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Volevo
raccontarvi una storia…a proposito di Nassirya
A cura dell'Associazione
“EticaEnergEtica”
Nel Settembre del
2002, la Gazzetta petrolifera pubblica una tabella, realizzata dalla
Caboto, che sintetizza i principali campi petroliferi iracheni
indicandone la capacità produttiva, il costo e le società che ne hanno
ottenuto la concessione o che erano in avanzata trattativa per ottenere
una concessione di sfruttamento.
C’è anche l’ENI (campo di Nassirya), oltre a società francesi,
russe, giapponesi, coreane, turche, cinesi, siriane e vietnamite; solo
una società americana e nessuna britannica. A causa dell’embargo
molti degli accordi non sono mai diventati operativi.
Già l’8 Febbraio del 2003, il «Sole 24Ore» pubblicava un articolo
dal titolo: «Eni, si apre la via ai pozzi iracheni». Si leggeva
«...il pieno sostegno del Governo Berlusconi alle posizioni degli
Usa e della Gran Bretagna sulla guerra in Iraq… potrebbe generare
importanti ricadute economiche a favore dell’ENI….se la guerra si
dovesse fare, si porrebbero le condizioni per l’ingresso del cane a
sei zampe in territorio iracheno..».
Il settimanale «Carta» nella seconda settimana di marzo del 2003
scriveva: «Che il Governo italiano cerchi di emulare la Casa Bianca
anche nella difesa armata degli interessi petroliferi nostrani?». Se lo
sono domandato alcuni lavoratori dell’Eni costituiti in associazione (EticaEnergEtica)
che per il 21 Marzo hanno organizzato, con l’adesione di movimenti,
partiti e sindacati (tra cui i Beati i costruttori di Pace-Rete Lilliput,
Attac, Verdi, PRC, Cobas….) un sit-in di protesta davanti alla Sede
dell’Eni, “contro la guerra del petrolio”.
In quella occasione (21 Marzo 2003) una delegazione dei manifestanti fu
ricevuta da un dirigente dell’ENI che negò qualsiasi interesse del
cane a sei zampe in Iraq.
Il 15 aprile 2003 il
parlamento italiano autorizza la missione italiana in Iraq.
«I militari italiani presidieranno probabilmente il sud del Paese, a
Bassora» (L’Arena 23 Aprile 2003).
«I soldati italiani verranno inviati a fine giugno nella zona di
Bassora» (Corriere della Sera 4 Maggio 2003).
«Il Ministro della Difesa, Antonio Martino, conferma che gli uomini
impiegati saranno 3000 e che l’area delle operazioni sarà quella di
Bassora» (La Repubblica 15 Maggio 2003).
«L’ENI è molto interessata alla possibilità di entrare in Iraq..
la situazione è in divenire, ma la seguiamo giorno per giorno». Lo
ha detto Vittorio Mincato numero uno del gruppo, rispondendo alla
domanda degli azionisti sull’interesse della società per il petrolio
iracheno. (Adnkronos 30 Maggio 2003).
«I soldati italiani in Iraq hanno sostituito i marines del 25esimo
Reggimento nella provincia di Dhi Qar, nel governatorato di Nassirya»
(Istituto Affari Internazionali 23 Luglio 2003).
Nell’ultimo mese
su questo argomento e sulla effettive capacità dell’ENI (che sta
operando a Nassirya) di influenzare le decisioni del Governo hanno iniziato a
riflettere (finalmente!) anche alcuni esponenti politici.
Si sono susseguiti articoli e interrogazioni parlamentari, che sebbene
in ritardo sono sicuramente positive per dipanare l’intreccio
economico-affaristico di questa guerra.
Niente di umanitario, niente scorte ai medici e agli ospedali mobili
(che tra l’altro non sono a Nassirya, ma nella zona di Baghdad),
nessun aiuto ai civili siamo lì a proteggere i “nostri interessi e il
nostro petrolio” e il dividendo delle azioni ENI, che frutteranno
quest’anno al Ministero del tesoro circa 1 Miliardo di Euro (circa
2000 miliardi delle vecchie lire)..