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MEMRI:
The Middle East Media Research Institute.
Fondato nel 1998 con lo scopo ufficiale di "esplorare il
Medio Oriente attraverso i media". Si tratta di una
organizzazione indipendente (?) senza fini di lucro con sede a
Washington DC, filiale a Londra e uffici a Berlino, Tokyo e Gerusalemme
(dove si trova il Media Center).
Hanno
detto di MEMRI:
"...l'eccellente Middle East Media Research Institute"
James Woolsey (ex direttore della CIA)
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Memri
selettivo
Traduzione
a cura di Bruno Stella
Brian Whitaker investiga se l’istituto mediatico “indipendente” che traduce le testate giornalistiche arabe è veramente ciò che sembra
E’ da un po’ di tempo che ricevo piccoli regali da un
generoso istituto sito negli Stati Uniti. Questi consistono in
traduzioni di alta qualità di articoli provenienti da testate arabe che
l’istituto mi manda tramite mail ogni
2 o 3 giorni gratuitamente.
Queste e-mail vanno anche a politici e studiosi, come
a molti altri giornalisti. Solitamente le storie in esse contenuti sono
interessanti.
Ogni qualvolta io ricevo una
mail dall’istituto in questione, diversi miei colleghi del Guardian ne ricevono una uguale e ne inoltrano una copia a me –
qualche volta con una nota allegata che mi suggerisce di verificare la
storia e scriverci su.
Se la nota allegata mi arriva da un collega più
anziano, rimango con la sensazione che dovrei veramente scriverci
qualcosa a riguardo. Un esempio, la scorsa settimana, furono un paio di
paragrafi tradotti dall’istituto, nei quali un ex-medico dell’armata
irachena dichiarò che Saddam Hussein aveva personalmente dato ordini di
amputare le orecchie ai disertori.
L’organizzazione che produce tali traduzioni e le spedisce è chiamata
Istituto di Ricerca Mediatica del Medio Oriente (Memri) con Base a
Washington ma con uffici di
recente apertura a Londra, Berlino e Gerusalemme.
I suoi lavori sono sostenuti dai contribuenti
americani perchè come organizzazione “indipendente”, non di parte,
no-profit”, possiede una posizione fiscalmente defalcabile per le
leggi americane.
Il fine del Memri, secondo
le dichiarazioni del sito internet, è di fare da ponte nel “gap”
linguistico tra l’Ovest
– dove in pochi parlano l’Arabo – e il Medio Oriente, “fornendo
traduzioni tempestive da Arabo, Farsi e Ebreo”.
Nonostante queste affermazioni di alto orientamento, alcune cose mi
mettono a disagio quando mi viene chiesto di leggere storie diffuse dal
Memri. Prima di tutto si tratta di un’organizzazione piuttosto
misteriosa. Il suo sito web non rilascia il nome di nessuno da
contattare, neanche l’indirizzo di un ufficio.
La ragione di tale segretezza, secondo un
ex-dipendente, e che “loro non vogliono ritrovarsi attentatori suicidi
passeggiare davanti la loro porta
il lunedì mattina” (Washington
Times, June 20).
Questo mi suona
come una precauzione eccessiva per un istituto che vuole semplicemente
abbattere le barriere di linguaggio est-ovest.
La seconda cosa che
mi mette a disagio è che le storie del Memri selezionate per la
traduzione seguono uno schema familiare: o mettono in cattiva luce la
natura degli arabi o in qualche modo promuovono l’agenda di Israele. E
non sono l’unico a sentirmi a disagio.
Ibrahim Hooper, della giunta sulle relazioni
Islamico-Americane riferì al Washington Times: “L’intento del Memri
è quello di trovare le peggiori citazioni provenienti dal mondo
musulmano e diffonderle il più possibile.
Il Memri potrebbe, naturalmente, obiettare che cerca
solo di incoraggiare la moderazione mettendo in risalto l clamorosi
esempi di intolleranza e estremismo. Ma se fosse così, ci si
aspetterebbe – essendo non di parte – la pubblicazione di articoli
riguardanti anche l’estremismo della fazione ebrea.
Benchè il Memri dichiari di fornire
traduzioni anche dei media ebraici, non ricordo di averne mai ricevute
alcuna.
Evidenze dal sito del Memri gettano dubbi sul suo
stato non di parte. D’altro canto supportando la democrazia liberale,
la società civile e il libero mercato, l’istituto enfatizza anche
“la continua rilevanza dello Sionismo sullo stato di Israele e
sugli ebrei”.
Questo lo ribadiva
una volta il suo sito web, ma le parole sullo sionismo adesso sono state
cancellate. La pagina originale, comunque, può essere ancora trovata
negli archivi internet.
La ragione di
quest’aria di segretezza del Memri diventa più chiara quando diamo
un’occhiata alle persone che vi stanno dietro. Il co-fondatore e
presidente del Memri nonché proprietario registrato del sito web è un
israeliano di nome Yigal Carmon.
Il Signor – o piuttosto, Colonnello – Carmon
trascorse 22 anni nell’intelligence israeliana e più tardi prestò
servizio come consulente per l’antiterrorismo a due primi ministri
israeliani, Yitzhak
Shamir eYitzhak
Rabin.
Recuperando un’altra delle pagine ora cancellate dall’archivio web
del Memri, emerge anche una lista dei suoi dipendenti. Delle sei persone
nominate, tre – incluso il Colonnello Carmon – sono risultate aver
lavorato per l’intelligence israeliana.
Tra le
altre tre, una ha prestato servizio presso i corpi di artiglieria
militare del Comando Nord, una ha un trascorso accademico e il terzo è
un ex-attore comico.
Il co-fondatore del Memri insieme al Colonnello
Carmon è Meyrav Wurmser
anche
direttore del centro per le politiche del Medio Oriente all’istituto
Hudson di base a Indianapolis, che si autodefinisce come “La
più importante fonte americana per la ricerca applicata sulle minacce
politiche a lungo termine”.
L’onnipresente Richard Perle, presidente del
comitato politico della difesa al Pentagono, di recente unitosi al
comitato dei curatori Hudson.
In aggiunta, Ms
Wurmser è una speaker ben informata, riconosciuta a livello
internazionale sul Medio Oriente, la quale presenza farebbe di ogni
“evento radio o show televisivo un evento unico” – secondo la Benador
Associates, una compagnia di pubbliche relazioni che propaganda i
suoi servizi.
Nessuno, che io sappia, contesta la
generale accuratezza delle traduzioni del Memri, ma vi sono altre
ragioni per essere preoccupati riguardo ciò che divulga.
La mail circolata
la settimana scorsa riguardante l’ordine dato da Saddam Hussein di
tagliare le orecchie della gente era un estratto di un lungo articolo di
un giornale sul panorama arabo, al-Hayat, di
Adil Awadh i quali sostenevano di possedere conoscenza stretta
dell’accaduto.
Era quel tipo storielle riguardanti la
brutalità irachena che i giornali ristamperebbero felicemente senza
neanche verificarne le fonti, specialmente nell’atmosfera corrente di
questa febbre di guerra.
Potrebbe benissimo essere vera, ma la
si dovrebbe trattare con un po’ di cautela.
Il Sig. Awadh
non è esattamente una figura indipendente. Egli è, o almeno era, un
membro dell’Accordo Nazionale Iracheno, un gruppo d’opposizione
iracheno appoggiato dall’America. Ne Hayat ne Memri hanno mai fatto
menzione di questo.
E
ancora, le affermazioni del sign. Awadh vennero alla luce la prima volta
quattro anni fa, quando aveva delle forti ragioni personali per farle.
Secondo un comunicato del Washington Post del 1998, l’affermazione
sulle amputazioni l’aveva anche inclusa in una sua domanda di asilo
politico negli Stati Uniti.
Al tempo egli era uno dei sei iracheni in stato
d’arresto negli USA come sospetto terrorista o agente segreto
iracheno, e stava tentando di dimostrare che gli americani avevano fatto
un errore.
Ancor
prima quest’anno, il Memri ottenne due significativi
successi di propaganda contro l’Arabia Saudita. Il primo fu la
sua traduzione di un articolo dal quotidiano al-Riyadh nel quale un
cronista scrisse che gli ebrei usano il sangue di bambini cristiani o
musulmani per metterlo nei dolcetti per la festa religiosa Purim.
L’articolista in questione, un professore
universitario, stava apparentemente facendo riferimento ad un mito
antisemitico che si datava al medioevo. Ciò che quest’ultimo
dimostrava, più che altro, era l’ignoranza di molti arabi – anche
quelli altamente acculturati – riguardo giudaismo e Israele e la loro
prontezza a credere a tali storie ridicole.
Ma il Memri, sosteneva al-Riyadh, era un
“quotidiano governativo” saudita infatti è di proprietà privata,
ciò implicando che gli articoli avevano una sorta di approvazione
ufficiale.
L’editore di al-Riyadh
disse che non aveva visto l’articolo prima della pubblicazione perché
era stato all’estero. Si scusò senza esitare e licenziò il cronista,
ma ormai il danno era fatto.
L’altro successo del Memri arrivo un mese più
tardi quando l’ambasciatore dell’Arabia Saudita a Londra scrisse una
poesia intitolata “I martiri” – che parlava di una giovane
donna-kamikaze – che fu pubblicato sul quotidiano al-Hayat.
Il Memri spedì estratti tradotti del poema, il quale
descriveva “i lodati kamikaze”. Se quello fosse il vero messaggio
della poesia e solo questione di interpretazione. Potrebbe, forse più
plausibilmente, essere letto come testo di condanna verso
l’inefficacia politica dei leaders arabi ma l’interpretazione del
Memri fu riportata, quasi senza batter ciglio, dai media occidentali.
Questi incidenti che coinvolgevano l’Arabia Saudita
non dovrebbero essere visti isolatamente. Essi sono parte di una
costruzione di una causa contro l’impero, come atto di persuasione
degli Stati Uniti nel trattarli come nemici piuttosto che come alleati.
E’ una campagna che il
governo israeliano e quello neo conservatore americano stanno spingendo
dall’inizio di quest’anno – un aspetto del quale fu la bizzarra
l’informativa anti-saudita al pentagono, presentata lo scorso mese da
Richard Perle.
A tutti coloro che leggono quotidiani arabi
regolarmente, dovrebbe essere ovvio che i temi evidenziati dal Memri
sono gli stessi che confermano i suoi programmi e non sono
rappresentativi dei contenuti giornalistici in toto.
Il pericolo è che molti dei senatori, dei
congressisti e “opinionisti” che non leggono l’arabo ma ricevono
le e-mail del Memri, potrebbero farsi l’idea che questi esempi estremi
non sono solo veramente rappresentativi ma riflettano anche le politiche
dei governi arabi.
Il Col. Carmon del Memri
sembra impaziente di incoraggiarli in quella direzione. Lo scorso aprile
a Washington, in una dichiarazione della Giunta della casa Bianca sulle
relazioni internazionali, egli descrisse i media arabi come parte di un
sistema scalare ampio di indottrinamento sponsorizzato dal governo.
“I media controllati dai governi arabi esprimono l’avversione
dell’occidente e in particolare degli Stati Uniti,”
riferisce.” Prima dell’11
settembre, si potevano trovare di frequente articoli che supportavano
apertamente, o addirittura richiedevano, attacchi terroristici contro
gli stati uniti”.
“Gli stati Uniti talvolta vengono equiparati alla Germania Nazista, il
presidente Bush a Hitler, Guantanamo ad
Auschwitz," disse.
Nel caso del canale satellitare di al-Jazeera,
aggiunse, “la stragrande
maggioranza degli ospiti e dei visitatori sono tipicamente
anti-americani e anti-semiti”.
Sfortunatamente, è sulla
base di tali vaste generalizzazioni che molta della politica americana
estera viene costruita in questi giorni.
Per quanto riguarda le relazioni tra l’occidente e
il mondo arabo, il linguaggio è una barriera che perpetua l’ignoranza
e che può facilmente incoraggiare equivoci.
Tutto ciò che serve è un piccolo ma attivo gruppo
di israeliti che sfrutti quella barriera a fini propri e cominci a
modificare le percezioni occidentali sugli arabi per il peggio.
Non è difficile vedere cosa dovrebbero fare gli
arabi per controbattere ciò. Un gruppo di compagnie mediatiche arabe
potrebbero unirsi e pubblicare traduzioni di articoli che riflettono più
accuratamente il contenuto dei loro giornali.
Non sarebbe sicuramente così lontano dei loro
intenti. Ma, come al solito, potrebbero preferire adagiarsi e brontolare
delle macchinazioni di esperti dell’intelligence israelita.
La seguente correzione fu
stampata nella colonna del Guardian riguardante le correzioni e
chiarimenti, Mercoledì 21 Agosto 2002
In un articolo intitolato
alle storie di atrocità, pag 13, e in un articolo intitolato Memri
selettivo e pubblicato sul sito web del Guardian, noi abbiamo parlato
del Dr Adil Awadh, un medico iracheno che affermò che saddam Hussein
aveva ordinato ad alcuni medici di amputare le orecchie di soldati che
disertavano. Il Dr Adil Awadh ci ha chiesto di chiarire che lui non ha
nessun rapporto col Memri e che egli non ha autorizzato la traduzioni
parti di un articolo che riguardasse lui. Non è più membro del Iraqi
National Accord (INA). E’ un membro indipendente del Iraqi National
Congress (INC). Il riferimento agli ordini impartiti da Saddam Hussein
di tagliar via orecchie ai disertori è stata suffragata da prove
provenienti da altre fonti.