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I TELEGIORNALI DI PULCINELLA
La
manipolazione dell'opinione pubblica nei Tg italiani
di Antonella Randazzo
Autrice del libro: "DITTATURE: LA
STORIA OCCULTA"
I giornalisti dei nostri telegiornali sono diventati
presentatori e pubblicitari. Altre competenze, ben diverse
dall'informazione obiettiva e "sul campo". I servizi
giornalistici sembrano creati ad arte per mostrare alcune cose e
nasconderne altre. In un paese in cui sempre meno persone leggono i
giornali, l'informazione televisiva rappresenta per la maggior parte
della popolazione l'unica fonte d'informazione. Molte di queste persone
credono che i telegiornali li informino su ciò che accade nel mondo, e
si troverebbero increduli di fronte al solo pensiero che i Tg possano
essere utilizzati per manipolare le loro opinioni. Eppure ciò appare
sempre più evidente, dall'omissione di elementi indispensabili per
capire i fatti, dall'alterazione di alcune notizie e dall'assenza di
altre.
L'opinione pubblica è fondamentale per la stabilità di un
sistema, e nel nostro sistema viene formata attraverso il bombardamento
mediatico. Per mantenere la stabilità, nell'attuale assetto
politico-economico, occorre che l'opinione pubblica sia piegata a ciò
che è funzionale al sistema e non apprenda alcune verità. Ciò rende
il potere mediatico notevolmente importante. Il controllo da parte del
potere avviene oggi all'interno delle nostre case, attraverso
La verifica delle fonti e l'utilizzo del senso critico sono
ormai capacità atrofizzate dall'assumere passivamente il punto di vista
delle poche agenzie che informano centinaia di paesi, come
Alcune notizie assumono nei Tg un certo rilievo,
soprattutto quelle che evocano emozioni. Suscitare associazioni emotive
e commozione è diventato uno degli scopi principali dei Tg. I fatti di
cronaca, specie se si tratta di delitti contro bambini, si prestano a
questo scopo, e quindi talvolta occupano uno spazio ampio dei
telegiornali. Si tratta di un modo per distrarre l’attenzione pubblica
da altri fatti assai più importanti per la vita dei cittadini. In altre
parole, vengono amplificate notizie (di solito di cronaca o relative ad
uno specifico problema) che non mettono in pericolo il sistema, per
evitare di trattare altri argomenti "scottanti" e pericolosi
per l'assetto che i politici hanno il compito di proteggere. Ad esempio,
siamo stati indotti a parlare a lungo dei Pacs (una legge che sarebbe
stato ovvio approvare senza tanti problemi), mentre si occultavano, tra
le altre cose, le spese ingenti per la "difesa". Nessun
telegiornale ha detto che parte del Tfr dei lavoratori andrà per spese
belliche.
In questi ultimi tempi, un altro argomento, che viene
utilizzato dai Tg per dirottare l'attenzione su fatti non pericolosi per
il sistema, è quello dei malati gravi che chiedono l'eutanasia. Invece
di approvare una legge che ponga fine al problema, il nostro sistema
utilizza questi casi disperati (ieri quello di Welby, oggi quello di
Nuvoli), per riempire spazi e suscitare angoscia e commozione. Si
stimola la parte emotiva dei telespettatori, per coinvolgere in una
questione umana drammatica, senza far capire che il potere di risolvere
il problema è nelle mani proprio di chi sta strumentalizzando
cinicamente il fatto.
Spesso alcune notizie sono oggetto di "sovrinformazione",
cioè se ne parla in molti programmi e abbondantemente. Ciò avviene o
per focalizzare l'attenzione soltanto su alcuni aspetti e fare in modo
che i cittadini si sentano abbastanza informati e non vadano ad
informarsi altrove (come nel caso della finanziaria o del Tfr), oppure
per dare l'impressione che ci sia un'abbondante informazione. Ma si
tratta di informazioni ripetitive, che non spiegano davvero la questione
e talvolta la manipolano. Paradossalmente, il cittadino viene
sommerso di "informazione" per fare in modo che rimanga
disinformato. La sovrinformazionze può riguardare anche temi banali,
come la separazione di una coppia nota, o l'uso di droga da parte di un
personaggio famoso. In questi casi si tratta di distogliere l'attenzione
da decisioni o eventi politici che stanno accadendo nel paese, e di cui
occorrerebbe parlare, ma non risulta conveniente al sistema.
Si sta affermando sempre più il metodo americano di creare
trasmissioni giornalistiche o televisive organizzate da agenzie di
Pubbliche Relazioni, per manipolare l'opinione pubblica su un
determinato argomento. L'argomento di solito è emerso all'attenzione
pubblica senza che il sistema potesse impedirlo (ad esempio,
L'informazione dei Tg viene falsata in maniera sempre più
sottile e manipolatoria. Quando vengono sollevate smentite, soltanto in
pochi casi viene reso pubblico. Lo spazio e l'ordine dato ad
un'informazione sono molto importanti per valorizzare la notizia o
sminuirla. Alcune notizie passano inosservate perché vengono dette per
ultime e frettolosamente, mentre ad altre si dedica molto tempo
all'inizio del Tg. Si stabilisce quindi una gerarchia in ordine
all'importanza e al rilievo che si vuole dare alla notizia. Si
privilegiano alcune notizie, altre vengono emarginate e altre ancora
occultate.
L'informazione obiettiva è quella contestualizzata,
verificata alla fonte e commentata da opinionisti di diverse tendenze.
Sentire le opinioni dei politici di entrambi gli schieramenti serve a
dare l'idea che si stanno sentendo più punti di vista, ma ciò spesso
non è vero, perché la maggior parte dei politici non attua una vera
critica al sistema, e si limita a spiegare le divergenze rispetto
all'altro schieramento. Il sistema politico-economico attuale è sempre
più intoccabile, e coloro che lo criticano appaiono sempre meno in
televisione. Nei Tg, le notizie vengono date come fatti isolati dal
contesto, per impedire una comprensione approfondita. Si tende ad
esagerarne un aspetto, che è sempre quello più emotivo. Lo stesso
titolo talvolta è già gran parte della mistificazione, perché da esso
si inferisce se si tratta di una cosa giusta o sbagliata, da approvare o
da disapprovare. Ad esempio, quando si danno notizie sull'Iran si tende
a far apparire questo paese colpevole di qualcosa, e i titoli sono
"L'Iran sfida la comunità internazionale", oppure
"L'Iran si ostina sul programma nucleare". I paesi indicati
dalle autorità Usa come nemici diventano automaticamente nemici anche
per le nostre autorità, che li criminalizzano in modo impietoso,
evitando di menzionare le continue minacce e la preparazione alla guerra
contro l'Iran da parte degli Stati Uniti. Si manipola l'opinione
pubblica italiana a pensarla come le autorità americane, e a ritenere
che alcuni paesi debbano essere colpiti perché "pericolosi".
Non si danno notizie sui numerosi crimini e attentati terroristici
attuati dalle autorità Usa nel mondo, se non quando ciò risulta
inevitabile. I nostri telegiornali si limitano a parlare di
"attentati terroristici" in Iraq, Afghanistan o in altri
paesi, senza raccontare la situazione vera. Ad esempio, non parlano mai
della resistenza irachena e afghana, anche se ormai molti sanno che
questi paesi sono occupati e che la popolazione cerca in tutti i modi di
resistere (anche con metodi pacifici) all'invasore.
Difficilmente le notizie su paesi in guerra vengono
spiegate in maniera approfondita, fornendo gli antecedenti politici,
economici, internazionali, ecc. che possano far capire i fatti e le
situazioni attuali. La decontestualizzazione è quindi uno dei modi per
disinformare dando l'impressione opposta.
Il fatto viene slegato da altri fatti che lo renderebbero più
comprensibile. Ad esempio la violenza negli stadi viene slegata dal
fenomeno della violenza nei giovani e dalle pressioni mediatiche che
incitano alla violenza.
Il tono e il tipo di linguaggio utilizzato influiscono su
come l'informazione viene percepita. Il tono può essere dispregiativo,
di condanna, oppure enfatico ed entusiasta. Il tono dà un significato
positivo o negativo alla notizia. La scelta delle parole è molto
importante nel lavoro propagandistico, perché ogni parola è evocativa
di significati o di emozioni e quindi deve essere scelta accuratamente
per ottenere gli effetti voluti. Ad esempio, per trasmettere un
senso di negatività, i gruppi considerati pericolosi per il sistema,
come gli ambientalisti, i no-global o i comunisti, vengono definiti come
"radicali", "fanatici" o "estremisti". La
polizia viene chiamata "forza dell'ordine" anche quando
reprime. Coloro che sono repressi vengono chiamati "ribelli" o
"giovani estremisti". La violenza di Stato, anche quando
uccide brutalmente, viene definita "sicurezza" o
"difesa". I violenti sono sempre coloro che protestano contro
il sistema e mai le autorità dello Stato, anche quando comandano una
dura repressione, com'è accaduto al G8 di Genova.
Anche le immagini utilizzate hanno scopo manipolativo. Le
immagini servono a dare un'impronta negativa o positiva a luoghi,
situazioni o concetti. Ad esempio, quando si parla di cultura araba si
mostrano le donne con il burqa oppure immagini di fanatismo e violenza,
per indurre un'associazione negativa.
Un altro mezzo efficace per manipolare l'informazione è l'uso di cifre.
Le analisi statistiche sono relative al campione scelto e al modello
utilizzato. Le statistiche possono essere utilizzate come un dato
inoppugnabile e incontestabile. Ma basta selezionare un determinato
campione che possa alterare
i risultati, per dare l'informazione che si vuole.
Le notizie sono spiegate dallo stesso punto di vista in tutti i
telegiornali. I poteri al vertice del sistema, cioè le banche e le
corporation, appaiono sempre più raramente, e soltanto nei casi in cui
si annuncia una fusione, l'acquisto di un'azienda o la nomina di un
direttore amministrativo. Quando una corporation viene denunciata per
gravi reati come l'uccisione di sindacalisti, la schiavizzazione dei
bambini o altri crimini contro i diritti umani, non viene quasi mai
notificato dai nostri telegiornali.
Fino all'inizio degli anni Ottanta esisteva l'inchiesta
televisiva obiettiva, che mostrava la società nella sua verità e
complessità. Oggi, invece, la mistificazione mediatica riguarda anche
la società stessa. Non appaiono quasi più i lavoratori mentre stanno
faticando. Lo spazio dedicato alle proteste sindacali è ridotto al
minimo. Alcune manifestazioni di protesta non vengono documentate. Si
manipola persino l'immagine della società civile, che deve apparire
accondiscendente anche quando non lo è. Non si va mai alla radice delle
questioni lavorative o sindacali e non si fa comprendere abbastanza per
poter giungere alla soluzione (che richiederebbe cambiamenti al sistema)
del problema.
Le notizie sul dissenso alla politica di governo sono pregne di accenti
nefasti. Spesso vengono utilizzate categorie stereotipate o etichette
per puntare il dito contro chi mette in dubbio l'operato politico del
governo.
I telegiornali fanno in modo che gli oppositori appaiano
come poche persone che non vogliono la "modernizzazione", il
"progresso" oppure come persone emarginate, fanatiche e
"antiamericane". Ciò è accaduto nel caso della Tav in Val di
Susa e della Base americana a Vicenza. Nei telegiornali si mostravano
singole persone intervistate che esprimevano pareri contrapposti, per
far capire che c'erano pareri discordanti e occultare che la stragrande
maggioranza dei cittadini era contraria alle decisioni di governo. Si
vuole nascondere che il potere dei cittadini è continuamente svilito
dal sistema. E che quest'ultimo è distante da ciò che la gente vuole.
Le questioni che stanno a cuore alla cittadinanza, come l'ambiente, la
pace e la libertà di decidere sul proprio territorio, vengono denigrate
dall'informazione tendenziosa e manipolatoria dei Tg. Ad esempio, i
cittadini della Val di Susa che protestavano venivano mostrati come un
gruppo sparuto di persone che avevano paura di avere il "treno che
gli passa sotto casa". La verità che si cercava di occultare era
che sotto al Musinè c'è l'amianto. Inoltre, nella Val di Susa esiste
già una linea ferroviaria Torino-Lione, attualmente sottoutilizzata, in
grado di poter reggere il traffico.
Un'altra tecnica, utilizzata dai Tg, per deviare
l'attenzione sulla questione del dissenso e per semplificare i fatti
(per non far emergere altri aspetti), è di connotare ideologicamente il
problema con "destra" e "sinistra". Quando i
cittadini si oppongono ad una questione lo fanno per motivi razionali,
ma il telegiornale tende a far credere che siano motivi ideologici,
oppure irrazionali e non accettabili.
Nelle questioni in cui gli Usa impongono un severo diktat,
come nel caso delle truppe in Afghanistan e della base militare a
Vicenza, i giornalisti assumono un tono allarmato verso il dissenso. In
particolare, nel caso di Vicenza, mettevano in evidenza che anche
all'interno della maggioranza c'erano coloro che avversavano la scelta
del governo. Il sistema dei due schieramenti è stato creato per
impedire un vero esercizio di sovranità. I giornalisti reggono questo
gioco e si mostrano stupiti che lo schieramento al potere possa avere
persone che ragionano con la propria testa e non eseguono passivamente
"l'ordine". I Tg colpevolizzano queste persone facendole
sentire responsabili di "indebolire il governo" o di metterne
in pericolo la stabilità. Ciò nasconde che i nostri politici non
prendono scelte sulla base del benessere dei cittadini, ma per tutelare
e rafforzare il sistema stesso. I nostri giornalisti hanno dimenticato
che l'essenza della democrazia è proprio il pluralismo. Si sono
allineati al sistema in cui tutti gli schieramenti politici sono
obbligati ad obbedire ai veri padroni del paese: l'élite
economico-finanziaria.
In questi giorni i Tg gridavano "allarme" per la
manifestazione di protesta organizzata per il 17 febbraio contro la
nuova base militare di Vicenza. Ma in quale democrazia i giornalisti
mettono in allarme i cittadini per una manifestazione che esprime la
volontà di quasi tutta la cittadinanza?
Il 16 febbraio, annunciando la manifestazione di protesta del giorno
successivo, i telegiornali dicevano "si temono violenze", come
se chi protesta contro il militarismo è violento. Siamo al paradosso di
definire violento chi è contro la guerra e il militarismo, e non chi
vuole nuove basi per meglio fare la guerra.
Un modo manipolatorio di dare notizie relative a proteste o
a sgomberi violenti è quello di mettere vicina una notizia di
criminalità, in modo da indurre l'associazione fra
"delinquente" e chi protesta contro il sistema. Il 17 febbraio
i telegiornali annunciavano: "Manifestazione di Vicenza...
Imponenti misure di sicurezza". Trasmettevano anche un appello di
Prodi: "Le manifestazioni sono il sale della democrazia ma siate
pacifici". Il tono era quello del buon padre di famiglia, e non
traspariva affatto che la realtà era esattamente l'opposto. Cioè
coloro che stavano manifestando erano contro la violenza e il bellicismo
americano, mentre Prodi era il politico che, lungi dall'avere a cuore il
bene dei cittadini, stava sostenendo gli interessi bellici americani
contro la volontà della maggior parte dei cittadini di Vicenza. Quindi,
si trattava di scelte politiche non democratiche prese dal governo, ma i
Tg facevano in modo da creare allarme attorno a coloro che stavano
pacificamente, e giustamente, protestando. Qualche telegiornale osava un
"Si temono infiltrazioni", ma non spiegava che soltanto il
sistema difeso dai politici ha interesse ad infiltrare falsi
manifestanti che creino disordine e violenza (com'è accaduto nel G8 di
Genova), per poterli far apparire violenti ed estremisti, come cercavano
di descriverli i Tg attraverso messaggi allarmanti.
Il Tg3 precisava che
le forze dell'ordine erano "a difesa del centro storico della città",
come se i manifestanti fossero pericolosi e distruttivi. Poi aggiungeva:
"c'è anche chi è preoccupato" e si intervistava una persona
anziana che appariva confusa per le tante persone arrivate in città. Il
porre l'accento sul "pericolo di violenze" serviva anche a
distogliere l'attenzione dal valore che la protesta avrebbe avuto sulle
scelte del governo, e a nascondere che la volontà dei cittadini non
conta nulla di fronte alle imposizioni americane. Non essendoci state
violenze, il giornalista del Tg2 ha messo in evidenza uno striscione che
definiva di "solidarietà con i terroristi arrestati". Un
altro modo per dirottare l'attenzione e per criminalizzare il dissenso.
Impegnati com'erano a colpevolizzare chi protestava contro
la nuova base americana, i giornalisti dei Tg hanno omesso la notizia
che la nuova base sarà pagata da noi per il 41% delle spese di
mantenimento (anche per le altre basi paghiamo parte delle spese).
Chi è contrario alla guerra è diventato un "estremista
radicale". Chi denuncia i crimini come la tortura è un
"antiamericano". Viene messo sotto processo chi avversa le
guerre, e non chi le organizza.
Nello stesso telegiornale (Tg2, ma anche gli altri erano pressoché
uguali) del 17 febbraio appariva Prodi in posa accanto al presidente
afghano Hamid Karzai, come se quest'ultimo fosse un vero rappresentante
politico del popolo afghano e non un personaggio foraggiato da
Washington.
Quando i telegiornali notificano gli attentati terroristici
in Iraq, in Afghanistan, in Pakistan, in Turchia o in altri paesi, danno
soltanto la stima dei morti e il luogo dov'è avvenuto lo scoppio, e non
spiegano la situazione del paese. Talvolta menzionano al Qaeda
associandola all'attentato, senza indicare le prove a sostegno di ciò.
Le notizie dall'Africa, dall'Asia o dal Sud America arrivano soltanto se
c'è un problema che riguarda i nostri connazionali (rapimenti,
uccisioni ecc.), oppure quando ci sono le elezioni politiche, che ormai
nel nostro sistema sono diventate il simbolo stesso della
"democrazia". Come a dire che se non documentassimo le
elezioni (che si svolgono ovunque, persino in Iraq e in Afghanistan),
non troveremmo altro modo per provare che la "democrazia"
esista.
Quelle poche volte che i telegiornali parlano delle guerre in Africa, lo
fanno in modo confuso e impreciso, parlando di "conflitti
etnici", e senza precisare chi organizza i gruppi in lotta e chi li
arma. Non viene detto che nella maggior parte dei casi si tratta dei
governi e dei servizi segreti europei e americani, che organizzano le
guerre per controllare il territorio e saccheggiarne le risorse.
Le grandi metropoli e periferie del sud Italia appaiono nei
Tg nel loro degrado ambientale, appare anche la microcriminalità e la
disperazione dei giovani disoccupati. Tutto questo è descritto in modo
fatalistico, come se i governi si trovassero impotenti di fronte a
questi problemi. Quando a Napoli c'era il problema dei rifiuti, i
telegiornali mostravano la città sommersa dalla sporcizia e
dall'immondizia, ma non dicevano che questo stava accadendo perché il
servizio era stato privatizzato e si impediva ai vecchi impiegati di
operare, negando loro i mezzi idonei alla raccolta dei rifiuti. Per
avvantaggiare i privati si stava organizzando il servizio diversamente.
I cittadini apparivano "colpevoli" di qualcosa, ma in realtà
ricevevano le bollette da pagare senza ottenere alcun servizio. Nessun
telegiornale trasmise la manifestazione degli operatori ecologici
napoletani che protestavano perché non erano messi in grado di
lavorare. I cartelli che essi mostravano avrebbero potuto far capire la
vera situazione, mentre i telegiornali rendevano impossibile capirla
alla radice.
C'è una serie di argomenti "riservati", di cui i
telegiornali non parlano. Ad esempio, delle stragi che l'Agip attua in
Nigeria, oppure della produzione di armi (ad esempio le cluster bomb),
in diverse fabbriche italiane. Armi che vengono esportate in molti
paesi, compresi quelli in cui c'è guerra. I Tg non parlano mai di
Signoraggio, che è il metodo utilizzato dalle banche per saccheggiare i
paesi. Non si parla nemmeno degli statuti delle banche e del sistema
bancario della Banca Europea, che ha sottratto all'Italia ben il 38%
della finanziaria, impedendo al paese una crescita economica
significativa. Sono state tagliate le spese per la scuola e la sanità
ed è stata aumentata la pressione fiscale, per pagare le banche e
sostenere gli Usa nelle guerre. Quando si è parlato della finanziaria,
nonostante lo spazio dedicato a quest'argomento, i telegiornali hanno
accuratamente evitato di notificare le ingenti risorse che le banche
sottraggono al paese. La trasmissione Ballarò
è stata l'unica a rivelare il fatto (ma senza metterlo in evidenza). Un
altro argomento tabù è quello delle regole e dell'operato delle
istituzioni come il Wto,
Il telegiornale parla di droga soltanto quando comunica la
notizia che le forze dell'ordine sono riuscite a sequestrare
quantitativi di stupefacenti. Ma non parla mai delle implicazioni e
connivenze delle corporation e dei governi nei commerci internazionali
di droga.
Si parla di mafia quando si arresta qualche presunto mafioso o quando
avvengono delitti, ma non si spiega cos'è davvero la mafia, e come essa
sia in espansione grazie alle liberalizzazioni finanziarie, che hanno
spianato la strada al riciclaggio facile.
I minuti di politica interna, nei Tg, si
risolvono nelle brevi interviste ad esponenti di destra e sinistra, per
mostrare come ci sia una questione, una disputa, e come i duellanti
siano decisi e forti. Le differenti opinioni sembrano battute teatrali,
in uno scenario sempre più avvilente e assurdo. Le questioni sono
trattate sempre in modo marginale e superficiale, anche quando si tratta
di questioni serie, come l'invio di soldati in Afghanistan.
L'informazione si riduce all'opinione dei politici, la maggior parte dei
quali non oserebbe sfidare il sistema nemmeno nelle questioni minime.
Alcune questioni interne non sono divulgate. Ad esempio,
nel 2002, il Parlamento, quasi all'unanimità, approvò una legge che
permette di abolire il tetto massimo di spesa per il "rimborso ai
partiti". I cittadini
italiani avevano espresso la loro volontà di non dare denaro pubblico
ai partiti, attraverso il referendum del
Le questioni spinose, come la malasanità o il costo
pubblico di aziende privatizzate (come le ferrovie e le autostrade)
vengono trattate come se il problema non fosse risolvibile e senza una
sufficiente documentazione. Ad esempio, si parla superficialmente dei
tagli alla sanità che stanno causando gravissimi problemi nella
gestione delle strutture, oppure dei contratti truffaldini che
importanti imprenditori (come Benetton) hanno stipulato con lo Stato.
Questi contratti potrebbero essere rescissi se il governo volesse. Molti
cittadini se lo aspettavano, dato che in precedenza erano stati
duramente criticati dall'attuale maggioranza.
La povertà o la precarietà lavorativa sono diventate nei
telegiornali o nelle rubriche di approfondimento una specie di calamità
naturale. I poveri ragazzi trentenni vengono intervistati per sapere
quanto guadagnano e che tipo di contratto hanno nei call center, nelle
fabbriche o addirittura negli uffici pubblici. Si mette in evidenza che
queste persone sono spesso laureate e molto preparate, e alcune di esse
svolgono funzioni essenziali nel settore pubblico. Ma non si parla delle
leggi che permettono il lavoro precario. Di quando sono state approvate
e da chi, e di come sono state peggiorate nel tempo.
Poi ci sono i servizi giornalistici che hanno il compito di
prepararci ad accettare il peggio. Ad esempio, quelli che ci allarmano
sulla "crisi energetica" (per prepararci all'aumento della
bolletta), quelli che ci mostrano i giovani delle gang di Londra, o
quelli che documentano gli strani fenomeni atmosferici. Anche in questi
casi non si va alla radice e non si spiega come è stato creato il
problema e da chi. In un servizio del 17 febbraio, il Tg3 informava
sull'omicidio di un ragazzo ad opera delle gang giovanili dei sobborghi
di Londra. Il giornalista diceva: "Il problema sono le condizioni
sociali... le famiglie non sono in grado, a causa della povertà, di
fronteggiare il problema, allora c'è l'alcol, la droga o le armi da
fuoco". Nessun cenno alla situazione politico-economica, e al
bombardamento mediatico che esalta sempre più la violenza.
Anche l'allarme Sars rientrava nelle notizie che avevano
l'obiettivo di preoccupare. Per alcuni mesi siamo stati bombardati da
notizie allarmanti su presunti casi di questa malattia. Quello che non
si diceva era che
Quando è emerso che l'allarme aviaria in Europa aveva lo
scopo di indurre ad acquistare il farmaco Tamiflu, e che la sicurezza e
l'efficacia del farmaco non erano mai state provate, le notizie
allarmanti sono sparite. In questi ultimi giorni stanno ritornando altre
notizie sulla variante H5N1 dell'aviaria. Probabilmente è stato
prodotto un nuovo farmaco.
Nei nostri Tg, dopo pochi minuti di notizie di politica interna ed
estera, arriva la parte più lunga della cronaca e dell'attualità. La
scelta spesso cade su notizie riguardanti nuovi prodotti per la
calvizie, la bellezza o tecnologici. Giuseppe Altamore, nel suo libro I padroni delle notizie, spiega che sempre più spesso i giornalisti
televisivi presentano pubbliredazionali come fossero semplici notizie.
Si tratta di presentare in modo enfatico prodotti che vanno dal nuovo
tipo di telefonino a nuovi cosmetici, capi di abbigliamento e
addirittura farmaci. Dopo l'impiccagione di Saddam, il Tg2 annunciò la
creazione negli Stati Uniti di un nuovo giocattolo: il pupazzo Saddam
corredato da cappio. Il giornalista si curò di precisare anche il
prezzo e la possibilità di acquistarlo via Internet.
La cronaca rosa ha il suo spazio nei Tg, sempre più ampio:
matrimoni o divorzi fra vip, se Madonna adotta un nuovo bimbo, oppure se
un'attrice si è gonfiata di silicone o si droga. I servizi sulla moda,
sull'elezione di Miss Italia o di Miss Universo non mancano. Talvolta i
Tg riempiono spazio raccontando la storia di un animale o spiegando
l'esecuzione di una ricetta. Viene documentato persino il "Raduno
internazionale delle Mongolfiere", e ci informano anche sugli
ultimi modelli dei vestitini per cani e gatti. Si tratta di modi per
confondere su ciò che dovrebbe essere veramente la comunicazione
giornalistica, che negli ultimi venti anni è stata declassata e
fuorviata nel modo stesso di intenderla.
L'informazione dei Tg segue ormai il "pensiero
unico" e anche la regia è unica. Si tratta delle grandi agenzie di
propaganda americane, come
I telegiornali sono ormai rotocalchi di una realtà che non
è quella in cui viviamo. Sono sempre più orientati allo spettacolo,
all'appiattimento e alla banalità. Come in un circo, ognuno fa il suo
numero, con l'obiettivo di emozionare, catturare l'attenzione,
intrattenere e persino fare divertire. Mentre gli eventi occultati
diventano sempre più inaccettabili:
quei due terzi del mondo ridotti in estrema miseria, quei milioni
di bambini che per mangiare devono cercare nella spazzatura, le nostre
regioni soggette al potere mafioso implacabile e crudele, le guerre
contro i popoli, le dure persecuzioni contro chi lotta per la giustizia
e i diritti umani...
Finché il potere mediatico sarà quasi completamente nelle mani di chi
vuole un sistema politico-economico basato sulla legge del più forte e
sul controllo dei popoli, è
ingenuo credere che le risorse umane, spirituali e culturali degli
individui stiano ricevendo impulso alla loro libera realizzazione. Le
sottili tecniche di coercizione, di diseducazione e di appiattimento
culturale sono dirette contro ognuno di noi, come un ulteriore affronto
alle nostre menti e alla nostra dignità di cittadini.
Antonella Randazzo ha scritto Roma Predona. Il colonialismo italiano in Africa, 1870-1943, (Kaos
Edizioni, 2006);