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Paura e fobie? Un farmaco antiparkinson le cancellerà!
Marcello Pamio – 14 luglio 2014

Un gruppo di ricercatori tedeschi sta sperimentando una terapia farmacologica per eliminare i ricordi dolorosi.
Stanno in pratica cercando di tirare fuori dal cilindro magico, un farmaco in grado di resettare la memoria, cancellare i ricordi brutti, esattamente come nel film interpretato da Jim Carrey e Kate Winslet: “Se mi lasci ti cancello”.
Ma nel film ad essere cancellate erano le storie d'amore andate a finire male, il nuovo - per modo di dire - farmaco è indirizzato alle persone che soffrono di fobie o di disturbi da stress post traumatico.

Questa è la folle ipotesi di alcuni scienziati tedeschi, che stanno esplorando gli effetti della psicoterapia per combattere la memoria, con un farmaco chiamato Levodopa o L-Dopa.
Un farmaco non certo nuovo visto che si tratta del prodotto principe utilizzato nel Morbo di Parkinson!
Si tratta del classico rimedio, che ovviamente non è in grado di curare alcun disordine del movimento, ma che potrebbe essere utilizzato per superare i cattivi ricordi.
Quello che in gergo tecnico si dice utilizzo off-label (fuori etichetta).
Raffael Kalisch dell'University Medical Center Mainz ha presentato i primi risultati a Milano, durante la più grande conferenza europea sulle neuroscienze.

Questo grande scienziato e i suoi collaboratori dell'Università di Innsbruck, stanno conducendo esperimenti su topi e umani per esplorare i meccanismi psicologici e neurobiologici di ansia e paura.
E’ alquanto inquietante leggere che ancora nel Terzo Millennio, si sperimentano inutilmente farmaci su povere e innocenti creature.
Pratica questa aberrante, totalmente ascientifica, dato che il modello animale non potrà mai e poi mai essere utilizzato per il modello umano, e soprattutto disumana, perché crea sofferenza inaudita e gratuita a milioni di esseri viventi e senzienti. Per usare le parole del grande Pietro Croce, si tratta di un gravissimo “errore metodologico”.

Se è follia la sperimentazione animale, detta più correttamente vivisezione, per la ricerca di farmaci per problematiche organiche, lo è ancor di più sperimentare farmaci per problemi mentali!
Come fanno infatti a studiare gli effetti di un farmaco psicotropo su un animale, per esempio un ratto?
Per studiare lo stress post traumatico vissuto da un soldato appena tornato da una guerra, cosa fanno? Arruolano il topo nell’esercito statunitense, lo spediscono via nave in Iraq e dopo qualche mese lo fanno rimpatriare per psicoanalizzarlo?

A svelare il trucchetto da prestigiatori, lo psichiatra Stefano Cagno.
Vengono date agli animali delle sostanze chimiche, per esempio allucinogeni, che fanno cambiare il loro comportamento, e poi si presume che tale cambiamento del comportamento sia indice di una malattia mentale paragonabile a quella umana.
Da sempre ci continuano a dire che i vivisettori utilizzano gli animali perché sono differenti da noi, perché non hanno lo stesso sviluppo cognitivo, ecc.
Ma quando studiano per esempio la depressione, schizofrenia, l’ansia negli animali non gli riconoscono un mondo emotivo? Se questi animali non hanno un mondo emotivo, non vivono emozioni e non soffrono, allora il discorso decade da solo. Viceversa, se ce l’hanno, allora bisogna anche porsi il problema della sofferenza.
Ma non finisce qua, perché la cosa veramente incredibile è che tutti gli psichiatri del mondo per fare una diagnosi usano il DSM, il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, che di statistico non ha nulla, essendo solo una raccolta di “definizioni”.
In tale manuale c’è scritto che per ogni diagnosi devono essere soddisfatti certi criteri.
Alla fine sono riportati i cosiddetti “criteri di esclusione”. Questi criteri escludono la diagnosi quando vengono soddisfatti. Sapete qual è il criterio di esclusione uguale per tutte le patologie psichiatriche? “Bisogna escludere l’assunzione di sostanze psicoattive o malattie internistiche che possono essere responsabili di quei sintomi”.
Chiaro? In pratica, gli criteri stessi attraverso i quali si creano degli animali psicotici, depressi o ansiosi, in realtà per i clinici, sono esattamente i criteri per escludere quelle stesse malattie!
In parole povere se un essere umano è allucinato perché ha assunto un allucinogeno si dice che è drogato e non schizofrenico, se invece ad un animale viene somministrato un allucinogeno, si dice che è schizofrenico.
Che tipo di rapporto, vicinanza o relazione c’è tra un modello che viene creato utilizzando dei criteri che sono escludenti la stessa condizione nell’uomo?

Questa è follia nella follia.
Vediamo adesso quali sono gli effetti collaterali del “nuovo farmaco miracoloso” in grado di cancellare la memoria di eventi traumatici.

 

Levodopa (L-dopa)

Cardiovascolari: ipotensione ortostatica asintomatica, a volte associata a debolezza e capogiri; raramente sincope; aritmie cardiache; tachicardia sinusale, extrasistole atriale e ventricolare, flutter e fibrillazione atriale; palpitazioni.
Non si sviluppa tolleranza agli effetti cardiovascolari associati a terapia con levodopa (L-Dopa); tali effetti, al contrario, aumentano se non viene ridotta la posologia.

Centrali: agitazione, ansia, euforia, insonnia, incubi; a volte sedazione, depressione; aggressività, allucinazioni, paranoia, mania, confusione, delirio, cefalea, parestesia; sintomi extrapiramidali, fluttuazione motorie; disturbi del comportamento a carattere compulsivo (gioco d’azzardo, ipersessualità, shopping irrefrenabile, bulimia); (rari) sindrome maligna (da neurolettici), parestesie, anomalie nell’andatura, cadute accidentali, convulsioni; polineuropatia, sindrome di Guillan-Barré (demielinizzazione della fibra nervosa su base autoimmunitaria).
I sintomi extrapiramidali si manifestano in circa il 50% dei pazienti dopo 2-4 mesi di trattamento con levodopa (L-Dopa); in circa l’80% dei pazienti dopo un anno o più di terapia.
Trattamenti prolungati con levodopa provocano la comparsa di discinesia (disturbo del movimento) e distonia.
Le discinesie inizialmente si presentano come movimenti involontari di viso, labbra, mascella, lingua; successivamente di tronco e arti. Sono causate dall’ipersensibilità, per denervazione, dei recettori alla dopamina.
Le distonie rientrano fra i disordini del movimento e sono causate dalla contrazione di muscoli che determinano posture anomale.
La levodopa (L-Dopa) può indurre gravi disturbi del comportamento (15% dei pazienti trattati). Frequentemente si manifestano sintomatologie simili alla sindrome cerebrale organica caratterizzata da confusione mentale che può evolvere fino a delirio conclamato.

Allucinazioni, stato confusionale e sonnolenza lieve sono state osservate anche con la somministrazione per infusione continua intraduodenale di levodopa (Samanta, Hauser, 2007).
Fra i disturbi del comportamento rientrano anche quelli caratterizzati da compulsività (desiderio irrefrenabile che non si riesce a controllare) quali gioco d’azzardo, ipersessualità, shopping compulsivo, disturbi alimentari caratterizzati da bulimia. E’ stata osservata un incidenza del gioco d’azzardo nei malati di Parkinson pari al 3,4% rispetto all’1% nella popolazione generale. Nei pazienti con malattia di Parkinson trattati con dopaminergici, inclusa levodopa, l’incidenza del gioco d’azzardo sale al 7,2% (Wong, Steiger, 2007).
Nei pazienti trattati con levodopa (L-Dopa) per infusione continua intraduodenale sono stati osservati casi di polineuropatia, inclusa sindrome di Guillan-Barré.

Dermatologici: arrossamento, rash cutanei, alopecia; aumento del rischio di melanoma.

Ematici: leucopenia, anemia (emolitica e non emolitica), piastrinopenia, agranulocitosi.
Dopo 6 mesi di terapia con alfa-metildopa, circa il 20% dei pazienti sviluppa autoanticorpi.

Gastrointestinali (80% dei pazienti): nausea, vomito, secchezza della bocca, bocca amara, anoressia, dolore epigastrico, dolori addominali, costipazione, diarrea, flatulenza; (rari) emorragie gastrointestinali, ulcera duodenale, sensazione di bruciore alla bocca, bruxismo (digrignamento dei denti), singhiozzo.

Genitourinari: poliuria, incontinenza e ritenzione urinaria.

Metabolici: incremento delle transaminasi epatiche (AST, ALT); incremento della bilirubina, valori anomali per l’azoto ureico nel sangue.

Muscoloscheletrici: spasmi muscolari.

Oftalmici: (rari) blefarospasmo, visione doppia (diplopia), midriasi, visione indistinta, esacerbazione di glaucoma.

Respiratori: tachipnea