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Ma
tutto questo Magdi non lo sa…
di
Carlo Bertani
Sir Arthur Conan Doyle, L'imbuto
di cuoio.
Colpa
dei fascisti. No, non sono i nostalgici del Duce e di Salò, non
c’entrano niente con pugnali e gagliardetti: sono i nuovi
“fascisti”, ossia coloro che fanno d’ogni erba un fascio. Così ti
svegli una sonnacchiosa mattina d’agosto e scopri che ti hanno
sbattuto in prima pagina sul “Corriere della Sera”, a firma –
niente di meno che – del vicedirettore, sahib
Magdi Allam.
Quando questa gente ti riserva un simile onore non lo fa per un civile
dibattito – digni non sumus
– ma per la semplice necessità di sbattere sempre il mostro in prima
pagina: è una regola del giornalismo, anche Magdi si è imparato.
Questa
volta – ad essere finiti nel “fascio” – sono stati l’UCOII
(Unione delle COmunità Islamiche Italiane) ed il sottoscritto, reo
d’aver affermato che Israele ha operato (e se non c’era Hezbollah
lo avrebbe fatto ancor meglio) la pulizia etnica in Libano.
L’UCOII – per coloro che ancora non lo sapessero – il 20 agosto ha
acquistato degli spazi su alcuni quotidiani nazionali (fra i quali
proprio il Quotidiano Nazionale)
dove ha accusato Israele di praticare il genocidio contro le popolazioni
arabe come lo fecero i nazisti. Noi non siamo “fascisti” – caro
Magdi – e delle affermazioni dell’UCOII risponderà l’UCOII
stessa, mentre il sottoscritto non teme di rispondere delle proprie, ed
ovunque lo ha sempre fatto firmandosi con nome e cognome, senza mai
usare un nickname.
Sul
fatto che Israele abbia praticato la pulizia etnica in Libano c’è così
poco da dire che non merita nemmeno di spenderci troppo tempo: ha forse
bombardato indiscriminatamente Beirut? No, le bombe israeliane sono
diligentemente cadute solo sui quartieri di Beirut sud – quelli
abitati dagli sciiti – e poi nella parte meridionale del Libano e
lungo
Oddio, qualche ordigno è caduto anche altrove – anche il miglior
bombardamento “chirurgico” ha le sue pecche – ma basta osservare
una foto satellitare di Beirut, prima e dopo la “cura” israeliana,
per rendersi conto che la parte sud della città è stata rasa al suolo.
D’altro canto, si sa che sono sempre i terroni a pagarla più cara.
Io
non so se tu – caro Magdi – consulti qualche volta un dizionario
della lingua italiana – non s’addice certo al vicedirettore di un
grande giornale – ma forse (anche di nascosto, per carità…) faresti
meglio a sfogliarlo.
La locuzione “pulizia etnica” viene comunemente usata per definire
il tentativo di colpire – in un’area multietnica – una sola etnia.
Punto e basta.
Non è mica una novità, sai? Noi europei abbiamo grande esperienza di
“pulizie etniche” – vivaddio, ne siamo maestri – abbiamo
iniziato con i valdesi, gli Ugonotti, gli ebrei…recentemente abbiamo
continuato con gli albanesi, i serbi, i musulmani di Bosnia…hai mai
sentito parlare di Jugoslavia?
Sappiamo
riconoscere quando si attua la pulizia etnica: cambiano i mezzi – ogni
cielo ha le sue regole – e c’è chi preferisce “ripulire” con i
machete (Utu e Tutsi) e chi con la bombe da
Come dici? Si tratta pur sempre di misure attuate “contro il
terrorismo”? Accidenti, Magdi, ma allora cerchi di fare il
furbo…dai, ammettilo…
Non lo sai che una bomba da
Nel
momento stesso che si sgancia un simile ordigno su di un’area abitata
(sia essa Gaza, Beirut o Milano) non si distingue più un obiettivo
preciso – che so io, un ponte od un deposito d’armi – ma
s’intende colpire un’area, e con essa quelli che vivono in quella
determinata area. E che cosa è, questa, se non pulizia etnica? Non
saprei proprio come chiamala altrimenti: prova tu – caro Magdi –
vedi un po’ se nel tuo dizionario egiziano-italiano trovi qualcosa di
meglio, io di più non riesco a scovare.
Lascia che ti dica però una cosa: Magdi, un po’ mi hai deluso, devo
ammetterlo. Osservando l’arguzia che traspare dal tuo viso levantino,
speravo che tu ci rendessi edotti sui retroscena che agitano il Vicino
Oriente, l’Egitto, l’Arabia Felix, invece – man mano che passa il
tempo – mi sembra di sentir aleggiare nelle tue parole lo spirito di
Renato Farina (anche lui vicedirettore, di Libero)
che però non mi ricorda molto l’acume di Sinuhe l’egiziano.
Scusami, stavo anch’io facendo d’ogni erba un fascio, ed essere
associati nello stesso fascio con Renato Farina non è un grande onore,
al massimo s’ottiene una ramazza, di quelle utili per pulire le
stalle.
Qualche
miglioramento però c’è: forza Magdi, che sei sul cinque e mezzo, un
piccolo sforzo e ce la puoi ancora fare. Sono mesi che dalle invereconde
pagine del Web parlo di Fratellanza Musulmana e finalmente vedo che
anche tu l’hai citata come pietra dello scandalo, la madre di tutte le
nequizie. L’analisi è un po’ carente, ma siamo sulla buona strada:
cinque e mezzo, appunto.
Quello che non ti consente di raggiungere la sufficienza è che non ci
hai raccontato niente di cosa veramente è ed è stata
Ancora
oggi mi chiedo perché una sera qualunque – mentre ti trastullavi alla
corte del Vespone – non ci hai parlato di Hassan Al Banna. Forse ne
valeva la pena di ricordare questo dimenticato insegnante di Ismailija
che – nel 1928 – si pose il problema di come conciliare la modernità
che avanzava con la tradizione islamica, con le Sure
del Corano. Se solo tu lo avessi fatto il “sei” era assicurato,
certo, ma non lo hai fatto…sarebbe stato così facile per te,
egiziano…
Entrambi sappiamo che il grande problema che oggi chiamiamo
“terrorismo islamico” o quant’altro ha proprio lì le sue radici,
ma bisogna dirlo se si vuole la sufficienza, mica gettare lì due parole
“Fratellanza Musulmana” e poi svicolare via con la solita filippica
sul terrorismo. Eh no, così non va: guarda che, se continui così, il
debito formativo – a settembre – non te lo leva nessuno. Vedrò di
farlo ancora una volta io per te ma ti avverto: è l’ultima eh? Poi
scrivo il voto sul registro.
Nel
1928, gli arabi avevano ancora il sederino dolente: sì, bruciava ancora
un po’ perché erano trascorsi solo otto anni dal Trattato di Sèvres
(se lo nominavi, mezzo punto in più).
Cosa c’era scritto in quel trattato? Semplicemente che – crollato
l’Impero Ottomano –
Il sederino bruciava perché – per liberarsi del giogo turco – agli
arabi era stato promesso che, se combattevano a fianco degli inglesi,
avrebbero ricevuto in cambio la completa libertà dalle dominazioni
coloniali. Eh, caro ragazzo, lo so che fu una bella fregatura, ma
Pinocchio l’abbiamo scritto noi, mica gli arabi!
Chi
recitò la parte di Mangiafuoco nella vicenda?
L’inconsapevole Mangiafuoco – tenero britannico, ammantato
dall’etere efebico che solo gli inglesi “cockney” sanno esprimere
– fu il “colonnello” Lawrence, ma anche qui si continua con
Collodi perché di militaresco Lawrence non aveva un accidente, era
un’altra “bufala”.
Thomas
Edward Lawrence – detto “Lawrence d’Arabia” – era un
archeologo che aveva viaggiato parecchio in Oriente e che conosceva bene
gli arabi. Conosceva anche bene il suo mestiere, visto che si permise di
lasciarci una traduzione dell’Odissea dal greco antico.
Quando
scoppiò
Al termine delle ostilità, Lawrence e le sue bande d’arabi comandati
dallo sceriffo della Mecca Hussein – il bisnonno dell’attuale re
giordano (perché non le racconti queste cose? Perché ti ostini a
giocare la parte dell’ultimo della classe?) – avevano scacciato i
turchi e conquistato Aqaba, sul Mar Rosso.
Vennero
gli accordi di pace, e quando tacciono le armi s’inizia ad avvertire
odor di fregatura: così dopo si può declamare ai quattro venti che
qualcuno ha rotto gli accordi e scatenata una nuova guerra.
Al grande tavolo della pace di Versailles, Lawrence sedette per
provocazione insieme alla delegazione araba, dopo aver rifiutato la
carica di vicerè dell’India: l’idealista Lawrence s’era impegnato
di persona a consegnare quelle terre agli arabi, ed il Trattato di Sèvres
(che era nell’aria) non manteneva certo gli impegni che aveva preso
nel Neghev con Hussein.
Prima di lasciare Lawrence al suo destino – che lo avrebbe condotto,
per delusione, a lasciare l’esercito e ad arruolarsi come semplice
aviere nella RAF, sotto falso nome, fino all’oscura morte sulla quale
gli inglesi non hanno ancora sollevato il segreto di stato – citiamo
soltanto alcune sue corrispondenze dall’Iraq del dopoguerra (anni
Venti del ‘900):
«Il
popolo inglese è stato portato in Mesopotamia in una trappola, dalla
quale sarà assai difficile uscire con dignità e onore. Gli inglesi
sono stati indotti ad andare da una costante mancanza di informazioni. I
comunicati provenienti da Baghdad sono tardivi, fallaci e incompleti. Le
cose sono andate molto peggio di come sono state riferite, e la nostra
amministrazione è stata molto più sanguinaria e inetta di quanto
l'opinione pubblica abbia appreso. Per il nostro primato di impero si
tratta di una sventura che presto potrebbe diventare troppo
incandescente perché sia possibile rimediarvi. Non siamo troppo
lontani, ormai, dal disastro.»
Chissà se Rumsfeld ha letto quei giornali del 1920? Forse, fargliene avere una copia, non sarebbe male…
«Il nostro governo è peggiore
del sistema turco di una volta. Loro mantennero 14.000 soldati di leva
locali e mantenendo la pace uccisero una media annuale di duecento
arabi. Noi abbiamo 90.000 uomini con aeroplani, carri armati,
cannoniere, e treni blindati. Abbiamo ucciso circa 10.000 arabi nel
corso dell'insurrezione di quest'estate. Non possiamo sperare di
mantenere una simile media. Ci è stato detto che l'insurrezione ha
motivazioni politiche, ma non ci è stato detto che cosa voglia la gente
del posto. Forse quello che il governo ha promesso. Un ministro della
camera dei Lord ha detto che dobbiamo avere così tanti soldati perché
i locali non si arruoleranno.»
Non
riusciamo a mantenere la media di 10.000 morti l’anno, maledizione,
siamo peggio di Saddam…pardon, dei turchi…
«Di
quanto l'assassinio di decine di migliaia di persone dei villaggi e
delle città rallenta la produzione di grano, cotone e olio? Quanto a
lungo lasceremo che milioni di sterline, migliaia di soldati dell'Impero
e decine di migliaia di arabi siano sacrificati nel nome
dell'amministrazione coloniale, che non favorirà nessun altro al di
fuori dei suoi amministratori?»
Sostituire,
nel testo, “grano, cotone ed olio” con “petrolio e gas” e si può
ripubblicare il tutto.
«Nel
frattempo le nostre sventurate truppe, indiane e inglesi, in avverse
condizioni climatiche e di approvvigionamento pattugliano un territorio
immenso, pagando quotidianamente un caro prezzo in termini di vite umane
per la politica ostinatamente sbagliata dell'amministrazione civile di
Baghdad.»
Qui
non è necessario cambiare nemmeno una virgola, ed è quasi trascorso un
secolo[1].
Spicchiamo un salto nel tempo e nello spazio e scendiamo ad Ismailija
nel 1928, dove un povero insegnate dell’epoca – forse frustrato
dalle indecenze di un qualche ministro dell’Istruzione che si chiamava
Al-Moratt – chiuse i testi di grammatica e si mise a meditare: è
possibile, per i musulmani, convivere con questo sfracello
d’automobili, aerei e quant’altro che avanza?
La grande domanda senza risposta – la “madre di tutti i guai” –
è qui: una civiltà che è rimasta pressoché statica per un millennio
(l’eterno “Medio Evo” islamico) va in pezzi quando viene a
contatto con il mondo occidentale. Il problema è che parliamo di un
miliardo di persone, ed i “pezzi” sciabolano via ovunque.
Agli
inizi,
Nasser
– come qualsiasi dittatore che si rispetti – si liberò allora
dell’organizzazione con l’impresa di pulizie interna, ossia con la
forca. Caddero così le migliori menti dell’organizzazione – Said
Qubt, ad esempio – ed i resti della Fratellanza Musulmana sciamarono
nel Vicino Oriente per sfuggire alle persecuzioni.
La
genesi di tutti i movimenti transnazionali islamici – da Al-Qaeda alla
Jiiad islamica, da Fatah ad Hamas – trovano una comune origine in
quella lontana diaspora, anche se – successivamente – ciascuno
scelse il suo “sponsor”, chi
Proviamo ad analizzare la vita del capo di Al-Qaeda. Chi? Bin Laden? Che
ormai il capo di Al-Qaeda è l’egiziano Al-Zawahiri lo sanno anche i
ranuncoli – soltanto Magdi Allam non lo sa – ma c’è da chiedersi
se Magdi Allam sa cos’è un ranuncolo.
Casualmente, ma non troppo, il medico egiziano – membro della
Fratellanza Musulmana dal 1967 – esce dalle galere di Mubarak nel 1984
(dopo l’assassinio di Sadat) e nel 1985 è già in Afghanistan,
proprio quando la guerra contro i sovietici sta terminando. Cosa porta
in dote Al-Zawahiri alle formazioni militari che hanno combattuto i
blasfemi sovietici?
Al-Zawahiri
è un esperto ideologo che sostiene la necessità – per il mondo
musulmano – di superare le divisioni nazionali (sovrastrutture
lasciate dai colonizzatori) con un’organizzazione la quale sia di
sostegno per chiunque combatta gli occidentali nel pianeta: un network
di servizio per il Jiad, una “base”.
Mentre Osama Bin Laden proviene dal fumoso mondo wahabita delle fatwe,
dell’integralismo wahabi e
delle ricchezze petrolifere, Al-Zawahiri è un politico pragmatico,
cresciuto sulla sponda sud del Mediterraneo ed avvezzo ad una visione
politica dell’Islam, meno ammantata di precetti rispetto a quella
saudita.
In definitiva, siamo di fronte ad una serie di movimenti che non
riconoscono i confini attuali, giacché tracciati con scarsa arguzia dai
colonizzatori e si pongono l’obiettivo di sottrarre le popolazioni
islamiche dalle dominazioni neocoloniali che gli occidentali perpetuano
nei loro paesi grazie a governi compiacenti e corrotti.
Stare
da una parte o dall’altra non serve a niente, perché questa non è
una partita di calcio: qui occorre comprendere cosa è successo e cosa
sta succedendo.
Perché, Magdi, non racconti che nel tuo “democratico” paese il
Faraone Mubarak detto “l’Inossidabile” – giacché pilotava i
Mig-25 – governa da anni con la legge marziale ed ha imprigionato
20.000 oppositori politici?
Rassicurati: qui puoi dirlo, perché in Italia vige ancora un po’ di
libertà di stampa e – almeno sul Web – queste cose si possono dire.
Capisco che non fa un gran effetto raccontarle ai lettori del
“Corriere”, ma se continui così la sufficienza puoi sognartela.
Per quel che abbiamo combinato in un secolo di colonialismo – ed in un
altro mezzo secolo di neocolonialismo “targato” compagnie
petrolifere e Banca Mondiale – non abbiamo fornito ai musulmani molto
materiale per amarci: siamo onesti, ammettiamolo.
Dalla
rivolta del Mahdi soffocata con il sangue di 20.000 guerrieri sudanesi
da lord Kitchener fino a Falluja, con il fosforo bianco e quant’altro,
quante decine o centinaia di migliaia di musulmani abbiamo assassinato?
Gli ultimi sono soltanto un migliaio di libanesi: oggi che la ferita è
fresca appaiono molti, ma nella storia spariscono se raffrontati alla
scia di sangue che abbiamo lasciato, dall’Algeria all’India.
Oggi, si dà il caso che questa quisquilia di territorio sia occupato da
un miliardo di musulmani: la risposta che dobbiamo dare (e darci) è se
convenga continuare con una “guerra infinita” oppure cercare degli
accordi di convivenza.
Viviamo sulle sponde del medesimo mare: non abbiamo scelta – sin dai
tempi dell’Impero Romano – e dobbiamo convivere oggi come dovranno
farlo le prossime generazioni.
Oggi
è il petrolio, ma domani sarà il sole, perché la pia illusione
europea d’essere autosufficienti dal punto di vista energetico è una
fiaba: il sole che “conta” – ossia la radiazione pressoché
costante tutto l’anno – la troviamo solo nelle fascia compresa fra i
due Tropici.
Invece cosa facciamo? Invadiamo l’Iraq per cacciare un
dittatore/presidente non molto diverso dal Faraone egiziano o dal
generale pakistano, e dopo alcuni anni gli iracheni si ritrovano a dover
pronunciare il classico “si stava meglio quando si stava peggio”.
Prima, dovevano stare attenti a non infastidire le “orecchie” del
regime, oggi devono scansare ogni giorno l’autobomba quotidiana, il
cecchino sunnita od il poliziotto sciita, la raffica americana o lo
scoppio di una bomba al passaggio di un convoglio. Bel gioco dell’Oca
quotidiano è toccato in sorte agli iracheni: getti i dadi ogni mattina
soltanto per sopravvivere.
Ah,
già: dobbiamo portare in quelle terre la libertà e la democrazia.
Ti confesso che non mi piace l’integralismo islamico, non mi va di non
poter bere una birra a Ryad – e di dover andarla a bere in Qatar, come
fanno gli stessi sauditi – e fra una donna in burka ed una in bikini
preferisco quella in bikini, ma non per questo ritengo che tutti debbano
bere birra e vestire il bikini.
In buona sostanza, il vecchio Illuminismo è sempre una buona ricetta
per garantire le proprie e le altrui libertà, a patto di mantenersi
all’interno di quel relativismo culturale che Ratzinger – non ancora
papa – già si prefiggeva di combattere.
Il
problema è che non si può porre fine al cosiddetto “Medio Evo
islamico” a suon di bombe: se il tuo barista ha l’abitudine di non
consegnarti lo scontrino fiscale, prova a pretenderlo riempiendolo di
martellate. Prova, poi mi racconti com’è andata a finire.
L’unica via è appoggiare i tentativi di sintesi fra la cultura
islamica ed i modelli sociali che cercano di superare i vari Faraoni
& Saladini, là dove se ne scorgono i segni.
Gli “alleati” di Washington sono i sauditi che non hanno nemmeno un
Parlamento ed i pakistani che hanno perso il conto dei golpe militari:
all’opposto, i “nemici” sono il Libano (l’unica nazione a
possedere delle strutture democratiche di stampo occidentale!),
Dovremmo
anche sostenere le nazioni multietniche – come l’Iraq ed il Libano
– ed invece le sotterriamo con le bombe: ma che cosa ci possiamo
ragionevolmente attendere in cambio?
Da ultimo, il fulgore israeliano, la loro indiscussa superiorità sugli
arabi.
Facciamo notare che – ad una settimana dal termine delle ostilità –
non ci sono stati lanci di razzi e nessuna violazione della tregua da
parte di Hezbollah, mentre
Israele ha continuato a sparare sui miliziani, fino a compiere
un’azione di commando nella valle della Bekaa. Se lo avessero fatto
gli Hezbollah, cos’avresti scritto? Perché, invece, nessuno condanna
le violazioni israeliane?
A Tel Aviv hanno un curioso concetto della guerra e della pace: noi
possiamo intervenire in Libano quando vogliamo per “preservare” la
democrazia libanese, ma se ci sparano addosso sono dei terroristi. La
risoluzione 1701 deve provvedere a disarmare completamente Hezbollah, così la prossima volta torniamo a fracassare tutto (come
nel 1982 e nel 2006) senza che nessuno ci graffi la vernice dei Merkawa.
Ti ricordo che Hezbollah è un
movimento politico che ha anche una milizia, che l’UE non considera
una formazione terrorista, e mi sembra che tu – pur extracomunitario
– viva in Europa. Se ti chiami fuori dalle scelte europee in politica
estera fallo: io non ho remore a farlo quando lo ritengo necessario.
Di
questo passo, Israele mette veramente a repentaglio la vita dei suoi
cittadini: perché non accetta una pace con gli arabi basata sulla
risoluzione 242 – che Tel Aviv non ha mai rispettato – cede i
territori ai palestinesi e si chiude la vicenda?
L’Arabia Saudita – nel 2002 – fece la proposta a nome della Lega
Araba: perché Israele non accettò?
Se non sai la risposta non fa nulla, mi assumerò ancora una volta
l’ingrato compito di rispondere io per te, ma la sufficienza – a
questo punto – te la puoi proprio scordare.
Perché da anni – in Israele – confondono il diritto internazionale
con la legge talmudica, ossia quella che assegna
allo stato ebraico i territori “dal deserto al Libano, dal
Mediterraneo all’Eufrate”[2].
Ora,
gli israeliani sono liberi di credere in ciò che vogliono, ma non
possono lamentarsi se gli altri non sono d’accordo, e mi sembra che Hezbollah
abbia dato loro un sonoro avvertimento: sta a loro decidere se
continuare nella follia del Eretz
Israel oppure trovare un accordo soddisfacente con gli arabi. Direi
che è “buona” la seconda.
Purtroppo, così non sembra, a giudicare dal tenore delle e-mail che
giungono da server israeliani al sottoscritto. Ho deciso di renderne
pubblica una affinché i lettori – ed anche tu, Magdi – possano
rendersi conto della grande educazione che regna da quelle parti:
Si dovrebbe vergognare, lei , solo di pronunciare la parola “Pulizia Etnica”.
I
suoi simili, con l’odio per cio’ che è diverso da loro sono coloro
i quali hanno condotto pulizie etniche Lei non è diverso da un SS, con
le sue frasi che traboccano un impressionante odio antisemita! Lei non
sa cosa è stata
Il suo articolo è delirante! Affermare che Israele ha condotto una pulizia etnica in libano vuol dire affermare il falso, scientemente. Lei per suo fortuna, non sa neanche cosa voglia dire vivere nel terrore che i propri figli possano non far ritorno a casa perché qualcuno ha deciso di far saltare in aria il loro autobus, lei non sa neanche cosa voglia dire doversi nascondere dai missili, dopo che il proprio paese è stato aggredito e due dei suoi soldati rapiti.
Con questa lettera non intendo assolutamente far cambiare idea ad un essere spregevole come lei ma semplicemente ricordarle che nella storia dell’umanità in tanti hanno provato ad annientare il popolo ebraico e nessuno vi è mai riuscito, sono tutti scomparsi o morti prima! Amalech, gli egiziani, i papi, i mussulmani, l’inquisizione, hitler.
Continuare a proteggere quella parte dell’islam che ha intrapreso una guerra contro IL NOSTRO MONDO DEMOCRATICO E LIBERO è semplicemente una manifestazione della sua pochezza e poca intelligenza.
Le
auguro di provare sulla sua pelle molto presto cosa voglia
dire perdere un proprio caro in un attentato terroristico che verrà
compiuto non dagli Israeliani da lei tanto odiati bensì da un
integralista islamico…..ma probabilmente anche in quel caso
accuserebbe il popolo ebraico della sua disgrazia.
Mario Rossi
Il
brano è allo stesso tempo minaccioso e venato da un’ombra di terrore:
non si spande violenza in questo modo quando si è tranquilli e non si
teme nulla; io non insulto mai, al massimo prendo in giro nei canoni
concessi dal lessico.
Io non ho mai negato
Questo
è invece il modo di rapportarsi di coloro che sostengono la “guerra
infinita”, un’evidente accozzaglia d’ignoranza distillata, i quali
giungono ad affermare che non esistono più “i papi, i musulmani e gli
egiziani” (?). Magdi, stai “in campana”.
A ben vedere, questi violenti non si distinguono soltanto per le bombe:
anche con le minacce ci vanno giù pesante, e mi torna alla mente che
quando Rabin divenne scomodo “qualcuno” lo fece fuori, e mica si
trattava di un arabo. Meno male che non sto dalla parte dei “bombaroli”,
perché non vorrei vivere un solo secondo con la mente offuscata del
signor “Mario Rossi”. Ah, Magdi, è per caso un tuo conoscente?
Carlo Bertani bertani137@libero.it www.carlobertani.it