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Ecco l'elenco di alcune tra le più famose e potenti multinazionali mondiali
Nestlé
- Mitsubishi - Nike - Shell
- McDonald's - Walt
Disney - Barilla
- Kraft - Total - Henkel
Philip Morris - Unilever - Agnelli
- Procter - L'Oreal
- Parmalat - Novartis - Montedison
Kraft Jacobs
Suchard (sottilette Kraft, formaggio Philadelphia, cioccolata Suchard), multinazionale
alimentare che possiede diverse altre marche apparentemente più
"nostrane", come le Fattorie Osella, produttrici di formaggio.
Ma la Kraft, a sua volta, appartiene ad un colosso come la Philip Morris,
cha ha un fatturato di 56 miliardi di dollari...
Barilla, notissima
impresa alimentare (pasta, merendine, biscotti, sughi, ecc). Il 49% del
pacchetto azionario di questa società appartiene alla Relou Italia srl,
nel cui consiglio di amministrazione troviamo molti stranieri, fra di
essi, fino a pochi anni fa era presente un certo Walter Wurth,
presidente della Oerlikon Buhrle, una importante azienda svizzera
produttrice di cannoni, missili e mezzi blindati, nonché di avanzati
sistemi elettronici per la difesa. Total (Spontex, Pirelli o Mapa). Nessuno immaginerebbe che, fermandosi a fare benzina in una stazione di servizio Total sta finanziando il governo della Birmania, ovvero una delle dittature più oppressive della Terra. Il regime di questo paese protegge l'esportazione di circa il 60% del commercio globale di eroina, foraggia il mercato della prostituzione in Thailandia, utilizza tutti gli introiti derivanti dal commercio con l'estero per le spese militari e distrugge le ultime foreste di pregiato legno di tek esistenti nel suo territorio. Articolo tratto da "Extra terrestre, nuova scienza nuova coscienza" n°10 Marzo 2000 |
FATTURATO: 36.530 MILIARDI DI LIRE Secondo l'UNICEF un milione e mezzo di bambini muoiono ogni
anno poiché non vengono nutriti con il latte materno. E
molti milioni in più di bambini si ammalano seriamente. L'allattamento al
seno materno fornisce il migliore inizio alla vita per tutti i bambini, ma
in una società di poveri costituisce un'indispensabile fonte di
sopravvivenza. Le società che producono latte per bambini promuovono il
loro prodotto presso mamme ed operatori sanitari, poiché si rendono conto
che, se non riescono a far attecchire l'allattamento artificiale, non
fanno affari. L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e l'UNICEF
hanno un Codice Internazionale che proibisce ogni forma di promozione di
latte per bambini. La Nestle' viola questo codice più frequentemente
degli altri concorrenti. Il boicottaggio della Nestlé sta funzionando ? Cosa puoi fare: COSA COMBINA NEL MONDO LA NESTLE' REGIMI OPPRESSIVI: Nestlè ha filiali in Brasile, Cina,
Colombia, Egitto, El Salvador, Guatemala, Honduras, India, Indonesia,
Kenya, Libano, Messico, Papua Nuova Guinea, Filippine, Senegal, Sri Lanka,
Turchia. L'Oreal è presente anche in Perù e Marocco. PRODOTTI DI CONSUMO DELLA NESTLE' E' presente con i
marchi: Tratto dal
sito Manitese http://www.manitese.it/boycott/boycott.htm e
da: |
MITSUBISHI CORPORATION FATTURATO: 161.500 MILIARDI DI
LIRE Secondo l' Organizzazione Internazionale per il Commercio del
Legname (ITTO), il Giappone è uno dei maggiori importatori di legname
tropicale nel mondo. La Mitsubishi Trading Company è una delle più
potenti compagnie giapponesi di legname tropicale, ottenuto dalla
distruzione delle foreste. Essa ha estese operazioni di sfruttamento delle
foreste in Brasile, Indonesia, Filippine, Papua Nuova Guinea, Cile,
Canada. Cosa si può fare COSA COMBINA NEL MONDO LA MITSUBISHI REGIMI OPPRESSIVI: il Gruppo Mitsubishi ha filiali in Bahrein, Brasile, Cina, Colombia, India, Indonesia, Iran, Liberia, Messico, Marocco, Perù e Filippine. DIRITTI ALLA TERRA: nel 1992 Survival International ha criticato le operazioni di una consociata Mitsubishi, la Alberta Pacific, in Canada. Survival sostiene che il taglio degli alberi in una vasta zona a nord-est dello stato di Alberta ha conseguenze negative sulla vita dei popoli Cree e Dene, molti dei quali vivono in territori mai ceduti al governo e tuttora rivendicati dagli Indiani. AMBIENTE: la Mitsubishi Corporation è coinvolta nell'importazione in Giappone di enormi quantità di legname tropicale. Negli ultimi 15 anni sono state distrutte vaste aree di foresta tropicale in Sarawak, dove le operazioni di taglio continuano per 24 ore al giorno, alla luce di riflettori. La Mitsubishi ha operazioni di taglio in nove nazioni. Un'altra consociata sta per aprire una miniera in un'area costiera della foresta tropicale dell'Ecuador, nelle terre della nazione indiana Awa e nella Riserva Ecologica Cotacachi-Cayapas, una delle zone prioritarie per la conservazione della biodiversità in Ecuador. ENERGIA NUCLEARE: la Mitsubishi Heavy Industries fornisce i seguenti servizi per l'industria nucleare: servizi di costruzione, equipaggiamento per il trattamento del combustibile, nocciolo dei reattori nucleari, fornitura di plutonio, inceneritori di rifiuti radioattivi, riprocessamento e trattamento delle acque. ARMI: la Mitsubishi Heavy Industries è anche produttrice di armamenti, in particolare: aerei, missili, cannoni, carri armati. CAMPAGNA DI BOICOTTAGGIO: Rainforest Action Network ha lanciato una campagna internazionale di boicottaggio della Mitsubishi per l'importazione di legname tropicale, che distrugge le foreste del pianeta. PRODOTTI DI CONSUMO DELLA MITSUBISHI TELEVISORI:
Mitsubishi Tratto dal sito Manitese http://www.manitese.it/boycott/boycott.htm |
FATTURATO: 5.440 MILIARDI DI LIRE La Nike, con sede centrale nell'Oregon, USA, produce una vasta
gamma di scarpe sportive molto pubblicizzate. Nata negli anni '60, ha
assunto il suo attuale nome nel 1985. I salari in Indonesia E i sindacati? REGIMI OPPRESSIVI: tutte le scarpe Nike sono prodotte in Asia, in particolare in Indonesia, Cina, Thailandia, Taiwan, Corea del Sud, Vietnam. RELAZIONI SINDACALI: in Indonesia i sindacati liberi sono illegali e vengono repressi dall'esercito, i dirigenti sindacali sono licenziati, imprigionati, torturati, ed anche uccisi. SALARI E CONDIZIONI DI LAVORO: i lavoratori della Nike ricevono un salario da fame, inferiore al salario minimo stabilito dalla legge indonesiana. Lavorano esposti ai vapori delle colle, ai solventi, alle vernici, per 12 ore al giorno. COMMERCIALIZZAZIONE IRRESPONSABILE: la Nike spende circa 180 milioni di $ all'anno in pubblicità, quando sarebbe sufficiente l'1% di questo bilancio per migliorare le condizioni di 15.000 lavoratori indonesiani. CAMPAGNA DI BOICOTTAGGIO: nel 1990 Operation Push, un gruppo per i diritti civili, ha lanciato il boicottaggio della Nike perchè, nonostante venda il 45% dei suoi prodotti ai neri, non vi sono afroamericani ai vertici dell'azienda; essa inoltre non concede sufficienti benefici sociali alla comunità nera.
Tratto dal sito Manitese http://www.manitese.it/boycott/boycott.htm |
ROYAL DUTCH - SHELL OIL CO. FATTURATO: 127.780 MILIARDI
DI LIRE La comunità Ogoni, nella Nigeria meridionale, sta sostenendo
una campagna contro i danni all'ambiente e alle risorse agricole causati
dalla compagnia Shell, rivendicando adeguati risarcimenti per la
distruzione della terra e dei raccolti. COSA COMBINA NEL MONDO LA SHELL REGIMI OPPRESSIVI: nel 1993, il gruppo Shell possedeva
filiali in Brasile, Colombia, Egitto, El Salvador, Guatemala, Honduras,
India, Indonesia, Iran, Kenya, Liberia, Mali, Messico, Marocco, Papua
Nuova Guinea, Perù, Filippine, Senegal, Siria, Turchia e Uganda. Tratto dal sito Manitese http://www.manitese.it/boycott/boycott.htm |
La Walt
Disney Corporation e' una delle multi piu' potenti di questo pianeta che
ha costruito il suo impero sui fumetti di Paperino e Topolino, ma che oggi
da bravi Paperon de Paperoni i manager di Disney hanno le mani su molti
dei settori strategici dell'economia ha partire naturalmente dal settore
dei media e della comunicazione per estendersi un po'ovunque
dall'industria tessile a quella edilizia etc. Purtroppo,
ma c'era da pensare il contrario?, in tutti questi settori dove domina
Walt Disney Corporation opera le scelte più retrive ed antipopolari. Così
ad esempio nel campo della comunicazione e della rete internet Disney
sostiene l'utilizzo di questo media non come attualmente gestito, ma
mutuandolo dal modello televisivo dove emettitore del messaggio (la classe
dominante dei ricchi) e ricettore (ossia il branco confuso che deve essere
indottrinato dalla propaganda) siano ben distinti. Non per niente e'
alleata con Microsoft e per un certo periodo di tempo si poteva accedere
al suo sito solo il browser Microsoft Internet Explorer.
Sempre
riguardo alla rete, Disney, naturalmente dalla sua posizione di dominio
del mercato dei prodotti per la famiglia, sostiene chi vorrebbe
regolamentare i contenuti della rete a misura di bambini. Questo a
buona parte degli utenti e delle utenti della rete, non va giu'... già'
abbiamo una televisione per lobotomizzati non ci potete imporre ovunque il
vostro PRODUCI CONSUMA CREPA e soprattutto non farti mai domande e
se hai qualche pensiero strano del tipo che pensi non sia giustissimo che
un lavoratore haitiano di Disney debba lavorare 100 anni 10 ore al
giorno per arrivare a guadagnare quanto guadagna in un'ora
l'amministratore delegato di questa corporation... beh l'importante e che
tu pensi anche di essere il solo a pensarla così non devi entrare in
comunicazione con gli altri... cambia canale, mangia il tuo hamburger e
ama la polizia. A
proposito di hamburger, tutti i
film di Disney, specie i cartoni animati o comunque quelli per i più
piccoli sono accoppiati alla commercializzazione e promozione tramite
gadgets diffusi nei negozi McDonald's assieme ai loro pasti. Così
le famiglie che dai loro piccoli sono state appena trascinate dentro i
cinema o al negozio di videocassette per vedere i prodotti di Disney
verranno poi trascinati dentro i "ristoranti" McDonald's dove
con l' "Happy Meal" si ottiene in omaggio il pupazzetto di Toy
Story o dei 101 o altro... e viceversa. Anche
nell'edilizia Disney e' in prima fila nella costruzione di cittadelle
fortificate per colletti bianchi, per ricchi e per turisti che possono
spendere, anche la Disney come molte altre multi ha abbandonato Hollywood
alla sua terzomondializzazione per costruire metafore di citta' sterili e
fortificate del resto "a Los Angeles dietro ogni angolo c'e' gente
con cartelli con su scritto LAVORO IN CAMBIO DI CIBO... e non e' piu'
cosi' divertente". - World
Wide Info
- Walt
Disney Scheda
i seguenti articoli sono
tratti da Boycott HAITI:
GLI SPORCHI AFFARI DI PAPERON DE' PAPERONI
E brava Walt Disney!
Topolino difensore della giustizia e della legalità, Pippo e Paperino
protettori degli spiriti liberi,Qui Quo Qua, in compagnia del Re Leone,
attenti alle tematiche ambientali, Pocahontas, la Bestia e il gobbo di
Notre Dame a sottolineare la nuova attenzione per i popoli diversi e i
diversi in genere... Brava Disney, entrata nel mirino dei
"benpensanti" quando ha deciso di pagare gli assegni famigliari
a tutti i dipendenti che vivono in coppia, compresi i conviventi e gli
omosessuali. Tutto all'insegna della non discriminazione. Peccato che a
5.500 chilometri di distanza dai suoi begli uffici californiani, migliaia
di giovani lavoratrici, poco più che quindicenni, lavorino alla
confezione di abbigliamento a marchio Walt Disney per uno stipendio di
circa 27 centesimi (430 lire) l'ora. Haiti. Lo scenario degli
impianti, vere e proprie baracche, due soli bagni per qualche centinaia di
operaie, offre un contrasto stridente con il candore delle felpe di
Pocahontas. Il lavoro va avanti nel rumore più assordante, 8-10 ore al
giorno. Si lavora in piedi. Se proprio lo vogliono, le operaie possono
portarsi un cuscino da casa. E' proibito parlare così come andare in
bagno più di due volte al giorno. D'altronde il ritmo produttivo è così
incalzante da lasciare poco più di 10 minuti per la pausa pranzo. Tra le
fila delle operaie, i guardiani, con continui urli, percosse e molestie,
fanno la loro parte perché la produzione vada avanti. "Ci trattano
come animali!" E' questa la protesta delle lavoratrici.Chiunque provi
ad organizzare qualsiasi forma di protesta, viene immediatamente
licenziata. Non c'è tutela sanitaria e se un'operaia si ammala, non ha
diritto a nessuna retribuzione. Di più. Ad Haiti non è legale licenziare
le donne incinte, ma i padroni hanno trovato comunque un sistema per
evitare il costo della maternità: trasferiscono le donne incinte a lavori
ancora più pesanti e malsani finché, poco tempo dopo, è l'operaia
stessa a decidere di abbandonare il lavoro. Maltrattamenti, percosse e
violenze in cambio di 3.440 lire al giorno. Si calcola che per guadagnare
la cifra che l'amministratore delegato della Disney guadagna in un ora,
un'operaia haitiana dovrebbe lavorare 101 anni, per 10 ore tutti i giorni!
Agli stabilimenti di
Haiti, una tuta di Pocahontas arriva in 11 pezzi. In 13 fasi - cucire i
polsini, le etichette, gli orli, ecc... - si arriva al prodotto finito. In
8 ore un'operaia confeziona 50 felpe. Una produzione per un valore pari a
584 dollari (circa 940.000 lire), pagata 2 dollari e 22 centesimi (circa
3.500 lire).Come dire che ad un'operaia occorre 1 settimana e ½ di lavoro
per potersi comperare la stessa maglia che produce in meno di 10 minuti. Il divario fra valore
prodotto e salari percepiti avrebbe contorni meno scandalosi se le operaie
guadagnassero almeno quanto basta per una vita dignitosa. Il guaio ad
Haiti è che i salari sono da Terzo Mondo mentre il costo della vita è da
Primo. Lo stipendio di una giornata basta a malapena per consentire alle
operaie di mantenersi in vita e di prendere l'autobus per recarsi al
lavoro. La conclusione è che per far fronte alle spese del resto della
famiglia, esse si indebitano, ma così facendo si impoveriscono sempre di
più, perché le condizioni degli usurai sono pesantissime. E' così da
sempre. Quando Aristide, eletto dalla popolazione haitiana dopo anni di
dittatura, alzò il salario minimo legale, cercando comunque un
compromesso con quanti ritenevano che un salario troppo alto avrebbe
scoraggiato gli investimenti esteri, per tutta risposta le ditte che
gestiscono in subappalto la produzione W.Disney alzarono la quota
produzione giornaliera delle loro operaie. Non è solo per l'economicità
del lavoro che molte ditte statunitensi hanno trasferito alcune fasi
produttive in paesi stranieri come Haiti. Parte del merito va alla
politica neoliberista del governo Reagan. Da parte loro, i governi dei
paesi dell'America Centrale per attirare gli investimenti esteri hanno
creato delle Zone Economiche Speciali, che garantiscono esenzioni
doganali, libertà di esportare i profitti senza essere tassati e,
naturalmente, leggi antisindacali. In conclusione, si calcola che di tutto
l'abbigliamento prodotto negli Stati Uniti, più della metà è prodotta
in condizioni analoghe a quelle haitiane. Intanto, negli USA è
iniziata una campagna nei confronti della Disney. Ad organizzarla è la
National Labor Committee (NLC), che si occupa di tutela dei diritti delle
popolazioni del Sud del mondo. E' stato Charles Kernaghan, direttore
dell'organizzazione,durante un viaggio ad Haiti a rilevare le condizioni
delle lavoratrici e a sollevare il caso denunciando pubblicamente il
comportamento irresponsabile della Disney. La campagna mira a far
accettare ispezioni negli stabilimenti dove si produce per la Disney
condotte da organismi indipendenti, che possano parlare liberamente con le
lavoratrici per verificare le condizioni reali in cui lavorano, senza che
queste debbano temere ritorsioni. Charles Kernaghan precisa di non volere
assolutamente il ritiro della Disney da Haiti perché qui c'è bisogno di
lavoro, ma chiede che la retribuzione venga portata a 920 lire l'ora
(anziché le 485 attuali). Per le lavoratrici resterebbe un salario basso,
ma consentirebbe almeno di far fronte ai bisogni di base. Per ora la Disney nega
ogni addebito, sbandierando il "codice di condotta" che la
società si è data e che le impedisce di utilizzare lavoro minorile o
sottopagato. Le cose sono complicate ulteriormente dal fatto che non è
direttamente la Disney a gestire gli stabilimenti haitiani. La produzione
tessile è subappaltata a due società statunitensi, la H.H.Cutlere la
L.V.Myles, che a loro volta si appoggiano a 4 ditte che lavorano in Haiti.
Un sistema di scatole cinesi che facilita il gioco di rimpallo delle
responsabilità. Se la Disney afferma di non aver riscontrato irregolarità
durante le ispezioni, le società che gestiscono l'appalto si trincerano
dietro le regole del mercato: Haiti può offrire solo manodopera a basso
costo; alzare gli stipendi significa perdere competitività e
conseguentemente lavoro. In realtà, se anche la Disney e le ditte
subappaltatrici non intendessero rinunciare a nessun punto percentuale dei
loro profitti e spostassero tutto il peso degli aumenti salariali sulle
spalle dei consumatori, questi si troverebbero a dover pagare un prezzo più
alto di appena 1.000 lire. Una cifra così bassa da non minacciare il
volume di vendite. In questa ennesima
battaglia tra diritti dei lavoratori e leggi del mercato, la parola passa
direttamente ai consumatori. La forza della Disney, così come di molte
altre multinazionali, sta nella propria immagine. La sua debolezza nella
consapevolezza di non poter difendere in nessun modo davanti ai suoi
clienti salari così da fame e condizioni di lavoro così inique. Per
questo, nel tentativo di parare il colpo, e pur di non cedere di fronte
alla richiesta di ispezione nei suoi stabilimenti,la Disney si è
impegnata a far aumentare la paga delle lavoratrici fino a 550 lire l'ora.
Tocca ai consumatori giudicare se il comportamento della Disney è congruo
con la sua immagine di portatrice di valori familiari, e quindi agire di
conseguenza. FONTE: I CARE - MARZO
1997 ANCHE
IN BIRMANIA!!!
Intanto, la Walt Disney resta nell'occhio
del ciclone anche per un'altra triste vicenda: la confezione delle felpe
di Topolino in Birmania. Qui le condizioni dei lavoratori sono ancora
peggiori che in Haiti. Sei centesimi di paga oraria per un monte ore
settimanale superiore alle sessanta. Meno di 300.000 lire all'anno in un
Paese dove la dittatura militare impone i lavori forzati, reprime
brutalmente qualsiasi rivendicazione sindacale, dove non si contano i casi
di sparizioni e massacri. Quella stessa dittatura militare che,oltre ad
imporre una tassa del 5% su ogni esportazione, è diretta proprietaria del
45% degli stabilimenti Yangon nei quali vengono prodotte le felpe.
Nonostante l'amministrazione Clinton abbia condannato la dittatura e posto
la Birmania nella lista dei Paesi fuorilegge (per altro è da qui che
arriva la metà dell'eroina consumata negli U.S.A.), nel '95 l'industri
tessile statunitense ha importato prodotti "Made in Myanmar" per
un totale di 65 milioni di dollari. HAITI:
150 LICENZIATI DALLA DISNEY
Un recente rapporto della
"Disney/Haiti Justice Campaign" ha rivelato che più di 150
lavoratori tessili ad Haiti erano stati licenziati dalla ditta L.V.Myles,
che produce per conto della Disney, allo scopo di reprimere la protesta
dei lavoratori. Numerosi attivisti avevano scritto alla L.V.Myles a New
York o alla Disney in California per denunciare questa ingiustizia. Chuck Champlin, Direttore
delle Comunicazioni per i prodotti Disney, ha parlato recentemente con
attivisti dei diritti sindacali affermando di avere avuto un colloquio con
Yannick Ettienne di "Batay Ouvriye", la quale "non aveva
accennato a questi lavoratori licenziati". Ettienne comunque disse a
"Champaign for Labor Rights" che non aveva fatto cenno ai 150
lavoratori perché il signor Champlin non glielo aveva chiesto. Ettienne
ha confermato che più di 150 lavoratori sono stati licenziati prima che
una squadra di monitoraggio interno della Disney visitasse lo stabilimento
della L.V.Myles. Ettienne ha affermato di aver informato il signor
Champlin che "Batay Ouvriye" avrebbe cercato di ottenere i nomi
dei lavoratori licenziati ma che sarebbe stato più facile farlo tramite
la Disney. Nei contatti con i lavoratori, "Batay Ouvriye" non
chiede ai lavoratori il cognome e i lavoratori si conoscono l'uno con
l'altro solo per nome. Essi scoprono quando uno dei loro compagni è stato
licenziato solo quando qualcun altro prende il suo posto. Il processo di
licenziamento è molto veloce: i lavoratori non ritornano in fabbrica a
dire ai compagni che sono stati licenziati. La maggior parte delle volte
essi ritornano direttamente in campagna. Improvvisamente i lavoratori
conosciuti da "Batay Ouvriye" non si trovano più in fabbrica e
non si possono rintracciare facilmente. La Disney potrebbe
facilmente scoprire quali lavoratori sono stati licenziati e perché
semplicemente chiedendolo alla L.V.Myles. Il Codice di Condotta della
Disney, che secondo Champlin è ora disponibile in francese, stabilisce
che la Disney avrà accesso a "libri e registrazioni relative a
questioni dei lavoratori" di tutte le ditte che lavorano per lei. Il
Codice di Condotta richiede anche che "le manifatture rispetteranno
il diritto dei lavoratori ad associarsi, organizzarsi e negoziare
collettivamente". Esso non menziona il salario minimo ma afferma che
la Disney si aspetta che le fabbriche "riconoscano che i salari sono
essenziali per soddisfare i bisogni di base dei lavoratori". FONTE: CAMPAIGN FOR LABOR RIGHTS - GENNAIO 1998 |
L'impero Agnelli comprende
anche fabbriche di armi coma la SNIA, BPD, la IVECO.
Mini-Guida al consumo critico e al boicottaggio Nuova Edizione Movimento "Gocce di Giustizia" Vicenza, luglio 1998 |
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