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Microchip
sugli animali
A cura di Marianna S. per Disinformazione.it - 25 giugno 2004
Tutto fa leva sull’emotività e sensibilità di ognuno e ci induce
all’inevitabile sdegno e disprezzo per chi compie atti così
riprovevoli, assieme a paura e/o terrore di animali-Killer (vedi Pitbull).
L’esigenza di una soluzione è sempre più pressante e la risposta che
ci viene data è il “CONTROLLO” di tutto e di tutti. Ed ecco
comparire il microchip pubblicizzato come UNICO,
INDISCUTIBILE, SICURO e INDOLORE sistema per aiutare gli animali,
contrastare il randagismo salvaguardando la salute dei nostri amatissimi
amici; costringendoci, così, ad un altro atto usurpativo sugli animali,
che presto si rivelerà inefficace come è avvenuto per il tatuaggio.
L’abbandono degli animali e conseguente randagismo è una piaga
vergognosa della nostra società. E’ un problema morale, etico e
sociale che rivela il grande lavoro che dobbiamo ancora fare tutti per
evolverci al punto da non sentire più parlare di abbandoni o
maltrattamenti e non solo di animali.
Quindi leggi migliori, studio, ricerca, divulgazione, educazione,
informazione e quant’altro per aumentare la coscienza collettiva,
l’Unica Vera Conquista. Non sentiamoci autorizzati a impiantare un
microchip in tutti gli animali solo perché non ci siamo impegnati
abbastanza tra di noi, o forse perché crediamo sia un mezzo più facile
e sbrigativo o peggio ancora più remunerativo.
Il
3 febbraio scorso, è stato approvato dalla Commissione Affari
Costituzionali della Camera una modifica all’articolo 9 della
Costituzione in materia d’ambiente:
Art.1.-1. All’articolo 9
della Costituzione il seguente comma dice: “La
Repubblica riconosce l’ambiente, i suoi ecosistemi, le sue biodiversità,
valori primari per la salvaguardia e lo sviluppo della qualità della
vita; garantisce la loro protezione e ne promuove il rispetto, sulla
base dei principi di reversibilità, precauzione e responsabilità,
anche nell’interesse delle future generazioni; tutela le esigenze, in
materia di benessere, degli animali in quanto ESSERI SENZIENTI”.
Questa nuova
interpretazione etica, ci fa onore e ben sperare, ma come può
conciliarsi con la legge sul microchip? Tecnica indiscutibilmente
innaturale, invasiva, non sicura e dalla incerta efficacia????
Lasciamoli stare gli animali quando possiamo.
L’uomo, in ragione della buona fede e di idee geniali (es. microchip),
o per il bene e la sicurezza della comunità, si sente sempre in diritto
di punzecchiare, tagliare, marcare, praticare qualsiasi altra tecnica
sia capace di inventare sul corpo degli animali, appropriandosi di uno
spazio che non gli compete perché di pertinenza della Natura. E la
Natura si riprende puntualmente il suo spazio, infatti, come avviene
nelle alluvioni, conseguenza degli interventi dell’uomo
sull’ambiente, così avviene per i cani snaturati dall’uomo che si
ribellano uccidendo. Quanto dobbiamo ancora sbagliare per imparare???
Questa
legge è una Macro offesa per gli animali e un Macrofallimento per gli
uomini in quanto legalizzerebbe l’impianto del microchip su esseri
viventi.
Gravissima responsabilità!!!!!
Da tempo ci si impegna assiduamente per trovare il modo di applicare il
microchip in tutti i campi possibili immaginabili: farmaci, automobili,
vestiti, alimenti, mobili componibili, sotto la corteccia degli alberi,
nei braccialettini dei neonati (progetto pilota della clinica milanese
Melloni) tutti ampiamente giustificati.
E i prossimi? Perché no sugli
uomini.
Fra non molto ci obbligheranno ad impiantare il microchip ai bambini per
evitare che si perdano sulle spiagge affollate, che vengano abbandonati,
maltrattati, rapiti e ci diranno che è un metodo sicuro perché
ampiamente sperimentato sugli animali. Forse questo farà sorridere
molti, ma spero faccia anche riflettere sul fatto che, sul giornale
“La Nazione” già nel 1999 il 16/11, fu scritto un articolo sulle
dichiarazioni di Steven A. Egger, professore di giustizia criminale
della Illinois University di Springfield negli USA, che in occasione
della quarta riunione Internazionale di Sociologia e Biologia della
Violenza a Valencia affermò:
“Oggi come
oggi non abbiamo la minima idea di come si possa cambiare il
comportamento del serial Killer. L’unica porta aperta è che si possa
impiantare nel suo cervello un microchip per cambiarne la condotta. Ciò
sarà tecnicamente possibile fra qualche anno”
Dunque, quello che
si può celare dietro un semplice microchip è alquanto inquietante, però
a quanto pare molto REMUNERATIVO.
Infatti, la multinazionale STMicroelectronics, uno dei più
grandi produttori di microchip, nel 1997 ha aperto uno stabilimento a
Catania, facendo da pioniere all’odierna Etna Valley, un vero e
proprio insediamento di numerosissime ditte, tra cui tanti colossi
mondiali, tutti nel settore dell’elettronica. La zona dell’Etna è
ricca di silicio e per tanto indispensabile alla costruzione dei
microchip.
Tutti possiamo immaginare il conseguente impatto ambientale odierno e
futuro per la nostra bella Sicilia.
Il microchip tanto piccolo é un condensato di sprechi, E’
quanto afferma lo studioso Enric Williams, ricercatore presso la United
Nations University di Tokyo. Egli afferma che per costruire un normale
microchip che pesa solo 2 gr sono necessari una quantità di
combustibili fossili pari a un peso di circa 1,6 kg, varie sostanze
chimiche per un peso approssimativo di 72 gr e una certa quantità
d’acqua stimata in 32kg. Alcune delle sostanze utilizzate sono molto
dannose per l’ambiente. Ma lo studio ha voluto soprattutto dimostrare
quanto sia sbagliata l’attuale politica delle industrie produttrici di
microchip, concentrata infatti, sulla riduzione dei consumi, credendo
erroneamente che il basso consumo energetico vada a beneficio
dell’ambiente: ma non si tiene conto in alcun modo delle enormi
energie che si sprecano per ottenere questo basso consumo.
L’ identificazione elettronica che impone la sopraccitata legge, si
basa non solo su microchip e rispettivo lettore ma, su una Banca Dati
comunale, provinciale, regionale e internazionale (in Europa si trova a
Bruxelles) con una interscambiabilità dei dati, fattore indispensabile,
altrimenti il microchip sarebbe del tutto inutile.
Oggi purtroppo
sono numerosissimi i problemi di organizzazione all’interno delle
singole regioni, come la mancanza di omogeneità e coerenza
nell’archiviare i dati, problemi di competenze, problemi di
incompatibilità tra i sistemi informatici delle USSL e quelli dei
veterinari accreditati, mancanza di accordi interregionali ecc. ecc..
Mettere a regime una Banca Dati nazionale e internazionale occorre
ancora tanto impegno politico ed economico e tanto tempo, troppo per
poter affermare con incessante accanimento che il sistema funziona al
punto da renderlo obbligatorio con una legge. Oggi si commette lo stesso
errore commesso con il tatuaggio, tecnica vecchia e ampiamente
conosciuta - ma che all’epoca non si poteva sapere che fosse un così
grande fallimento - però migliaia di cani sono stati sottoposti a
questa procedura dolorosa e inutile e oggi dovranno subire anche
l’impianto del microchip!!!
Alcuni sosterranno che non c’è paragone, il microchip è più
tecnologico e attendibile del tatuaggio. Ma, la tecnologia per quanto
evoluta ha sempre un margine di errore. Errore previsto perfino dalla
legge. Per esempio, nell’art. 8 della L. n.27/2000 della regione
Emilia Romagna si precisa
quanto segue:
“Qualora
il microchip inserito risultasse indecifrabile, il proprietario è
tenuto a procedere ad una reiscrizione all’anagrafe e conseguente
reidentificazione dell’animale”.
Vale a dire che dovremo impiantare nel nostro animale, un altro microchip se questo risultasse per qualche oscura ragione illeggibile o introvabile. Oggi ha più probabilità di ritornare dal suo padrone un cane dotato di collare antisfilamento corredato di medaglietta con inciso il numero di telefono leggibile da chiunque, che un cane con un microchip!!!