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Il
fondamento logico della "febbre"
Dr. Herbert Shelton - Tratto da
"Scienza & Salute", novembre 1989
La febbre costituisce un indice delle capacità reattive del corpo
Nella sua oggi famosa conferenza su "
«La febbre non ha una sede; essa
è un'azione. Non dimenticate la domanda fondamentale: che cosa è la
malattia? La febbre è una forma patologica e come tale è un processo
di purificazione; pertanto essa sarà uno dei metodi attraverso cui il
sistema si libera della materia morbosa». «Per
quanto tempo ancora i medici si spremeranno il cervello e consumeranno
carta e inchiostro per cercare UNA COSA CHE NON E' AFFATTO TALE,e
tentare di trovare una sede per una malattia che non ha nessuna
ubicazione?»
L'idea qui espressa, vale a dire che la febbre non è altro
che una parte dei processo generale di ricostruzione e purificazione che
è la malattia, e che la febbre è salubre o benefica, è stata
sostenuta dagli Ortopatici, dagli Idropatici e dal Naturopatici nonchè
dai Fisiomedici sin dalla loro origine. L'idea venne derisa dalla
professione medica “regolare”, sebbene, come dimostreremo più
tardi, essa, oggi, inizi a farsi strada anche tra loro. Si dice, in
realtà, che Ippocrate abbia detto: «Datemi la febbre e curerò qualsiasi malattia», ma Ippocrate certo
non può essere classificato come un "regolare". Egli fu una
via di mezzo tra un moderno idropatico ed un fisiomedico.
L'idea fisiomedica della febbre è visibile nella seguente
citazione tratta da “Fisiomedicin” del Dr. J. S. Thomas:
«Da
ora in poi ci batteremo per sostenere quanto abbiamo detto, e cioè che
Continuando: «Queste
azioni vitali (le azioni della malattia)
sono tutte benefiche per il paziente, e dovrebbero essere aiutate invece
di essere soffocate.
Il dr. Joel Shew nel suo “Il medico di famiglia Idropatico”,
dichiara: «Qualsiasi sia la verità
a proposito della natura e della tendenza generale della febbre, bisogna
però sottolineare il fatto che i pazienti, quando convenientemente
curati, e non danneggiati da misure rigide ed arbitrarie, dopo un
attacco stanno molto meglio. Ciò si osserva addirittura dopo certe
febbri che hanno avuto origine nella malattia».
E' stato detto che “l’infiammazione è una febbre
locale e che la febbre è un'infiammazione generale". Se con questo
si vuol dire che entrambe sono parte dello stesso processo di
guarigione, non abbiamo nulla da obiettare.
Un'infiammazione generale però per poter esistere ha bisogno di un
quantitativo sufficiente di sangue che la produca. La febbre, da parte
sua, è piuttosto una reazione generalo dei sistema nel caso in cui
irritazione ed infiammazione sono estese e, in una certa misura
colpiscono anche organi interni.
Di regola, le febbri sono precedute da una sensazione di freddo. Questa
è dovuta al ritiro del sangue dalla superficie del corpo e causa una
sospensione dell'irraggiamento dei calore cutaneo; a tale sospensione
segue la febbre. La febbre non solo metto le cellule dell'interno dei
corpo in condizioni di accelerare le proprie attività, ma assicura
anche il calore della superficie dei corpo che altrimenti rimarrebbe
fredda.
Le cellule di tutti i tessuti e liquidi colpiti da febbre
ed infiammazione si ingrossano. Ciò è dovuto ad un'accresciuta
essudazione di liquidi dal sangue nelle parti colpite, che ha come
effetto un maggior nutrimento ed una più rapida crescita. Questo
aumento della temperatura corporea durante le infiammazioni e le febbri
è costante, ed è impossibile che queste si sviluppino senza che si
abbia un temporaneo aumento della quantità di materia vivente nelle
zone interessate. Nelle cellule si osserva sempre un aumento dei
processo nutritivo.
Forse per spiegare meglio il fondamento logico della febbre, prendiamo
in esame i movimenti di una ameba in diverse condizioni di temperatura.
Per autonoma che tale creatura monocellulare possa apparire, essa in
realtà è incapace, senza un'influenza esterna, di accelerare le
proprie funzioni al di sopra dei proprio standard fisiologico e,
parimenti, di rallentarle o bloccarle.
Se la temperatura dell'ambiente in cui si trova viene aumentata di pochi
gradi, i suoi movimenti, precedentemente forse lenti e fiacchi,
immediatamente si rinvigoriscono: l'attività vitale cellulare aumenta.
UN AUMENTO DELLA TEMPERATURA E' NECESSARIO AD AUMENTARE L'ATTIVITA'
VITALE.
Una diminuzione della temperatura sortisce l'effetto
contrario. Se il liquido in cui si trova l'ameba viene gradualmente
raffreddato, la cellula gradualmente cessa i suoi movimenti ed attività
e, alla fine, diventa un semplice globulo inerte capace di riprendere le
sue attività originarie soltanto una volta che la temperatura sarà
stata aumentata. UNA RIDUZIONE DELLA TEMPERATURA RIDUCE L'ATTIVITA'
CELLULARE.
Se la temperatura viene aumentata troppo, i movimenti della cellula
gradualmente cessano. Ad un certo grado di calore, la cellula diventa
rigida e inerte e può riprendere a funzionare soltanto dopo averne
fatto scendere la temperatura. IL CALORE ECCESSIVO BLOCCA L'ATTIVITA’
CELLULARE.
Noi possiamo aumentare la temperatura dell'ameba quanto vogliamo in
quanto siamo noi stessi che, dall'esterno, forniamo il calore; questo,
infatti, non è prodotto della sua attività cellulare. Nel corpo,
durante la febbre, le cose vanno diversamente. Il calore è il risultato
della stessa attività corporea, e se esso supera una certo soglia,
l'attività cellulare viene automaticamente rallentata e la produzione
di calore diminuita. ESISTE QUINDI UN CONTROLLO AUTOMATICO DELL'AUMENTO
DELLA TEMPERATURA.
Una delle funzioni principali della pelle è quella di
regolare la temperatura corporea. Il calore viene diffuso attraverso la
pelle, soprattutto attraverso la sudorazione. Il corpo viene raffreddato
dall'evaporazione dei sudore; qualsiasi liquido, infatti, evaporando
assorbe calore. Il sudore, evaporando, sottrae calore al corpo.
Regolando la quantità di sangue che raggiunge la pelle, viene
controllata la fuga di calore dal corpo. Più sangue è nella pelle, più
calore verrà emanato dal corpo. Se il corpo viene raffreddato, i vasi
sanguigni della pelle si contraggono. Ciò obbliga il sangue a defluire
dalla superficie verso l'interno del corpo e a conservare il suo calore.
Quando il corpo è caldo, i vasi in superficie si dilatano, permettendo
così a quantità maggiori di sangue di raggiungere la pelle e dissipare
così parte dei loro calore.
Vi sono due categorie di nervi preposte a regolare la conservazione e
l'emanazione dei calore: quelli vasomotori, che controllano la
contrazione e la dilatazione dei vasi sanguigni, controllando pertanto
il flusso sanguigno, e quelli secretori che stimolano le attività delle
cellule ghiandolari. Generalmente ad un aumentato flusso sanguigno si
accompagna un'accelerazione dell'attività ghiandolare, sebbene talora
capiti - nel caso di soggetti molto nervosi o di shock - che si abbia
una profusa traspirazione appiccicaticcia contemporaneamente ad una
diminuzione dei flusso sanguigno. La secrezione del sudore è regolata
dal sistema nervoso. I centri ad essa preposti, situati nel midollo
spinale, vengono attivati dal moto, dalle variazioni della temperatura
esterna, da emozioni, da molte sostanze e spesso da un aumento della
temperatura dei sangue circolante nello stesso midollo spinale.
Il corpo non solo regola l'emanazione dei calore, ma ne
regola pure la produzione e la distribuzione. Capita spesso in soggetti
motto deboli o in casi di shock che la capacità dei corpo di produrre o
conservare calore sia ridotta, cosicché la sua temperatura scende al di
sotto del normale. In molti stadi di una malattia acuta, la temperatura
è al di sopra dei normale e si dice che il paziente ha la febbre.
FEBBRE E' UN SEMPLICE AUMENTO DI QUALCHE GRADO DELLA NORMALE TEMPERATURA
CORPOREA.
Durante la febbre, di solito si ha una produzione di calore maggiore
rispetto alle condizioni normali, sebbene il calore prodotto non eguagli
mai quello provocato da un violento esercizio fisico. Questa differenza
di calore prodotto è dovuta al fatto che la febbre non è tanto una
maggior produzione di calore, ma piuttosto una diminuzione della sua
emanazione. L'emanazione attraverso la pelle viene sospesa e non sempre
alla febbre si accompagna un aumento di produzione di calore.
La febbre, invece, si accompagna spesso ad una ridotta
capacità respiratoria, come nel caso della polmonite, e
all'introduzione nel sangue di un quantitativo di ossigeno ridotto
rispetto al normale, con una successiva riduzione nella formazione ed
espulsione di acido carbonico. L'infiammazione e la febbre non dipendono
necessariamente da un aumento dei processo di ossidazione. La febbre non
è un processo di “combustione”, né per quanto concerne il corpo né
per quanto concerne le cause della malattia, malgrado sia una parte
essenziale di qualsiasi malattia acuta.
Febbri ed infiammazioni leggere non necessariamente provocano dei
cambiamenti permanenti nei tessuti. Molte di loro passano senza lasciare
la benchè minima traccia; non provocano la degenerazione di alcun
tessuto organico, né cambiamenti strutturali. Non rimane, insomma,
alcuna traccia della battaglia svoltasi. Dopo una febbre o
un'infiammazione l'organismo può presentarsi esattamente come era prima
che iniziasse la battaglia; o, addirittura - in quei casi in cui la
febbre non sia stata soffocata, ma lasciata libera di svilupparsi -
l'organismo appare rinnovato e purificato.
Laddove, dopo una febbre, il corpo, o una sua parte,
risulta danneggiato la causa del danno non va ricercata nella febbre, ma
piuttosto nelle misure adottate per sopprimerla; non è la febbre in sé
che danneggia il corpo, bensì tutti i metodi usati per sopprimerla. La
febbre in sé è una parte essenziale del processo acuto; essa ha un
ruolo salutare e costruttivo e non è mai fatale o dannosa. La presenza
della febbre è un segno della - salute che ritorna e, allo stesso
tempo, una prova che il corpo possiede ancora sufficiente vigore vitale
per battersi contro i nemici della vita.
La crisi o svolta di una febbre è solitamente caratterizzata da una
ripresa della sudorazione, che precedentemente era stata sospesa, e dal
conseguente calo di temperatura corporea. Durante la febbre, la pelle di
solito è secca.
Quando vi è un'infezione intestinale, come, ad esempio, nella febbre
tifoidea, e vi è la necessità di fare affluire grossi quantitativi di
sangue all'intestino, il sangue viene "sottratto” alla superficie
corporea ed il risultato è una sensazione di freddo. L'«insorgere»
della febbre è preannunciato da un brivido, il quale ha lo scopo
specifico di sospendere l'irradiazione superficiale dei calore corporeo.
Durante questa sensazione di freddo, la temperatura superficiale dei
corpo potrà anche mantenersi normale; in cambio, quella dell'interno
aumenterà.
Il "ritiro” del sangue dalla superficie del corpo e
la sua concentrazione all'interno squilibra la circolazione e disturba
la pressione sanguigna. Automaticamente, ciò aumenta la rapidità
dell'attività cardiaca, la quale, a sua volta, accelera la
respirazione. In questo modo, come vedremo più avanti, si soddisfano
altri due requisiti essenziali ai fini della guarigione.
L'aumento della febbre sarà determinato da:
1) La capacità di reazione del malato, e
2) La virulenza e quantità di tossine contro cui si oppongono le forze
della vita. Di questi due fattori, la capacità di reazione del malato
è quello che maggiormente contribuisce a far alzare la temperatura.
Individui giovani e vigorosi facilmente sviluppano febbri molto alte in
risposta a cause minori, mentre gli anziani o gli individui deboli sono
spesso incapaci di sviluppare una febbre difensiva contro le tossine più
virulente. Il fatto che la febbre abbia uno scopo specificamente
benefico ha cominciato a penetrare nel cervello degli Eteropatici.
Prima di fornire qualsiasi altra testimonianza medica su
questo fatto, desidero citare il dr. Shew, “Il medico di famiglia
Idropatico": «Il pericolo
nelle febbri non è proporzionale all'aumento di temperatura e allo
stato di eccitazione che si manifestano, come è opinione di molti, bensì
allo stato di debilitazione. Prove di questa sono la gran rapidità e la
debolezza dei polso, cosi come la debolezza dei corpo in genere. Se il
polso rimane a lungo sul 140/150 non vi possono essere molte possibilità
di ripresa; sappiamo di casi di ripresa con il polso a 160, sebbene si
debba ammettere che casi del genere tra gli adulti sono piuttosto rari.
Il dr. Heberden conosceva addirittura di un caso di ripresa da febbre
dopo che il polso aveva raggiunto i 180. Fatti di questo tipo dovrebbero
essere resi noti, sia per l'incoraggiamento dei paziente che per quello
dei medico».
Venendo ora alle testimonianze mediche, un'autorità europea, F. A.
Riquez dichiara (Patologia Generale): «La febbre è una reazione di difesa organica, e, come tale, andrebbe
protetta e non osteggiata. Le infezioni febbrili generalizzate sono più
pericolose quando si sviluppano apireticamente (senza febbre),
come, ad esempio, la polmonite negli anziani, il colera, la difterite,
ecc».
Schiller dichiara: «La
febbre che non uccide rinvigorisce».
«L'esperienza dei farmaci
antipiretici ha sollevato però qualche dubbio sugli effettivi benefici
che dovrebbero derivare da un abbassamento della temperatura, mentre
alcuni esperimenti hanno dimostrato che in condizioni infettive qualche
grado in più risulta benefico: animali con febbre si sono dimostrati
capaci di resistere a delle infezioni che, in condizioni normali,
sarebbero risultate fatali»
Emerson, che considera la febbre come una misura
protettiva. dichiara: «Si
potrebbe dire, in generale, che l'aumento della temperatura non è in
realtà indicativo della gravità del caso; le temperature più alte, di
solito, si hanno nelle febbri meno gravi, come la malaria o le febbri di
ricaduta, mentre nelle forme più gravi, nelle infezioni rapidamente
fatali, può non esservi affatto aumento di temperatura. In questo caso,
è come se il corpo fosse incapace di usare la febbre come difesa contro
l'infezione».
Dal nostro punto di vista, l'aumento della temperatura, il
valore che essa raggiunge, è indicativo delle forze di reazione del
corpo: un indice delle sue capacità combattive. Le "infezioni
rapidamente fatali” sono tali perchè non vi è alcuna forza
combattiva, ed è sempre per questo motivo che le forze Vitali vengono
talmente indebolite dall'infezione da non riuscire a sviluppare una
febbre, o, al massimo, da svilupparne una molto bassa.
Riassumendo quanto abbiamo detto finora:
La febbre è assolutamente essenziale ai fini del processo
acuto; essa non supera mai i limiti di sicurezza. Perchè la febbre si
sviluppi, devono essere soddisfatte due condizioni essenziali:
1. Sospensione dell'emanazione di calore attraverso la
pelle.
2. Aumento della produzione dei calore prodotto all'intorno dei corpo.
Un aumento della produzione di calore richiede un aumento
dell'ossidazione. Perchè questa si verifichi, è necessario un maggior
quantitativo di ossigeno, oltre che una circolazione più rapida. Perchè
queste due richieste vengano soddisfatte, nelle malattie acute si
osservano una respirazione ed una attività cardiaca accelerate.
Vediamo, quindi, come questi due sintomi di malattia accelerazione
dell'attività cardiaca e di quella respiratoria - servano in realtà a
degli scopi benefici ben precisi.
La produzione di calore non è, durante la febbre, così pronunciata
come nel caso della corsa o di altre attività fisiche impegnative;
tuttavia, venendo sospesa l'emanazione attraverso la pelle, esso rimane
nel corpo. La respirazione e l'attività cardiaca osservate durante la
febbre non sono rapide come quelle osservate durante una corsa. Quando
si sta compiendo uno sforzo impegnativo, la sudorazione sottrae calore
al corpo e impedisce così alla temperatura di elevarsi. La sospensione,
pertanto, dell'emanazione dei calore attraverso la febbre. è l'elemento
più essenziale perchè questa si sviluppi.
A costo di apparire ripetitivo, mi prendo la libertà di
citare il seguente passo, scritto dalla penna del dr. William F. Havard,
uno dei più illustri Naturopatici del mondo: «Vi
sono tre manifestazioni o sintomi cardinali che si osservano in tutte le
malattie acute: aumento di temperatura, accelerazione del battito
cardiaco o dei polso, e accelerazione dell'attività respiratoria.
L'accresciuta attività cellulare indica che c'è un aumento nella
richiesta di ossigeno. Questo viene fornito attraverso una circolazione
sanguigna più rapida ed una più rapida attività da parte dei polmoni.
Durante i primi stadi di una reazione acuta, vi è una minore attività
della pelle a causa della necessità di una compensazione circolatoria.
L'eccessiva dilatazione delle arterie interno necessita la costrizione
dei vasi sanguigni della pelle. Questa riduce l'emanazione di calore, la
quale unita all'accresciuta produzione interna di calore, produce la
febbre».
«La febbre svolge un ruolo
fondamentale nel mantenimento della reazione acuta. Tutta la materia
manifesta una maggiore attività cellulare man mano che la sua
temperatura viene elevata. Il protoplasma, la materia vivente di cui le
cellule sono composte, non fa eccezione. La sua attività è normale,
nel corpo umano, quando questo si mantiene ad una temperatura di circa
99° Farenheit (
«Nessuno è mai morto
di febbre. Alcuni studiosi hanno registrato casi di malattie acute
laddove la temperatura aveva superato i 108° Farenheit (