D: Stiamo assistendo impotenti all'approvazione di leggi e/o
decreti che vanno in un'unica direzione, quella del capitale. Direzione
naturalmente che si allontana sempre più dalle masse. Assistiamo però
anche alla totale impotenza e invisibilità delle forze di
opposizione. Queste ultime sono per caso diventate maggioranza e nessuno
ce l'ha detto? Oppure, vedi il recente caso giustizia, qualche
scheletruccio nell'armadio impedisce loro di...
R: Mah...secondo me è dovuto a
tanti fattori messi insieme, intanto dal fatto che in Italia non c'è
mai stata l'abitudine a fare l'opposizione. L'opposizione si è persa
tanti anni fa. Per la precisione dagli anni '70 in avanti l'opposizione
è praticamente finita. All'epoca c'era il compromesso storico, che a
volte era dichiarato con il famoso "Governo Andreotti" della
«solidarietà nazionale», e
comunque la Dc non osava muovere un passo senza prima chiedere il permesso
all'opposizione comunista. Così nascevano leggi che erano frutto
dell'ubriacatura di quei tempi: dalla legge sull'equocanone alla legge
sui manicomi, eccetera. Per cui in realtà c'erano scambi a livello
legislativo e in cambio l'opposizione votava la maggior parte delle
leggi di spesa, dopo aver ottenuto favori per le imprese amiche, per le
amministrazioni amiche. Quindi le amministrazioni locali erano in parte
in mano alle giunte rosse e il governo nazionale in mano al
pentapartito. Ora questa generazione di reduci del vecchio partito comunista non ha mai
visto fare l'opposizione davvero, e quindi non la sa fare. Non sono
abituati, non hanno gli strumenti culturali e politici per fare una
opposizione frontale e dura. E poi c'è una parte dell'opposizione a cui
manca proprio la voglia, la possibilità di farla: quando tu hai una politica inquinata dai ricatti
incrociati, quando hai dei partiti che non hanno mai voluto fare i conti
con Tangentopoli, ma hanno preferito rimuoverne il ricordo ammucchiando l'immondizia sotto i
tappeti e facendo finta di non vedere, facendo in modo che
non si vedesse qual era il suo ruolo centrale nel sistema della
corruzione, allora hai comunque delle persone sotto ricatto. Persone che hanno commesso reati insieme ad altre che
magari sono state scoperte, e da queste vengono o possono essere ricattate.
Il nostro libro "Mani Pulite" è pieno di episodi che
dimostrano chiaramente come la politica è dominata dai ricatti. Alla
fine dei libro vi è per esempio la citazione di Giuliano Ferrara, il
quale ha detto testualmente: "Chi non è ricattabile non può
fare politica in Italia". E' una constatazione molto amara ma
purtroppo realistica, perché la misura dell'avversario politico la dai
sulla sua ricattabilità: tu prendi le misure al tuo avversario
politico sapendo in anticipo fino a dove potrà arrivare il suo grado di
ostilità e di opposizione. E' la ragione per cui
personaggi come Cofferati vengono visti come degli estranei, come delle
minacce: perché non sono ricattabili! E quindi, quando uno non è
ricattabile, non si sa come misurarlo, da che parte prenderlo. Non ha
partecipato ad un passato nella consociazione, quindi nessuno gli può tirare fuori un
argomento persuasivo per farlo stare buono.
D: Esiste
secondo te una strada per uscire da questa pericolosa situazione? Forse
serve gente nuova, fresca, estranea al Sistema di corruzione?
R: Serve un radicale
ricambio delle classi dirigenti. Sia a destra che a sinistra.
Ma perché ci sia il ricambio delle classi dirigenti è necessario un
movimento dal basso che imponga a questi leader di cambiare i loro sistemi di selezione interna.
Oggi
come oggi, quei sistemi sono esattamente gli stessi di dieci o vent'anni fa: nei
partiti si va avanti con le tessere, i congressi si vincono con le
tessere.
Le tessere tutti sanno che vengono comprate, i tesseramenti sono
solo in minima o media parte costituiti da persone che scelgono di iscriversi
al partito: nella maggior parte i tesserati sono persone che nemmeno sanno di essere
iscritte a un partito o comunque vengono reclutate come truppe cammellate da qualcuno
che la tessera gliela paga. Dentro i partiti la scalata la fai con questo sistema;
per racimolare molte tessere devi raccogliere molti soldi, per avere molti soldi devi
essere ricco di famiglia (cosa rara nella classe politica), o devi
rubare.
E' quello che successe a Mario Chiesa dieci anni fa. Mario Chiesa non era
mica un ladro, un delinquente comune. Non voleva arricchirsi, voleva diventare sindaco di Milano. Per diventare sindaco di Milano
bisognava controllare il partito, per controllare il partito ci volevano
le tessere e per comprare le tessere bisognava rubare.
Questo era ed è il sistema!
Non si è mai fatta un'autocritica vera e un'analisi spietata sui meccanismi che
hanno originato Tangentopoli. Anzi si è sempre sostenuto
che rubare per il partito è meno grave che rubare per sé: invece è
molto più grave rubare per il partito, dal punto di vista generale! Se tu
rubi per il partito, fai carriera dentro il partito grazie ai
soldi che hai rubato. E scacciando fuori -come la
moneta cattiva scaccia quella buona- le persone che non hanno soldi, ma
che magari hanno cervello e capacità.
Nei partiti fanno carriera quelli che hanno soldi, quelli che
rubano.
Se non si cambia questo sistema di selezione, è inevitabile che si vada
avanti così. Perché, come ha dimostrato l'inchiesta Mani Pulite, il nostro sistema
elettorale -sia maggioritario che proporzionale- fa in modo che la
competizione non avvenga tanto fra i partiti, ma all'interno dei singoli
partiti, per controllare le segreterie e arrivare a compilare le liste elettorali.
L'elettorato è assolutamente prevedibile, statico. Ci sono i cosiddetti
collegi sicuri, che sono la maggioranza. Collegi sicuri vuol dire che se tu
candidi un paracarro in un collegio, quel paracarro esce.
La gente vota a
prescindere dai nomi. La guerra non è tra i partiti: in quasi tutti i
collegi si sa in anticipo quale partito o schieramento prevarrà. L'unica
incertezza riguarda il nome candidato. A quel punto diventa
fondamentale controllare il partito per mettere le mani sulle liste
elettorali e piazzare sé stessi e i propri amici nei collegi sicuri, e gli altri nei collegi sicuramente persi. Poi, certo, c'è sempre
qualche sorpresa. Ma nei grandi numeri è tutto predeterminato a tavolino, tutto
si decide nel momento della compilazione delle liste. Quando si va a
votare le cose sono già decise. Ecco, bisognerebbe modificare
questo sistema con le elezioni primarie, espropriando le segreterie dei partiti
del potere di vita e di morte
sui candidati. Così i candidati se li scelgono gli elettori stessi.
Allora i partiti diventeranno un'altra cosa.
D: Ti
vedremo ancora in televisione oppure dovremo accontentarci degli incontri
serali che stai facendo in tutta Italia? Incontri che personalmente ho avuto modo di assistere e trovo molto
interessanti.
R: Mi hanno invitato, una
volta a Primo Piano (Rai 3), una volta all'Infedele (La 7).
Io credo che, al di là del caso
mio, se ci fosse qualcuno che fa informazione, un po' di ricambio, sarebbe
il benvenuto. Ma ora come ora di informazione non se ne vede l'ombra.
Prima di quella sera con Luttazzi (ancora se ne parla) in televisione
non c'ero mai stato. Anche la cosiddetta Rai del centrosinistra mi aveva
completamente ignorato. Non sono un giornalista televisivo, o uno che ha
bisogno di andare in televisione, ma sicuramente quella sera sono riuscito a
fare passare delle notizie che nessuno aveva mai pensato di dare, e che
tra l'altro proprio in questi giorni si stanno dimostrando di bruciante attualità.
Uno legge le
dichiarazioni del pentito Giuffrè, o apprende che Berlusconi tace davanti al
tribunale di Palermo...
Continuano a chiedergli dove ha preso i soldi e che rapporti aveva con la
mafia e lui continua ad avvalersi della facoltà di non rispondere. Scappa.
A quel punto ci si rende conto che, quando un
anno fa aveva detto che era già tutto chiarito, che erano tutte cose
vecchie, non la raccontava giusta. In realtà sono tutte cose molto
attuali, che lui a tutt'oggi continua non chiarire.
Quindi, se ci fosse qualcun altro che va in televisione e glielo chiede, benissimo!
Ma nessuno fa domande in Italia.
L'altro giorno ho letto con raccapriccio gli articoli dei giornali sulla
presentazione del libro di Vespa, ospite d'onore il Presidente del Consiglio.
Erano passati pochi giorni dalla scena muta davanti al tribunale di
Palermo.
Vespa lo conosciamo bene...le domande
vere non è che gli vengano spontanee. Ma c'erano il direttore della Stampa, il
direttore dell'Ansa, l'ex direttore del Messaggero. Bè, che a
nessuno sia venuto in mente, a pochi giorni da quell'audizione, di
chiedere: "Scusi ma...com'è pensabile che un Presidente del
Consiglio, alla domanda "dove ha preso i soldi?" o "che rapporti aveva con la
mafia?", risponda: mi avvalgo della facoltà di non rispondere?".
Almeno davanti ai cittadini, davanti ai suoi elettori avrebbe il dovere
di dire qualcosa. Invece niente, zero!
D: Che
mi dici della casa editrice Feltrinelli? So che dovevano pubblicarti il
libro, e invece per colpa di qualche taglietto di troppo...
R: Noi avevamo firmato il
contratto con la Feltrinelli, ricevuto metà dell'anticipo, concordato tutto quanto. Poi ad un certo
punto abbiamo portato il testo per la pubblicazione. Pubblicazione
prevista per il 17 febbraio 2002, decimo anniversario di Mani Pulite.
Ci siamo sentiti rispondere che non andava bene, bisognava togliere
questo, togliere quest'altro, continuavano a fare problemi enormi dal
punto di vista della tutela legale. Volevano assicurazioni su una
cosa, sull'altra. Alla fine, dopo averli soddisfatti su tutti i dubbi e/o
perplessità, abbiamo domandato che cosa mancava ancora per la
pubblicazione. Ci hanno risposto che bisognava togliere alcune parti che
riguardavano Fassino, D'Alema e Fini. Per la precisione, l'interrogatorio di
Fassino come testimone nello scandalo del supermercato Le Gru di Torino e la stecca di venti milioni
di lire che D'Alema aveva preso da un
imprenditore malavitoso di Bari.
Ovviamente noi ci siamo rifiutati di tagliare, cioè di autocensurarci. E la riposta è stata
naturalmente che non ci pubblicavano il libro. Così ci siamo rivolti a Editori
Riuniti, che ce l'ha pubblicato integrale, esattamente come l'abbiamo
scritto.
Per capire Mani Pulite bisogna capire che c'erano dentro tutti quelli che
avevano governato Milano. A Milano c'erano pure le giunte rosse non solo
quelle di pentapartito. Quindi, se non si capisce questo, si raccontano solo
bufale! Infatti oggi, la gente non capisce perché non si riescano a cogliere sostanziali
differenze tra la maggioranza e l'opposizione. Per quale ragione l'opposizione è
così flebile, così poco riconoscibile? Perché c'è questa tendenza
continua a mettersi d'accordo a cercare compromessi?
Forse perché tutti, chi più chi meno ha qualche scheletro da nascondere
nell'armadio...
Marco Travaglio |