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‘O
Mullah
di Carlo Bertani - 18 aprile 2007
Ho
appena terminato di leggere la lettera del Mullah Omar declamata – non
sapevo nulla dell’evento – da Marco Travaglio in TV. Seguo poco lo
schermo TV e noto che la mia vista, man mano, migliora.
Bella lettera, niente da dire: sembra proprio ciò che una certa
sinistra vorrebbe sentirsi raccontare dal vero Mullah Omar. Un Mullah
pacioccone, che non sa nemmeno quanti figli ha: sembra ‘O Mullah di
Forcella, un tizio che potrebbe esibirsi nella passeggiata del
Pazzariello meglio di Totò. Un Mullah che ammette, sì, di non essere
proprio uno stinco di santo, ma che sembra scordare i suoi amici che
sgozzano la gente.
Quante
belle cose racconta, però, ‘O Mullah!
Ci confessa che gli americani lo tradirono perché non volle concedere
la costruzione del gasdotto alla Unocal: peccato che lo sapessimo già
da anni. Sarebbe stato interessante sapere perché non
consentirono agli USA la costruzione di quel gasdotto: gli USA li
finanziavano (già lo “tengo”, direbbe un ragazzino) con i loro
consueti canali e tramite l’ISI Pakistano (N. d. A.) fornivano loro le
armi (mannaggia, ma sarebbe questa una novità?) per combattere i russi.
Gli emissari dei Taliban furono ricevuti più volte
dall’amministrazione Clinton/Bush (fino all’agosto del 2001, N. d.
A.) e poi non li lasciarono costruire ‘sto benedetto oleodotto? Ma che
sono ‘sti Taliban, degli ingrati? Eh sì, dei begli ingrati: ben gli
stanno le bombe, a rispondere sempre di no. Mullah non spiega: che
peccato, speriamo nella prossima e-mail.
Altro
capitolo riguarda la guerra dell’oppio: gli USA ci hanno attaccati
perché avevo proibito di coltivare il papavero!
Nei sotterranei delle multinazionali mafiose – dalla Siberia
all’Alabama – i maledetti s’erano incontrati: quanto ti costa
l’oppio, oggi, John? Non me ne parlare…e a te Ivan? N’occhio. Come
a ‘O Mullah.
Smettiamola di farci prendere per il sedere da ‘sto Mullah: telefona a
Donald. Pronto? Donald? Parli tu con il coglione? Sì…è per la guerra
in Afghanistan, sì, per l’oppio…
A posto Ivan: voi non ci potete pensare…pazienza…ci penseremo noi…
La storia raccontata con le figurine: fate la raccolta! Tre Omar in
cambio di un Bin Laden!
Si
lamenta ‘O Mullah, e in fondo ha ragione: perché coprirci di bombe
soltanto perché non volevamo coltivare i papaveri?
Ha ragione perché i papaveri saranno pure una buona rendita, ma il
povero Mullah (manco sa quanti figli ha…) non può sapere della
cupidigia cinese per il petrolio del Kazachistan. Da San Toro non si può
nominare
E che sarebbe successo se avessero costruito un oleodotto Unocal,
nord-sud, ed uno cinese est-ovest? Che nel bel mezzo dell’Afganistan
si sarebbero incrociati. Questo ‘O Mullah lo sapeva: una Croce?!? Non
sia mai…peccato che non l’abbia raccontato, ma non disperiamo e
preghiamo per una nuova missiva.
C’è
poi il capitolo che riguarda Bin Laden: “n’amic’’” verrebbe da
dire, “nu cumpagn ‘e scuola”. Quante bbuono o Bin Laden! Quando
tenevamo bisogno ci dava i dollari, e tanti – perché, ‘O Bin, tiene
i dollari sauditi, robba buona – e noi, in cambio, volevamo fornire
agli americani le coordinate del suo rifugio. Begli ingrati pure con Bin.
Le coordinate? Ma se Bin Laden viveva – questo lo sapevano tutti i
giornalisti occidentali, anche quelli di Radio Strufuglia – alla
periferia ovest di Kabul, in una residenza protetta che lasciò solo
quando scesero i tagiki della buonanima Massud? Mannaggia ‘stu Mullah:
ma quanto ci mettono le e-mail a giungere dall’Afghanistan? No, perché
sembra roba vecchia di anni.
Non
manca nemmeno il richiamo tardo-sovietico – c’era forse in studio
anche Giulietto Chiesa? – sulla “virilità” dell’Armata Rossa:
quelli sì che erano uomini, loro sì che scendevano le valli per
combatterci porta a porta…pardon…viso a viso. Prima della
trasmissione hanno forse proiettato l’anteprima di “
‘O
Mullah si riscatta poi citando Agostino – e poteva mancare un po’ di
sapienza per il volgo? – richiamando niente di meno che il De Civitate Dei: l’ecumenismo è giunto anche a Kandahar! Papa
Ratzinger deve smetterla d’accusare le altre confessioni di grufolare
nel peccato!
Il troppo stroppia, narra il proverbio, e allora si conclude con il
miglior Arbore, quello di “Ma la notte no”: altrimenti non
s’ottiene l’effetto nazionalpopolare finale, quello che tutto
intruglia e confonde, cosicché tanta gente crede d’aver seguito una
gran pagina di comunicazione.
Con
il sempreverde richiamo al “meditate, gente, meditate”, anche i
bambini vanno a letto dopo Carosello contenti, ed i loro genitori
sognano d’aver saputo tutto sull’Afghanistan. Evidentemente, ‘O
Mullah ha ricevuto i DVD della trasmissione di Arbore (mannaggia, ma
quanto tempo ci mette ‘sta roba ad arrivare a Kandahar?!?), oppure
glieli avrà inviati Travaglio in allegato. Presto riceverà anche le
cassette di “Studio Uno” (con le gambe delle Kessler! Per uno
abituato ai burka…) e il DVD di “Novecento” di Bertolucci, così
la prossima volta ci terrà una bella lezione sul rapporto fra proletari
e sottoproletari negli slum afgani.
Immagino
un ex parlamentare europeo – tale Santoro – che rimbecca Travaglio,
e i due si passano la battuta l’un l’altro: i De Rege d’Egitto,
pardon, d’Afghanistan. Meglio l’originale.
E questo sarebbe il giornalismo per il quale abbiamo gridato allo
scandalo quando Berlusconi cacciò proprio Santoro, Biagi e Luttazzi?
Speriamo nel ritorno di Biagi.
Di Luttazzi non si sa più nulla: che sia finito in Afghanistan? Forse
tornerà con un’intervista esclusiva a Bin Laden, nella quale magari
ci magnificherà il restauro della Sistina e ci racconterà che le donne
afgane sotto il burka portano il reggicalze. Cosa peraltro accertata da
fonti attendibili, mica da Omar: quello manco sa quanti figli ha per il
mondo…
Il
bello della vicenda è che ci sono cascati anche i Soloni della
controinformazione e della geopolitica! Ma facitece o’ piacere. La
prossima volta che qualcuno brucerà una bandiera americana, si griderà
nuovamente allo scandalo e si richiameranno all’ordine le masse
inquiete. Intanto si glissa sul doloroso, tremendo peso lasciato
dapprima sulle spalle di Gino Strada, per poi tradirlo più volte: oltre
al De Civitate, sarebbe meglio
rileggere qualche volta anche i Vangeli. Già, ma questo non era
previsto nel copione: gli azionisti di San Toro darebbero pollice verso,
ed il povero giornalista non troverebbe più – alla bisogna – uno
scranno a Bruxelles che lo attende.
Si
può anche fare della satira – ed il mullah Maqtar-Al-Travagl è bravo
– ma si deve fare molta attenzione a non confondere la satira con la
realtà: abituati a decenni di “tritatutto” TV, il rischio è che
qualcuno possa credere che le cose stiano veramente come le raccontano i
due mullah.
Ora, glissiamo sul vero Omar, ma l’Omar nostrano non può far finta di
non sapere che tutti i guai dell’Afghanistan derivano soltanto – in
tempi recenti – dallo scontro fra Occidente e Russia per il controllo
dell’Asia Centrale. D’altro canto, non possiamo certo attenderci che
lo racconti il vero Omar. Quello nostrano, però…
In tempi meno recenti, invece, tutto ciò che accade nel Vicino e nel
Medio Oriente deriva dal crollo, quasi contemporaneo, degli imperi
asburgico, ottomano e britannico. Non ci sono altre spiegazioni: è il
vuoto – mai riempito – lasciato da tre imperi che mantenevano “in
naftalina” un territorio che va dalla Bosnia alla Cina. Mica
scherzetti da Mullah.
Un’altra
buona e-mail potrebbe giungere da Thomas Edward Lawrence – Lawrence
d’Arabia – quando inviava le sue cronache ai giornali britannici
dall’Iraq, denunciano il disastro nel quale versava il paese sotto
l’amministrazione britannica. Era sempre Iraq, ma quello del 1920.
Qualcuno sapeva che – nel 1941 – l’Italia inviò un contingente
aeronautico nel nord dell’Iraq, con la complicità del governatore
francese (di Vichy) della Siria per combattere gli inglesi? No, queste
cose i Mullah o non le sanno, o non le vogliono raccontare.
Senza
chiarire le radici, rimangono soltanto gli scherzi da prete. Pardon, da
Mullah.
Carlo
Bertani articoli@carlobertani.it
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