|
Saddam,
il nostro Golem
Di
Michael Moore*, da «Il Manifesto» 16 dicembre 2003
Grazie al cielo,
Saddam è di nuovo in mani americane. Sicuramente gli siamo mancati.
Insomma, aveva proprio un brutto aspetto! Ma almeno ha avuto una visita
dentistica gratuita. Una cosa che molti americani non riescono proprio a
ottenere.
All’America è sempre
piaciuto Saddam. Abbiamo amato Saddam. L’abbiamo trovato. L’abbiamo
armato. L’abbiamo aiutato a gasare le truppe iraniane. Ma poi ha fatto
un casino. Ha invaso l’emirato dittatoriale del Kuwait e, nel farlo,
ha fatto la peggiore cosa immaginabile: ha minacciato un nostro amico
ancora migliore – il regno dittatoriale saudita, e le sue vaste
risorse petrolifere. I Bush e la famiglia reale saudita sono stati e
sono soci in affari e Saddam ha commesso un errore regale
nell’approssimarsi troppo al loro ricco territorio. Da quel momento,
la stella di Saddam ha cominciato a declinare.
Ma non è sempre stato così. Saddam è stato un nostro buon amico e
alleato. Abbiamo appoggiato il suo regime. Non è la prima volta che
aiutavamo un assassino. Ci piace giocare al dottor Frankenstein. Abbiamo
creato molti mostri – lo scià in Iran, Somoza in Nicaragua, Pinochet
in Cile – per poi esprimere ignoranza o sconcerto ogni qualvolta
questi ultimi si facevano prendere da raptus omicidi e massacravano
popolazioni intere. Ci piaceva Saddam perché voleva combattere gli
ayatollah. Per questo gli abbiamo dato miliardi di dollari per comprare
armi. Armi di distruzione di massa. E’ vero, le aveva. E noi lo
sapevamo: gliele abbiamo date noi.
Abbiamo
autorizzato e incoraggiato le imprese americane a fare affari con Saddam
negli anni ’80: è cos’ che ha potuto ottenere agenti chimici per
usarli nelle sue armi di distruzione di massa. Quella che segue è una
lista di alcune delle cose che gli abbiamo mandato (secondo un rapporto
del Senato Usa del 1994): Bacillus Anthacis, causa di antrace; Histoplasma
Capsulatam, causa di infezioni ai polmoni, al cervello, alla spina
dorsale e al cuore; Brucella Melitensis, un batterio che può
danneggiare gli organi principali; Clostridium Perfringens,
batterio altamente tossico che può causare malattie sistemiche; Clostridium
tetani, sostanza altamente tossica.
E
questa è una lista di alcune delle aziende americane che hanno
sostenuto Saddam facendo affari con lui: AT&T, Bechtel, Caterpillar,
Dow Chemical, Dupont, Kodak, Hewlett-Packard e Ibm.
Eravamo in così buoni rapporti con il buon vecchio Saddam che abbiamo
deciso di dargli delle immagini satellitari per individuare le
postazioni delle truppe iraniane. Sapevamo come avrebbe usato quelle
immagini e sicuramente, appena gli abbiamo mandato le foto, ha gasato
qui soldati. E noi siamo restati in silenzio. Perché era il nostro
amico, e gli iraniani erano il «nemico». Un anno dopo, abbiamo
ristabilito con lui piene relazioni diplomatiche.
Subito dopo, ha gasato il suo stesso popolo, i kurdi. Potreste pensare
che un tale atto ci avrebbe spinto ad allontanarci da lui. Il Congresso
ha cercato di imporre sanzioni economiche contro Saddam, ma
l’amministrazione Reagan ha rapidamente respinto quest’ipotesi:
niente e nessuno doveva deragliare il treno del buon vecchio Saddam.
Abbiamo avuto una relazione quasi amorosa con questo Golem che in parte
abbiamo creato.
E,
come il mitico Golem, Saddam alla fine si è ribellato al suo creatore.
A quel punto Saddam andava catturato. Ma ora che è stato riportato
indietro dalle sue lande desolate, forse avrà qualcosa da dire sul suo
creatore. Forse verremo a sapere qualcosa di interessante. Forse Donald
Rumsfeld potrebbe sorridere e stringere ancora la mano di Saddam, come
fece nel 1983 quando andò a Baghdad a trovarlo.
Ma forse non ci troveremmo nella situazione in cui siamo se Rumsfeld,
Bush padre e compagnia bella non fossero stati così ansiosi di tornare
agli anni ’80 e regolare i conti con il loro mostro nel deserto.
Nel frattempo, qualcuno sa dov’è quel tipo che ha ucciso 3000 persone
l’11 settembre? L’altro nostro Golem? Forse è anche lui in una buca
per topi. Troppo piccoli mostri, troppo poco tempo prima delle elezioni.
Non
demordete, candidati democratici. Questi bastardi ci hanno portato in
guerra raccontandoci menzogne; le stragi continueranno; il mondo arabo
ci odia ferocemente e sicuramente nei prossimi anni pagheremo tutto
questo di tasca nostra. Nulla di quanto accaduto domenica (o nei nove
mesi scorsi) ci ha resi minimamente più sicuri nel mondo del dopo
l’11 settembre. Saddam non è mai stato una minaccia per la nostra
sicurezza nazionale. Il nostro desiderio di giocare al dottor
Frankenstein ci condanna tutti.
*
Michael Moore, regista e scrittore.
Ha girato numerosi documentari, tra cui: «Roger and me», sulla
General Motors; «Bowling a Columbine», sulle armi in America
(premiato con l'Oscar nel 2003); prossimo film: «Fahrenheit 9/11»,
sulla tragedia dell'11 settembre 2001.
Autore
dei libri: «White stupid men», «Dude, Where's my country?»