Home Page - Contatti - La libreria - Link - Cerca nel sito - Pubblicità nel sito - Sostenitori |
L’ing. Mordechai Vanunu condannato a 6 mesi
4
luglio 2007 - Tratto da http://www.voltairenet.org/article149681.html
Il 2 luglio 2007, Mordechaï
Vanunu è stato condannato dalla "giustizia" israeliana a
6 mesi di prigione e 6 mesi con rinvio per avere rotto la "sua
promessa di silenzio", cioè non per avere espresso opinioni
illegali, ma per essersi espresso!
Liberato nel
Dopo la sua liberazione, gli era stato vietato di lasciare il
territorio e parlare con stranieri senza l'accordo della censura
militare, poiché quest’ultima temeva che le sue prove su fatti
tuttavia vecchi di oltre 20 anni potevano rilanciare la polemica
sull'arsenale israeliano costituito in stretta collaborazione con il
regime di segregazione sudafricano e sulla natura del regime sionista.
Ignorando le restrizioni che gli erano state imposte, Mordechaï Vanunu
ha dato 6 interviste alla stampa straniera - di cui una a
voltairenet.org.
Egli ha ribadito la sue prove, quello che aveva potuto vedere a
Dimona, grazie alle responsabilità che aveva. È anche ritornato sulle
condizioni del suo prelievo da parte del Mossad in Italia, nel 1986, e
del processo tenuto ad porte chiuse, lontano dalle macchine
fotografiche.
Soprattutto, ha espresso la sua analisi in merito alla dottrina nucleare
israeliana che mira, secondo lui, non a dissuadere i suoi avversari, ma
a mantenere un regime di segregazione.
Mordechaï Vanunu ha annunciato che farà appello della sua condanna.
Mordechai
Vanunu: “E’ perchè Israele
possiede la bomba atomica che può praticare l’apartheid senza timore”,
a cura di Silvia Cattori
Tratto da http://www.voltairenet.org/article133657.html
Nel
1986, Mordechai Vanunu, ingegnere presso il centro di Dimona, rivelò al
Sunday Times, l’esistenza del programma nucleare militare israeliano.
Rapito in Italia dal Mossad subito dopo aver preso contatto con
giornalisti britannici e prima che il loro articolo fosse pubblicato, fu
processato a porte chiuse (in Israele) e condannato a 18 anni di
prigione. Sebbene gli sia vietato di contattare la stampa, ha risposto
alle domande di Silvia Cattori che lo ha intervistato per il Réseau
Voltaire.
Silvia Cattori: Quale era il suo lavoro in Israele prima che agenti
del Mossad la rapissero a Roma nell’ottobre 1986?
Mordechai Vanunu: Da nove anni lavoravo al centro di ricerche in
armamenti di Dimona, nella regione di Beer Sheva. Poco prima di lasciare
quel lavoro, nel 1986, avevo scattato delle fotografie all’interno
dell’impianto per mostrare al mondo che Israele nascondeva un segreto
nucleare. Il mio lavoro a Dimona consisteva nel produrre elementi
radioattivi utilizzabili per fabbricare bombe atomiche. Sapevo
esattamente quali quantità di materia fissile venivano prodotte, quali
materiali erano utilizzati e quali tipi di bombe venivano fabbricate.
Silvia Cattori: Rivelare al mondo – da solo – che il suo paese
deteneva segretamente l’arma nucleare..., non significava correre un
grandissimo rischio?
Mordechai Vanunu: Se decisi di farlo, fu perchè le autorità
israeliane mentivano. Si profondevano, ripetendo che i responsabili
politici israeliani non avevano nessuna intenzione di dotarsi di armi
nucleari. In realtà, producevano molte sostanze radioattive che
potevano servire a un solo fine: fabbricare bombe nucleari. Si trattava
di quantità importanti: ho calcolato che all’epoca – nel 1986! -
avevano già 200 bombe atomiche. Avevano anche cominciato a produrre
bombe all’idrogeno, molto potenti. Per questo decisi di far sapere al
mondo intero ciò che tramavano nel più grande segreto. E inoltre,
volevo anche impedire che gli israeliani utilizzassero le bombe
atomiche, al fine di evitare una guerra nucleare in Medioriente. Volevo
dare un contributo per portare la pace in questa regione. Dal momento
che Israele deteneva già armi superpotenti, esso poteva fare la pace:
non doveva più temere una qualche minaccia palestinese, nè araba,
perchè possedeva tutto l’armamento necessario alla propria
sopravvivenza.
Silvia Cattori: Lei era preoccupato della sicurezza dell’intera
regione?
Mordechai Vanunu: Si, assolutamente. Certo, non è per il popolo
israeliano che ho fatto ciò che ho fatto. Gli israeliani avevano eletto
quel governo e quel governo aveva deciso di dotarli di armi nucleari.
Lei sa, tutti gli israeliani seguono molto da vicino la politica del
governo israeliano.... Ma, per quanto mi riguarda, io ragionavo dal
punto di vista dell’umanità, dal punto di vista di un essere umano,
di tutti gli esseri umani che vivono in Medioriente, ed anche, di tutti
gli esseri umani che vivono nel mondo intero. Perchè ciò che Israele
aveva fatto, anche molti altri paesi avrebbero potuto fare. Per questo
decisi, nell’interesse dell’umanità, di far conoscere al mondo
intero il pericolo che rappresentavano le armi nucleari segrete di
Israele. Nel 1986, si era in piena guerra fredda e le armi nucleari
proliferavano. Si stavano diffondendo in diversi paesi ancora non
nucleari, come l’Africa del Sud, ed altri. Il pericolo rappresentato
dalle armi nucleari era reale. Oggi questo pericolo è diminuito.
Silvia Cattori: Era consapevole del pericolo a cui lei si esponeva?
Perchè proprio lei, in particolare, doveva correre un così grande
rischio, e nessun altro?
Mordechai Vanunu: Certo, sapevo cosa rischiavo. Ma quello che io
potevo fare, nessun altro avrebbe potuto farlo. Sapevo che avrei dovuto
vedermela con il governo israeliano. Non è come se io fossi stato uno
che se la prendeva con interessi privati; sapevo che me la prendevo
direttamente con il governo israeliano e con lo stato ebraico
israeliano. Sapevo quindi che potevano punirmi, che potevano uccidermi,
fare di me assolutamente tutto ciò che volevano. Ma sentivo la
responsabilità di dire la verità al mondo. Nessun altro all’infuori
di me era in grado di farlo: era dunque mio dovere farlo. Qualunque
fosse stato il rischio.
Silvia Cattori: La sua famiglia, in quel momento, l’ha sostenuta?
Morechai Vanunu: I membri della mia famiglia sono stati
incapaci di capire la mia decisione. Per loro, la cosa più sconvolgente
fu scoprire che mi ero convertito al cristianesimo. Per loro: questo era
più dannoso, più doloroso dell’aver rivelato i segreti nucleari
d’Israele... Io li rispetto, essi a loro volta rispettano la mia vita.
Siamo rimasti in buoni termini, ma non ci frequentiamo più.
Silvia Cattori: Lei si sente solo?
Mordechai Vanunu: Si. Certo, sono solo, qui nella cattedrale di San
Giorgio. Ma ho molti amici che mi sostengono.
Silvia Cattori: In quali condizioni lei è stato processato e
imprigionato?
Mordechai Vanunu: Il mio processo si è tenuto nel segreto più
assoluto. Ero solo, col mio avvocato. Sono stato condannato per
spionaggio e tradimento. Le autorità israeliane si sono vendicate di me
tenendomi isolato in cella durante tutta la durata del processo. Non
autorizzavano nessuno a vedermi o a parlarmi, e mi proibivano di
rivolgermi ai media. Hanno pubblicato molta disinformazione a mio
riguardo. Il governo israeliano ha utilizzato tutto il suo potere
mediatico per fare un lavaggio di cervello all’opinione pubblica. Per
fare un lavaggio di cervello anche ai giudici, al punto di convincerli
della necessità di mettermi in prigione. Così il mio processo è stato
tenuto segreto e i media non hanno potuto accedere alla verità; non
hanno potuto ascoltarmi. La gente era convinta che io fossi un
traditore, una spia, un criminale. Non ci fu nemmeno un atomo di
giustizia in quel processo. Ma non c’è stato solo il processo: la
cosa più crudele fu l’isolamento, in prigione. Non mi hanno punito
solo con la prigione, ma anche isolandomi totalmente, spiandomi in
permanenza, per mezzo di cattivi trattamenti particolarmente malvagi e
crudeli: hanno tentato di farmi perdere la calma, hanno tentato di farmi
pentire di ciò che avevo fatto. Sono stato segregato, per 18 anni, di
cui 11 e mezzo in isolamento totale. Il primo anno, hanno collocato
delle videocamere nella mia cella. Hanno lasciato la luce accesa tre
anni di fila! Le loro spie mi picchiavano di continuo, mi impedivano di
dormire. Sono stato sottomesso ad un trattamento barbaro; hanno tentato
di spezzarmi. Il mio obiettivo era di tenere duro, di sopravvivere. E ci
sono riuscito! ....
Silvia Cattori: Per fortuna, lei non è stato impiccato alto e corto,
come pure avrebbe voluto l’allora Ministro della Giustizia, Tommy
Lapid. Lei ha tenuto duro, ed è stato rilasciato il 21 aprile 2004.
Aveva da poco compiuto 50 anni.
Mordechai Vanunu: Se mi hanno rilasciato, è solo perchè avevo
scontato i 18 anni di prigione a cui mi avevano condannato. Volevano
uccidermi. Ma, in fin dei conti, il governo israeliano ha deciso di non
farne nulla.
Silvia Cattori: Nell’aprile 2004, le televisioni hanno mostrato la
sua uscita dalla prigione. Il mondo ha allora scoperto quello che le era
successo. Lei è apparso davanti alle telecamere felice, determinato,
combattivo: l’opposto di un uomo spezzato...
Mordechai Vanunu: Uscire dalla prigione, andare a parlare al mondo
intero, festeggiare tutto ciò... dopo 18 anni di prigionia, di
interdizione di tutto: ... fu un grande momento...
Silvia Cattori: I suoi carcerieri non sono dunque riusciti a spezzarla
mentalmente?
Modechai Vanunu: No; assolutamente. Il mio obiettivo era
uscire, e parlare al mondo intero, di far capire alle autorità
israeliane che avevano fallito. Il mio scopo era sopravvivere, e questa
è stata la mia vittoria contro tutte queste organizzazioni di
spionaggio. Sono riusciti a rapirmi, a trascinarmi davanti al loro
tribunale, a tenermi in prigione, in segregazione, per 18 anni... ma io
sono sopravvissuto a tutto ciò. Ho sofferto, certo; ma sono
sopravvissuto. Malgrado tutti i loro crimini, sono sempre vivo, e godo
addirittura di ottima salute! Sono forte di costituzione; è
senz’altro grazie a ciò che ho superato la prova.
Silvia Cattori: Cosa l’ha aiutata a tenere duro?
Mordechai Vanunu: La mia fermezza. La convinzione che avevo avuto
ragione di fare quello che avevo fatto. La volontà di far loro capire
che, qualunque cosa facessero per punirmi, io avrei continuato a restare
in vita.
Silvia Cattori: Qual’è il più grande ostacolo che lei deve
affrontare, attualmente?
Mordechai Vanunu: Mi si proibisce di lasciare Israele. Sono stato
liberato dalla prigione, ma qui in Israele, sono in una grande prigione.
Vorrei lasciare questo paese, andarmene a godere della libertà nel
vasto mondo. Ne ho abbastanza del potere israeliano. L’esercito può
venirmi ad arrestare in ogni momento, può punirmi. Sento di essere alla
loro mercé. Vorrei tanto vivere lontano da qui, molto lontano da qui...
Silvia Cattori: Quando Israele le permetterà di lasciare il paese?
Mordechai Vanunu: Non ne so nulla. Mi hanno proibito di lasciare
Israele per un anno. L’anno è trascorso, hanno rinnovato
l’interdizione per un altro anno, che terminerà il prossimo aprile.
Possono ancora prolungare l’interdizione tanto quanto gli farà
piacere....
Silvia Cattori: Come vede lei il Trattato di non proliferazione
nucleare nel momento in cui, nel caso di Israele, si tollera
“l’ambiguità nucleare”, mentre si mette costantemente sotto
torchio l’Iran – un paese che, da parte sua, si sottomette alle
ispezioni?
Mordechai Vanunu: Tutti i paesi dovrebbero aprire le porte alle
ispezioni internazionali e dire la verità su quello che stanno facendo,
segretamente, in tutti gli impianti nucleari di cui dispongono. Israele
non ha firmato il Trattato di non proliferazione nucleare. Circa 180
paesi l’hanno fatto, tra cui tutti i paesi arabi. L’Egitto,
Silvia Cattori: L’Iran, che pure tiene fede ai suoi obblighi e
accetta le ispezioni dell’ONU, viene tuttavia minacciato di sanzioni.
Israele, che si è dotato dell’arma nucleare e rifiuta qualsiasi
ispezione dell’AIEA, non è oggetto di alcuna azione penale. Perchè
questi “due pesi e due misure” da parte degli Stati Uniti, ma anche
dell’Europa?
Mordechai Vanunu: Certo; ma è ancora peggio di quello che dite: non
solo non se la si prende con Israele, ma lo si aiuta in segreto. C’è
una cooperazione segreta tra Israele e
Silvia Cattori: L’Iran non è allora una minaccia, come affermano
Israele e gli Stati Uniti?
Mordechai Vanunu: Essendo sottoposto al controllo degli ispettori
dell’AIEA, l’Iran non rappresenta alcun pericolo. Gli esperti
occidentali sanno perfettamente quale è la natura del programma
nucleare iraniano. Al contrario di Israele, che non lascia nessuno
accedere alle sue istallazioni nucleari. Questa è la ragione per cui
l’Iran ha deciso di proseguire nel suo programma e dire al mondo
intero: “Non potete esigere da noi più trasparenza, mentre continuate
a chiudere gli occhi su quanto succede in Israele!” Tutti gli arabi
vedono, da quarant’anni, che Israele ha delle bombe atomiche e che
nessuno fa nulla contro questa situazione. Fintantoché il mondo
continuerà ad ignorare le armi atomiche di Israele, non si potrà
permettere di dire alcunché all’Iran. Se il mondo è veramente
preoccupato, e vuole sinceramente mettere un termine alla proliferazione
nucleare, che cominci dall’inizio, vale a dire: da Israele!...
Silvia Cattori: Lei deve sentirsi irritato, quando sente dire a
Israele, il quale non è in regola, che è pronto a bombardare l’Iran,
che, da parte sua, fino a questo momento, non è assolutamente
contravvenuto a nessuna regola!
Mordechai Vanunu: Si; questo mi fa perdere la calma. Non abbiamo
nulla da rimproverare all’Iran: prima di fare alcunché contro un
qualsiasi altro paese, ci si deve occupare del caso israeliano. Se
qualcuno vuole prendersela con l’Iran, deve preliminarmente
prendersela con Israele. Il mondo non può ignorare ciò che fa Israele,
in questo campo, da più di quarant’anni. Gli Stati Uniti dovrebbero
obbligare Israele a firmare il Trattato di non proliferazione nucleare.
Ed è anche l’ora per l’Europa di riconoscere ufficialmente che
Israele possiede bombe atomiche. L’insieme del mondo arabo dovrebbe
essere estremamente preoccupato sentendo tutti questi discorsi che
incriminano l’Iran, privo di armi atomiche, e che continuano ad
ignorare Israele.
Silvia Cattori: Quali stati hanno cooperato con Israele?
Mordechai Vanunu: Israele ha aiutato
Silvia Cattori: L’Africa del Sud non ha forse aiutato Israele, fino
al 1991?
Mordechai Vanunu: Effettivamente è in Africa del Sud, nel deserto,
che Israele ha effettuato i suoi test nucleari...
Silvia Cattori: Negli anni sessanta, il presidente Kennedy avrebbe
richiesto, sembra, che ci fossero delle ispezioni a Dimona, in Israele.
Lei vede qualche legame tra questa richiesta e il suo assassinio?
Mordechai Vanunu: Ritengo che all’epoca di Kennedy, gli Stati Uniti
si opponessero al programma nucleare israeliano. Kennedy ha cercato di
fermare Israele, in questo campo, ma il suo assassinio non gli ha
lasciato il tempo... Secondo me, il movente dell’assassinio di Kennedy
è legato alla diffusione di armi nucleari in Israele e in altri paesi.
Coloro che lo hanno assassinato erano favorevoli alla disseminazione
nucleare. Grazie all’eliminazione dell’importuno Kennedy, la
proliferazione ha potuto continuare. Di fatto, i presidenti Johnson e
Nixon [succeduti a Kennedy, ndt] non ci vedevano alcun inconveniente:
hanno lasciato fare Israele. Constatiamo semplicemente che, dopo
l’assassinio di Kennedy, c’è stato effettivamente un cambiamento in
questo senso....
Silvia Cattori: La sua denuncia non ha impedito a Israele di fare un
tabù su questo punto: è riuscito a non inimicarsi le grandi potenze.
La sua strategia dell’opacità si sarebbe dunque dimostrata efficace?
Mordechai Vanunu: Bisogna ben riconoscere che è così. Israele è un
caso da manuale. Come può un piccolo paese sfidare il mondo intero e
portare avanti una politica aggressiva senza minimamente preoccuparsi
degli altri? Gli israeliani sono riusciti a farlo nel passato, certo....
Ma oggi il mondo è cambiato. La guerra fredda è finita, il comunismo
è stato sconfitto, il mondo si orienta verso la pace: lo si vede, le
armi nucleari non aiuteranno in nulla Israele. Ora che Israele deve
mostrare che desidera la pace, e in quale modo intende contribuirvi, per
questo paese, quale utilità potrebbero avere le armi nucleari? La
politica nucleare israeliana era possibile nel contesto della guerra
fredda. Ma oggi dobbiamo ottenere da Israele che adotti una nuova
politica, che dimostri al mondo intero che vuole la pace e riconosca che
nonha nessun bisogno di armi atomiche.
Silvia Cattori: Negli anni Cinquanta, Israele disponeva già di un
armamento considerevole. Che ragione aveva allora di dotarsi di armi
nucleari?
Mordechai Vanunu: Un paese piccolo come Israele non ha alcuna ragione
valida di possedere un numero così enorme di armi atomiche. E’ come
se il programma di armamento nucleare d’Israele gli avesse montato la
testa. Non è possibile assolutamente utilizzare l’arma atomica nella
regione: una bomba atomica usata contro
Silvia Cattori: Per Israele, non si tratta forse di un’arma che gli
permette di mantenere lo Statu quo? Di uno strumento di ricatto
politico? Per poter discutere da pari a pari con i grandi – Stati
Uniti in testa – e non concedere nulla agli arabi, che Israele ha
spoliato e che sono deboli militarmente?
Mordechai Vanunu: Si. E’ proprio così. Israele utilizza la potenza
delle sue armi nucleari per imporre le sue politiche. Israele ha molto
potere, schiaccia l’insieme dei suoi vicini con la sua arroganza. Gli
Stati Uniti – nemmeno loro! - sono in grado di dire agli Israeliani
quello che devono fare. Oggi l’Europa vede fino a che punto Israele è
potente. Anche senza utilizzare la bomba atomica, anche senza brandire
la minaccia di farlo, gli israeliani possono imporre il loro potere,
possono fare assolutamente ciò che vogliono: possono erigere la loro
muraglia, possono costruire colonie in Palestina..., nessuno è in grado
di dir loro che non hanno il diritto di farlo, perchè sono estremamente
potenti.
Ecco il risultato dell’uso che loro fanno delle armi atomiche per
ricattare politicamente. Possono utilizzare les bombe atomiche contro
qualsiasi paese che si impegnasse a fermare la loro politica aggressiva
nei riguardi dei palestinesi. Questa è la situazione oggi. Il mondo
intero lo sa, tutti lo sanno. E c’è un’altra ragione per cui né
gli Stati Uniti, né l’Europa fanno assolutamente nulla: è perchè
sanno a che punto Israele è potente. Di conseguenza, il miglior modo di
contrastare Israele consiste nel far sapere al mondo la verità e nello
studiare quello che succede riguardo al suo armamento atomico, finchè
non sarà costretto a rinunciarci.
Silvia Cattori: Nel 1973, Israele pensò di ricorrere all’arma
nucleare contro i suoi vicini arabi?
Mordechai Vanunu: Si. Nel 1973, Israele era pronto ad usare l’arma
atomica contro
Silvia Cattori: Lei ha sofferto enormemente per aver rivelato un
segreto di stato. In fin dei conti, per quale risultato?
Mordechai Vanunu: Prima di tutto, il mondo ha ora la prova che
Israele possiede bombe atomiche. D’ora in avanti, nessuno può
ignorare la verità riguardante il progetto nucleare di Israele. In
seguito, Israele si è venuto a trovare nell’impossibilità totale di
ricorrere a queste armi. Un altro risultato della mia azione è che il
mondo ha preso coscienza di ciò che questo piccolo stato ebraico ha
fatto, nel più grande segreto. E così il mondo ha scoperto, anche, su
quali menzogne e su quale disinformazione questo stato è stato
edificato. Sapere che uno stato così piccolo è stato capace di
costruire segretamente 200 bombe atomiche ha messo in allerta
l’opinione pubblica mondiale sul suo comportamento. La paura che un
altro piccolo paese possa fare la stessa cosa e fabbricarsi delle armi
atomiche ha incitato il mondo a riflettere al modo di fermare la
proliferazione nucleare e impedire a Israele di aiutare altri paesi a
utilizzare queste armi in avvenire. Quando il mondo ha scoperto quello
che Israele è riuscito a fare nel più grande segreto, la paura della
proliferazione nucleare si è manifestata. Il mondo ha preso coscienza
del potere di Israele e ha cominciato a esercitare pressioni su questo
paese per costringerlo a fare la pace con i palestinesi e gli arabi.
Israele non aveva più alcuna ragione di affermare che temeva i suoi
vicini arabi, dal momento che disponeva, dalla fine degli anni
Cinquanta, di armi sufficienti per garantirsi la sicurezza.
Silvia Cattori: Per quali ragioni Israele continua a perseguitarla?
Mordechai Vanunu: Quello che io ho fatto è esattamente il contrario
di ogni atteggiamento politico israeliano! Gli israeliani hanno dovuto
cambiare i loro piani. La politica nucleare segreta di Israele è
l’opera di Shimon Peres. Ed ecco che questa politica consistente a
fabbricare clandestinamente delle armi atomiche è crollata! A causa di
questa rivelazione, Israele ha dovuto prendere un’altra direzione,
definire nuovi piani e quello a cui assistiamo oggi è la conseguenza
delle mie rivelazioni. Hanno dovuto inventare nuovi tipi di armi. Oggi,
costruiscono la loro muraglia, i loro posti di blocco, le loro colonie e
si sono dati da fare per rendere la loro società ebrea più religiosa,
più nazionalista, più razzista. Tutto ciò, invece di andare
nell’altra direzione, invece di capire che non c’è altra soluzione
che la pace, invece di riconoscere uguali diritti ai palestinesi e
invece di mettere fine al conflitto. Israele non vuole mettere fine al
conflitto. Ciò che Israele vuole è continuare a costruire la sua
muraglia e le sue colonie!...
Silvia Cattori: Lei ha realizzato un’impresa notevole!
Mordechai Vanunu: Come essere umano ho fatto qualcosa per la
sicurezza e il rispetto dell’umanità. Qualsiasi paese ha il dovere di
rispettarci, tutti noi, in quanto esseri umani, quale sia la nostra
religione, che si sia ebrei, cristiani, musulmani, buddisti... Israele
ha un grosso problema: questo paese non rispetta gli esseri umani. Ciò
che questo paese ha potuto fare, perchè non considera gli altri esseri
umani come uguali, è assolutamente terribile. Il risultato è
devastante, per l’immagine di Israele; lo stato di Israele non è
assolutamente una democrazia. Lo stato ebraico è razzista. Il mondo
dovrebbe sapere che Israele mette in pratica una politica di apartheid:
se siete ebreo, avete il diritto di andare dove volete e di fare ciò
che vi pare; se non siete ebreo, non avete alcun diritto. Questo
razzismo è il vero problema di Israele. Israele è del tutto incapace
di dimostrare che è una democrazia. Nessuno può accettare questo stato
razzista; Nè gli Stati Uniti, nè i paesi europei. Le armi nucleari
israeliane, quelle, potrebbero, al limite, accettarle.... Ma come
potrebbero giustificare questo stato di apartheid fascista?
Silvia Cattori: Si direbbe che lei si rifiuta di riconoscere la
legittimità di questo stato.
Mordechai Vanunu: Certamente. É proprio quello che ho detto, quando
sono uscito di prigione: non dobbiamo accettare questo stato ebraico. Lo
stato ebraico di Israele è esattamente il contrario della democrazia;
abbiamo bisogno di uno stato per tutti i suoi cittadini, senza riguardo
alla loro fede religiosa. La soluzione è uno stato unico, per tutti i
suoi abitanti, di qualsiasi religione siano, come avviene nelle
democrazie quali
Silvia Cattori: Secondo lei, Israele è dunque una minaccia più
grande dell’Iran? ...
Mordechai Vanunu: Certamente: sappiamo quello che gli israeliani
fanno subire ai palestinesi, da più di 50 anni! E’ di gran lunga il
momento, per il mondo, di ricordarsene e di preoccuparsi
dell’olocausto palestinese. I palestinesi hanno sofferto tanto, e da
tanto tempo, a causa di tutta questa oppressione! Gli ebrei non li
rispettano assolutamente, non li considerano come esseri umani; non
riconoscono loro nessun diritto, e continuano a perseguitarli, a mettere
in pericolo la loro vita attuale, e di conseguenza anche il loro
avvenire.
Silvia Cattori: Cosa dice, lei, al mio paese,
Mordechai Vanunu: