Home Page - Contatti - La libreria - Link - Cerca nel sito - Pubblicità nel sito - Sostenitori |
Il
mondo è sempre meno sicuro!
Marcello
Pamio
I militari italiani
sono in Iraq per una «missione
umanitaria», per aiutare la popolazione
irachena a ritrovare quella indipendenza e libertà che il regime di Saddam Hussein
ha privato per tanti decenni.
Queste sono le motivazioni ufficiali che il governo italiano propaganda
da mesi e che nessuno (secondo loro) per coscienza può criticare. Non è giusto
infatti attaccare una missione di pace che interviene per portare aiuti,
costruire ponti, scuole e istruire la polizia. Non è giusto chiedere il
ritiro immediato delle truppe dove gli
scontri e i morti (solamente negli ultimi due giorni quasi cento persone
sono decedute) tra la popolazione e le truppe alleate sono
all’ordine del giorno.
Proprio ieri anche la nostra missione «umanitaria» ha avuto un "piccolo"
scontro armato con
un gruppo di miliziani, per la liberazione di un
ponte sull’Eufrate. Risultato: dodici feriti tra gli italiani e ben 15
iracheni morti!
Questo tragico episodio risponde indirettamente alle affermazioni
rilasciate dall’onnipresente premier Silvio Berlusconi, e da tutti i
suoi succubi ministri nonché parlamentari che hanno appoggiato una simile
missione (pure gli ipocriti che si spacciano per cristiano-democratici),
secondo le quali i nostri soldati in Iraq NON sono in guerra e NON
possono tornare abbandonando la popolazione al loro destino!
E’ arrivato allora il momento che i nostri cari governanti, invece di sparare fandonie e
condizionare le masse attraverso comparizioni in ogni trasmissione
televisiva, si prendano una volta per tutte la responsabilità delle
cose che dicono e delle cose che fanno. Hanno votato per mandare i
soldati a morire in una guerra unilaterale voluta dagli Stati Uniti per
interessi, che vedremo prettamente economici, nonostante l’opinione
pubblica italiana era contraria? Bene se ne assumano tutte le
responsabilità, ivi compresi i morti che tale missione ha provocando e
provocherà in futuro.
Per quanto ci riguarda, giusto o
sbagliato che sia, la nostra coscienza chiede che le truppe italiane,
spagnole, olandesi, statunitensi, britanniche, australiane, ecc. tornino
a casa immediatamente lasciando il territorio in mano alle Nazioni
Unite, con un intervento formato da truppe mediorientali - che conoscono
lingua, cultura e religione – e che non hanno partecipato direttamente
all’invasione straniera! Solo in questo modo sarà possibile il
passaggio graduale ad un governo iracheno indipendente, se è veramente questo ciò
che vuole la coalizione.
Il dubbio è lecito perché stiamo assistendo, con arrogante prepotenza
e una innata «incoscienza», alla prosecuzione dell’invasione delle
truppe alleate che – stando alle dichiarazioni ufficiali - per niente
al mondo lasceranno il paese il 30 giugno 2004. I militari statunitensi
infatti, rimarranno in Iraq per oltre due anni dopo il passaggio al
governo «fantoccio» che a fine giugno dovrebbe subentrare. Ma se ci
pensiamo è ovvio: le corporazioni industriali della telefonia,
dell’energia e del petrolio, come Bechtel, Halliburton, per dirne un
paio (tutte stranamente collegate ai vertici dell’alleanza
anglo-britannica) si sono integrate nel tessuto sociale e non possono
essere lasciate in balia di un paese incivile; hanno bisogno di un
supporto logistico-militare. Per questo e molto altro ancora, la data del 30 giugno
è la classica propaganda mediatica per imbonire le masse e rassicurare
il mondo intero.
Un mondo che dopo
la guerra in Iraq secondo l'astuto George W. Bush sarebbe più sicuro.
Forse il cervello del presidente statunitense, a causa dell’abuso di
cocaina e alcool fatto in passato, si è danneggiato a tal punto che le sinapsi non
collegano i sempre più
crescenti attentati terroristici alla totale mancanza di sicurezza globale!
Oggi il mondo NON è più sicuro di prima e il motivo, secondo i
filoamericani è che dall’11 settembre il mondo non è stato più lo
stesso!
Effettivamente dopo il crollo delle torri gemelle, sull'intero pianeta
si è stretta ulteriormente la morsa del potere, e il gruppo elitario
che ne muove le fila dall'alto sta facendo di tutto per iniettare nella
società il virus dello scontro fra civiltà (ne sa qualcosa la
"controllata" Fallaci): occidente contro Islam, incolpando l’ex agente stipendiato dalla
CIA, Osama bin
Laden o qualche altra cellula impazzita di al-Qaeda di ogni vile
attentato. Contemporaneamente stanno infiammando volutamente il
Medioriente prima con la guerra in
Afghanistan e poi con quella ancora più vergognosa in Iraq, e sia non
intervenendo in Israele, ben sapendo
che le reazioni tremende non sarebbe tardate.
Il sospetto è allora che qualcuno stia fomentando una strategia del terrore
per qualche scopo occulto di controllo globale: più infatti la
popolazione mondiale è terrorizzata, ha paura e più è facile
controllarla!
Attraverso la relazione: problema ->
reazione ->
soluzione, questi signori stanno realizzando i loro progetti di dominio.
Per capire come questo
potere lavora basta osservare con occhi attenti la guerra in Iraq. E' un
ottimo esempio.
L’obiettivo finale (soluzione) fin dall’inizio era quello di
conquistare il paese per controllarne l’economia, per tanto era
necessaria una valida motivazione (armi di distruzione di massa) per far
sì che la gente accettasse senza indignazione l’invasione.
Problema (armi di distruzione di massa o a seconda Saddam Hussein);
Reazione (invasione militare del paese con circa 15.000 morti tra i
civili);
Soluzione (controllo totale dell’Iraq).
Voluta unilateralmente dagli States per mettere fuori uso le armi di
distruzione di massa di Saddam, si è rivelata per quello che realmente
è: controllo di una zona strategica in pieno Medioriente, controllo
delle risorse petrolifere (terzo posto al mondo per riserve dopo Arabia
e Russia[1])
e di conseguenza dell’OPEC, nascita di gruppi eversivi e aumento del
terrorismo fondamentalista, allontanamento della causa di liberazione
palestinese.
Lo stesso Colin Powell ha recentemente dichiarato che le pericolosissime
armi sono state per così dire «inventate» diplomaticamente per poter
intervenire là dove l’amministrazione voleva intervenire: ben prima
dell’11 settembre. Ripeto per tutti coloro che giustificano ogni
guerra o intervento armato americano ricordando sempre e solo le persone
morte al Word Trade Center: l’attacco in Iraq è stato pensato e
studiato prima dell’11 settembre 2001. E se dobbiamo dire le cose come
stanno, l’intervento militare in Iraq ha provocato cinque volte i
morti di Manhattan: oltre 15.000 morti!
Per certi versi la
guerra in Iraq è stata anche una
guerra contro l’euro, quindi contro l’Europa stessa. Saddam Hussein infatti
dal 2001 aveva intenzione di abbandonare il dollaro come moneta di
scambio per il petrolio per passare alla moneta unica europea (stessa
cosa è stata iniziata dall’Iran). L’Iraq è il secondo produttore
di petrolio dell’OPEC e una simile decisione avrebbe provocato un
contraccolpo all’economia statunitense, già di per sé in grossa
crisi, di proporzioni inimmaginabili!
Quindi le famose armi di Saddam non erano missili a testata nucleare o bombole di gas
nervino, ma il cambio petrolio-euro: un’arma molto pericolosa che
avrebbe sicuramente «distrutto la massa economica» statunitense in men
che non si dica.
L’Italia in tutto questo gioca un ruolo interessante, perché
l’ENI, prima della guerra aveva avviato dei negoziati assieme alla
spagnola Repsol, con il governo iracheno per il giacimento di Nassiriya[2].
Esattamente la stessa città dove sono dislocati i nostri militari e
carabinieri per la missione umanitaria! E’
veramente una fortuna che il battaglione italiano sia
proprio sopra il giacimento da 1,9 miliardi di barili di petrolio, perché
una volta che il governo fantoccio democratico sarà instaurato in Iraq
dagli USA, l’ENI si troverà nel posto e nel momento giusto. Con la
"sete" di petrolio che c'è in giro per il mondo, se l'Italia
tornasse a casa dall'Iraq prima di un intervento ONU, rischierebbe di
perdere - nonostante il peso dei carabinieri morti - il permesso alla
trivellazione...
Fintantoché i governi mettono gli interessi economici corporativi prima
delle persone, della vita e dell'amore, il mondo sarà sempre meno
sicuro!