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Made
in China, orrori dietro un’etichetta
Angelo
Calianno – tratto da Senza Codice http://senzacodice.blog.co.uk
Spesso quando cerchiamo di spiegare e di spiegarci il basso
costo di tutta la merce proveniente dalla Cina, come scarpe, occhiali,
vestiti, giocattoli, ci accontentiamo delle semplici risposte date dai
media: ore di lavoro raddoppiate rispetto agli operai Italiani,
sfruttamento del lavoro minorile, salari minimi; purtroppo però, non è
tutto qui, dietro i costi abbattuti del “Made in China” ci sono
storie di torture, omicidi, espianti e traffici d’organi illegali ed
abusi contro la dignità umana che riguardano milioni di persone, dietro
tutto questo c’è la storia dei Laogai.
La parola Laogai in cinese vuol dire “riforma,
rieducazione attraverso il lavoro”.
I Laogai sono dei veri e propri campi di concentramento sui cui si basa
il sistema carcerario cinese, il campo al suo interno racchiude diverse
sezioni, ma non è solo una semplice galera.
In Cina infatti per reati “minori” si può essere rinchiusi per 3
anni senza nessun tipo di processo, infatti è la polizia a decidere la
gravità di questo tipo di reati: violazioni come parlare a favore della
democrazia, mostrare idee politiche in conflitto con il regime o
semplicemente appartenere ad una minoranza etnica o religiosa (come
Mongoli e Tibetani), vengono severamente punite.
Una volta rinchiusi i dissidenti devono confessare le proprie colpe e
giurare fedeltà al governo; le confessioni vengono quasi sempre estorte
con metodi disumani come l’uso del bastone a scossa elettrica, frusta
o manganello, una volta “confessato” il proprio crimine, comincia la
vera e propria riabilitazione attraverso il lavoro, o perlomeno così
viene chiamata dai rappresentati del regime comunista cinese.
Ai detenuti vengono assegnate delle “quote” cioè una
quantità di oggetti da produrre o lavori da svolgere in un giorno (si
lavora dalle 16 alle 18 ore al giorno); lavori come assemblare
giocattoli, cucire vestiti o peggio lavorare in miniere dove si esalano
gas tossici senza nemmeno la minima protezione. Se il detenuto non
riesce a svolgere per tempo la sua “quota” la razione di cibo
diminuisce senza possibilità di appello.
In che modo il mercato occidentale è collegato con i
Laogai? E’ tanto semplice quanto allarmante, un esempio pratico può
essere un’azienda o un’industria occidentale (es.moda, oggettistica,
tessile) che commissiona ad una società di import-export cinese una
quantità di materiale da lavorare, assemblare o finire, soltanto che
tutto questo lavoro viene svolto servendosi degli operai rinchiusi nei
campi, a nessun costo, se non quello delle eventuali materie prime.
In Cina per legge, non si può rimanere rinchiusi per più di 3 anni
senza un processo; ma molto spesso, per non diminuire la forza lavoro,
alcuni detenuti che hanno già scontato la pena vengono considerati
“non completamente riabilitati e non idonei alla società” quindi la
detenzione nei campi viene prorogata.
Ma tutto questo non basta, le atrocità più cruente
vengono commesse contro i condannati a morte, in Cina ci sono 60 reati
per cui si può essere giustiziati ( le esecuzioni capitali avvengono
con una frequenza impressionante), una volta giustiziati si procede
all’espianto degli organi: reni, cornee, cuore, tutto destinato alla
vendita negli ospedali militari, per legge in Cina chi riceve un organo
non può chiederne la provenienza, né tanto meno i parenti del
condannato possono vedere il cadavere, perché sempre per legge i corpi
vengono cremati, cancellando così ogni traccia di misfatto. La
copertura usata fino ad ora dal governo è che: “ogni espianto è
autorizzato dai condannati a morte”, cosa difficile da credere visto
che in Cina il corpo è considerato sacro, quindi intoccabile anche dopo
la morte.
Per ogni giustiziato a cui vengono “presi” gli organi un soldato
riceve 40 dollari di premio.
Wang Guoqi, un medico militare cinese dei Laogai, fuggito
negli Stati Uniti ha confessato al noto quotidiano Guardian che
illegalmente ai giustiziati veniva prelevata subito dopo l’esecuzione
anche la pelle, destinata poi alle industrie cosmetiche europee e che un
rene valeva fino a 30 mila dollari, lo stesso Wang Guoqi ha ammesso di
aver preso parte ad un centinaio di espianti non autorizzati.
Le storie che trapelano dai dissidenti fuggiti dai campi sono
tantissime, come le violenze da parte dei soldati verso i rinchiusi:
molte donne vengono stuprate, e per quelle che dovessero avere una
gravidanza concepita dallo stupro, l’aborto forzato con metodi
rudimentali, anche all’ottavo mese.
Oggi, il nemico giurato dei Laogai si chiama Harry Wu:
detenuto per 19 anni nei campi di concentramento solo per aver
manifestato le sue simpatie per la democrazia. Harry Wu, ora è
cittadino americano ed ha fondato
Tra le varie campagne in atto dalla Laogai Research
Foundation c’è quella di boicottare prodotti che riportano
l’etichetta “Made in China”, anche se come dice lo stesso Wu:
“il problema è che molti di questi articoli lavorati nei campi
riportano marchi europei o statunitensi”. Sempre Harry Wu propone di
ostacolare questo tipo di commercio, non acquistando merci facili da
identificare e da isolare ,come i giocattoli, e facendo conoscere questa
situazione anche ai propri governi attraverso lettere e petizioni.
Sapere con precisione il numero dei Laogai è impossibile,
perché il governo li nasconde o li chiude per poi aprirne di nuovi in
luoghi e province diverse, depistando così organizzazioni per la difesa
dei diritti umani come Amnesty International o Human Rights Watch, si
stima che attualmente ci siano più di 1000 campi e circa 6 milioni di
detenuti.
In Italia siamo bombardati di notizie che parlano delle nuove economie,
di come, a lungo andare le nuove industrie tessili orientali
distruggeranno le nostre piccole imprese, della concorrenza spietata e
delle proposte del governo di mettere dazi alla nuova imprenditoria
cinese; quello che noi
conosciamo però, è soltanto una facciata dell’economia di una
nazione che sta basando tutto il suo potere sulla privazione di un
diritto che a nessun essere umano dovrebbe essere mai negato, la dignità.
Angelo Calianno.
PS: E' in atto un'importante campagna di boicottaggio per
combattere queste azioni disumane, visitate il sito www.boycottmadeinchina.org
oppure www.laogai.org
Per approfondire:
"La
realtà dei Laogai: intervista a Hongda Harry Wu": http://mariomasi.wordpress.com/2007/01/26/la-realta-dei-laogai-%E2%80%93-intervista-a-hongda-harry-wu/
"Appello per chiudere i Laogai" http://www.libertates.com/it/content/view/247/64/
"Vi racconto gli orrori dei Laogai, i lager cinesi" http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=44397
"Cina: il lavoro forzato nei Laogai" http://www.ecn.org/filiarmonici/cina-030715.html