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Quei
nazisti nella Cia
Tratto da Millenovecento
- 22 settembre
2006
Il
National security archive,
istituzione non governativa che negli Usa si occupa della pubblicazione
di documenti declassificati, ha dato grande risalto sul proprio sito
internet (http://www.gwu.edu/~nsarchiv) alla storia delle relazioni
intercorse tra i servizi di sicurezza statunitensi e l'organizzazione Gehlen,
un gruppo di nazisti del Terzo reich che nel 1956 sarebbe diventato il
nocciolo del Bundesnachrichtendienst
(Bnd), il nuovo servizio segreto della Germania occidentale. La
pubblicazione dei documenti di fonte Cia ha messo in grande imbarazzo
l'agenzia. In realtà non si tratta di materiale archivistico nuovo, ma
l'operazione del National security archive ha contribuito a riportare
l'attenzione sull'argomento e addirittura a fare approvare una legge a
riguardo.
La
vicenda è iniziata nel 1988, quando il Senato istituì il Nazi war
crimes and japanese imperial government records interagency working
group (Igw), incaricato di fare declassificare e pubblicare documenti
connessi ai crimini di guerra tedeschi e giapponesi. Il mandato dell'lgw
scadeva a marzo di quest'anno, ma il lavoro non è ancora concluso. Sono
state declassificate più di 8 milioni di pagine e tra queste ve ne sono
1,25 milioni provenienti dalla Cia.
Così
a febbraio il Senato statunitense ha approvato un'altra legge,
sponsorizzata dal senatore Mike
DeWine (promotore della legge anche nel 1988), la quale estende il
termine del working group al marzo 2007. I lavori dell'lgw hanno già
permesso di delineare un quadro degli estesi rapporti che intercorsero
alla fine della seconda guerra mondiale fra criminali di guerra nazisti
e i servizi di sicurezza degli Stati Uniti (
Forging an intelligence partnership: Cia and thè origins ofthe Bnd, 1945-49
è una storia documentaria redatta dallo storico interno alla Cia, Kevin
Ruffner. Declassificata nel 2002 dall'lgw, nel 1999 era stata
presentata dal vice direttore per le operazioni Jack
Downing al servizio segreto tedesco per commemorare il 50°
anniversario della collaborazione fra
Nonostante
ciò, la selezione dei documenti in questione disegna un quadro preciso
degli eventi che portarono all'assimilazione del gruppo di nazisti che
faceva capo al generale Reinhard Gehlen. Con la consapevolezza che la selezione dei
documenti è stata fatta dalla Cia stessa. La precisazione è necessaria
perché, riguardo all'arruolamento degli ufficiali nazisti, questo
materiale tende a sottolineare le responsabilità dei servizi di
intelligence dell'esercito, evidenziando parallelamente i dubbi e le
perplessità della Cia e delle agenzie che la precedettero. Sta di fatto
che (e i documenti non lo nascondono) nel 1949
TUTTO EBBE INIZIO NEL 1944, quando il generalmajor si sarebbe
convinto dell'impossibilità per
Con abilità Gehlen stava preparandosi a passare baracca e burattini
agli Stati Uniti. Sempre nel 1944 aveva messo al corrente di questa
decisione il suo vice Gerhard
Wessel e alla fine di quell'anno venne informato del progetto anche Hermann Baun, allora capo della sezione di raccolta informazioni (Abwehr
Amt I). Da quel momento Gehlen manovrò per curare direttamente tutti i
rapporti fra l'Fho e Baun.
ALL'INIZIO DEL 1945 furono coinvolti altri membri dell'Fho. In
febbraio o marzo Gehlen fu presentato per la prima volta a Hitler,
che gli chiese un rapporto sul fronte orientale. Il fùhrer non fu
soddisfatto dalle risposte del generale e lo rimosse dall'incarico,
sostituendolo con Wessel. I documenti d'intelligence erano però già
stati microfilmati e Gehlen li fece trasferire in Baviera. Già in
maggio tutti i personaggi chiave della vicenda erano riusciti in un modo
o nell'altro a farsi dislocare nel sud della Germania, dove si
consegnarono agli statunitensi il 21 maggio 1945 (i gruppi di Gehlen e
di Wessel si arresero in campi di prigionia differenti).
Gehlen e i suoi uomini vennero quindi trasferiti presso il 12° Army
group interrogation center presso Wiesbaden, dove furono interrogati
dal capitano John Boker dell’intelligence militare statunitense. Boker si recò
poi al campo di prigionia dove erano trattenuti Wessel e il suo gruppo e
con una lettera di Gehlen stesso li convinse a collaborare e li fece
portare a Wiesbaden. Boker si era convinto di potere sfruttare questi
ufficiali nazisti nell'incipiente confronto-scontro con l'Unione
Sovietica. Il piano dei tedeschi era di ricostruire un servizio segreto
nazionale filo-occidentale, antisovietico e anticomunista. Com'è facile
immaginare Boker si trovò ad affrontare diffidenze e opposizioni
all'interno dell'esercito: ciononostante riuscì ad assicurarsi
l'appoggio del colonnello Russell Philip, comandante dell'interrogation center e del generale
di brigata Edwin Sibert, del
G-2 (la sezione di intelligence) del 12° Army group.
QUANDO A WASHINGTON si apprese dell'esistenza di questi particolari
prigionieri, venne inoltrata la richiesta di trasferimento negli Stati
Uniti. In realtà i vertici dell'esercito erano interessati più ai
documenti che ai prigionieri stessi. Boker, invece, era convinto
dell'utilità di questi uomini e riuscì nel suo intento. In agosto il
gruppo di Gehlen (chiamato anche Bolero
group) fu inviato negli Stati Uniti a Fort
Hunt, Virginia (località chiamata nei documenti P.O. Box 1142). Su
interessamento di Boker furono concessi loro particolari privilegi. Fino
al giugno 1946 il gruppo Bolero rimase negli Stati Uniti, dove preparò
rapporti basati sulle informazioni raccolte dai tedeschi stessi, ma
analizzò e commentò anche informazioni di intelligence di fonte
statunitense. Nel frattempo Wessel era stato lasciato a Wiesbaden con
l'esplicito compito di prendere contatto con Baun (Gehlen sosteneva
l'importanza di Baun nel progetto e asseriva che questi aveva accesso in
Urss a una rete già esistente di agenti).
Come
già detto, i documenti pubblicati di fonte Cia insistono sulle
reticenze espresse da parte dei servizi (Cia e predecessori) nei
confronti della nascente organizzazione. Già nell'autunno del
OVVIAMENTE L'ESERCITO USA si rifiutò di consegnarli: tuttavia Lewis vedeva in quella fuga di notizie un buco alla sicurezza e la possibilità per i sovietici di infiltrare il gruppo. Già nei novembre 1945 aveva risposto negativamente alla richiesta del generale Sibert che l'Ssu prendesse in carica l'operazione Baun, criticandone i costi, la mancanza di sicurezza e lo scarso controllo sugli agenti tedeschi. Nonostante questo parere negativo nel 1946, Baun, su incarico dell'esercito, iniziò a operare nella zona di occupazione sovietica della Germania con missioni sia di spionaggio sia di controspionaggio. Quando il gruppo Bolero di Gehlen fu fatto rientrare in Germania, il gruppo di Baun (operazione Keystone) era acquartierato presso il Military intelligence service center di Oberursel. L'esercito decise di riunire i due gruppi in un'unica organizzazione capeggiata da Gehlen e sotto la supervisione statunitense del colonnello Russell Philip, del Lt. col. John Deane e del capitano Eric Waldman.
L'organizzazione doveva riunire le due funzioni di raccolta delle informazioni (Baun) e di analisi (Gehlen). L'operazione prendeva il nome di «Rusty» e nell'ottobre 1946 contava ormai su una rete di 600 agenti. Una rete vasta che operava nella zona sovietica tedesca, ma anche in Austria, in Polonia e in altri paesi europei cercando di riallacciare i contatti dell'Fho con gli anticomunisti emigrati in Germania e con ì membri dell'armata di Vlasov (generale sovietico che tradì e combattè con un'armata di russi anti-comunisti a fianco dei nazisti, anche in territorio italiano). I reclutamenti affrettati e la rapida espansione dell'organizzazione comportavano rischi di sicurezza e l'incremento esponenziale dei costi. Nel contesto di generale povertà della Germania post-bellica, gli agenti tedeschi beneficiavano di compensi notevoli e di rifornimenti di beni di consumo molto rari (sigarette, saponi, caffè, zucchero, benzina, ecc).
Gli
uomini di Rusty, spesso reclutati solo in quanto anti-comunisti
convinti, sfruttavano questa situazione commerciando al mercato nero e
questo li esponeva a rischi di fermo e arresto. Le truppe di
occupazione, infatti, erano ufficialmente impegnate nel processo di
denazificazione della Germania e i controlli erano all'ordine del
giorno, così come le attività di repressione del mercato nero. Era
facile quindi che gli agenti della rete venissero arrestati in quanto ex
ufficiali nazisti o in quanto sorpresi a commerciare illegalmente.
Questi uomini, se fermati, per essere rilasciati dichiaravano di
lavorare per gli statunitensi, rivelando così l'esistenza di
un'organizzazione che per definizione doveva rimanere segreta.
A METÀ DEL 1946 per fronteggiare i costi crescenti dell'operazione, l'esercito chiese nuovamente al’Ssu di farsi carico di Rusty. Alla rinnovata richiesta del generale Sibert, Crosby Lewis rispose con le stesse obiezioni dell'anno prima e aggiunse che avere il pieno controllo sull'organizzazione era per l'Ssu una condizione necessaria. Il punto di vista dell'Ssu è espresso chiaramente dal documento preparato per il col. Donald Galloway (Assistant director of special operation) nel settembre 1946. Lewis ammetteva il valore d'intelligence anti-sovietico dei tedeschi, ma aggiungeva «che l’Ssu Amzon [zona di occupazione americana della Germania] dovrebbe avere completo controllo sull'operazione e che tutte le attività correnti di questo gruppo dovrebbero venire immediatamente interrotte prima che altre brecce alla sicurezza annullino l'utilità futura dei membri del gruppo».
AVVERTIVA
INFINE che «il loro impiego passato e il loro sfruttamento futuro
significa [...] creare un abbozzo di servizio segreto tedesco». Il
successore di Sibert nella carica di capo dell'intelligence militare in
Germania, maj. gen. Withers Burress, rinnovò la proposta di farsi
carico di Rusty al generale Hoyt Vanderburg, direttore del Central
intelligence group (Cig)
(agenzia d'intelligence istituita proprio nel 1946 e che nel 1947
sarebbe stata sciolta insieme al Ssu per dare vita alla Cia). Il
memorandum di Burress elogiava l'operazione e il suo alto valore
d'intelligence e raccomandava di accettare il trasferimento di
responsabilità dall'esercito all'Ssu. Venivano descritte le attività
svolte, le centinaia di rapporti redatti su una grande varietà di
materie: fra le altre c'erano la disposizione delle truppe, la
produzione industriale, la logistica, le forze aeree, le attitudini
diplomatiche e le attività di propaganda dei sovietici.
Si stimava positivamente il valore delle informazioni raccolte e delle analisi prodotte. Si dava un quadro dei costi e si sottolineavano alcuni problemi. Uno di questi era provvedere gli agenti di documenti sicuri per evitare che venissero processati, se tratti in arresto: «Alcuni membri dell'organizzazione non possono comparire di fronte ai tribunali di denazificazione, in quanto ex membri dei corpi dello stato maggiore e delle agenzie d'intelligence sono esposti a pesanti multe e pene detentive». La risposta del Cig al memorandum arrivò il 16 ottobre e non fu favorevole. La rete che i tedeschi asserivano di avere in Urss non poteva essere provata: la validità delle fonti e la veridicità dei rapporti (definiti «irrealistici» e «gonfiati») non potevano essere verificate e non era concepibile che sotto il comando statunitense un'agenzia di intelligence di alto livello operasse in maniera semi-autonoma. Infine gli agenti tedeschi erano motivati solo economicamente e non ideologicamente. Nonostante la diversità di vedute, le discussioni fra il Cig e l'esercito proseguirono; fu quindi consentito al Cig di condurre proprie indagini sulla rete di agenti tedeschi per valutarne la sfruttabilità.
NEL MARZO 1947 IL CIG INVIÒ a Oberursel Samuel Bossard, che dopo due mesi di studio valutò con favore l'intera operazione. Di fronte alla «necessità di ottenere informazioni velocemente e in quantità», «i fattori di controllo e rischio sono diventati considerazioni secondarie». Leggendo il rapporto di Bossard, anche Galloway si convinse e nel giugno sponsorizzò Rusty di fronte al nuovo direttore del Cig, ammiraglio Roscoe Hillenkoetter. Questi però rimase di parere contrario e inviò un memorandum sull'intera faccenda al presidente Truman e ai segretari di stato, della guerra e della marina nel quale raccomandava di «liquidare l'operazione Rusty». Questa presa di posizione creò tensioni con i circoli militari. Nel frattempo l'organizzazione, supervi-sionata da Deane, si espandeva velocemente, ponendo problemi di qualità e controllo. Nel corso del 1947, inoltre, si crearono tensioni fra Gehlen e Baun, che aveva condotto alcune operazioni a insaputa del primo. Il che, unito alle continue richieste di Baun in termini di agenti e fondi, portò alla sua progressiva emarginazione sia da parte di Gehlen sia da parte statunitense. Alla fine del 1947 fu anche cambiata la sede del quartier generale dell'organizzazione che si spostò da Oberursel a Pullach, un piccolo villaggio nelle vicinanze di Monaco.
NELL'AUTUNNO
1947 venne anche creata
Il
colonnello Critchfield era il nuovo capo della base operativa di Monaco.
Critchfield ammetteva che Rusty era ormai un fatto compiuto. Con i suoi
4 mila agenti di fatto era già diventato il servizio segreto della
Germania occidentale. L'ammiraglio Hillenkoetter si convinse allora
dell'ultimo passo e acconsentì a farsi carico dell'organizzazione «solo
perché l'esercito l'aveva richiesto». Nei primi mesi del 1949 la
questione venne dibattuta fra
PRIMO
SCOPO DELL'ORGANIZZAZIONE, composta unicamente da tedeschi, sarebbe
stato di difendere gli interessi della Germania e «combattere il
comunismo». Fino a quando
Va notato che, benché i documenti presentati mirino a evidenziare i dubbi e le obiezioni Cia, queste ultime non sono mai state di carattere politico. Vale a dire che nessuno si pose come un problema il fatto di utilizzare nazisti ed ex Ss per dare vita al servizio d'intelligen-ce della nuova Germania democratica. I dubbi vertevano semmai su questioni finanziarie e operative, sulla efficacia e sulla sicurezza della rete (si trattava di un rischio concreto: fino agli anni sessanta infatti l'organizzazione sarebbe stata pesantemente infiltrata dal Kgb). Politicamente l'unico aspetto negativo preso in considerazione era l'ovvio utilizzo che i sovietici avrebbero fatto delle informazioni ottenute sull'organizzazione Gehlen, avendo gioco facile nel dipingere il Bnd come l'erede diretto del servizio d'intelli-gence nazista.
IL MAJ. GEN. WITHERS BURRESS, per esempio, nel suo rapporto del 1946 tratta delle motivazioni che spinsero Gehlen e gli altri a scegliere l'occidente. Per quel gruppo di nazisti «la decisione per l'occidente avrebbe significato la possibilità di preservare ciò che rimaneva del genio e della forza del popolo tedesco e la possibilità di diventare un membro della famiglia delle nazioni occidentali». Non c'è traccia di ironia quando afferma che Gehlen, Baun e Wessel, ufficiali di Hitler a quel tempo impegnati a invadere l'Urss nel 1944 sceglievano un «sistema democratico, basato sui diritti individuali dell'uomo» per difendere l'Europa dai pericoli della dittatura. Ancora nel 1999 Jack Downing, nell'introduzione alla storia documentaria presentata ai colleghi tedeschi, scriveva: «Abbiamo un grande debito di gratitudine verso i primi pionieri, in Germania come negli Stati Uniti, che lottarono in questo periodo per creare nuovi e stretti legami fra i due paesi. Questi pionieri, sia il generale Gehlen e i suoi colleghi sia gli ufficiali dell'intelligence americano, perseverarono di fronte all'incertezza. La loro determinazione ha portato a una forte collaborazione d'intelligence basata sulla cooperazione e la fiducia».