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- Dopo
l'11 settembre
- Libreria
Capitolo
12
"11
settembre: colpo di stato in USA"
Dal libro «11 settembre: colpo di stato in
USA», Maurizio Blondet
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Le
cose sono più complicate, le tracce che inseguiamo non sono di un solo animale,
ma di tanti. Dobbiamo richiamare alla memoria del lettore un particolare cui
avevamo accennato all’inizio: mani anonime, nell’imminenza dell’11
settembre 2001, speculavano al ribasso sulle azioni delle due compagnie aeree
che avrebbero visto i loro apparecchi sfasciarsi sulle torri e sul Pentagono.
L’insider tradii della morte. Tra il 6 e il 7 settembre, furono
comprate al «Chicago Board Options Exchange» 4744 opzioni della «United
Airlines». Opzioni «put», che significano una scommessa sul ribasso imminente
di quelle azioni. In pratica, le «put» si configurano come una vendita di
titoli «allo scoperto»: uno vende titoli che non possiede, promettendo di
consegnarli a una certa data, e contando di comprarli quando saranno ribassati.
In quegli stessi giorni, 6-7 settembre, le opzioni «call» (cioè che
scommettono sul rialzo dei titoli della United Airlines) trattate sul mercato di
Chicago furono solo 396: i normali volumi di una giornata normale. Ad essere
anormale era il volume delle azioni «put», del 600 per cento superiore
alla media di una giornata-tipo.
Il
10 dicembre, ancora a Chicago, qualcuno comprò 4516 opzioni «put»
dell’American Airlines, contro 748 opzioni «call» vendute quel giorno. Chi
ha fatto queste operazioni conosceva precisamente quel che sarebbe accaduto alle
due compagnie; si calcola che il guadagno di questi speculatori preveggenti
ammonti a 9-10 milioni di dollari.
Non basta. Anche la «Morgan Stanley» e la «Merril Lynch» -due banche
d’affari che occupavano il ventesimo piano del World Trade Center,
furono oggetto di simili speculazioni al ribasso. Nei tre giorni precedenti
all’attacco, qualcuno comprò 2157 opzioni put della «Morgan Stanley»,
con scadenza ad ottobre, e 12215 opzioni put della Merril Lynch: in questo
secondo caso, l’aumento del volume di vendite fu del 1200 per cento.
Dopo la tragedia, le azioni delle due banche d’affari sono
effettivamente cadute; per gli speculatori «che sapevano», un profitto
complessivo di 6-7 milioni di dollari.
Ma non basta ancora. Simili
speculazioni al ribasso furono fatte sulla tedesca «Munich Re» e sulla
svizzera «Swiss Re»: due compagnie assicurative che avevano assicurato molti
inquilini delle due Torri. Anche la francese «Axa» fu oggetto di una
speculazione al ribasso: e la Axa è una finanziaria che teneva in portafoglio
il 25% delle azioni American Airlines. Dopo l’11 settembre, si disse subito
che un’indagine seria su quelle speculazioni avrebbe portato alla mappatura
della rete finanziaria di al-Qaeda e di Osama bin Laden: e chi se no poteva
avere conoscenza anticipata dell’attacco? Gli esperti di finanza avvertirono
che l’indagine sarebbe stata in ogni caso difficile, dato l’anonimato che
protegge le transazioni sui mercati delle opzioni.
Tuttavia, molte speranze erano poste su un programma di computer, chiamato
PROMIS. E’ un software che consente di controllare «in tempo reale» le
negoziazioni sui titoli, usato da agenzie finanziarie di tutto il mondo per la
sua versatilità. Ed è noto che esiste una versione di PROMIS modificata per
scopi investigativi, che consente quanto segue: «La polizia può digitare il
nome di un sospetto o il numero di una carta di credito, e il software fornisce
i particolari dei movimenti finanziari di quella persona».
Così assicurava il canadese «Toronto Star» l’11 ottobre 2001.
L’FBI, il Dipartimento della Giustizia, la CIA devono disporre del software:
così ha ragionato Tom Flocco, un giornalista che ha pubblicato la sua indagine
su Internet. Ed ha telefonato ai tre enti investigativi più celebri degli Stati
Uniti, chiedendo: usate PROMIS? Lo stavate usando prima dell’11 settembre, per
vedere in diretta le transazioni in corso? FBI e Dipartimento della Giustizia
hanno risposto di «avere interrotto» l’uso di PROMIS. Quando all’addetto
stampa della CIA Tom Crispell ha detto di più: l’uso da parte nostra del
PROMIS «sarebbe illegale. Noi agiamo solo al di fuori degli Stati Uniti»
Risposta di esemplare correttezza: la CIA non può occuparsi di affari interni,
è un servizio di spionaggio per l’estero.
Il fatto è che le indagini sulla speculazione finanziaria preveggente si è
fermato proprio alla porta dell’Agenzia. Almeno una delle transazioni, è
risultato, è stata fatta attraverso la «AB-Brown», una finanziaria americana
acquistata dalla «Deutsche Bank» nel 1999. E presidente esecutivo della
AB-Brown era, fino al 1998, l’attuale numero tre della CIA.
Si tratta di A.B. Krongard detto «Buzzy».Questo personaggio, quando
capeggiava la AB-Brown, aveva la responsabilità delle «relazioni coi
clienti privati». Un mestiere che lo metteva in rapporto con personalità
fra le più ricche del mondo, i «clienti privati» anonimi a cui la
banca fornisce una gestione personalizzata e molto riservata dei capitali.
(…)
La AB Brown conserva ancora due milioni e mezzo di dollari guadagnati
dall’anonimo speculatore che sapeva tutto prima, che il misterioso operatore
non ha potuto incassare in tempo (dopo il disastro Wall Street e i servizi
finanziari non hanno funzionato per quattro giorni), e che ora non osa incassare
per non essere colto con le mani sul malloppo. «Buzzy» Krongard era in quella
banca. Vi dirigeva la gestione dei patrimoni riservati ai ricchi «clienti
privati», ossia di quella categoria che può fare simili operazioni. La
categoria, diciamolo, cui appartiene Osama bin Laden.
E la CIA conosce molto bene bin Laden.
(…)