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Il Derby della morte
Di Sandro Provvisionato – tratto da “ La Voce delle Voci”, giugno 2007

Moby Prince. A diciassette anni dalla tragedia, ecco riemergere uno scenario da brividi: su quella rotta stavano transitando otto navi militari fantasma cariche di esplosivi provenienti dalla base Usa di Camp Derby…

Si delineano nuovi sconcertanti scenari per la tragedia del Moby Prince, il traghetto sulla rotta Livorno-0lbia che appena uscito dal porto alle 22:27 del 10 aprile 1990, entrò in collisione con la petroliera Agip Abruzzo, provocando la morte di 140 persone bruciate vive perché rimaste per un'ora senza il minimo soccorso.
Il legale di parte civile, l'avvocato Carlo Palermo, ex magistrato (nel 1985 sfuggi a Trapani ad un attentato mafioso in cui una donna ed i suoi due bambini persero però la vita) avrebbe scoperto prove mai esaminate nel corso delle numerose inchieste che si sono succedute negli anni attorno alla vicenda che, per il muro di omertà che la circonda ed i suoi risvolti internazionali, è stata definita “'Ustica del mare".

Secondo il legale, che difende gli interessi di una parte dei familiari delle vittime, ben sette navi militari americane più una francese quella notte, poco dopo le 22, stavano trasportando ingenti quantità di materiale bellico, compreso esplosivo, proveniente dalla base americana di Camp Derby. Un trasporto da considerarsi eccezionale, data la pericolosità del materiale imbarcato, un'operazione segreta che non risulta autorizzata dalla prefettura di Livorno, come prevedono la legge italiana e le norme sulla sicurezza portuale, e da considerarsi quindi assolutamente illegale.

La Moby Prince , una nave di 6187 tonnellate, lunga 130 metri e larga 20, capace di trasportare 1.490 passeggeri e 360 veicoli - di proprietà della Navarma, compagnia di navigazione dell'armatore napoletano Vincenzo Onorato si sarebbe trovata a percorrere la sua rotta abituale sulla quale incrociavano però imbarcazioni militari che procedevano senza copertura radar, come se fossero navi fantasma. Un intralcio alla navigazione della nave civile che sarebbe così finita contro la petroliera italiana.

Ecco spiegato perché le autorità americane si sono sempre rifiutate di consegnare ai magistrati livornesi le foto satellitari rilevate quella notte. Ed ecco perché, con ogni probabilità, i soccorsi furono scientemente ritardati, proprio per dar modo alle navi della morte di lasciare la scena della tragedia.
Una tragedia che a questo punto assumerebbe davvero i contorni della strage. E che solleva nuovi pesanti interrogativi sulla funzione della base americana di Camp Derby, sul suo ruolo strategico e sul contenuto dei suoi depositi.

Se la scoperta dell'avvocato Palermo sarà accettata e verificata dalla magistratura livornese, un passo avanti potrà essere compiuto sulla strada della ricerca della verità del più grande disastro navale mai avvenuto in acque italiane negli ultimi 100 anni.
Dal canto suo, dopo anni di inerzia e di inchieste sbagliate (per trovare le cause della sciagura si parlò di un banco improvviso di nebbia, ma anche di disattenzione del comandante della Moby Prince, un ufficiale esperto come Ugo Chessa), la procura di Livorno sembra essersi svegliata dal letargo investigativo, acquisendo tutta l'attività informativa del Sisde, il servizio segreto civile.

Resta da chiedersi perché, per un atto così semplice, siano dovuti trascorrere ben 17 anni.

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