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La merce finale
Ida Magli - Il Giornale 8 settembre
2008
Nella questione dei trapianti i punti controversi sono talmente gravi e numerosi che non si finirebbe più di parlarne anche se la discussione fosse ammessa; in realtà, invece, esiste un ordine segreto ma inderogabile che vieta qualsiasi informazione sull’argomento, salvo qualche compiaciuta notizia che viene data su casi straordinari tesi a meravigliare l’opinione pubblica e a incitarla a mettere a disposizione senza remore tutti i corpi, quello proprio e quello dei familiari.
Questo è il primo dato sul quale bisogna riflettere: perché le Istituzioni vogliono a tutti i costi incrementare la pratica dei trapianti e hanno impostato fin dall’inizio una campagna pubblicitaria indirizzata a convincere i sudditi in modo che non li sfiori neanche il minimo indizio negativo? Quale interesse ha lo Stato? I trapianti sono autorizzati esclusivamente nelle strutture pubbliche, quindi la spesa enorme che comportano è a carico dei cittadini.
Nessuna
cifra, però, viene mai allo scoperto. Cifre spaventose, comunque, anche
se non ne conosciamo l’entità perché non riguardano soltanto i
numerosi fallimenti (i trapianti di midollo, per esempio, vengono
ripetuti più volte e non sempre riescono), ma soprattutto a causa
dell’incremento di malattie genetiche le quali ovviamente non
guariscono con il trapianto. E’ il caso di molte cardiopatie:
gli individui trapiantati mettono al mondo dei figli a loro volta
bisognosi di trapianto. In Italia esistono ormai le terze e le quarte
generazioni di portatori di trapianto cardiaco e nessuno si sogna
neanche di esortarli almeno a non procreare: altro che “dono”…non
c’è mondo più egoista di quello dei trapianti.
“Merce finale” l’ha chiamata Giovanni Berlinguer - un medico dalla
coscienza trasparente e della cui sapienza marxista nessuno può
dubitare - in un saggio dedicato alla “compravendita di parti del
corpo umano” uscito ormai oltre dieci anni fa (Baldini & Castoldi,
1996). Non fece scalpore allora, ma continuano a non fare scalpore
neanche oggi le notizie che pure si susseguono ogni giorno sul crimine
più infame che l’umanità abbia mai compiuto: bambini, bambine,
ragazze, rapiti e uccisi per rifornire di organi palpitanti il mercato
dei trapianti. Per non parlare degli adulti, povere donne soprattutto,
che in India vendono un rene per pochi dollari (condannandosi così ad
una morte precoce per l’impossibilità di sopravvivere con un solo
rene alle gravidanze). Come mai nessuno inorridisce?
Ogni volta
che si è tentato di portare alla luce gli atroci segreti della “merce
finale”, le notizie sono sprofondate subito nel più complice dei
silenzi. Perfino quando hanno alzato la voce i missionari e le
missionarie in Africa e in Brasile; perfino quando, come pochi giorni
fa, sono stati i Vescovi a denunciare questi delitti tramite
l’Osservatore Romano, quotidiano ufficiale della Santa Sede, non è
successo nulla. Noi dobbiamo per forza chiederci: perché, perché? Cosa
si nasconde dietro i trapianti? Come mai non vengono denunciati i tanti
chirurghi, i tanti anestesisti che sono indispensabili per tali
operazioni e che uccidono prelevando organi bambini rapiti in ogni parte
del mondo, o che, come minimo, tacciono sull’origine degli organi che
trapiantano? Sia ben chiaro: occorrono strutture adeguate, camere
sterili, strumentazione apposita, laboratori di analisi, assistenza e
farmaci per i pazienti, tutte cose che sicuramente sono in molti a
conoscere. La motivazione economica non è sufficiente a spiegare una
complicità così estesa e che coinvolge, anche soltanto con il
silenzio, medici, giornalisti, politici, sacerdoti, poliziotti, nel
crimine più efferato, più sconvolgente che sia possibile
immaginare.
Stefano Lorenzetto ha messo in luce, nell’articolo
pubblicato sul Il Giornale del 4
settembre scorso, molti punti controversi nella questione dei
trapianti e, più importante di tutti, il problema della morte
cerebrale. E’ inutile girarci intorno: la definizione di morte
cerebrale è una convenzione indispensabile al prelievo di organi ed è
stata fissata a questo unico scopo. Non mi soffermo su tutti gli
interrogativi che Lorenzetto ha già esposto in modo chiarissimo. La mia
domanda è sempre la stessa: perché? Perché tutte le istituzioni hanno
abbracciato con tale entusiasmo la definizione di morte cerebrale?
Perché la Chiesa, perché Karol Wojtyla ha dato il massimo impulso alla pratica dei trapianti presiedendo il Convegno organizzato appositamente al Gemelli? E’stato in quella occasione che Wojtyla ha messo la parola fine ad ogni discussione rifiutandosi di far conoscere la lettera che centinaia di cardiologi ed anestesisti cattolici gli avevano mandato dall’America proprio per motivare pubblicamente il loro rifiuto della “morte cerebrale”.
Torno a chiedere: perché? Togliendo qualsiasi significato trascendente alla morte, la Chiesa ha compiuto un errore gravissimo, forse irreparabile. E’ sulla “morte” che sono state create le religioni, sull’al di là della morte che si fonda l’idea di Dio. Il trapianto di organi, nella sua brutale concretezza, ha tolto qualsiasi sacralità alla morte; e ha cancellato la trascendenza presente, con il suo immenso mistero, nel corpo del defunto. Ci si lamenta del “materialismo” del nostro tempo: l’utilizzazione come pezzi di ricambio dei corpi degli altri ne è la massima prova. Nessun materialismo può andare più in là di così. Né lo si camuffi con la terminologia del “dono”: il soggetto agente è quello che “ti pensa” come pezzo di ricambio, che “ti vede” come pezzo di ricambio, che ti utilizza come pezzo di ricambio