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Rennes le Château: la pietra tombale di Marie I
Nel Capitolo 4 abbiamo ricordato come la pietra Marie I venisse
notata nel cimitero della chiesa da parte dei membri della Società di
Studi Scientifici dell'Aude nel corso di un'escursione a
Rennes-le-Cháteau, il giorno 25 giugno 1905, e come questa scoperta sia
stata oggetto, nel 1906, di un rapporto pubblicato sul bollettino
dell'Associazione
Balza subito all'occhio che non si tratta della riproduzione fedele dell’iscrizione
che compariva sulla lastra tombale. Le proporzioni non sono rispettate:
mentre l'originale presentava un rapporto di proporzioni dell'altezza
rispetto alla larghezza pari a 2:1, questa ne presenta uno pari a
1.65:1. Il disegno, inoltre, non mostra le incrinature citate nel
rapporto scritto né alcun segno di logorio o rottura, più che evidenti
invece nella realtà. E’ come se il tipografo, volendo risparmiare una
lastra tipografica, avesse deciso di riprodurre la pietra tombale
oggetto del rapporto ricorrendo semplicemente a quei caratteri e a
quelle composizioni garantitegli dalla tipografia tradizionale.
Entrando nel dettaglio, si trattava di una pietra grezza incisa. Subito si nota come lo scalpellino abbia interrotto due parole: MARIE e SOIXANTE, terminandole nelle righe successive. Egli voleva sfruttare tutta la larghezza disponibile della lastra, cercando di mantenere allineate in verticale le lettere sia a sinistra sia a destra (particolare, questo, che non si nota nella figura, in quanto non consentito dalle lettere tipografiche scelte dal redattore della rivista). L'insieme non depone certo a favore della sua attenzione, se nelle prime quattro righe non è riuscito a tenere nel giusto conto gli spazi da destinare alle varie lettere, specie le più grandi e larghe, al punto da ritrovarsi costretto a incidere per ben due volte la lettera E con dimensioni decisamente più ridotte delle altre. In aggiunta, ha compiuto anche un certo numero di errori. Si è dimenticato che la P di SEPT, dovendola aggiungere, ridotta, in un secondo tempo nella riga inferiore, subito sotto. Nella terza riga scrive DARLES al posto di DABLES e l'anno 1781 è diventato MDCOLXXXI invece di MDCCLXXXI. E’ probabile che la prima parola dell'iscrizione debba essere ICI, ma compare CT. In realtà, lo spazio per la I esiste, ma dal momento che nell'illustrazione non c'è, è logico credere che già nel 1905 questa lettera non fosse più visibile a causa del danneggiamento e del logorio. Un altro errore merita di essere messo in rilievo: REQUIES CATIN dovrebbe essere REQUIESCAT IN, dove lo spazio è collocato nel punto sbagliato, La cosa in sé, tutto sommato, non avrebbe alcun peso, se non fosse per un'altra curiosità: nell'antico francese "catin" significava "prostituta'
Verrebbe da pensare che, al cospetto di una pietra tombale così
piena di errori, la nobile famiglia si fosse affrettata a commissionarne
una seconda, ma forse questo non rientrava nelle abitudini del tempo.
Incidere e scalpellare la pietra era un'operazione lunga e costosa e
poi, alla fine, qualche piccolo ritocco poteva lo stesso farsi con un
semplice batocchio da mortaio. Tenendo a mente tutte queste
considerazioni abbiamo allora provato ad immaginare come poteva apparire
la pietra nel suo aspetto originale, al tempo in cui era stata eretta (Fig.
5), un punto estremamente importante quando prenderemo in considerazione
le affermazioni dei diversi autori che dicono di aver rintracciato delle
"chiavi" nella disposizione geometrica delle lettere disposte
sulla lastra.
Evidentemente, lo scalpellino non era un gran letterato e lo stesso
testo, al di là degli errori, lo dimostra chiaramente. Scrive
Descadeillas: «Non c'è proprio nulla di strano o misterioso in
questa iscrizione. Epitaffi di pessima fattura e pieni di errori come
questo erano alquanto comuni all'epoca»'. I quattro errori e le
altrettante lettere scritte in formato ridotto all'epoca non
nascondevano alcuna enigmatica allusione. Nel contesto del codice
segreto del manoscritto n. 1 invece, esse ricoprono una funzione
decisiva, offrendo, per quanto in linea obliqua, la prima parola chiave,
vale a dire MORTEPEE. Vediamo da dove scaturisce. Se prendiamo la T
messa al posto sbagliato di CT, la R sbagliata di DARLES, la O impropria
della data MDCOLXXXI e infine la M isolata della prima riga, ricaviamo
MORT: La seconda parte, EPEE, deriva invece dalle tre lettere E e dalla
lettera P scritte in modo anomalo e composte fra loro. E’ importante
sottolineare, comunque, come questa chiave non sia stata tratta dalla
iscrizione originale della lastra, bensì dalla riproduzione della
stessa scritta così come riportata nel rapporto pubblicato nel 1906.
Non ci sono dubbi che se la lastra fosse ancora oggi osservabile direttamente, saremmo in grado di fare chissà quante altre importanti osservazioni. Per nostra sfortuna, invece, è scomparsa. De Sède sembra conoscerne il destino, quando, nel suo libro L'Or de Rennes, scrive:
Una delle cose che Bérenger non aveva mai spiegato a nessuno erano le faticose notti di lavoro trascorse nel piccolo cimitero. Qui, attaccate alla chiesa, si trovavano, fra le altre, due lastre tombali di Marie de Negri... Questa nobildonna era morta qualche anno appena prima della Rivoluzione e il curato Antoine Bigou, suo cappellano e confessore, ne aveva composto amorevolmente l'epitaffio... Non solo Saunière le aveva spostate da un'estremità all'altra del cimitero, ma con martello e scalpello ne aveva pazientemente rimosso le iscrizioni, prima dell'una e poi dell'altra.
La teoria di de Sède sostiene che Saunière avrebbe scoperto un
tesoro decifrando il messaggio segreto velato nelle pergamene e poiché
non desiderava che nessun altro potesse venire a capo di quel grande
mistero aveva cancellato le iscrizioni sulle lastre tombali nel cui
testo erano celate le chiavi di decodifica.
Valutando a ritroso, la cosa non sembra granché convincente, dal
momento che il presunto messaggio segreto risulta del tutto
incomprensibile, anche se è indubbio che Saunière ebbe realmente a
manipolare in modo anche massiccio le tombe del piccolo cimitero di
Rennes-le-Cháteau. I compaesani, infatti, accortisi delle sue oscure
manovre, avevano inoltrato una petizione di protesta al prefetto,
affinché lo facesse smettere, cosa che si era regolarmente verificata.
Ma tutto questo accadeva nel marzo del 1885, vale a dire ben dieci anni
prima che la pietra venisse osservata e studiata dai membri della
Società che l'avevano rintracciata, abbandonata in un angolo del
cimitero.
La restante parte della storia della pietra si fa alquanto incerta. Da
parte nostra abbiamo condotto alcune indagini ed investigazioni, sia
nell'area del cimitero che nei vicini dintorni, e i risultati cui siamo
approdati compaiono nel Capitolo 9.
Pietra tombale di Marie de Nègre d’Ables – la pietra n.1 – così come riprodotta dal "Bollettino della Società di Studi Scientifici dell’Aude"