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Spett.le
BIG PHARMA....Conclusione
Di truffa in truffa, fino alla
sperimentazione del Metodo Di Bella
A
cura di Adolfo Di Bella - 9 luglio 2011
Introduzione.
Nei capitoli precedenti abbiamo
cercato di rappresentare, con l'obiettività garantita dal ricorso ad
autorevoli fonti terze, la tristissima e preoccupante decadenza della
medicina contemporanea, e di individuarne le cause. In estrema sintesi,
possiamo concludere che il fattore principale di questa realtà -
percepita ormai da larghe fasce della pubblica opinione - sia da
individuare nella generalizzata perdita di valori umani e culturali
indotta dal mercantilismo sfrenato. Naturalmente abbiamo potuto solo
accennare all'argomento, data la complessità e l'intricata rete di
connessioni, ma confidiamo siano state sufficienti le manciate di pagine
pubblicate per indurre alla riflessione i lettori e, quel che più
conta, rafforzare il movimento di opinione che si sta facendo ogni
giorno più nutrito. Abbiamo anche potuto verificare come, nonostante la
nostra voce sottile sia sopraffatta da innumerevoli e ben supportati
vocioni, lo scritto abbia indotto alcuni a riflettere sui temi trattati
e indispettito altri.
Ma non basta denunciare: occorre
sviluppare e conseguenzializzare gli assunti esposti, evidenziando in
chiaro a quali aberrazioni si sia giunti (ed a quali si possa
ulteriormente arrivare), e, soprattutto, delineando i possibili rimedi.
Proprio questo è il compito più difficile, perché cambiare
consolidate concrezioni di potere, assetti sociali ed altrettanto
radicate mentalità, richiede molto tempo ed uno sforzo corale di tutta
la società del nostro tempo.
Se prima ci siamo rifatti a testi di
autori ben documentati e, nel caso della Prof.ssa Angell (ricordiamolo:
direttrice per un ventennio del prestigioso New England Journal of
Medicine), di scienziati di fama internazionale,
adesso passeremo ad esaminare qualcosa di cui abbiamo conoscenza
diretta e profonda, e puntualmente documentato. Non si potrà trattare
di un'esposizione dettagliata come meriterebbe, soprattutto per forzati
limiti di spazio, ma riteniamo sarà ampiamente adeguata nel presente
contesto.
Non si tratta solo e tanto della
famigerata sperimentazione del 1998, ma anche degli antefatti, risalenti
ad una ventina di anni prima. Il
nostro fine è dimostrare, grazie alla conoscenza capillare della
vicenda ed a inconfutabili pezze d'appoggio, come sia possibile
nascondere, censurare, far censurare, mistificare e, in ultima analisi,
tagliare la strada della salvezza e della vita a milioni di malati. Come
nostro costume, ci atterremo a fatti documentati, anche di fonte ostile:
perché - è bene chiarirlo - gli attori di questo dramma (i registi
sono noti, ma protetti apparentemente dall'anonimato) non solo sfigurano
nel formale ruolo professionale, ma anche in quello di terzisti del
male, per il quale occorre avere almeno un minimo di riprovevole
"talento". A questa incommensurabile mediocrità si debbono,
fra l'altro, alcune falle clamorose che hanno consentito emergessero
retroscena e squallidi trucchi da prestigiatori da luna park.
Adesso, cari lettori, cercate di
astrarvi sia dal Personaggio di questa vicenda storica che dalla fiducia
o dallo scetticismo che vi ispira, ed esaminiamo i fatti con razionalità,
senza saltare subito a conclusioni né farci condizionare da
preconcetti, pro o contro essi siano. Ne scaturirà una chiarezza
assoluta degli eventi, delle loro ragioni, degli sviluppi, delle
conseguenze e - infine - del giudizio inevitabile che le obbligate
conclusioni, non noi, daranno sulla nostra epoca. Vedremo che quanto
emergerà si incastra perfettamente, millimetricamente, nel ritratto a
tutto tondo che si è fatto della medicina e del potere farmaceutico nei
"capitoli" precedenti, costituendone la riprova più clamorosa
e l'esempio di gran lunga più grave e terribile.
Cancro. Questo vocabolo terrorizza e
annichilisce chiunque lo legga nel contesto di una diagnosi ricevuta.
Perché si muore quasi sempre e sempre male. Di più: suscita orrore,
perché è qualcosa che cresce diabolico dentro di noi, ci disfa, ci
sfigura e analoga impressione suscita in chi ci sta vicino. Fino ad una
sessantina di anni fa o poco più si sapeva ed ammetteva che l'unica
vaga speranza poteva venire dalla chirurgia, soprattutto per ottenere
una proroga di vita; anche se alcuni carcinomi mammari e qualche altra
varietà di tumore, operati tempestivamente, non si erano ripresentati.
Oggi la situazione è cambiata solo marginalmente in termini di mortalità,
ma molto a livello di comunicazione e di business. Il cancro rappresenta
la più florida e redditizia industria del ventunesimo secolo, così
come lo è stato, in continua progressione, nell'ultima metà del
ventesimo. Si sono sconfitte malattie endemiche che spopolavano intere
nazioni, ed anche altre malattie funzionali, un tempo fatali, possono
oggi essere dominate. Ma il cancro no. Come mai, dopo oltre mezzo secolo
di ricerca organizzata e finanziata per cifre paragonabili a quelle
bruciate nel secondo conflitto mondiale? La risposta, semplice e cruda,
è che il cancro rende molto più del petrolio, dell'oro, dell'uranio
messi assieme, perché i rimedi offerti costano un'enormità alla società
ma quasi nulla a chi li produce.
Altri fattori attribuiscono
"all'affare cancro" ulteriore ed inimitabile plusvalore. Quali
sono? Primo: una domanda in continuo aumento ed immune da qualsiasi
oscillazione di segno negativo; secondo: la paralisi della razionalità
e reattività del paziente indotta dal terrore della malattia; terzo: il
regime di oligopolio che interessa le vendite dei pretesi rimedi, i
tecnici installatori, i piazzisti. Sessant'anni di buggerature e
fallimenti hanno causato anche un altro negativo indotto: far prosperare
le "cure alternative", assolutamente non raffrontabili per
entità all'utile connaturato in quelle definite "ufficiali",
ma in ogni caso non sottovalutabili. I malati - paradossalmente - ne
hanno ricavato a volte un beneficio: quello di non morire di cure, ma di
cancro, spegnendosi a volte in tempi più dilatati e con minori
sofferenze. Infatti, se assurdità come i clisteri di caffè, innocui
vegetali, inesistenti ascorbati, bicarbonati, psico-stupidaggini
assortite, non possono costituire un'alternativa nemmeno nei confronti
dei cicli tossici, altre proposte - con tutto il loro disdicevole
empirismo - contengono a volte qualche principio utile, seppure in
dosaggi platonici e con purezza mediocre.
E' quindi sulla scia
dell'insoddisfazione dei risultati conseguiti dalla medicina, del calo
verticale di credibilità (e quindi di fiducia) causato dal contrasto
clamoroso tra esiti proclamati ed evidenza della realtà, che sono
prosperate nei decenni le "terapie alternative": finalizzate
al lucro esattamente come quelle ufficiali (ci riferiamo ai produttori
di farmaci). Tanto è vero che da tempo alcuni giganti dell'industria
farmaceutica hanno acquistato partecipazioni o interamente incorporato
aziende che producevano rimedi alternativi.
La concorrenza è infatti solo sul piano del business, non su
quello terapeutico, dato che né per l'una né per l'altra via il malato
riesce a raggiungere la salvezza. Negli Usa, da una parte 2 oncologi su
3 hanno dichiarato che, se colpiti da tumore, rifiuterebbero la
chemioterapia; dall'altra, quasi la metà dei malati di tumore si
rivolge alla medicina alternativa: cosa che ovviamente non potrebbe
accadere se vi fosse corrispondenza, anche parziale, tra i successi
dichiarati e quelli avvertiti dalla collettività. La differenza tra
l'Italia ed altri paesi europei e gli Usa è che i cittadini americani,
grazie a mass media non totalmente soggiogati e ad un certo timore nei
loro confronti da parte dei potentati economici, considerano con molto
maggiore scetticismo la proclamata efficacia delle cure ospedaliere.
Prendendo atto di questa realtà, che solo una farmacologia antitumorale
più efficace potrebbe cambiare, il National Cancer Institute, pur
pesantemente condizionato dal potere oncologico, pubblica risultati
assai più prudenti di quelli megafonati nel nostro Paese. Pochi hanno
osservato una curiosa incongruenza: quella per cui nella nazione
produttrice della maggior parte dei rimedi contro il cancro i risultati
annunciati siano molto meno brillanti di quelli nostrani, nonostante i
protocolli e relativi farmaci siano identici. Ma si sa, il Bel Paese è
terra, oltre che di navigatori e poeti, di santi: perchè meravigliarsi,
allora, dei miracoli degli italici oncoterapeuti??
Torniamo ora alla faccenda del
fatturato ufficiale e di quello "alternativo". Visto come
vanno le cose, si è pensato di predisporre il "paracadute"
delle acquisizioni o delle incorporazioni. Inoltre, se cala il giro
d'affari, si può in parte sopperire con l'aumento dei prezzi,
recuperando con la mano sinistra quello che si perde con la destra. Di
grossi problemi, d'altronde, non possono nascerne dal diffondersi
dell'alternativo, anche se questo dà un poco di fastidio; c'è anche da
dire, comunque, che ciò offre la possibilità di dimostrare che si vive
in un'epoca di libertà e tolleranza, e non, come invece è, in una
tirannia occulta. Inoltre, considerati gli esiti relativi, limitati nel
migliore dei casi a minor sofferenza, ci sarà sempre modo di dire alla
collettività: "vi siete allontanati? Non ci avete voluto credere?
Ebbene, guardate cosa ci avete ricavato!". C'è poi sempre modo di
ribattere alle critiche con ampollose disquisizioni sui nuovi
"farmaci biologici" (che biologici non sono), inesistenti ed
impraticabili interventi sul DNA, mirabolanti proprietà delle cellule
staminali e così via. E' quello che malati smarriti, ma agguerriti, si
sono sentiti rispondere quando hanno espresso la loro sfiducia
nell'oncologia corrente: "abbiamo una nuova cura sperimentale che
viene dall'America e che finora ha dato risultati notevoli: il
57,3358723% di guarigione"! Ci sono stati riferiti non pochi casi
nei quali queste "nuove cure sperimentali" consistevano in
chemio con composti del platino (disponibili da una ventina d'anni,
fallimentari come e più degli altri, ma egualmente proposti, e
finanziati dallo Stato, quali ultimo grido di itinerari sperimentali!).
L'unico caso nel quale i Golia
pillolo-fialettari "si sveglierebbero" dal loro aureo torpore
e reagirebbero senza risparmio di mezzi sarebbe il comparire di rimedi
realmente efficaci ("proponeteci tutto, purchè non
funzioni!"). In tali evenienze la sirena di un allarme esiziale
risuonerebbe nei grattacieli che ospitano gli strateghi di Big Pharma; e
sarebbe fatto squillare presso le loro ambasciate in ogni parte del
mondo. Questo accadrebbe anche se, per mera ipotesi, i nuovi farmaci
fossero loro offerti gratuitamente per la brevettazione dagli inventori
e consentissero ricavi superiori a quelli attuali. Perché - come
osservato e ribadito da studiosi ed autori che abbiamo citato - non è
solo e tanto l'entità del fatturato contingente, ma la sua costanza e
cronicità ad interessare: questo impone che il malato debba rimanere
malato. Quando gli si è succhiata tutta la linfa euro o dollaro-utile,
allora lo si può rottamare, come si fa con gli elettrodomestici. Se
poi, oltre al peccato capitale di funzionare, una nuova terapia fosse
basata su sostanze economiche e - jattura sovrana - su sostanze
fisiologiche non brevettabili o loro analoghi, allora le scale del
piramidale sistema Feudal-Farmaceutico risuonerebbero di passi
concitati. Il vassoio di patate bollenti passerebbe freneticamente dalle
mani di Grandi Feudatari a quelle di vassalli, valvassori e valvassini,
ed oltre alle sirene degli allarmi di direzioni ed ambasciate
strillerebbero anche quelle della bassa manovalanza, della servitù,
alla quale toccherebbe in ultima analisi montare su centinaia di
autopompe e correre a spegnere l'incendio. Questa, in estrema sintesi,
la cronistoria del Metodo Di Bella.
Il limite di questo Impero del Male
è un limite autoctono: l'ingordigia insaziabile di denaro e potere, un
paranoico senso di onnipotenza lievitato nei decenni, l'incapacità di
accontentarsi e di comprendere che il troppo stroppia. In sintesi:
l'assenza di vera intelligenza. Perché la furbizia non è altro che
l'intelligenza degli stupidi.
Molti ricercatori seri hanno
continuato ad impegnarsi con passione e costanza, ma hanno incontrato
crescenti ostacoli o difficoltà a causa della crescita esponenziale
della pretesa attività di ricerca sostenuta dalle case farmaceutiche,
che ha drenato ogni risorsa statale disponibile e creato una sorta di
interessato monopolio. Così, se da una parte venivano alla luce
conoscenze sempre più profonde e dettagliate sull'eziopatogenesi del
cancro, dall'altra si colonizzava l'editoria scientifica, si
condizionavano cariche istituzionali sanitarie, si confezionavano lavori
clinici e sperimentali propedeutici unicamente al lancio di nuovi
farmaci antitumorali. Ma si è verificato - inevitabile - un altro
evento di incalcolabile pregiudizio per il progresso della medicina: lo
scollamento sempre più profondo tra ricerca e pratica clinica, tra
conoscenze ed acquisizioni della prima e involuzione culturale della
seconda. Questa scissura porta come conseguenza pragmatica ad un ritardo
a volte anche di quaranta e più anni tra ciò che si sa e si potrebbe
applicare e quanto si applica. Anche questo tristissimo fenomeno è alla
base della paralisi nel progresso delle terapie antineoplastiche e del
prosperare di terapie empiriche.
La cronistoria delle pretese cure
per il cancro diverse da quelle ufficiali fa registrare alcuni elementi
comuni e ricorrenti: carenze culturali dei proponenti, ravvisabili anche
nello smunto (o inesistente) profilo del loro curriculum
scientifico/accademico; assenza di un "razionale" articolato
formatosi dopo un lungo e rigoroso lavoro sperimentale presentato e
discusso in congressi o convegni scientifici; inattendibilità delle
diagnosi, lacunose e fatte dagli stessi pretesi scopritori, non già in
pubblici ospedali; scarsità di pazienti trattati in grado di
testimoniare dei benefici avvertiti; rilevabilità di interessi
economici più o meno abilmente celati.
Curiosamente, anche quando si era
trattato di illusioni (peraltro possibili solo per terapie improvvisate
ed episodica applicazione clinica), gli ideatori di queste tesi sono
stati messi alla gogna se avevano osato criticare le procedure correnti.
Quanto alle critiche: avevano ragione di criticare o si trattava solo di
reazione all'essere stati ignorati? Bisogna tornare a quanto detto
prima: qualsiasi turbatore della "normalizzata pace"
oncologica è visto con sospetto prima ancora di sapere cosa propone. Di
conseguenza chiunque non sia partorito in certi ambienti con
l'intervento di levatrici a busta paga è un potenziale nemico.
Sia come sia, l'unico discorso che
la comunità oncologica, in caso di nuove cure risultate inefficaci, ma
concepite con onestà intellettuale, avrebbe potuto fare, sarebbe stato
quello di dolersi non per la minore o inesistente attività rispetto
alle cure disponibili, ma per l'essere le nuove inefficaci quanto le
vecchie. Per tale ragione le autorità sanitarie avrebbero dovuto
attenersi al nobile operato del senato romano, quando, dopo il disastro
di Canne, aveva ringraziato il console Gaio Terenzio Varrone per
"..non avere disperato delle sorti della Repubblica" (Tito
Livio).
Vediamo allora, alla luce dei punti
sopra esposti, se questi elementi ricorrenti potessero riferirsi al
Prof. Luigi Di Bella o no. Si tratta in parte di notizie che abbiamo già
dato, ma vale ripeterle, dato che la curva audiometrica di certi orecchi
non ricomprende certe frequenze: quelle della verità.
-
a) Prof.
Luigi Di Bella - Curriculum scientifico-accademico (sintesi).
Università di Messina: viene richiesto come allievo interno dal Prof.
Pietro Tullio, allievo di Pietro Albertoni e considerato il più
eminente fisiologo del tempo, candidato al Nobel per la medicina nel
1930 e nel 1932 (Cfr. il Sito Ufficiale
per il conferimento del Premio Nobel: http://nobelprize.org/nobel_prizes/medicine/nomination/nomination.php?action=show&showid=1638
e http://nobelprize.org/nobel_prizes/medicine/nomination/nomination.php?action=show&showid=1414).
Diventerà suo assistente. Nel 1932,
ancora diciannovenne, pubblica il suo primo lavoro ("Eccitazione
neuromuscolare mediante campi elettrici variabili", del "Prof.
Pietro Tullio e di L. Di Bella, allievo interno". Boll. It. di Biol.
Sper., Vol. VII, fasc. 7, 1932). Partecipa e vince quattro concorsi
nazionali, utilizzando i premi previsti per mantenersi agli studi e
aiutare i familiari. Viene segnalato all'allora presidente del C.N.R.,
Guglielmo Marconi, che gli conferisce, all'inizio del 1937, una borsa di
studio e lo contatta per una proposta di collaborazione con il CNR.
Quando consegue la prima laurea in medicina (luglio 1936) ha già
pubblicato nove lavori sulle più accreditate riviste scientifiche
italiane del tempo. A questo proposito lo stesso Tullio dichiara in un
attestato del 20/10/1938: "....: il Di Bella ha collaborato
attivamente a quasi tutte le ricerche eseguite negli Istituti da me
diretti dal 1930 al 1938, dimostrando intelligenza vivissima, intuizione
rapida, valutazione esatta, tanto da indurmi a non intraprendere ricerca
senza prima consultarmi con lui (nostre sottolineature).... I rimanenti
lavori in collaborazione spettano per esecuzione e stesura al Di Bella,
essendomi io limitato a dettarne l'introduzione e le citazioni
bibliografiche. - La mia sincera convinzione è che se il Di Bella
raggiungerà la meta ne guadagnerà certamente la Fisiologia italiana.
Con grande dolore mi distacco dal Di Bella e mi vedo negato l'orgoglio e
la soddisfazione di offrirgli quella protezione di cui avrebbe
particolare bisogno per la sua timida riservatezza e che meriterebbe
invece per il suo alto valore, quale solo chi l'ha visto lavorare
indefessamente per otto anni in disperate condizioni economiche, può in
verità attestare. Prof. Pietro Tullio".
Nello stesso anno della laurea vince
il concorso per assistenti e, ventiquattrenne, inizia ad insegnare
all'Università di Parma fisiologia e chimica biologica. Nel 1938
consegue la laurea in farmacia e quella in chimica e scrive un testo di
Chimica Biologica, nel quale già si ipotizza l'uso di retinoidi in
connessione al fenomeno della crescita. Nel 1939 è incaricato
dell'insegnamento della fisiologia generale e della biochimica
all'Università di Modena. Dopo la parentesi del conflitto mondiale (che
lo vedrà direttore di un Ospedale Militare in Grecia), nel settembre
1948 consegue la libera docenza in Fisiologia Umana (classificandosi
primo fra sessanta concorrenti) e nel novembre successivo in Chimica
Biologica (primo fra 28 concorrenti). Oltre all'insegnamento a studenti
delle facoltà di medicina, farmacia, scienze biologiche e scienze
naturali, svolgerà il suo ruolo di docente in diverse scuole di
specializzazione. Pubblicherà circa duecento lavori scientifici,
l'ultimo dei quali l'anno precedente la scomparsa, dopo aver comunicato
in oltre cento congressi scientifici, metà dei quali internazionali.
Intratterrà una nutrita corrispondenza con scienziati di fama mondiale
conosciuti in occasione di congressi, tra i quali: L.C. Pauling (premio
Nobel), Epstein, A. Lerner, J. Axelrod (premio Nobel), J. Arendt, D.
Gupta, R. Reiter.
- b)
I primi lavori pubblicati (Boll. Sc. Biol., Arch. It. di Fisiologia) su
vitamina A e Betacarotene risalgono agli anni 1940-41. I primi
esperimenti che provano l'influenza di strutture cerebrali
sull'emopoiesi risalgono alla seconda metà degli anni sessanta.
Procedure e risultati vengono illustrati in un lavoro comunicato al
Congresso di Alghero (1969) e pubblicato ("Ruolo del sistema
abenulo-ipofisario nella regolazione del tasso piastrinemico" -
Boll. S.I.B.S., Vol. XLV, num. 20bis, 31 ottobre 1969). Il lavoro
sperimentale viene vivamente elogiato e definito un'importante scoperta
dal Prof. Moruzzi, presente al congresso, che gli indirizzerà numerosa
corrispondenza (ancor oggi consultabile). Per la cronaca, Giuseppe
Moruzzi era ritenuto il massimo fisiologo vivente (cfr.: http://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Moruzzi:
"Moruzzi è stato giudicato uno dei più grandi scienziati italiani
del XX secolo"). Dopo aver presentato in 11 congressi nazionali gli
approfondimenti e gli sviluppi delle ricerche citate, completate con la
collaborazione dei suoi assistenti (molte delle quali relative agli
effetti su cavie della melatonina), verrà invitato dal Prof.
Domenico Campanacci, il più celebrato clinico del tempo, sui cui
testi (Manuale di patologia Medica, in IV volumi) si sono formate
generazioni di medici, e presidente della Società Med. Chirurgica di
Bologna (cfr. http://www.archiviostorico.unibo.it/System/72/452/campanacci.pdf),
a tenere una conferenza presso la sede dell'Archiginnasio di Bologna sul
razionale e sui primi risultati delle sue vedute terapeutiche il 7
dicembre 1973 (Una sintesi della conferenza verrà pubblicata nel
"Bullettino delle Scienze Mediche", organo della Società e
Scuola Medica Chirurgica di Bologna, Anno CXLV - Fasc. I - 1974.) (Per
maggiori particolari: http://www.dibellainsieme.org/discussione.do?idDiscussione=1513).
Il Prof. Campanacci non solo manifesterà la sua ammirazione per le
ricerche ma approverà, anche come clinico, i primi approcci terapeutici
del Prof. Di Bella, concludendo la seduta con l'invito ai medici
presenti perché collaborino (esiste registrazione audio della
conferenza).
Dalla fine degli anni sessanta aveva
iniziato a trattare diversi casi ematologici con l'impiego di melatonina
(allora sciolta in alcol etilico), Metionin-adenosina, HIOMT, vit. E,
vit. A, vit. D3 ed altri principi attivi, con la collaborazione del Prof.
Edoardo Storti, uno dei più illustri ematologi del dopoguerra
(http://www.ferrata-storti.org/storti.html.), Presidente della Società
Italiana di Ematologia dal 1973 al 1976, che intratterrà con lui per
oltre vent'anni una nutrita e cordiale corrispondenza, intervenendo con
parole di alta stima in un'intervista dell'autunno 1997 e
indirizzandogli alcuni pazienti (come testimoniano lettere autografe).
Anche il Prof. Emilio Trabucchi,
"mostro sacro" della farmacologia italiana, gli manifesta la
sua ammirazione, definendo la sua una "scoperta destinata a far
progredire le nostre conoscenze in un settore di così eccezionale
importanza sotto un aspetto scientifico e di sensibilità umana".
Nonostante
la stima di queste alte personalità scientifiche, nonostante si
conoscano, in tutto il mondo, solo 500 casi di leucemici vissuti 5 anni
dalla diagnosi, e nonostante la traumaticità dei protocolli allora
comunemente seguìti (molti bambini, prima di morire, erano diventati
ciechi e i decessi erano più iatrogeni che dovuti alla malattia),
l'annuncio di una nuovo orientamento per la terapia delle emopatie viene
accolto con viva ostilità e quasi totale chiusura dagli ambienti
ematologici italiani (esattamente come avverrà venticinque anni dopo),
si tenterà di togliere allo scienziato un incarico universitario
(riottenuto dopo l'intervento di un legale) e lo stesso Prof. Storti,
nel frattempo trasferito a Pavia, sarà ‘consigliato' di interrompere
la collaborazione.
L'estate dell'anno successivo
comunica sul razionale scientifico ed i primi successi terapeutici al
Congresso Mondiale di Fisiologia di New Delhi (Luigi Di Bella, M.T.
Rossi: "Nervous control of thrombocytopoiesis":
IUPS-International Union of Physiological Sciences, 1974), riscontrando
vivissimo interesse ed entusiasmo da parte dei ricercatori presenti. Un
suo lavoro, presentato anni dopo ad un importante Congresso Mondiale (Congr.
EPSG, Amsterdam, novembre 1978), e riguardante il razionale del suo
Metodo ed un rapporto sugli esiti su parecchie centinaia di tumori
(polmonari, dello stomaco, del seno, osteosarcomi e linfomi) della
terapia, che già da tre anni comprende la somatostatina, sarà
pubblicato in extenso (L. Di Bella, M.T. Rossi, and G. Scalera -
Cattedra di Fisiologia Generale, Università di Modena, Modena Italy:
"Perspectives in pineal functions" - Progress in Brain
Research - Vol. 52 - Editors J. Ariëns Kappers and P. Pever © 1979,
Elsevier/North-Holland Biomedical Press). Dopo numerosi altri lavori
comunicati in congressi internazionali, nel 1988, in occasione del
"Symposium on Melatonin and the Pineal gland - Hong Kong",
illustrando il lavoro presentato (L. Di Bella: "Melatonin in cancer
therapy") definisce il suo Metodo "Terapia Biologica dei
tumori".
- c)
I pazienti trattati sono stati - provatamente - migliaia, probabilmente
più di 30.000. Cifra che non potrebbe assolutamente spiegarsi senza un
meccanismo di passa-parola, dato il pressoché ermetico silenzio stampa.
Ma - e l'espressione ci pare particolarmente confacente - qui casca
l'asino: il passa-parola presuppone, per forza di cose, la soddisfazione
del paziente o dei suoi familiari. Anche perché, in aggiunta,
bisognerebbe sostenere che la forza della suggestione è stata tanto
intensa da consentire a pazienti, in eccellenti condizioni di salute, di
testimoniare la loro gratitudine anche venti o trent'anni dopo. La tesi
che questo meccanismo si sia affermato perché il medico aveva poteri
ipnotici e con un "a me gli occhi" convinceva i malcapitati
che stavano meglio o addirittura erano guariti può essere sostenuta
solo da chi "deficit" di intelligenza o di onestà. La seconda
ipotesi - che si sia trattato di allocchi o di imbecilli - oltre ad
essere insostenibile, espone i baldi e scientificissimi fans
"dell'illusione collettiva" al rischio di
gluteo-podo-trattamento intensivo da parte dei pazienti, o di qualche
querela.
I malati non si erano rivolti, per
la diagnosi, ad un "guru" dallo studio invaso da puzzolenti
fumi speziati e che li aveva invitati a sedute di "meditazioni
trascendentali" condite da cantilene a base di "aummmmmmm".....,
ma erano transitati precedentemente nei reparti di oncologia od
ematologia, avevano fatto i consueti esami analitici, istologici,
radiografici, e il più delle volte erano stati trattati con le
metodologie di rito con esiti negativi (avete mai sentito di malati
"guariti" che abbandonano i guaritori e si cercano altri
medici?). La loro documentazione - attenzione, perché questo è un
punto fondamentale - era tutta riscontrabile negli archivi ospedalieri.
Terza ed ultima ipotesi: il medico, in realtà, aveva poteri
soprannaturali che gli consentivano di fare miracoli. In tal caso
sarebbe stato doveroso adoperarsi per la canonizzazione in vita. Avrebbe
meritato anche questo riconoscimento a dire il vero, ma non per supposti
miracoli, bensì per l'umanità genuina, la bontà, il bene fatto
disinteressatamente per una vita, le ingiustizie sopportate
cristianamente. Giuseppe Moscati - anch'egli grande fisiologo - aveva
fatto un proselite.
- d)
quanto agli interessi, la faccenda era ancor più imbarazzante: non solo
rifiutava qualsiasi onorario, non solo spesso aiutava con discrezione i
malati bisognosi, ma aveva rinunciato a qualsiasi ipotesi di
brevettazione e della Melatonina coniugata e della Soluzione di
retinoidi, possibile non per le sostanze usate (esistenti in natura), ma
per la loro combinazione e la formulazione.
Questo il quadro sintetico
complessivo. Riferendoci agli anni 1973-74, cosa avrebbe avuto il dovere
di fare il suo Paese e cosa la classe medica della quale,
disgraziatamente per l'umanità, questa povera Italia disponeva?
Torniamo a ripetere in sintesi, prevalentemente a beneficio di cervici
coriacee o coscienze disastrate, quanto abbiamo appurato. Tre lauree,
due docenze, quattro concorsi nazionali vinti da studente; osannato dal
massimo fisiologo dell'anteguerra due volte candidato al Nobel (Prof.
Pietro Tullio), aveva colpito e interessato per il suo ingegno un
Marconi; la scoperta dell'influenza del SNC sull'emopoiesi, nel 1969
aveva entusiasmato il massimo fisiologo vivente, Giuseppe Moruzzi
(definito, ripetiamo, "....uno dei più grandi scienziati italiani
del XX secolo" ), mentre sia sotto il profilo sperimentale che
terapeutico aveva suscitato enorme interesse nel più autorevole
farmacologo del tempo (Prof. Trabucchi), nell'ematologo più celebrato
(Edoardo Storti), nell'ultimo grande clinico italiano (Domenico
Campanacci). Non era abbastanza? C'erano o non c'erano - e ad
abundantiam - tutte le credenziali per avere la certezza che ci si
trovava di fronte ad uno scienziato e ad un medico degno della massima
considerazione, e non di fronte ad un ciarlatano o un personaggio non
credibile?
Attenzione: stiamo parlando,
semplicemente, di una sua indiscutibile credibilità, NON
dell'automatica certezza che si trattasse della sospirata via per
sconfiggere cancro e leucemie! Ma ci sono due particolari che -
considerando gli eventi con un minimo di senno ed onestà (il ricorrere
ossessivo di quest'ultimo vocabolo è più che giustificato!) - venivano
ad aggiungersi: 1) l'impotenza terapeutica, in particolare, di fronte
alle leucemie, dimostrata dagli appena 500 malati che avevano raggiunto
i cinque anni di (tribolatissima) esistenza; 2) L'iter sperimentale
scrupolosamente descritto sia durante la conferenza di Bologna che nel
corso della comunicazione al Congresso Mondiale di Fisiologia.
Soffermiamoci un istante. Era lecito
fare spallucce di fronte ai soli 500 sopravissuti cinque anni con la
chemioterapia? O costituiva forse un crimine fra i più atroci della pur
crudele storia dell'umanità? Non diamo risposta perché questa è
insita - quantomeno per un uomo che si consideri onesto - nella domanda
e nella documentata realtà. Ma passiamo all'iter sperimentale,
argomento che, al di là del caso sul quale ci stiamo diffondendo, è di
importanza capitale per chiunque voglia capire cosa sia scientifico e
cosa no.
Che cosa significa
"scientifico"? Semplicemente un fenomeno che è CERTO. E cosa
è certo? Ciò che, ESSENDO RIPRODOTTO esattamente secondo le modalità
descritte DA' SEMPRE LO STESSO RISULTATO. L'esperimento fatto dal Prof.
Luigi Di Bella era stato minuziosamente codificato in tutte le sue fasi,
particolarità tecniche, e nel risultato. Consisteva nel sollecitare le
habenulae, strutture cerebrali nella zona dell'epitalamo, con un certo
tipo di corrente. In seguito alla stimolazione, le piastrine in circolo
aumentavano del 300 per cento ed oltre. Continuata la ricerca
sperimentale, si era determinata anche la causa di questo aumento: la
sollecitata increzione di melatonina da parte della pineale.
L'implicazione della scoperta era di immensa portata, non solo perché
gettava luce su un fondamentale meccanismo dell'emopoiesi - sovvertendo
le teorie indimostrate fino ad allora appoggiate - ma comportava
immediate e chiarissime implicazioni sulla terapia delle emopatie,
piastrinopenìa in primis. Una scoperta - come d'altronde fu osservato
vent'otto anni dopo durante un convegno scientifico - da premio Nobel:
intendiamo dire, un premio Nobel serio. Non c'è da discutere, ma solo
da prenderne atto. Beninteso, avendo a disposizione - minuziosamente
descritto - il modo di appurare la veridicità dell'affermazione: la
ripetizione dell'esperimento.
A nessuno passò minimamente
dall'anticamera del cervello l'idea di ripetere la prassi sperimentale
per verificare: 1) se davvero si verificava l'aumento delle piastrine in
circolo 2) se questo dipendeva dall' increzione di melatonina. Sarebbe
cambiato il mondo, perché da questo all'applicazione terapeutica il
passo era ovvio e breve. Nessuno lo fece. Perché????? Sono migliaia di
morti dalle loro tombe a chiederlo a quanti, potendolo fare, non lo
fecero, assumendosi la responsabilità della sofferenza e della morte di
innumerevoli esseri umani. Non si scappa, non c'è nessun mi e nessun
ma: o si attuava un controllo sperimentale e si dimostrava l'errore
dello scienziato, o si riscontrava la puntuale conferma degli assunti,
avvenuta la quale era giocoforza agire di conseguenza sotto il profilo
terapeutico. Il fenomeno è stato riprodotto da altri ricercatori
con puntuale conferma di tutte le osservazioni dello scienziato: ma
questo non avvenne in Italia e non avvenne subito, ad imperitura
vergogna del nostro Paese.
Cosa avrebbe potuto e
dovuto fare lo Stato?
Cosa ematologi ed oncologi? Cominciamo a rispondere alla seconda domanda
variandone la forma: cosa NON avrebbero dovuto fare? arroccarsi in
privilegi immeritati e ricordarsi invece del giuramento fatto all'atto
della laurea.
Quanto allo Stato, sarebbe stato suo
ineludibile DOVERE, anzitutto, contattare lo scienziato e chiedergli di
ripetere l'esperimento accennato davanti a ricercatori di propria
fiducia. Fatto questo, offrirgli la più ampia collaborazione possibile.
Teniamo conto che la notizia (in alcun modo spinta o incoraggiata dal
protagonista della vicenda) era apparsa su tutti i quotidiani nazionali
e su molti esteri. Da una parte, mettendogli a disposizione mezzi
strumentali e collaboratori si sarebbero enormemente accelerate le
programmate ricerche sperimentali; dall'altra, incaricando Storti e
proteggendolo dalle malevolenze di colleghi ostili, si sarebbe potuto
avviare un progetto di sperimentazione clinica, raccogliere dati
rigorosamente documentati, studiare, far studiare e seguire i casi di
remissione, fornendo così un aiuto determinante per la pubblicazione
dei risultati. Teniamo conto che tutte le componenti della terapia erano
prive di tossicità e controindicazioni, a differenza dei micidiali
protocolli di rito, fra l'altro totalmente a carico dello Stato (e,
quindi, dei contribuenti). E' doveroso sapere che uno dei tanti ostacoli
che lo scienziato dovette superare fu costituito dal fatto che per sette
anni volle sostenere personalmente il costo della melatonina (e della
sua costosa preparazione in confezioni iniettabili), fornendola comunque
gratuitamente ai pazienti....
In ogni caso, ove - a mero titolo
ipotetico - le premesse non fossero state confermate dai fatti, ci
sarebbe stata sempre la possibilità di dire allo scienziato che facesse
il favore di tacere e non sostenere oltre l'insostenibile. Invece ci fu
IL SILENZIO: o meglio, il silenziamento. Ma all'estero (soprattutto
all'estero) la cronistoria delle ricerche sulla melatonina, a partire
dal 1973/74, fa registrare una nettissima impennata ed una comprensione
sempre più vasta delle importantissime e vastissime azioni della
molecola. Se nel 1974 la comunicazione al Congresso Mondiale di
Fisiologia di New Dehli era stata preceduta da 33 anni di ricerche, i
rinnovati clamori della vicenda Di Bella (iniziati negli anni 1995-96)
si riferivano ad una concezione scientifica basata su mezzo secolo di
ricerche sperimentali ed un quarto di secolo di conferme cliniche!
Nonostante questi dati, verificabili da chiunque, venne rimproverato
allo scienziato di non avere seguìto l'esempio di altri colleghi, che
per anni ed anni avevano svolto in silenzio la loro ricerca prima di
fare proposte terapeutiche.....!!!
E' inoltre da tenere presente che
centinaia di prescrizioni erano state fotocopiate ed erano circolate nei
reparti ematologici e oncologici per anni ed anni: nulla vi sarebbe
stato di più facile che controllare le diagnosi e la storia clinica dei
pazienti! In molti casi fu fatto: ma tacendo sui risultati, che erano
positivamente scioccanti. Probabilmente si dormivano sonni tranquilli,
pensando che lo scienziato non poteva disporre - specie dopo il
pensionamento dall'Università - di alcuna collaborazione e che presto,
dati i problemi di età, avrebbe tolto il disturbo. Ma nel 1995 ci fu il
"boom" della melatonina e qualcuno, pensando ad un Luigi Di
Bella casalingo e con le pantofole ai piedi, si presentò quale
"vate". La paternità delle sue acquisizioni emerse invece
inevitabilmente (Russel Reiter, in un congresso internazionale, lo aveva
definito "il padre della melatonina"), e saltarono fuori anche
migliaia di persone e di famiglie che testimoniarono a favore della sua
terapia.
Quando qualche valvassino pensò di
rimediare facendo aumentare a limiti iperbolici il costo della
somatostatina (questa, in singolarissimo contrasto con le leggi della
produzione farmaceutica, lievitò di dieci volte, raggiungendo le
516.000 lire per dose giornaliera contro le 3.500 lire di costo
industriale, mentre un anno più tardi qualche farmacista ritirò la
sostanza grezza dalla Bachem - il miglior produttore mondiale - e, dopo
le necessarie semplici lavorazioni, vendette la somatostatina a 11.000
lire), i pazienti cominciarono ad organizzarsi fondando associazioni e
protestando energicamente. Questa, non altra, fu l'origine del movimento
di opinione che si creò e delle proteste. Le testimonianze faranno
giungere ai tavoli del Ministero della sanità qualcosa come 10.000 fax,
diligentemente ignorati e seguìti anzi da pronunce sprezzanti delle
commissioni sanitarie. La tesi è che non esistono prove scientifiche
dell'attività antitumorale dei componenti Mdb. Ma una società
scientifica del Modenese appurerà, dopo una ricerca attenta su Medline,
l'esistenza al 31 dicembre 1997 di 7.040 lavori: si badi bene,
lavori clinici sull'uomo. Questi dimostrano il contrario di quanto
sostenuto dalle commissioni ministeriali: sono 2.817 sulla
somatostatina, 1.582 sui retinoidi, 1.504 sulla bromocriptina, 819 sulla
vitamina E, 318 sulla melatonina. Due soli esempi, a dimostrazione che
non si tratta di cifre da estrazione del lotto, che evidenziano come già
da anni si sappia come somatostatina e/o octreotide funzionino
prescindendo dalla cosiddetta "natura endocrina" del tumore e
che riguardino una vasta gamma di patologie.
Un
primo lavoro del 1991, "Non-endocrine applications of somatostatin
and octreotide acetate: facts and flights of fancy": Mozell-EJ;
Woltering-EA; O'Dorisio-TM - Dis-Mon. 1991 Dec; 37(12): 749-848,
"..a review of the current non-endocrine applications of
somatostatin and its analogues, covers a wide range of potential
applications for somatostatin-like compounds..."
Un secondo lavoro del 1992, "Somatostatin-Analog
(Octreotid) in klinischen Einsatz: neuere un potenti elle Indikationen":
Meier-R, Dierdorf; Gyr-K - Schweiz-Med-Wochenschr. 1992 Jun 20; 122 (25): 957-68. ("..the
antiproliferative effect of octreotide also allows its use in patients
with somatostatin-receptor-positive non-endocrine solid tumours (e.g.
brain, breast and small-cell lung cancer").
Evidenze scientifiche tanto
inequivocabili da far cadere i denti ai critici del Mdb e che, in una
società normale, avrebbero dovuto e dovrebbero portare al licenziamento
in tronco e, subito dopo, alla denuncia di supponenti baroni in camice
bianco e componenti di commissioni sanitarie: perchè la loro ignoranza
- congenita o dolosa che sia - è inescusabile ed ha provocato lutti e
dolore.
Ma riprendiamo la cronistoria. Si
dice allora che sì, è vero che esistono tanti lavori, ma sulle singole
sostanze, non sul loro impiego in simbiosi! Arriviamo al dunque. Dopo
che sono pretese cento cartelle cliniche, ne sono inviate dalle
associazioni in numero di poco inferiore a quello richiesto, i baldi
esaminatori concludono che...non si possono trarre conclusioni. Poi, di
colpo, anche se beninteso le cartelle non dimostrano nulla in modo
incontestabile....ora ci sono le condizioni per procedere ad una
sperimentazione. Non c'era di che preoccuparsi, avevano evidentemente
convenuto. E si vedrà che c'erano buone ragioni per questa tranquillità.
E' venuto il momento di elencare
alcune delle anomalie, ognuna delle quali, autonomamente, porta a
considerare una (tragica) farsa la cosiddetta
"sperimentazione" e che avrebbe dovuto portare - in un paese
civile - all'immediata ed automatica invalidazione della
sperimentazione. Perchè - torniamo al fondamentale punto di partenza -
un esperimento può definirsi scientifico solo quando i parametri sono
rispettati tutti, senza eccezioni e con precisione assoluta.
1)
Lo "studio retrospettivo".
C'era un piccolo timore, una
possibile variabile in tanta certezza: la documentazione clinica che
poteva avere il Prof. Di Bella. Sarebbe stata proprio una beffa
dispiegare tanto impegno e sopportare tanti patemi e poi vedersi
smentire in modo clamoroso. In realtà la documentazione era costituita
dagli esami che avevano lasciato alcuni pazienti, che di per sé, non
completati in successione temporale e costantemente aggiornati, potevano
costituire un supporto probatorio formidabile se implementati attingendo
agli archivi ospedalieri (cosa che un'organizzata ricerca svolta da un
gruppo di lavoro, con autorizzazione ministeriale ad accedere alla
documentazione clinica, avrebbe potuto fare in brevissimo tempo).
Ostentando sincero interesse,
un'epidemiologa (omettiamo nome ed evitiamo giudizi, trattandosi di
persona scomparsa nel 2009, pare - ironia della sorte - dopo "lunga
malattia") chiese e ottenne, su incarico del Ministero, di accedere
all'archivio del Prof. Luigi Di Bella, in parte informatizzato ad opera
di due volontari, suoi vecchi allievi che lo avevano avuto quale
relatore nella tesi di laurea.
Esponiamo, seppure succintamente,
l'operato dei visitatori, giunti nello studio-laboratorio di Modena il
4/2/1998. Questi esaminarono 3.076 "cartelle", cioè
quella parte, minoritaria, che era stata informatizzata. Tanto per
gradire, una metà venne scartata, o perché si ritenne che la diagnosi
non fosse provata con certezza, o perché si trattava di patologie non
neoplastiche (bazzecole come sclerosi multiple, Alzheimer, lupus maligni
eccetera...). Delle 1.523 sopravvissute ne vengono prese in
considerazione solo 605. Perché? Perché solo queste riguardavano
pazienti residenti in regioni coperte dal Registro Tumori (che
rappresentava solo il 15% del territorio nazionale).........! Delle 605
ne vengono scartate altre 291, in quanto.....non sarebbe esistita la
prova che i pazienti fossero stati trattati con Mdb (che erano venuti a
fare, forse per farsi una briscola o per sottoporsi a qualche ciclo di
chemio....?). Ma abbiamo a che fare con persone ordinate, pratiche, che
vogliono fare pulizia: di conseguenza altre 66 cartelle finiscono nella
virtuale pattumiera. E sapete perché? In 38 casi i pazienti risultano
"persi" (.....sic....) e per altri 28 ....non c'è tempo di
assumere ulteriori informazioni! Alla fine del massacro rimangono solo
249 "casi valutabili". Ma niente paura: solo in quattro casi
risulterebbe con certezza che hanno fatto solo il MDB!!!! Di questi
quattro, uno solo risulta "guarito"!!!! L'epidemiologa - che
insieme ai colleghi aveva espresso, quantomeno all'ospite e a tre
collaboratori che allora frequentavano il laboratorio, e tutt'oggi
disponibili a dare la loro testimonianza, la sua ammirata meraviglia per
i risultati osservati - in aprile stende la sua relazione per il
Ministero. Puntuale, qualche settimana dopo, escono titoloni dei
giornali: "su oltre tremila pazienti curati dallo scienziato solo
quattro hanno fatto la sua cura e di questi solo uno era
guarito!!!!!". UNO SU TREMILA!!!!! Ma che uomo è questo Di
Bella??? E' facile immaginare l'impatto psicologico sui pazienti in
sperimentazione e le conseguenze (sperate) sulla loro determinazione a
continuare!!! L'epidemiologa scrisse una assai fumosa lettera di scuse
al Prof. Di Bella il 18 maggio successivo, concludendo che
".....finora non sono riuscita a sapere chi è il/la responsabile
di questa gravissima scorrettezza"!!!! Ma guarda un po'! La
relazione la conoscevano soltanto coloro che l'avevano redatta ed i
responsabili del Ministero: ma chi mai avrà commesso "la
scorrettezza"? Mistero. Un suonatore di scacciapensieri
(accostamento casuale...) avrebbe risposto: "cu fu? Nente sacciu e
nente dicu!". Singolare coincidenza: i titoloni suaccennati
comparvero subito dopo che una delegazione istituzionale, sotto il
fischiare di indiscrezioni relative ad avvisi di garanzia in viaggio, fu
costretta, il 5 maggio 1998, a recarsi cenere sulla testa dallo
scienziato allo scopo di implementare protocolli dichiarati lacunosi (e
che, nella pratica dei fatti, non furono implementati affatto) ed
evitare una protesta popolare dalle conseguenze imprevedibili.
Ciò che inescusabilmente non
venne dichiarato alla stampa, pur annotato nello "studio
retrospettivo", era una realtà clamorosa: tra le 249 cartelle -
bontà loro - prese in esame, figurano, al di là di qualsiasi dubbio, 27
casi di lungosopravviventi fra i 10 ed i 25 anni, cioè oltre il 10%
dei (sopravvissuti) casi esaminati!! E si tratta di 27 casi con prognosi
a breve/brevissimo termine espressa in reparti di oncologia!! Per essere
più chiari: si tratta di malati mandati a casa perché dichiarati
irrecuperabili o in fin di vita. Non c'è male come prova preliminare di
interesse obiettivo, correttezza, moralità, senso di responsabilità,
volontà di giungere alla verità!
2)
Conflitti d'interesse e giudizi.
Il verificare una nuova terapia
richiede innanzitutto curiosità scientifica ed assenza di conflitti di
interesse, materiali o psicologici che siano. Ecco un campionario di
dichiarazioni che evidenziano quanto fossero liberi da pregiudizi i
"giudici" incaricati.
Tra i "membri del
"Comitato di revisione Internazionale" (costituito per
rafforzare un'immagine di autorevolezza):
*Prof. Franco Cavalli, oncologo
svizzero: "...capita spesso nel mondo dei ricercatori che, specie
in una persona anziana, subentrino delle fissazioni
(sic) che portano a credere, dopo anni di lavoro serio, d'aver
scoperto chissà cosa".
*Paul Calabresi, consigliere
oncologo di Bill Clinton: "Non c'è alcuna razionalità scientifica
nell'utilizzo della terapia sperimentale a base di somatostatina
(sic...) su malati di cancro portati avanti dal Prof. Di Bella".
*Prof. Giuseppe Benagiano, Direttore
dell'Istituto Superiore di sanità: "le autorità hanno sbagliato a
sottovalutare l'impatto che la faccenda avrebbe avuto, e avrebbero
dovuto agire prima per stroncarla sul nascere".
*Rita Levi Montalcini: "Nessun
paese se non del Terzo Mondo, potrebbe accettare la sperimentazione del
suo metodo" (evidentemente considerava appartenere al terzo mondo
le due persone per le quali aveva telefonato al Prof. Di Bella
pregandolo di visitarle). Per obiettività dobbiamo anche citare
successive dichiarazioni di diverso tenore, assai prudenti e perfino di
malcelata adesione, forse dovute ad intervenute resipiscenze. Infatti,
in un'intervista rilasciata ad un quotidiano in occasione di una
conferenza tenuta a Modena, richiesta di un parere sul Prof. Di Bella
dichiarerà: "Quella è una persona valida dal lato umano, di
grande serietà negli studi, ma la sua cura sembra un tentativo non
portato a termine. Da quel che conosciamo oggi, non è emersa una
validità univoca e non si giustifica per questo l'abbandono di altre
terapie già conosciute e testate" (Il resto del Carlino, cronaca
di Modena, pag. 7, 25.1.2003).
Passiamo ora ad alcuni degli
"sperimentatori".
*Prof. Dino Amadori: "Non credo
minimamente alla sua cura" (17/1/98).
*Prof. Francesco Cognetti: "...altri malati vengono attratti da
miracolistici metodi di cura di non provata efficacia, eseguiti nella più
completa clandestinità ed al di fuori di leggi e regolamenti..."
(11/10/97).
*Prof. Pierfranco Conte: "Non darei mai questi farmaci ad un
congiunto".
*Prof. Franco Mandelli: "Attraverso false notizie, Di Bella sottrae
malati ematologici che hanno, con le vere terapie, la possibilità di
avere una valida risposta e ottenere la guarigione" (17/7/97).
Niente male, quale prova di assenza
di preconcetti e serenità di giudizio. Ovviamente nessuno agisce per
smentire se stesso...
3)
Ma quali pazienti?
In una parola, per non dilungarsi:
"pazienti dati per spacciati?" esclamerebbe un lettore
togliendoci....la parola? Sbagliato! Questo sarebbe stato il meno.....
Erano malati con vita residua stimata fra i 12 giorni (sì, avete
letto bene) ed i 90 giorni (fonte: rapporti Istisan - Ist. Sup.
della Sanità)! Molti di loro morirono nel periodo tra
"l'arruolamento" e la data fissata per l'inizio della terapia,
altri qualche giorno o settimana dopo: anche questi ultimi, ovviamente,
furono conteggiati tra gli insuccessi! Il peggio - sì, era possibile
addirittura un "peggio" - era che si trattava di malati
chemio-trattati. ATTENZIONE!!!!! Qui abbiamo altre due enormità: a)
mentre nello "studio retrospettivo" i malati precedentemente
chemio trattati, guariti o lungo viventi dopo Mdb, NON erano stati
considerati (possibili "effetti ritardati della
chemioterapia", MAI riscontrati a memoria d'uomo se non in senso
negativo!!!!), qui la stessa pregiudiziale era considerata una
quisquilia o pinzillacchera che dir si voglia. In parole povere, di
fronte a chemio trattati, se con Mdb andava bene era merito della
chemio, se andava male, colpa del Mdb!; b) nel corso della riunione al
Ministero del 14.1.98 lo scienziato aveva dichiarato che "...la
non responsività al proprio protocollo dipende dai trattamenti
terapeutici precedentemente messi in atto e dalle condizioni generali
dei pazienti" (dal verbale della riunione). Ma ecco una
chicca (quando si dice che certa gente è distratta....) che conferma,
da parte avversa, questa del resto ovvia realtà: una nota Cuf
dell'ottobre '97, nella foga di destituire di validità uno dei numerosi
studi clinici sulla somatostatina (Boll. Ott. 97, pag. 10), recita che
"...gli studi fin qui
pubblicati sono stati condotti pressoché esclusivamente in pazienti con
malattia avanzata e pretrattata con altri farmaci, condizioni quasi
sempre associate a selezioni e mutazioni che possono alterare il profilo
recettoriale della cellula neoplastica...". Eccovi serviti di
barba e capelli! C'è poco da fare: sono ragazzi distratti. Come tutte
le persone geniali, del resto.....
Solo in un caso gli arruolati
avrebbero potuto salvarsi: se un Signore con la barba bionda ed una
lunga tunica bianca si fosse avvicinato loro esclamando "Lazzari,
venite fuori! Alzatevi e camminate". Eppure qualcuno si è salvato
(ma ne parleremo in altra sede....)!
4)
Mancanza di randomizzazione.
Uno studio poteva avere un senso
scientifico e logico se veniva sottoposto al Mdb un gruppo di pazienti,
alle cure tradizionali un secondo gruppo (ovviamente omogeneo rispetto
al primo, cioè nelle stesse condizioni cliniche e con analoga
stadiazione). La disputa qui non era tra tutti gli strumenti terapeutici
disponibili, da una parte, e il Mdb dall'altra, visto che chirurgia e
radioterapia (seppure con diversità relative ai casi ed alle situazioni
nei quali intervenire, e in più - per la radioterapia - con differente
visione sull'intensità e la durata di applicazione) erano e sono
considerati patrimonio terapeutico comune. Qui si trattava di
circoscrivere la prova al confronto tra terapie farmacologiche: la
chemioterapia ed il Metodo Di Bella, la concezione citotossica e la
concezione biologica. E come si poteva fare un confronto se non si
confrontavano le due terapie??? Quale delle due garantiva
maggiormente salvezza del malato, durata della sopravvivenza, qualità
di vita? Il fatto è che TUTTI gli arruolati nel migliore dei casi non
erano più "suscettibili di alcun trattamento": fossero stati
ri-trattati con chemio, sarebbero morti nel giro di ore o di qualche
giorno! Ecco perchè rifiutarono la randomizzazione (fra l'altro chiesta
- invano - dal Prof. Veronesi)! In uno studio non randomizzato si può
dire tutto ed il contrario di tutto. Se per assurda ipotesi fossero
state arruolate nella sperimentazione salme, non persone viventi, anche
in questo caso, ovviamente, nessuno si sarebbe salvato, dimostrando
l'inefficacia della nuova terapia. Tanto valeva.... L'inattendibilità
della sperimentazione per mancata randomizzazione fu una delle più
severe critiche fatte dal British Medical Journal (critica che i
sostenitori della definitività negativa della sperimentazione si
guardano bene dal citare).
5)
Ma che terapia è stata sperimentata?
Tre farmaci sui 7 fondamentali
indicati dallo scienziato e SEMPRE presenti nelle migliaia di
prescrizioni che oggi come ieri sono/erano consultabili da parte di
chiunque! Ma c'è un "mistero" mai spiegato. Tra gli atti con
tanto di protocollo ministeriale figurano due fogli assolutamente
attendibili e inconfutabili, perché redatti di pugno e firmati dallo
stesso Prof. Luigi Di Bella (vedi foto).
Questi due fogli contengono l'elenco
dei farmaci fondamentali da utilizzare (sono otto, in quanto un farmaco
è previsto in sostituzione di un altro in caso di neoplasie cerebrali),
più quattro da impiegare come coadiuvanti, più altri ancora per
situazioni particolari (vomito, nausea iniziali possibili all'inizio
dell'infusione della somatostatina).
Di più: si specifica anche che la somatostatina (o l'octreotide)
deve essere infusa crescendo con gradualità nei dosaggi. E' quindi
provata la mancata corrispondenza tra la terapia, quale indicata e
praticata dallo scienziato, e quella "sperimentata". C'è
anche un altro clamoroso mistero-non mistero, che per la sua importanza
e gravità - scoperta in tempi relativamente recenti - viene descritto
minutamente in un'opera che dovrebbe vedere presto la luce. Lo
scienziato confermò in un'intervista ripresa da parecchi quotidiani
(28/4/98) che "...nell'attuazione
della sperimentazione non è stato osservato quello che io avevo
dichiarato sarebbe stato necessario". Allora, a quali
"protocolli" si attennero?? Approvati e firmati dove e quando?
NON esiste un verbale che riporti giorno, luogo, ora della
formalizzazione, cioè dove e quando l'ideatore del Mdb abbia letto e
firmato quei protocolli! In qualsiasi sede e di fronte a chiunque siamo
in grado di dimostrarlo.
6)
Errata composizione, errata preparazione dei galenici: irregolarità,
acetone, farmaci scaduti.
Rapporti dei Nas su campioni
analizzati in periodi diversi, segnalarono numerose gravi carenze
(anche del 50% in meno) nelle percentuali dei vari componenti della
Soluzione di retinoidi (vit. A, betacarotene, acido trans retinoico). La
melatonina coniugata, in una percentuale inferiore di casi, risultò
anch'essa non conforme (associazione con adenosina e glicina,
fondamentale per la biodisponibilità della sostanza).
Clamorosa poi la nota indagine
svolta da due sottufficiali dell'Arma, che rilevarono, e formalizzarono
in un rapporto del 2 dicembre 1998 quanto segue: "Dall'attento
esame degli elenchi è emerso un dato preoccupante se non addirittura
inquietante: 1.048 flaconi di ‘soluzioni ai retinoidi' sono
stati distribuiti dallo Stabilimento Chimico Farmaceutico militare di
Firenze a 28 Centri dei 60 della Sperimentazione MDB, oltre il
termine massimo di TRE MESI, come stabilito dall'ISS. Ciò
verosimilmente comporta che 1.048 pazienti abbiano assunto, per un
periodo oscillante tra i venti ed i trenta giorni (tale periodo varia
dalla prescrizione medica in relazione alla patologia), un farmaco
potenzialmente imperfetto e non più possedente le caratteristiche
terapeutiche iniziali, senza escludere che la degradazione e
scomposizione di principi attivi, possa produrre effetti collaterali
gravi specialmente in soggetti sofferenti patologie neoplastiche. Ne
consegue che i risultati ottenuti dalla sperimentazione siano
sicuramente inattendibili e che la stessa sperimentazione debba essere
quantomeno rivista seguendo un'ottica che tenga conto di tali nuove e
significative risultanze".
Cosa successe, si chiederà il
lettore? Furono elogiati e premiati i due carabinieri? No. Non successe
nulla. O meglio, accadde l'incredibile! Tuoni, fulmini e saette. I due
sottufficiali furono sottoposti a provvedimento disciplinare dal
Procuratore di Firenze Nannucci, perché erano ....."andati
oltre i limiti del loro mandato!!!". Per la cronaca, il
magistrato fiorentino aveva contestato al Proc. Guariniello, che
indagava sul mare di irregolarità che gli erano state segnalate, la
competenza per l'indagine..... Era veramente troppo, ed il Procuratore
Generale di Firenze, poco più di due mesi dopo, archivia la pratica, di
fatto censurando l'operato dell'iperattivo Nannucci (che aveva diffidato
il comando dei Nas dal prendere altre iniziative senza avvisarlo
preventivamente!). Questi i fatti: che certi "distratti"
sostenitori della conclusività della sperimentazione farebbero bene a
rileggersi, sempre che tengano ad essere considerati persone oneste! I
due sottufficiali non avevano ancora finito con le grane, però.
Qualcuno - là dove si puote - sollecitò un trasferimento dei due: uno
nell'estremo Sud Italia, l'altro fra austriofili del Tirolo. Solo grazie
a un opportuno intervento, da parte di chi aveva ancora a cuore la
credibilità delle Istituzioni, si evitò questo ulteriore scempio di
giustizia e legalità.
Ma l'argomento non si esaurisce qua.
Oltre a carenze dei componenti, oltre a confezioni scadute, oltre a
violazione delle concordate norme di conservazione (molti pazienti
riferirono di flaconi di retinoidi e blister di melatonina lasciati a
cuocere al sole accanto alle finestre degli ospedali, nonostante la
raccomandazione di conservarli al riparo dalla luce e da elevate
temperature!), i retinoidi contenevano dosi spesso enormi di acetone.
L'acetone - e chi fa spallucce farebbe bene a prendere o riprendere
qualche libro in mano (a cominciare dal Vangelo) - è ricompreso tra
i veleni dal manuale Merck, ha una elevata tossicità che incide
pesantemente sulla funzionalità epatica (immaginate che razza di fegato
potevano avere pazienti passati attraverso pesanti cicli di chemio!) e,
secondo alcune fonti autorevoli, è potenzialmente cancerogeno. Ma che
ci faceva l'acetone nella soluzione di retinoidi? Semplice: era usato,
in alternativa con alcool etilico, come solvente. Il Prof. Di Bella in
un verbale firmato il 31 marzo '98 aveva infatti dichiarato che come
solventi potevano essere adoperati "..acetone o alcool
etilico" (ripetiamo per i distratti: acetone o alcool etilico), ma
che "..il solvente deve
essere completamente eliminato" attraverso gorgogliamento
in corrente di azoto. Così come - ATTENZIONE!!! - facevano e fanno di
prassi e senza la minima difficoltà validi farmacisti preparatori! Il
responsabile dell'Ist. Chimico Militare di Firenze incaricato della
preparazione (e che aveva ricevuto le istruzioni relative) disse
che....non era possibile eliminare del tutto l'acetone...! Un Istituto
statale, con interi laboratori e attrezzature di prim'ordine non
riusciva dove semplici farmacisti, con un piccolo laboratorio privato a
disposizione, non avevano e non hanno alcun problema! Esiste una
intervista televisiva fatta al Prof. Di Bella, ed oggi visionabile su
Internet, nel corso della quale lo scienziato definisce come
"indegna di un farmacista" l'affermazione del responsabile
che, evidentemente mortificato, incassa il rimprovero e tace.
Molti pazienti (abbiamo
abbondantissima documentazione di articoli usciti all'epoca, e la
circostanza è riportata anche in atti giudiziari) riferirono anche di
confezioni di retinoidi che, non appena aperte, emanavano "lezzo
di fogna"! Anche se abbiamo idee precise in merito, non
possiamo provare che si sia trattato di dolo anziché di colpa grave, ma
sta di fatto che i sintomi di nausea, diarrea e simili accampati per
giudicare il trattamento non privo di tossicità sappiamo benissimo a
cosa attribuirli: e con certezza assoluta, dato che i pazienti che
ricorrevano/ricorrono a galenici preparati adeguatamente NON hanno mai
rilevato né puzza di fogna né disturbi!
E la scadenza? Questa era
fissata in tre mesi dalla data di preparazione. Un prodotto zeppo di
acetone, con dosaggi carenti dei principi attivi e tenuto al sole è da
buttare non dopo tre mesi, ma dopo tre ore. Uno fatto e conservato come
si deve fa registrare solitamente un calo progressivo di attività
farmacologica, anche se in un caso, relativo ad un flacone preparato
dalla farmacia di riferimento - che prepara questi galenici da quasi
quarant'anni - le analisi avevano fatto registrare l'assoluta integrità
a distanza di oltre un anno dalla preparazione. Confezioni, pur frutto
di ottime preparazioni, dopo la scadenza hanno fatto rilevare fra
l'altro una "segmentazione" dei principi attivi, con ovvia
perdita, oltre che dell'attività farmacologica, dell'omogeneità del
galenico. D'altronde è NOTORIO, per chiunque sappia che i retinoidi
sono una classe di vitamine e provitamine e non un tipo di calze per
signora o reti per la pesca del tonno, che queste sostanze sono
estremamente delicate e instabili. Betacarotene ed acido retinoico, in
particolare, che sono forniti dai produttori in polvere ed in confezioni
sigillate, prima della miscelazione debbono essere conservati a -32° ed
al buio (cfr.: http://www.dibellainsieme.org/discussione.do?idDiscussione=2411).
Ma tutte queste anomalie - lasciamo
al giudizio del lettore se è legittimo o no definirle INCREDIBILI -
sono frutto della mente perturbata o della fantasia arrampicaspecchi di
esagitati-fanatici-complottisti-fedelissimi-Mdb, oppure hanno una base
razionale e - quello che più interessa - provata?
Ce l'hanno, eccome, e ognuno,
ovviamente se in buona fede, può controllarlo: questa la parola magica,
CONTROLLABILITA'! I rapporti Istisan li abbiamo già citati (e li
citeremo per cose ancor più clamorose che esporremo poco più avanti).
Ma esistono documenti acquisiti in atti giudiziari. Le carenze dei
retinoidi risultarono da diverse analisi, su diversi campioni, su
prodotti scaglionati nel tempo, effettuate da diversi laboratori. Lo
stesso può dirsi per il citato rapporto dei due sottufficiali.
Ma andiamo al sodo. Il magistrato
Raffaele Guariniello Guariniello, dopo avere fatto ricorso alla Corte di
Cassazione, che gli dà ragione, per opporsi alla pretesa di Nannucci di
avocare a sé l'inchiesta, conclude le indagini, rilevando le seguenti
anomalie: uso di "farmaci guasti e imperfetti" e mancato
avviso, da parte dell'Istituto Superiore di sanità che ne era a
conoscenza, a 50 dei 51 ospedali coinvolti nella sperimentazione. Gli
imputati sono quattro: Roberto Raschetti e Donato Greco, coordinatori
della sperimentazione, Stefano Spila Alegiani, responsabile dei
preparati galenici, Elena Ciranni, curatrice dei rapporti con i vari
centri clinici. Il reato contestato, contemplato dall'art. 443 del
codice penale, è di "somministrazione di medicinali guasti o
imperfetti", punibile con la reclusione fino a tre anni. I quattro
dirigenti ricevono "l'avviso di chiusura indagini", anticamera
dell'avviso di garanzia. A questo punto i loro difensori estraggono un
coniglio dal cappello, appellandosi alla Legge Carotti, ed al fatto che
i galenici sono prodotti a Firenze dall'Ist. Chimico Militare. In realtà,
come contesta Guariniello, l'art. 443 non punisce la produzione dei
farmaci (eseguita a Firenze), ma la somministrazione, avvenuta -
relativamente all'inchiesta da lui condotta - a Torino.
Guariniello, poco sensibile a
pressioni dall'alto, esce di scena, ma prima si toglie un sassolino
dalla scarpa. Il 7 settembre 2000 un
diffuso quotidiano nazionale (la Stampa) pubblica con questo titolo un
articolo ispirato dal magistrato: "Così hanno truffato Di Bella
- Guariniello accusa: farmaci scaduti e dosi sballate".
Anche la prima inchiesta sulla morte di Mattei si era conclusa
dichiarando che era morto per incidente aereo.....e solo qualche
fanatico complottista si sgolò per dire che non era un incidente, ma un
attentato commissionato dalle sette sorelle del petrolio.
A Firenze Nannucci ritenne
attendibili le teorie per cui l'acetone non fa poi un gran male....le
irregolarità erano quisquilie e...: vissero tutti felici e contenti
(tranne i pazienti).
7)
Irregolarità di somministrazione ed altro (somatostatina e octreotide).
Somatostatina ed octreotide, come
ben sanno tutti i pazienti in cura, debbono essere somministrati tramite
siringa temporizzata regolata tra le 8 e le 12 ore, pena altrimenti
sintomi avversi (vomito, nausea, dolori addominali), e nelle ore serali.
Questo era stabilito nelle intese. Nella maggior parte dei casi la
somministrazione avvenne senza gradualizzare i dosaggi, tramite
intramuscolare fatta in qualche minuto e di giorno. I sintomi avversi
furono scorrettamente attribuiti alla terapia. Ma non è questa la sola
cosa grave. A soffrire per questi effetti collaterali furono pazienti
reduci dal calvario delle chemioterapie consuete, e che versavano in
condizioni fisiche tanto miserevoli da dover essere in prevalenza
accompagnati e sorretti da parenti ed amici.
Altra "chicca". Nonostante in ogni sperimentazione (o studio
clinico) che si rispetti si usino rigorosamente le stesse specialità e,
in aggiunta, provenienti dallo stesso lotto, in questa "prova"
si assistette ad una costellazione di marche di somatostatina, molte
delle quali di provenienza cinese o greca e di infima qualità, quando
non del tutto inattiva.
8)
Per quanto venne fatta la "cura".
Leggiamo dai rapporti Istisan che l'ottantasei
per cento dei pazienti (dicasi 86%) si vide interrompere il
trattamento. La cura solo in pochi casi venne fatta per più di un
mese. Sì, avete letto bene. Il motivo: "progressione della
malattia o tossicità". Se quindi la massa neoplastica fosse
aumentata solo dell'1% contro un'aspettativa (trend di crescita) del 10%
(quindi un risultato eccezionale, col sostanziale blocco della
crescita), la terapia sarebbe stata interrotta. Da notare come durante
l'esposizione del suo Metodo del 14/1 lo scienziato avesse affermato che
occorrevano parecchi mesi di terapia continuativa per ottenere
significative riduzioni volumetriche e/o numeriche delle lesioni
tumorali. Quanto alla tossicità (provatamente inesistente)......se si
dovessero interrompere i cicli di chemio per questo motivo nessun
paziente potrebbe fare più di una seduta! Rimandiamo d'altronde alle
anomalie descritte prima, che spiegano ad abundantiam da cosa fossero
provocate queste collateralità. Ma giova anche conoscere cosa avessero
scritto i progettisti della prova....e che, per loro incredibile
negligenza, trapelò: "....la
valutazione del livello di tossicità è importante se si vuole evitare
che il MDB venga riproposto come una terapia palliativa...."
(documento redatto e firmato il 17/7/98 dal Dr. Raschetti, cooordinatore
del Gruppo di coordinamento centrale della sperimentazione, e dalla
giornalista Eva Benelli).
9)
Criteri di valutazione.
E', sotto un certo punto di vista,
l'anomalia più grave. Perché, anche in caso di pazienti non
moribondi ma ancora responsivi, terapia completa e non smozzicata,
galenici ben fatti, ben conservati e non scaduti, somatostatina non
proveniente da Bingo-Bongo e iniettata con temporizzata, eccetera, ben
difficilmente sarebbe stato possibile ottenere una riduzione di OLTRE il
50% della massa tumorale in tre mesi. A parte il criterio cervellotico e
ottuso, si era di fronte ad una Terapia Biologica dei tumori e non ad
una terapia Citotossica: due concezioni opposte ed inconciliabili, in
quanto la prima punta primariamente al blocco della crescita, al
recupero funzionale ed al potenziamento delle difese immunitarie e non
dell'organismo e - naturalmente - alla graduale eliminazione della
disseminazione e della volumetria neoplastica attraverso l'induzione e
l'accelerazione dell'apoptosi; la seconda all'uccisione delle cellule
neoplastiche attraverso la tossicità dei chemioterapici iniettati. E'
acquisizione pacifica, riscontrabile in tutta la letteratura scientifica
internazionale, questa fondamentale distinzione tra i diversi criteri di
valutazione, che ha portato anche a tenere nella dovuta considerazione
il parametro (che dovrebbe essere di gran lunga il più importante)
della sopravvivenza: e proprio su questo scoglio si è infranto il
talento prestigiatorio delle statistiche truffaldine. Tale aspetto
valutativo lo aveva del resto ben chiarito lo scienziato, citando - a
mo' eccezione che conferma la regola - che solo in un caso aveva
registrato la scomparsa del tumore nel giro di qualche mese. In sintesi:
se tutti, ripetiamo, tutti i pazienti per ipotesi avessero fatto
registrare una diminuzione del 49% del tumore in tre mesi o del 51% in
quattro, la terapia sarebbe stata egualmente giudicata inefficace!
Quando si raccontano bugie bisogna avere tassativamente buona memoria e
noi, pur non contando fole, buona memoria l'abbiamo, anche per prestarla
a certi smemorati: questa precisa domanda venne rivolta al Prof.
Cognetti nel corso di una conferenza, e la sua risposta, visibilmente
imbarazzata, fu che sì, nell'ipotesi fatta, il giudizio non sarebbe
cambiato. All'umanità e, in prima battuta, agli italiani, non importava
un fico secco se un tumore diminuiva di oltre il 50% in meno di tre mesi
(salvo, riesplodere il mese successivo....), ma interessava solo una
cosa: sapere se con il Mdb era possibile salvarsi dal cancro - in tre
mesi, in un anno o in tre anni poco contava - e, in ogni caso, se si
trattava di terapia efficace. Fu tradita, oltre che la verità, la
speranza e l'aspettativa del mondo intero. Pensiamo non vi sia da
aggiungere altro.
Quanto all'osservazione dei critici
a tutto campo, e cioè che questi criteri di giudizio e lo schema
terapeutico fossero stati accettati dallo scienziato - replicano i
distratti e torpidi osannatori della sperimentazione - ebbene, siamo in
grado di contraddirli. 1) E' provato od è pura invenzione l'esistenza
di un documento ufficiale autografo con 8 componenti da somministrare
contro i tre adoperati? Come si spiega l'esistenza di questo documento?
Perché nessuno rilevò questa incompatibile diversità e chiese lumi in
merito? 2) Lo stesso scienziato, alle prime notizie di irregolarità,
dichiarò: "Io ho firmato solo due documenti: quello che ho dato al
direttore generale dell'Istituto chimico militare di Firenze e quello
che ho dato alla commissione per dire come avrebbero dovuto essere
propinati i farmaci (nostra nota: si riferisce chiaramente ai due fogli
autografi, mai seguìti per la esecuzione della terapia). Sono relativi,
ripeto, uno alla preparazione dei farmaci galenici, l'altro alla
somministrazione e alla successione nella sperimentazione". E
allora, come la mettiamo? In sintesi conclusiva è documentato che: a)
lo scienziato aveva chiaramente affermato (14/1) che i pretrattati non
erano o erano mediocremente responsivi; b) che solo un'osservazione di
medio/medio-lungo termine avrebbe consentito di cogliere miglioramenti;
c) che occorrevano 7-8 farmaci più alcuni provvedimenti complementari;
d) che occorrevano galenici perfetti, ben conservati e totalmente privi
di solvente e) che aveva firmato unicamente le disposizioni per il
confezionamento dei galenici e i due fogli autografi. Nulla di tutto
questo risulta essere stato seguìto. C'è dell'altro, ripetiamo, ma lo
renderemo noto in una sede più consona e con precisi riscontri
documentali.
10)
Pressioni psicologiche negative sugli arruolati.
Citiamo questa circostanza (ma ne
esisterebbero molte altre) non tra i fattori dell'esito negativo, ma
quale dimostrazione della scorrettezza professionale ed etica della
prova. Molte testimonianze furono comunicate al Ministero ed altre
formarono oggetto di documentazione allegata ad esposti e denunce. Ne
citiamo solo una, per l'impossibilità di dilungarci oltre: "....signora
è inutile che lei si sottoponga al Metodo Di Bella, in quanto è acqua
sporca e pertanto di nessuna efficacia.....voi malati non dovete farvi
fare il lavaggio del cervello dalla televisione e dai giornali e farvi
lusingare dal Di Bella che quando appare in Tv sembra un vecchietto un
po' gobbo e tanto simpatico..... Comunque il Vs caso non rientra nella
sperimentazione in quanto noi la applichiamo solo su malati terminali
che abbiano solo sei-sette settimane di sopravvivenza" (da
lettera inviata alla Dir. Sanitaria dell'Ospedale Sacco di Milano,
Ufficio Relazioni con il Pubblico, in data 11 marzo 1998: la signora era
interessata da due tumori, un carcinoma mammario ed un adenocarcinoma
primitivo polmonare con versamento pleurico. Aveva fatto, senza alcun
esito, 6 cicli di chemioterapia. Ma, evidentemente, fu giudicata in
troppo floride condizioni per entrare nella sperimentazione!!!!). Ci
fosse nel lettore qualche dubbio residuo sulle condizioni degli
arruolati, ecco un'eloquente risposta.
Risultati
veri e risultati dichiarati: quello che fu dichiarato e quello che fu
occultato. La stroncatura del British Medical Journal.
Il 13 novembre 1998 ci fu la
proclamazione dei "disastrosi" risultati. Grafici, lucidi,
torte colorate mozzano il respiro. Anche se, viene detto alla stampa,
non si è fatto in tempo a presentare il testo definitivo (come mai
tanta precipitazione???): i morti, si inizia a dire, sono il 90% degli
arruolati.....poi, ad una domanda di un giornalista e dopo affannoso
rivoltar di carte, Donato Greco dice che no...si sono sbagliati...si
tratta della somma tra i decessi e le progressioni di malattia.... Poi:
i deceduti sono il 57%....ma nemmeno questa cifra è esatta. Infatti -
piccola dimenticanza, non sono stati disaggregati coloro che avevano
interrotto la terapia il 21 luglio! Facendo correttamente il calcolo
disaggregato, la mortalità risulterebbe del 25%. Prima 90%, poi 57%,
infine 25%: non c'è male per uno "studio rigorosamente
scientifico". Le risposte "parziali" sono solo tre (e un
numero così alto, considerato quanto abbiamo visto, lascia a bocca
aperta): non perché si tratti di 3 su 386, ma in quanto pazienti in
condizioni terminali o semiterminali hanno fatto registrare una
diminuzione di oltre il 50% della massa tumorale. I casi definiti
"stabili" (meno del 50% di riduzione) sono 47: ed anche questo
meraviglia. Gli arruolati - non dimentichiamolo - avevano una vita
residua massima di tre mesi, e avrebbero dovuto essere tutti morti.
Nessuno lo notò, nessuno lo fece notare. Con enorme fatica, di fronte
ad un microfono che misteriosamente gli sgusciava davanti gli
occhi.....il Prof. Stefano Iacobelli, direttore del Centro Oncologico di
Chieti, riesce a prendere la parola: "..dopo
sette mesi, il tumore è regredito di oltre il 50%. Era un tumore molto
esteso e inoperabile, quindi sarebbe stato impossibile avere successo
con altre cure...". Si trattava di un carcinoma del pancreas,
per il quale non si conoscono sopravvivenze. Filtrò, ma non in quella
sede, che diversi pazienti, capita l'antifona, avevano acquistato i
galenici presso farmacisti preparatori validi.
Dopo scene da Sarah Bernhardt, con
strappamento di capelli per il dispiacere che la prova si fosse conclusa
negativamente, i baldi sperimentatori attesero che le inchieste in corso
seguissero l'alveo pretracciato. Nonostante il parziale
"incidente" di un disobbediente Iacobelli "... tutto era
andato come da copione". Espressione polemica, questa? Prima di
dare giudizi, è bene leggere quanto aveva scritto Raschetti nel
documento prima citato: "Nella
maggior parte dei casi i pazienti in trattamento non hanno valide
alternative terapeutiche....Occorre opporsi alle reazioni scomposte
bugiarde e violente dell'entourage Di Bella.....I dati relativi alla
mortalità non potranno essere utilizzati per una valutazione della
sopravvivenza, rientrando questo tipo di informazione nella sfera
della valutazione di efficacia per la quale occorrerebbe avere un gruppo
di controllo..... Circa i casi di "stabilità" dei pazienti:
..questi casi non possono rientrare tra i dati da considerare come
indicativi di attività, ma pongono comunque un problema di
comprensibilità da parte di un pubblico non specialistico (una malattia
stabile è quantomeno un episodio non negativo)... La comunicazione al
Paese attraverso i media dovrà essere semplice, precisa e senza
smentite. Non ci deve essere spazio per cambiamenti di rotta,
revisioni, retromarce. A tal fine si ritiene necessario predisporre
dei testi scritti e decidere chi, ed in quale sequenza, dovrà
intervenire alla conferenza stampa. Luigi Di Bella ha acquisito presso
l'opinione pubblica l'immagine di studioso onesto ed estraneo rispetto
al sistema ricerca, ma proprio per questo potenzialmente geniale.
....Luigi Di Bella non è un nemico da sconfiggere bensì un ricercatore
da confutare". ...La presentazione vera e propria dei risultati
dovrà essere affidata ad una rosa di nomi ristretta e
qualificata.....Per la sua capacità di tradurre il linguaggio
scientifico ed il grande seguito di popolarità di cui dispone, una
figura come quella di Piero Angela può svolgere un ruolo chiave nella
gestione di questi primi risultati della sperimentazione...".
C'è da rimanere sbigottiti,
pensando, fra l'altro, che questi alati pensieri e suggerimenti erano
stati vergati nel luglio precedente, nel bel mezzo della prova. Come si
faceva a pensare alle reazioni "scomposte e bugiarde e violente
dell'entourage Di Bella"? Come mai, già allora, preoccupavano i
casi di stabilità? E come leggere quel "Non ci deve essere spazio
per cambiamenti di rotta, revisioni, retromarce"??? i destinatari
dell'avvertimento (Iacobelli in primis) dovevano fare il saluto nazista
e urlare "Sieg Heil"?? Un vero gioiello la faccenda del Prof.
Di Bella, che bisognava indicare non come un "nemico" - come,
in effetti, lo vedevano - ma un "ricercatore
da confutare". Chi sostiene ancora la validità di questa truffa
dovrebbe sentire il dovere di emigrare. Ma c'è dell'altro: non è
finita.
Qualche mese dopo i brindisi per la
sconfitta del "NEMICO", arrivò una batosta i cui effetti non
risultarono devastanti solo grazie alla normalizzazione che era stata
attuata sui mass media. Uscì infatti un Editoriale (non un semplice
commento) sul British Medical Journal
(il solito guastafeste...) firmato dal prof. Marcus Müllner, dal titolo
profetico: "Di Bella's therapy: the last word?" (Di Bella:
l'ultima parola?). Chi vuole andarselo a leggere può farlo
tranquillamente (BMJ, 1999; 318:208). Siccome tra i critici del Mdb c'è
una vera epidemia di S.D.A. (Sospetta Distrattite Acuta), dato che
dimenticano l'episodio del BMJ (oppure se ne ricordano, ma solo per la
pubblicazione dello "studio", dimenticando le critiche) sarà
bene gettarci l'occhio, seppure di volata.
"Lo
studio che pubblichiamo oggi e che è stato già riportato dalla stampa,
ci dice che il trattamento è inefficace e tossico. Questo studio,
tuttavia, avrebbe potuto essere progettato meglio. ...il trattamento
è stato interrotto nell'86% dei pazienti a causa di progressione
della malattia, tossicità o morte. Il nostro parere è che la maggior
parte dei clinici giudicherà convincente questa sperimentazione, ma
essa non è perfetta. Noi non siamo in grado di sapere se i pazienti
fossero rappresentativi, né sappiamo se i controlli avrebbero risposto
meglio oppure peggio. I ricercatori avrebbero dovuto condurre la
sperimentazione con studi controllati e randomizzati.
Perché
questi studi non sono stati randomizzati? .... I motivi che vengono
addotti a giustificazione della non randomizzazione dei pazienti sono la
difficoltà del reclutamento, i costi, il tempo e ragioni di ordine
etico. Le difficoltà nella randomizzazione-reclutamento sono ragioni
deboli..... Gli autori della ricerca sostengono che i pazienti non
sarebbero stati forse d'accordo a far parte di gruppi di
controllo-confronto con diversi trattamenti in modo randomizzato. Ma è
veramente così? Poiché molte migliaia di pazienti avevano richiesto la
multiterapia Di Bella, alcune centinaia avrebbero consentito a
partecipare ad una sperimentazione randomizzata e controllata.
Indiscutibilmente
sarebbe stato meglio valutare la terapia Di Bella in un minor numero di
tipi di cancro, ma c'era evidentemente l'urgenza di valutare l'attività
del trattamento in una vasta tipologia di tumori. Gli autori sostengono
inoltre che non avrebbero potuto condurre studi randomizzati per ragioni
etiche, ma queste ragioni etiche non sono chiare. In realtà, si
potrebbe affermare che è proprio il progetto scadente di questo studio
a non essere etico. Il tempo è stato forse il fattore più
influente, poiché c'era una forte pressione dell'opinione pubblica sul
Ministero della sanità italiano affinché fosse chiarito al più presto
questo problema. Il progetto di questa sperimentazione è fallace".
C'era da ammazzare un elefante.
Certi passi spiegano forse l'epidemia della citata S.D.A. Somma poi la
distrazione nei confronti di un successivo articolo, nella edizione on
line di BMJ, firmata da J.L.Reyes, che ribadisce l'insignificanza di uno
studio non randomizzato: "Compared to what?" (confrontato con
che cosa? - PhD Physiology, BMJ on line, 22/1/1999). Questa la
conclusione: "Tutto porta a
pensare che la ricerca tendeva alla erezione di un fantoccio che potesse
essere facilmente demolito. La mala scienza vince di nuovo".
Può bastare? E invece no, perché i
redattori di BMJ, che qualche anno dopo si sarebbero liberati il fegato
pubblicando il celebre studio (ignorato dai mass media) che ha
smascherato le truffe statistiche (29% di sopravvivenza a 5 anni) ancora
non erano a conoscenza di un altro dato clamoroso. La fonte - si badi
bene - non è "dibelliana", ma ufficiale: a fronte di una
previsione di vita inferiore ai tre mesi, alla data del 15 giugno 1999,
e cioè ad oltre 14 mesi dall'inizio della sperimentazione, risultavano
in vita ottantotto pazienti, il 23% del totale. Per essere più chiari:
rispetto allo zero per cento di possibilità di arrivare vivi a tre mesi
dall'arruolamento, dopo un anno e due mesi 88 malati su 386 erano in
vita! NONOSTANTE TUTTO!!! Questa avrebbe dovuto essere la notizia da
megafonare in tutto il mondo! Venne data nel corso di una trasmissione
Tv della Rai e poi mai più ripresa. Quali le risposte degli
sperimentatori? ...ma....lo studio non prevedeva....di valutare la
sopravvivenza....! Sì, avete compreso bene, non sono nostre forzature.
Oggi si continua ancora a sostenere che la sperimentazione dimostrò
l'inefficacia del Mdb e che fu condotta a regola d'arte! Non c'è dunque
da meravigliarsi di tutto quello che abbiamo visto nelle precedenti
puntate, e nemmeno che si continui a morire di cancro esattamente come
succedeva dieci, venti, trent'anni fa. Non c'è spazio per distinguo o
salti mortali da acrobati da circo. L'unica cosa onorevole da fare
sarebbe tacere o ammettere di non sapere come siano davvero andate le
cose.
Avevamo parlato del concetto di
scientificità e precisato che un presupposto fondamentale, vera colonna
portante, è l'assoluta e meticolosa riproduzione del fenomeno
sperimentale. Ognuno è in grado di valutare che tutte le condizioni,
tutti i parametri sono stati diligentemente traditi e stravolti. Di
scientifico, nella "sperimentazione" del 1998 rimane solo la
sua antiscientificità, considerata la certosina adozione di tutte
quelle misure che potessero compromettere il risultato e impedire che
emergesse la verità. Ne risulta pertanto una clamorosa, scandalosa,
assoluta e dolosa inattendibilità e, ripetiamo ancora, antiscientificità.
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CONCLUSIONE
Il nostro fine era quello di
informare di quanto non si vuole che i cittadini vengano al corrente.
Non era nostro intento demonizzare nessuno né "sparare nel
mucchio". Oggi come ieri (anche se meno di ieri) esistono medici
che onorano la professione e la società per le doti di intuizione,
perizia, attaccamento al dovere, passione. Le case farmaceutiche non
erano Belzebù: ma è stato loro consentito, in molti casi, di
diventarlo. Hanno lavorato ed ancora lavorano in queste aziende,
multinazionali o locali che siano, chimici e biologici di grande valore,
che sarebbero perfettamente in grado di approntare farmaci di
pregevolissima ideazione e di grande efficacia, così come hanno fatto
in passato e come, in misura assai inferiore, è loro consentito di fare
tutt'oggi. Non è loro la responsabilità del malcostume - che non di
rado sconfina nel crimine - passato in rassegna. Le aziende
farmaceutiche - abbiamo letto in dichiarazioni di autorevolissimi
esperti del settore - sono ora nelle mani non di tecnici, ma di
speculatori della peggior specie, che opprimono e condizionano i loro
esponenti scientifici così come opprimono, corrompono, degradano
istituzioni sanitarie e interi governi. Ma LA COLPA NON E' DELLE CASE
FARMACEUTICHE, bensì di chi ha consentito e consente loro di allungarsi
a soffocare come piovre l'intero tessuto sociale, politico e statale
delle nazioni più avanzate. Perchè sono state COLONIZZATE dai più
cinici poteri finanziari, quelli che dominano il mondo.
Quali i RIMEDI???? Alcuni autori che
abbiamo letto e citato parlano di iniziative che stanno nascendo per
regolamentare in misura più efficace l'editoria scientifica e la
pratica medico-ospedaliera.
Personalmente siamo assai scettici
in merito. E, per di più, non nascondiamo il nostro accorato
avvilimento per l'immensità del MALE che è stato fatto e si continua a
fare - certo, in primis - a chi soffre; ma in modo particolare per
l'estrema difficoltà di risalire la china, correggere storture ormai
pluridecennali, restituire dignità ed autorevolezza all'insegnamento
scientifico, alla medicina praticata, alla ricerca. Ma una nuova classe
di docenti non si improvvisa: occorrono almeno due generazioni. Ammesso
che si potessero subito prendere gli energici provvedimenti
indispensabili, cambiare completamente i programmi di studio, a partire
da quelli propedeutici al corso universitario, recuperata una classe
docente finalmente degna, eliminate decine e decine di specializzazioni
assurde quando non ridicole, occorrerebbe attendere un'altra generazione
ancora per avere medici degni di questo nome.
Medici LIBERI, responsabili ma
liberi, restituiti alla loro dignità, affrancati dall'avvilente
impiegatizzazione, da diktat di corrotte istituzioni sanitarie, da linee
guida che sono l'insulto più atroce alla logica medico-scientifica e
salvati dall'annichilimento di qualsiasi anelito per il progresso della
vera medicina, sia essa sperimentale o clinica. Questa rivoluzione deve
partire - si fa per dire - dal basso, pretendendo che il medico di base
faccia il medico, visiti, prescriva razionalmente, senza altro vincolo
che la propria scienza e coscienza: non che, atrofizzato nelle sue
conoscenze e capacità, si riduca a smistatore di assistiti verso pronti
soccorsi, reparti ospedalieri, cliniche private. Il medico ospedaliero,
quando convinto del proprio ruolo, sarebbe così alleggerito da un
continuo e logorante esame di casi che un modesto ma coscienzioso medico
condotto di montagna di cinquant'anni fa avrebbe diagnosticato e curato
in tutto riposo. Avrebbe finalmente il tempo di visitare come si deve
visitare; e di studiare.
Perché la laurea in medicina insegna sì molte cose: ma quella più
importante è che rende consapevoli della propria ignoranza (ignoranza
forzata, di fronte a quello che si dovrebbe sapere) e mette in
condizione di cominciare a studiare sul serio. Altrimenti tanto varrebbe
sostituire medici in carne ed ossa con computer adeguatamente
programmati (magari con una bella copertina bianco-camice) e...perchè
no, accessibili con carta di credito, bancomat e codice sanitario: ci
sarebbero probabilmente diagnosi più affidabili e terapie più consone;
e si risparmierebbero miliardi. La nostra è una battuta-non battuta,
perché, grazie a Dio solo in una consistente percentuale di casi, forse
non nella maggioranza, il medico-tipo evoca oggi il titolo di un celebre
dramma di Pirandello: "come tu mi vuoi".
Analogo cammino a ritroso deve
essere fatto per la ricerca, puntando al recupero del concetto di
scientificità. Scientifico è ciò che può essere verificato
riproducendo lo stesso fenomeno nelle identiche condizioni. Il cancro
della "ricerca" contemporanea è che si studia e si sperimenta
solo in vista di un utile d'impresa. Il "razionale" è oggi
una Cenerentola, messo insieme in quattro e quattr'otto, prima di
passare a sedicenti studi clinici CHE NESSUNO MAI (o quasi mai)
controlla e nessuno può eseguire senza disporre di mezzi imponenti:
riservati ad associati al "sistema". La tragedia è che,
sbiadendosi la vera nozione di scientificità, questa è stata ridotta
ai proclami di chi dispone dei megafoni dell'editoria e dei mezzi
d'informazione.
In altre parole, TUTTO RIPOSA SULLA
PAROLA di caste medico-farmacologiche. Come si fa a controllare?
Bisognerebbe disporre di risorse immani, ma soprattutto di medici,
biologi, chimici moralmente integri e liberi da condizionamenti. CHI
CONTROLLA I CONTROLLORI???? Così è possibile dire tutto e il
contrario di tutto. Uno studio recita che la tale sostanza nell'ics per
cento dei casi ha una certa azione (o non ce l'ha): ma si va a vedere
come è stato condotto, si controlla l'omogeneità dei pazienti, si
verifica se i casi negativi sono stati esclusi e quelli dichiarati
positivi non siano artefatti? Senza un organismo dimostratamente
autonomo da sirene che cantano in dollari o in euro, che controlli
sistematicamente criteri clinico-sperimentali e risultati, che impedisca
pubblicazioni senza tale preventivo e rigoroso (e ripetuto) controllo si
continuerà a ciarlare di guarigioni inesistenti, di farmaci prodigiosi
- anche se tossici ed inefficaci - e si DROGHERANNO i cittadini
lecitamente e impunemente con sostanze che gradualmente, fatalmente,
creano in loro dipendenza, obnubilamento mentale e morale,
arrendevolezza, perdita del senso critico. Già lo dimostrano le
cronache nere quotidiane. Senza una reazione netta e intransigente, si
avvicineranno sempre di più i panorami angosciosi descritti nel
"1984" di George Orwell.
Occorre RESTITUIRE LA RICERCA AI
VERI RICERCATORI, sottraendola alle imposizioni degli speculatori; e
RESTITUIRE LA MEDICINA AI VERI MEDICI, strappandola di mano a
commissioni sanitarie incolte e corrotte che umiliano l'elevatissima
funzione del medico e gli impongono cosa e come prescrivere.
Per ottenere questo deve cambiare un
intero mondo. La logica della fazione - faziosa in tutto - deve cessare.
Divide et impera: un motto che tutti dovremmo ricordare. La famiglia
deve tornare ad essere la famiglia, la scuola la scuola, l'arte l'arte,
la cultura cultura. Senza confusioni di ruoli e rispettando la vera
libertà: che è quella per cui l'uomo può pensare e non imitare,
imparare e non ripetere slogan, migliorare se stesso e dare un sentito
contributo ai propri simili. Recuperare il senso della vita significa
anzitutto questo. L'individuo non deve essere preso in considerazione
solo quando indossa la veste di contribuente, consumatore, elettore,
utente e l'invasività di un mercato sboccato, senza limiti, invasato
dalla libido del guadagno e del successo, deve venire contrastata,
controllata, abbattuta, fatta inginocchiare energicamente ai piedi delle
esigenze dell'uomo e della civiltà. Quest'ultima deve "tradere",
cioè consegnare in una triste ma motivante staffetta il bastone della
saggezza e dell'esperienza da una generazione all'altra. Si costruisce
solo sopraelevando su solide fondamenta, non sul vuoto. Tagliare e
dimenticare il passato è l'egida della barbarie e dell'oppressione.
Si riuscirà in tale intento?
Esistono forze ed uomini che hanno deciso di dedicare la loro esistenza
al salvataggio dell'umanità? Lo speriamo con tutta l'anima, più che
per noi, per i nostri figli, nipoti, pronipoti.
L'auspicio è che un domani sempre
più persone possano concludere la loro esistenza potendo ripetere
quello che scrisse Luigi Di Bella pochi mesi prima di chiudere gli occhi
per sempre: "L'animo mi dice tuttavia che non sono vissuto inutilmente, perché ho
fatto del bene ed ho gioito per il bene fatto".