questi apologisti del neonazismo in Palestina
vanno boicottati, inseguiti dallo sdegno per mail, per lettera, a voce.
Va cambiato canale quando appaiono in Tv, bisogna chiedere a coloro che
li pubblicano e che li ospitano di desistere, perché sono un’offesa
alla dignità della coscienza, al mondo civile. Fatelo. Lo ripeto: sono
un insulto all’umanità. E se non ce ne rendiamo più conto, siamo i
loro mesti inconsapevoli complici. Vi è chiaro?