Medicina letali e crimine
organizzato
Marcello Pamio - 25
maggio 2016
“Le aziende farmaceutiche non meritano più la nostra fiducia
per la loro arroganza e per il loro palese disinteresse
per la salute della popolazione”
Drummond Rennie, vicepresidente del JAMA
L’ultimo libro del dottor
Peter C. Gøtzsche, “Medicine letali e crimine organizzato” è inquietante.
Se non fosse stato scritto da uno scienziato di fama internazionale il cui
curriculum professionale è inossidabile e inattaccabile verrebbe da non
crederci.
Due lauree (medicina e chimica) hanno permesso a Gøtzsche di lavorare
direttamente per le aziende farmaceutiche sia come informatore impegnato a
lanciare i nuovi farmaci sia come responsabile del prodotto. Quindi uno che
conosce molto bene come funziona il Sistema dal di dentro…
Ha diretto inoltre il prestigioso e indipendente Nordic Center della Cochrane
Collaboration (1).
Nel libro Gøtzsche spiega
dettagliatamente, studio dopo studio come le aziende farmaceutiche sono riuscite
a nascondere il fatto che i farmaci, al pari del tabacco, sono uno dei killer
più spietati al mondo.
Le industrie grazie a comportamenti fraudolenti sia nel campo della ricerca che
della promozione commerciale hanno sempre nascosto la letalità dei loro
prodotti, e non appena emergono dati convincenti sulla loro pericolosità,
vengono puntualmente realizzate ricerche di scarsissima qualità, spesso
falsificandole, che arrivano a conclusioni opposte, generando volutamente
confusione sia nell’opinione pubblica che nel mondo medico.
Così facendo le aziende guadagnano tempo e le persone continuano a prendere
farmaci e a morire…
Le
organizzazioni criminali
Per comprendere
i livelli di corruzione e amoralità che circolano nelle sale ovali delle
principali multinazionali ecco un elenco incompleto di condanne che hanno
ricevuto.
Questo è solo uno dei tantissimi motivi delineati magistralmente nel libro che
permettono al dottor Gøtzsche di paragonare le lobbies della chimica e
farmaceutica alle organizzazioni criminali. Anzi, queste ultime uccidono di
meno.
Le multe sono state affibbiate per truffe vere e proprie, corruzione di medici,
omissioni volontarie di eventi avversi, prescrizioni off-label (fuori dalle
indicazioni terapeutiche), promozioni illegali e informazioni ingannevoli.
Pfizer: 2,3 miliardi di dollari nel 2009; Novartis: 423 milioni di dollari nel 2010; Sanofi-Aventis: 95 milioni di dollari nel 2009; Glaxo-SmithKline: 3 miliardi di dollari nel 2011; AstraZeneca: 520 milioni di dollari nel 2010; Johnson & Johnson: 1,1 miliardi di dollari nel 2012; Merck: 670 milioni di dollari; Eli Lilly: 1,4 miliardi di dollari nel 2009; Abbott: 1,5 miliardi di dollari nel 2012.
Dei 165 procedimenti
giudiziari conclusisi con un patteggiamento (dal 1991 al 2010) le lobbies hanno
sborsato 20 miliardi di dollari di sanzioni. A questi si devono aggiungere fino
a luglio 2012 altri patteggiamenti per un totale di 10 miliardi di dollari.
Negli ultimi 15 anni, solo di patteggiamenti le cifre si aggirano sui 30
miliardi di dollari!
Guerra ai generici
I farmaci
generici (stesso principio chimico ma molto meno cari perché il brevetto è
scaduto) possono essere tenuti fuori dal mercato con una strategia in stile
mafioso. Basta che un’azienda avvii una causa legale contro il produttore del
generico, accusandolo di aver violato la legislazione sui brevetti, anche se
l’accusa è del tutto priva di fondamento. L’autorizzazione per il generico
slitta negli Stati Uniti automaticamente di ben 30 mesi.
In questo modo riescono a tenere per diversi anni l’esclusiva sulle proprie
molecole anche dopo la scadenza dei brevetti. Impediscono di fatto l’utilizzo
commerciale dei farmaci generici provocando un danno economico enorme ai vari
sistemi sanitari e alle persone.
Un’altra strategia commerciale sfrutta la stereoisomericità delle molecole. I
farmaci infatti sono stereoisomeri, cioè composti da due metà speculari, dal
punto di vista chimico, di cui solo una metà è farmacologicamente attiva.
Quando il brevetto del
farmaco originale sta per scadere la società mette sotto brevetto la metà attiva
delle due. Modificano il nome, aggiungendo per esempio una o più lettere davanti
al nome vecchio, e il farmaco-fotocopia viene immesso nel mercato per altri
decenni. In questo modo ogni singolo farmaco viene brevettato per almeno due
volte.
Il citalopram (scaduto) è diventato escitalopram.
Un’altra strada è
rimettere il farmaco in commercio ma per un altro disturbo.
L’olanzapina era un principio attivo molto datato e quando il suo brevetto era
prossimo alla scadenza, la Eli Lilly riuscì ad ottenere un nuovo brevetto
dimostrando che il farmaco induce un aumento del colesterolo nei cani inferiore
però a quello di un altro farmaco che non è mai stato autorizzato. Tutto questo
è folle, anche perché l’olanzapina aumenta il colesterolo più di quasi tutti i
farmaci in commercio!
Ma questo poco importa perché grazie ad una campagna di marketing spietata lo
Zyprexa (nome commerciale dell’olanzapina) è divenuto l’antipsicotico più usato
al mondo e nel 2005 ha portato ricavi per 4,2 miliardi di dollari.
Non tutti sanno che i
farmaci fortemente innovativi nascono quasi tutti dalle ricerche pubbliche e non
private. Tutta la ricerca di base che ha consentito alla medicina moderna di
progredire è stata realizzata dal settore no-profit (università, centri di
ricerca, laboratori finanziati dai governi). Circa 15 dei 21 farmaci più
importanti entrati nel mercato statunitense dal 1965 al 1992 sono stati
sviluppati da finanziamenti federali.
Le aziende farmaceutiche investono nella ricerca di base per la scoperta di
nuove molecole e di nuovi vaccini solo l’1% dei loro profitti, la maggior parte
dei soldi li usano infatti per il marketing.
Manipolazione degli
studi
Attualmente il
solo requisito che viene considerato vincolante per stabilire se un farmaco è
efficace è la presenza di un effetto statisticamente significativo in soli due
studi clinici randomizzati e controllati (dalle aziende stesse) a confronto con
il placebo. Questo obiettivo è facilmente raggiungibile, anche perché se
l’azienda non raggiunge il proprio obiettivo può continuare a realizzarne altri,
fino al momento in cui ce ne sono almeno due che cedono alle sue insistenze…
La comparazione con il placebo non ci dice nulla purtroppo se il nuovo farmaco è
migliore o peggiore di un farmaco già in commercio.
Le aziende dispongono di
svariate tecniche per manipolare gli studi clinici randomizzati che finanziano.
Possiedono vari sistemi per ingannare le agenzie di controllo e far approvare
farmaci pericolosissimi per la salute umana.
Per esempio se le dimensioni del campione sono sufficientemente ampie, uno degli
effetti del farmaco assumerà valori statisticamente significativi e il farmaco
verrà approvato anche se è pericoloso per la salute pubblica.
La storia ci insegna che sono tantissimi i farmaci entrati in commercio e poi
ritirati dopo aver causato vere e proprie stragi. Sanno che un farmaco rischia
di uccidere centinaia di migliaia di persone? Nessun problema, ai produttori non
importa nulla, se quel farmaco farà incassare miliardi di dollari.
Si calcola il Vioxx della Merck abbia ucciso oltre 120.000 persone; il Celebrex
della Pfizer circa 80.000, ecc. ecc.
Questi semplici due casi dimostrano che i FANS sono un gruppo di farmaci ad alta
letalità, mentre la pubblicità e il marketing hanno spinto i medici, col
supporto di reumatologi venduti a prescriverli per qualsiasi forma di dolore.
Poi c’è tutto il mondo
delle scorrettezze scientifiche come far sparire i dati raccolti nello studio se
non sono in linea con i risultati desiderati.
Negli studi controllati, lo dice il nome stesso, è possibile controllare e
manipolare ogni risultato.
I dati infatti sugli studi parlano da soli: i risultati sono più favorevoli per
il farmaco valutato se l’azienda che lo produce è quella che finanzia lo studio
(20 volte più favorevoli del previsto).
E’ davvero incredibile che si sia arrivati ad accettare un sistema in cui le
aziende fanno la parte sia dei giudici che dell’imputato, e chi ne paga le spese
siamo noi.
Ghostwriters
Il livello
dell’attuale ricerca è così corrotto che esistono autori invisibili direttamente
stipendiati dalle aziende farmaceutiche che sfornano revisioni e articoli
secondari in modo da inondare e deviare il mondo accademico.
Questa prassi produce gravi danni alla sanità pubblica dal momento che spinge i
medici verso conclusioni sbagliate sui benefici e svantaggi dei farmaci. Si
tratta di una vera e propria truffa.
In pratica la divisione
marketing produce articoli scritti da autori aziendali, ma questi verranno poi
firmati da importanti e autorevoli professori e baroni universitari, i quali
ricevono una lettera con l’offerta di decine di migliaia di dollari
semplicemente per firmare con il proprio nome un articolo che tesse le lodi del
nuovo farmaco!
Questi medici venduti avvallano il farmaco basandosi su studi scritti dalle
stesse aziende (spesso neppure letti), in un conflitto di interessi pericolo per
la salute dei pazienti.
Poi la maggior parte dei medici in buona fede credendo che gli articoli
scientifici siano stati scritti dai colleghi più autorevoli, prescriveranno il
farmaco….
Corruzione dei medici
Con
l’informatizzazione della vita umana le aziende riescono a sapere ogni settimana
tutti i dati relativi alle prescrizioni farmaceutiche effettuate da ogni singolo
medico. In questo modo sono in grado di tenere sotto controllo e verificare come
stanno lavorando i loro medici. Se lavorano bene oppure no. Se meritano premi,
soldi oppure no.
Negli USA le farmacie non forniscono i nomi dei medici, ma solo il loro numero
di codice.
Sapete chi vende alle aziende i nominativi dei codici corrispondenti? L’AMA,
l’Associazione dei Medici Americani. Solo nel 2005 l’AMA ha dichiarato profitti
per 44 milioni di dollari dalla vendita dei propri database. Ecco a cosa serve
la casta dei camici bianchi, il sindacato dei medici americani: a vendere i dati
personali dei medici.
Non c’è nulla da stupirsi se teniamo conto che per molti decenni l’AMA ha negato
il collegamento tra fumo e salute e questo soltanto perché riceveva decine di
milioni di dollari dalle lobbies del tabacco.
Le industrie ovviamente puntano tutto sui medici perché sono loro che
prescrivono le droghe.
Circa 20 anni fa l’investimento annuale delle lobbies oscillava già tra gli 8000
e i 15000 euro a singolo medico, oggi tale investimento supera il miliardo di
dollari, solo negli States.
Promozione illegale dei
farmaci
La forma
peggiore di prostituzione dei medici è il loro supporto alla promozione illegale
dell’utilizzo dei farmaci al di fuori delle indicazioni autorizzate (off-label).
Prescrivere un farmaco fuori dalle indicazioni per il quale è stato autorizzato
significa allargare immensamente il mercato, ma tale promozione espone i
pazienti ai gravi effetti avversi, senza che vi sia alcuna garanzia di un
qualche beneficio. Queste attività criminali che si sono lentamente espanse
(come si evince dall’elenco delle condanne), hanno prodotto moltissime vittime,
uccise da infarti e ictus o danneggiate in modo permanente a livello di sistema
nervoso.
La psichiatria è il
gotha delle aziende
La psichiatria
è diventata il paradiso delle aziende perché le definizioni dei disturbi
psichiatrici sono vaghe e facilmente manipolabili. Gli psichiatri non a caso
ricevono dalle aziende farmaceutiche più denaro dei colleghi di qualsiasi altra
branca della medicina.
A livello internazionale la psichiatria basa le diagnosi sul DSM, il Manuale
Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, in pratica un documento basato
sul consenso degli esperti e come tale non ha NULLA di serio e scientifico. Il
livello di confusione e incompetenza è tale che il DSM non è in grado di
definire neppure quale sia la natura di un disturbo mentale!
Ma il DSM è funzionale al
Sistema perché ha contribuito a scatenare svariate epidemie di falsi positivi
sulla base di definizioni troppo vaghe, come per esempio l’ADHD e il disturbo
bipolare giovanile. Da quando è stato inserito nel manuale il disturbo bipolare
nell’infanzia le diagnosi sono aumentate di 35 volte negli ultimi 20 anni negli
Stati Uniti.
La situazione è così grave che nel 2009 al primo posto nella classifica dei
farmaci più venduti c’erano gli antipsicotici, mentre gli antidepressivi erano
al quarto posto, preceduti da quelli per ridurre i colesterolo (statine) e gli
inibitori di pompa (antiacidi).
I farmaci a livello psichiatrico sono certamente i più pericolosi di tutti.
Per esempio gli SSRI
(inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina) sono simili alle
anfetamine, e vengono usati per la depressione e l’ADHD, ma provocano il
disturbo bipolare.
Il termine Inibitori Selettivi della Ricaptazione della Serotonina (SSRI)
è stato ideato dalla SmithKline Beecham (oggi Glaxo). Nonostante questi farmaci
non abbiano nulla di selettivo e nulla di specifico è purtroppo diventata la
definizione di queste droghe. La loro funzione è quella di ridurre il numero dei
recettori cerebrali della serotonina e quando il farmaco viene bruscamente
interrotto le persone iniziano a sentirsi male, esattamente come un drogato o un
alcolista in crisi di astinenza. Gli effetti collaterali sono numerosissimi e
devastanti (agitazione, irrequietezza, attacchi di panico, insonnia,
aggressività, idee suicidarie, allucinazioni, violenza, ecc.).
La bufala dello
squilibrio chimico
La psichiatria
invece di comprendere le esperienze dei propri pazienti si è trasformata in una
disciplina fondata sui questionari. Per una diagnosi basta una breve visita di
10-15 minuti al termine della quale al paziente verrà detto che dovrà prendere
un farmaco per rimettere a posto lo “squilibrio chimico cerebrale” per
tutto il resto della vita.
La favola dello squilibrio chimico viene raccontata per spiegare l’azione degli
psicofarmaci, ma si tratta di una bufala perché NON è mai stato dimostrato che
una qualsiasi delle principali patologie psichiatriche sia determinata da un
difetto biochimico e infine NON esiste alcun test biologico che lo dimostri.
Gli psicofarmaci quindi non correggono uno squilibrio ma lo provocano, ecco
perché è così difficile sospenderli. Infine possono favorire azioni violente,
suicidi e omicidi compresi.
I farmaci uccidono più
della malavita
Sono almeno
100.000 le persone che ogni anno solo negli Stati Uniti muoiono a causa dei
farmaci che assumono. Ce ne sono altri 100.000 che muoiono per errori, quali
l’eccessivo dosaggio o l’utilizzo di un farmaco in presenza di controindicazioni
specifiche.
Poiché almeno un terzo delle morti avviene in ospedale, queste percentuali ci
portano a una stima sicuramente in difetto, di almeno 200.000 americani che
muoiono ogni anno per i farmaci.
Anche in Europa la Commissione ha stimato attorno ai 200.000 i cittadini europei
che muoiono per eventi avversi dei farmaci.
Questi dati significano solo una cosa: negli Stati Uniti e in Europa i
farmaci sono la terza più importante causa di morte dopo le patologie
cardiovascolari e il cancro!
E’ probabile che il numero reale sia superiore, anche perché nelle schede di
morte degli ospedali e dei medici legali, le morti che derivano dai farmaci
prescritti (vedi chemio) sono spesso attribuite a cause naturali o sconosciute,
visto che non sono facili da dimostrare.
Se un’epidemia letale
delle stesse dimensioni fosse stata provocata da un batterio avremmo fatto di
tutto per riportarla sotto controllo. Con i farmaci no, come mai?
Inoltre va tenuto presente che oltre ai morti ci sono milioni di persone che
ogni anno vengono colpite da eventi avversi molto gravi e invalidanti.
Quella dei farmaci antitumorali è una delle aree cui si verifica una vera e
propria situazione disastrosa. In questo campo i vincoli che le agenzie
impongono sono pressoché nulli: questi farmaci (tra i più tossici e pericolosi
in commercio) vengono autorizzati sulla base di studi clinici con un solo
braccio di trattamento (quando il minimo sarebbe due). Questo non consente di
avere un’idea precisa della capacità di aumentare o diminuire la mortalità.
Una ricerca che ha preso in esame i 12 farmaci antitumorali che sono stati
autorizzati in Europa dal 1995 al 2000 ha dimostrato che nessuno di essi portava
a risultati decisamente migliori, ma che in compenso costavano centinaia di
volte di più rispetto a farmaci già disponibili.
Il tutto per la gioia delle industrie produttrici.
Conclusione
La strategia
messa in atto dalle lobbies è perfetta e diabolica: controllano e manipolano gli
studi clinici, corrompono le agenzie di controllo, comprano i giornalisti e i
medici, e infine riescono a convincere le persone sane che sono malate e che
hanno bisogno di prendere sempre più farmaci.
Il motivo per cui
assumiamo sempre più farmaci è che le aziende farmaceutiche non vendono farmaci,
ma bugie sui farmaci! Quasi tutto quello che possiamo sapere infatti su un
farmaco è quello che le stesse aziende produttrici hanno deciso di far sapere a
noi e ai medici...
(1) La Cochrane Collaboration è un’organizzazione senza fini di lucro nata a Oxford nel 1993 che coinvolge circa 30.000 persone e le revisioni sono diventate oltre 5000.