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Prima
modificano e manipolano il clima (vedi Haarp, scie chimiche, ecc.), poi
fanno propaganda mediatica (grazie al massone Albert Arnold Gore
junior), e infine brevettano le sementi in grado di resistere ai
cambiamenti da loro provocati (siccità, grandine, alluvioni, salinità
crescente del suolo, ecc.).
Sempre la solita strategia: Problema - Reazione - Soluzione.
Prima creano (o accentuano) il problema (Global warming), lo amplificano
ad hoc, poi aspettano la Reazione per proporre infine la grande
Soluzione (sementi transgeniche).
La situazione è questa. Prima che sia troppo tardi, perché non creare
"banche delle sementi" in ogni città e/o paese?
Banche dove conservare le sementi a rischio estinzione o sparizione,
fatte in maniera intelligente e ovviamente senza troppa pubblicità....
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Monsanto
brevetta le sementi per il «global warming»
Maurizio
Blondet, tratto da www.effedieffe.com/content/view/3509
Il Salame, dopotutto, non è solo un Salame. Ha appena detto che, dati i rincari alimentari, è venuto il momento di seminare OGM: apparentemente una pura idiozia, dato che le sementi modificate non aumentano i raccolti. Ma forse, Berlusconi era ben informato di quel che si prepara nei laboratori di Frankenstein.
Le grandi firme del business genetico - Monsanto, Bayer, BASF, Syngenta & Co. - hanno depositato insieme ben 532 brevetti di sequenze genetiche «che favoriscono l’adattamento ai cambiamenti climatici» delle piante. Il 49% di questi brevetti sono di due sole ditte, Monsanto e BASF: le stesse mega-corporation che nel maggio 2007 hanno stretto fra loro un accordo di ricerca per sviluppare sementi resistenti a condizioni climatiche estreme, desertificazione, tropicalizzazione, alluvioni, salinità crescente dei suoli. I due colossi ci spendono 1,5 miliardi di dollari.
«Il
più grande accordo privato di ricerca mai stipulato», commenta ETC
Group, il gruppo di ricerca indipendente canadese che ha denunciato
l’accordo (1). Vuol dire che intendono guadagnarci dieci volte
tanto. O cento.
«Si concentrano sui geni ‘climatici’ perchè per loro è una
occasione d’oro per spingere gli OGM come soluzione al problema del
clima», scrive ETC: «Queste tecniche proprietarie finiranno per
concentrare il potere della corporations, aumentare i costi, inibire la
ricerca indipendente e minacciare il diritto dei coltivatori a farsi le
proprie sementi e a scambiarsele».
In altre parole: questa direzione di ricerca così titanicamente finanziata è intesa ad imporre il modello agro-industriale anche nel nuovo clima, proprio mentre la comunità degli agronomi sostiene che, per far fronte ai cambiamenti climatici, la soluzione è il sostegno ai piccoli coltivatori e all’agricoltura autarchica da autoconsumo.
Nell’aprile
scorso, un rapporto ONU scritto da scienziati della coltivazione aveva
consigliato appunto la seconda soluzione, a misura umana, citando anche
vari esempi in cui l’agronomia classica (non ingegneristica) è
riuscita a selezionare dei risi che crescono in condizioni di estrema
aridità.
Monsanto e le altre si affannano a brevettare praticamente tutte le
varietà naturali anche allo scopo di sbarrare il passo alla ricerca da
parte di organismi pubblici e ai contadini che, in tante parti del
mondo, già da secoli usano sementi adatte al clima estremo.
«Se
le compagnie multinazionali controllano i geni-chiave della resistenza
alla aridità in culture transgeniche», scrive ETC, «i ricercatori
pubblici saranno accusati di violare i diritti di proprietà».
Infine, la creazione di piante geneticamente modificate resistenti a
climi estremi solleva molti problemi scientifici ancora non risolti: il
gene introdotto per resistere alla mancanza d’acqua può - come sanno
gli scienziati del settore - dare alla pianta anche altre
caratteristiche, impreviste. E’ il fenomeno biologico detto «pleiotropia».
Niente da fare: è cominciata la colossale opera di marketing e di lobby per «vendere» la soluzione transgenica al «global warming». Con la distribuzione di grandi mazzette, pardon «contributi alla ricerca», per coinvolgere e tacitare i laboratori pubblici di ricerca più grossi, come il Cimmyt (Centro internazionale di miglioramento del mais e del frumento) e il CGIAR (Gruppo consultivo internazionale di ricerca agricola).
Per
esempio, il Cimmyt ha ricevuto 47 milioni di dollari dalla Bill &
Melinda Gates Foundation
(il miliardario monopolista di Microsoft) per diffondere gli OGM in
Africa. E i Paesi africani si sono visti imporre da USA e Brasile
l’obbligo di adottare alberi transgenici (con il pretesto di ricavarne
biocarburanti da cellulosa) alla Conferenza per la biodiversità
tenutasi a Bonn il 30 maggio scorso. Gli africani volevano una
moratoria, per capire l’effetto che questi alberi avranno
sull’ecosistema. Niente: devono piantarli, e zitti. E il tutto, in
nome della «biodiversità». Evidentemente, gli organizzatori saranno
stati «finanziati».
Non manca la grancassa pubblicitaria per il promettente business. In
coincidenza con la conferenza FAO per l’alimentazione e
l’agricoltura di Roma, Monsanto, dalla sua sede di Saint Louis - ha
emanato un altisonante «impegno in tre punti».
La
Monsanto si impegna a «raddoppiare la produttività di mais. Soya e
cotone nel 2030», a «sviluppare sementi che ridurranno di un terzo le
risorse d’acqua e fertilizzanti richieste»,
e «migliorare la vita dei contadini, fra cui cinque milioni dei più
poveri, entro il 2020».
I contadini che ci hanno avuto a che fare lo sanno bene:
Nei prossimi mesi, fate attenzione a quanti giornali ripeteranno quelle
frasi dettate da Saint Louis. Berlusconi, lui, s’è portato avanti: ha
fatto il suo spot per Monsanto prima di tutti.Forse crede che
Note:
1) «Patenting the climate
genes and capturing the climate agenda», ETC, maggio-giugno 2008. ETC
sta per Action Group on Erosion, Technology and Concentration.
2) Per conoscere i metodi
intimidatori praticati da Monsanto, sarà utile leggere «Monsanto’s
harvest of fear», di Donald Barlett e James Steele, pubblicato su
Vanity Fair il maggio 2008. «Monsanto already dominates America’s
food chain with its genetically modified seeds. Now it has targeted milk
production. Just as frightening as the corporation tactics - ruthless
legal battles against small farmers - is its decade long history of
toxic contamination». La Monsanto è dominata dalla famiglia ebraica
Shapiro.