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Assassinio
in Libano: cui prodest?
Marcello
Pamio – 22 novembre 2006
Assassinato in Libano il Ministro dell’Industria Pierre
Gemayel.
L’agguato, che stando alla
descrizione sembrerebbe più una esecuzione vera e propria: colpo alla
testa sparato da una pistola con silenziatore, è avvenuto nel quartiere
cristiano di Beirut.
Il leader falangista, figlio del fondatore del partito falangista
cristiano, sostenitore della coalizione antisiriana, era uno dei più accaniti
oppositori del blocco composto da Hezbollah,
Amal e Aoun.
Ovviamente la colpa del crimine è già caduta sui
servizi segreti siriani.
Lo stesso presidente
statunitense George Walker Bush
junior è stato durissimo e ha parlato chiaramente di un coinvolgimento
di Siria e Iran! Come fa il grande statista della Casa Bianca a sapere,
a poche ore dall’agguato, che i due paesi sono coinvolti?
Forse ha usato le doti profetiche e/o chiaroveggenti applicate il giorno
stesso dell’11 settembre, quando già conosceva i nomi dei mandanti
prima ancora venisse pubblicata la lista dei presunti kamikaze arabi?
O forse ha delle informazioni “di prima mano” che noi non
conosciamo?
L’unica cosa certa è che dal 14 febbraio del 2005, e cioè dall’uccisione dell’ex premier libanese Rafiq Hariri (pure lui antisiriano!) il Paese dei Cedri - come viene soprannominato il Libano - è stato oggetto di attacchi interni ed esterni:
- Gli attacchi interni per opera di misteriosi personaggi che
uccidendo Hariri prima e Gemayal poi hanno colpito i politici antisiriani
e cercato di destabilizzare (apparentemente) il governo filo occidentale
di Fuad Siniora,
lasciando però sulla strada una montagna di sassolini che portano
dritto dritto alla Siria (e per induzione all’Iran). E’ come se
qualcuno volesse far cadere la colpa sulla Siria per dirigere
l’attenzione internazionale e soprattutto il risentimento popolare.
Risentimento che, come dice lo stesso “Partito
di Dio” Hezbollah, “vuole
trascinare il Libano nel caos e nella guerra civile”. E ci stanno
riuscendo!
- Gli attacchi esterni li abbiamo visti tutti in agosto scorso.
Tsahal, l’esercito sionista
di Israele, in 33
giorni ha attaccato illegalmente
un paese sovrano, devastandolo economicamente (provocando danni per
oltre 3,5 miliardi di dollari) e uccidendo oltre 1000 persone civili,
tra cui donne e bambini
innocenti!
E’ bene ricordare che l’economia del Libano, prima della visita
dei generali israeliani, era una delle più floride in Medioriente.
Prima, ovviamente!
Da quasi due anni il paese dei
Cedri, ha imboccato, lentamente ma inesorabilmente, la strada della “Rivoluzione
dei Cedri”. Rivoluzione che ricorda molto da vicino quella “Arancione”
in Ucraina, e “delle Rose” in Georgia. Tutte stranamente volute e foraggiate
da Washington (per creare un cuscinetto
attorno alla Russia di Putin)…
Quali potrebbero essere i motivi di tutto questo? E soprattutto: cui
prodest?
- L’omicidio di Gemayal va
indubbiamente a vantaggio del traballante governo Siniora delegittimato
dallo stesso Capo dello Stato, dopo le dimissioni di numerosi
parlamentari. In questo modo ha evitato le pericolosissime
manifestazioni di piazza organizzate dall’opposizione che lo avrebbe
sicuramente fatto cadere.
Quindi l’assassinio del Ministro libanese non poteva verificarsi in un
momento migliore per Siniora, che probabilmente rimarrà in carica anche
perché voluto fortemente da Stati Uniti e Israele, che lo sostengono
pubblicamente e non…
- La destabilizzazione
politica, economica, sociale e religiosa del Libano è utilissima sempre
ai soliti: Washington e Tel Aviv per la realizzazione del “Nuovo Medio
Oriente”.
Non è un caso infatti che il Segretario di Stato americano, Condoleezza
Rice, continua a ripetere ai media che “è
giunto il momento per un nuovo medio oriente”.
In soldoni è giunto il momento
per creare una zona cuscinetto (israelo-statunitense) per poi usarla
nella guerra contro l’Iran, vero e principale nemico.