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Malattie infettive
dott. Heinrich Kremer* dal libro "Sistema Immunitario e Vaccinazioni", marzo 2003, Macro edizioni
1.1
Andamento degli ultimi anni
Negli
ultimi dieci anni vi è stata una rivoluzione silente nel campo della ricerca
immunologica, e sto parlando della ricerca della medicina ufficiale. Le
conseguenze, i risultati di queste ricerche, invece, si sono trasformate poco in
una prassi quotidiana a livello medico scientifico. Per quanto mi riguarda posso
dire, abbastanza tranquillamente, che la maggior parte dei medici ha poche
esperienze in questo campo e non conosce, nella maggior parte dei casi, le
acquisizioni più recenti a livello della ricerca in campo immunologico.
Tuttavia i risultati di queste ricerche hanno un effetto determinante anche su
quella che sarà la prassi nel campo delle vaccinazioni, e gli effetti sono sia
di tipo diretto che di tipo indiretto.
Quello che mi preme farvi vedere è questo grafico che parte dal 1850
dove si vede l'andamento della curva riferita all'incidenza del morbillo e della
pertosse nell'Inghilterra e nel Galles. Nell'arco di cent'anni praticamente c'è
la tendenza alla scomparsa della mortalità per queste malattie: la curva tende
verso lo zero. La linea continua è riferita alla pertosse e il picco che si
vede corrisponde al periodo della seconda guerra mondiale dove vi era una breve
recrudescenza della malattia. Verso il 1950, quando il tasso di incidenza della
pertosse viaggiava già verso zero, erano disponibili i vaccini. Verso la fine
degli anni '60, quando iniziarono le vaccinazioni di massa sia del morbillo che
della pertosse, queste malattie avevano già uno sviluppo che andava verso zero.
FIG.1 Pertosse e morbillo: percentuali di mortalità dei bambini al di sotto dei 15 anni in Inghilterra e in Galles |
L'andamento è molto simile anche per quanto riguarda la tubercolosi (TBC). Le prime statistiche, come si evince anche qui dal grafico, partono dal 1838 e si vede un andamento molto simile alla curva precedente. In questo arco di cento anni o più il tasso di incidenza della tubercolosi, riferita all'Inghilterra e al Galles, scende rapidamente. Verso la fine degli anni '40 per combattere la tubercolosi residua veniva addirittura introdotta, per la prima volta, la chemioterapia. Questo è il periodo che si riferisce alla fine della seconda guerra mondiale e dell'immediato dopoguerra dove vi era, peraltro, una grossa concentrazione di profughi le cui condizioni igieniche ed alimentari erano decisamente scarse. Ciò nonostante non vi era nessun picco per quanto riguarda la tubercolosi. Poi, verso la metà degli anni '50 in Inghilterra e nel Galles fu introdotta la vaccinazione BCG e anche qui i casi di tubercolosi erano ormai pochissimi e, a maggior ragione, i decessi per tubercolosi erano molto bassi (300 decessi in Inghilterra).
1.2
Il ruolo dei vaccini
FIG. 2 Mortalità e quota di assistenza medica sul prodotto nazionale lordo (PIL) degli Stati Uniti |
Altre curve, altrettanto
interessanti, sono rappresentate nella figura 2. La curva decrescente e continua
che parte dall'angolo superiore sinistro del grafico riporta l'andamento della
mortalità complessiva a partire dal 1900. In quest'arco di tempo (1900-1950/60)
si evidenzia un calo drastico della mortalità senza interventi sanitari. La
curva più piccola che parte sempre dalla parte sinistra del grafico (vedi
figura 2) rappresenta la mortalità riferita a 11 malattie infettive. Anche in
questo caso vi è un continuo calo già a partire dal 1910. Questo calo era già
in atto molto tempo prima dell'introduzione delle vaccinazioni di massa e prima
anche dell'introduzione degli antibiotici. Questa è la realtà statistica.
Infine la curva tratteggiata rappresenta la spesa per gli interventi sanitari
espressa in percentuale del PIL degli Stati Uniti. Mentre sta scendendo a ritmo
costante la mortalità e anche la mortalità delle malattie infettive, con
tendenza verso lo zero, senza -vaccinazioni e antibiotici, inizia l'aumento
drastico della spesa sanitaria: meno gente muore e più soldi si spendono. Si
noti, ad esempio (figura 2), che negli anni cinquanta venivano introdotte le
vaccinazioni di massa contro le malattie infettive. Curiosamente con l'aumentare
della spesa sanitaria aumentano, parallelamente, le malattie
croniche-degenerative, tipiche dei nostri giorni, e diffusamente anche nei
bambini.
Nei grandi trattati di immunologia,
invece, le immagini, le curve che vengono riprodotte, sono un po' diverse.
FIG. 3 Grafici propaganda |
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Infatti si vedono picchi
del tipo rappresentati in figura (figura 3) simili a montagne che danno
l'impressione di ingigantire il problema. Questi grafici sono statistiche
ufficiali degli Stati Uniti d'America e riportano i casi d'infezione (non di
mortalità) registrati per 100.000 abitanti. Esaminando un po' più in dettaglio
la questione nella parte superiore abbiamo la difterite. Questi sono i casi di
difterite registrati per 100.000 abitanti, nell'arco di tempo che va dal 1900 al
1990. Qui è necessario anche trovare i riferimenti giusti, si vede comunque che
erano meno di 100 casi di difterite per 100.000 abitanti; comunque anche questo
numero era calato in maniera consistente prima dell'introduzione del vaccino.
Certo il picco che qui fanno vedere sembra una montagna seria, però quando si
vanno poi ad esaminare le cifre: 100 casi, si vede che si trattava comunque di
un incidenza abbastanza limitata. Poi quello che qui vogliono far vedere, o che
fanno vedere, è che a partire dall'introduzione delle vaccinazioni
antidifterite l'incidenza della malattia stessa è di circa un caso su 100.000.
E’ inoltre curioso notare che l'asse delle ordinate è rappresentato in scala
logaritmica; questo è un trucco statistico per rendere maggiormente visibile le
piccole differenze d'incidenza della malattia rispetto a quelle grandi; infatti,
se la scala delle ordinate fosse lineare, come i grafici riferiti alla
poliomielite e al morbillo, non si vedrebbe nessuna differenza tra prima
dell'introduzione della vaccinazione e dopo. Questo ovvia mente è l'argomento
forte anche della Sanità pubblica degli Stati il cui ragionamento è che con
l'introduzione della vaccinazione diffusa, della vaccinazione obbligatoria, si
è riusciti a debellare le malattie infettive infantili. Comunque non c'è
praticamente nulla che indichi o che possa, per meglio dire, escludere che la
curva avesse lo stesso andamento, dopo la seconda guerra mondiale, per le
migliorate condizioni generali della popolazione: assistenza medica, igiene,
alimentazione ecc..
La situazione è un po' diversa nella parte al centro (del grafico di figura 3).
Nel grafico, riferito alla vaccinazione antipolio, dove vi sono statistiche che
partono dal 1940, si vede che già allora, sorprendentemente, l'incidenza era
inferiore a 10 casi di poliomielite per 100.000 abitanti. Poi abbiamo, senza
cause apparenti, un aumento relativo che passa da meno di 10 a 30-40 casi
all'anno. In coincidenza all'introduzione del vaccino inattivo (a virus ucciso)
si registrava effettivamente un calo del numero di casi di poliomielite; ma,
curiosamente, con l'introduzione di questo vaccino a virus ucciso si è riusciti
a ridurre il tasso di incidenza della poliomielite portandolo solamente ad un
livello che era già esistente in precedenza, prima dell'introduzione della
vaccinazione. Successivamente si è introdotto il vaccino antipolio orale a
virus vivo (non più a virus morto o inattivo) e qui si fa vedere che grazie a
questo vaccino si è riusciti a ridurre il tasso di poliomielite di meno di 5
casi per 100.000 abitanti(3).
Il terzo grafico (della figura 3) è riferito invece al morbillo, qui si ha una
statistica che parte dal 1960 e si ha un'incidenza del morbillo di 500 casi per
i soliti 100.000 abitanti. Dopo l'introduzione del vaccino antimorbillo, si è
verificato un aumento (o recrudescenza) dell'incidenza del morbillo; mentre
verso la metà degli anni '60 è iniziato un calo drastico. Dopo questo calo si
sono verificate piccole epidemie di morbillo, anche in Europa. Ma si può
osservare anche un'altro fenomeno di cui si deve tener conto nella decisione se
vaccinare oppure no. La panencefalite subacuta sclerotizzante (PESS) ritenuta
una conseguenza postuma del morbillo con una latenza di 6-8 anni. In questo
grafico l'encefalite sclerotizzante è curiosamente riprodotta solo a partire
dal 1970, circa otto anni dopo l'introduzione del vaccino. Subito dopo
l'introduzione del vaccino antimorbillo i casi di encefalite sclerotizzante
erano di circa 50 casi per milione. Poi a partire dall'inizio degli anni 1970-75
si ha di nuovo un calo drastico di queste encefaliti e successivamente una
tendenza verso zero.
I casi di difterite, poliomielite e tetano, riportati nei grafici di figura 2,
non sono casi di mortalità bensì d'infezione. Nei paesi occidentali la quasi
totalità dei bambini, e degli adulti, non subisce alcun danno da un'infezione
naturale delle malattie infettive come il morbillo, la pertosse, la
poliomielite, l'epatite B ecc., anche se non sono stati vaccinati.
Nessuno è in grado di dire se la frequenza d'infezione è maggiore o minore nei
soggetti vaccinati rispetto a quelli non vaccinati. Nessuno ha mai prodotto
delle ricerche in questa direzione.
Anche sulla frequenza delle complicazioni post-vaccinali non vi sono ricerche
che studiano il problema nel lungo periodo, quindi i dati di danni
post-vaccinali immediati risulteranno sempre più bassi delle complicazioni
reali. Ancora una volta questo è un argomento forte di quelli che sono
favorevoli alla vaccinazione; ma, dato che non vi sono ricerche, non è
possibile apporre a questa tesi argomentazioni serie.
Note:
(1) Ioseph Lister (1827 - 1912)
chírurgo inglese, inventore dell'asepsi.
(2) Ignaz Phílipp Semmelweiss (1818 - 1865) medico ungherese; stabilì
che la febbre puerperale era dovuta alla mancanza di asepsi in campo ostetrico.
(3) Dal grafico si vede anche che si è cominciato a vaccinare quando l'epidemia
era in calo. E’ possibile, invece, farsi un'altra domanda. La storia insegna
che le epidemie sono comparse e scomparse senza vaccinazioni e antibiotici, e il
miglioramento delle condizioni socio-economiche ha coinciso (in qualsiasi paese)
con la remissione spontanea quasi totale; perché ora bisognerebbe credere che
è stato proprio grazie alle vaccinazioni che le malattie infettive sono
diminuite o scomparse? Nella polio è intervenuto un altro fattore: è cambiata
la definizione della malattia in corso di vaccinazione (ad esempio per essere
considerata polio la paralisi ora deve avere una durata superiore a 60 giorni in
assenza delle prove virologiche).
* Heinrich Kremer è uno tra gli scienziati attualmente più autorevoli nelle ricerche contro le patologie degenerative come il cancro, l'AIDS e i danni da vaccinazione. Kremer è medico con dottorati in medicina, psichiatria e neurologia, con alle spalle anche studi di psicologia e sociologia.
Capitolo I del libro:
"Sistema Immunitario e Vaccinazioni" MACRO
edizioni
pag. 105, 9.50€ ISBN: 88-7507-475-5
MACRO edizioni