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Pubblichiamo la lettera firmata che ci ha inviato una studentessa di Asti, perché rappresenta una interessante analisi della situazione scolastico-formativa attuale.
Lettera aperta al Ministro Letizia Moratti
Asti,
il 24 Giugno 2003
Alla
cortese attenzione
del Ministro dell'Istruzione
Letizia Moratti
Illustre Ministro Letizia
Moratti,
Precedo
ciò che voglio esternarLe, presentandomi. Sono una ragazza di Asti, e mi
sto preparando per l'Esame di Maturità orale, dopo aver svolto con somma
soddisfazione le prime tre prove. Le scrivo per avanzare alcune proposte forse
impertinenti, ma profondamente sentite. C'e' chi mi ha consigliato di non
sottolineare il fatto che io sia una studentessa, perché avrebbe sviato il
Suo giudizio. C'e' chi mi ha addirittura sconsigliato di contattarLa,
in quanto sarei risultata solo una flebile voce tra le tante. Ma io pongo
fiducia in Lei, in quanto considero la carica che riveste di fondamentale
importanza nella nostra bella Italia.
Ieri mattina, dopo aver svolto la terza prova, mi sono ripromessa di
scriverLe per farmi sentire. Ebbene, perché non sostituire la terza prova
scritta, con una prova che possa realmente valutare la Cultura generale di
ciascun ragazzo? Quando Le scrivo Cultura, tengo a sottolineare che non Le sto
proponendo uno spunto per un nuovo programma televisivo a quiz. Mi spiego
meglio. L'attuale terza prova è considerata già come «Prova di Cultura
generale». Ma mi permetta di dirLe che considero questa una Verifica delle mie
Conoscenze. L'immagine dell'Esame di Stato è il risultato finale di
una scuola che vive in mezzo a contraddizioni normative, e nella quale «il fare
cultura» si perde sempre più all'orizzonte. Credo che il compito della scuola,
non sia tanto quello di sfornare - se mi passa il termine - ragazze e ragazzi
con un diploma che attesti le loro conoscenze scolastiche, bensì persone, prima
di tutto, con valori spirituali ed ideologici Vivi. Rabbrividisco al
pensiero che alcuni miei coetanei non abbiano nozioni ritenute fondamentali per
un individuo nella società. Non mi pare di esagerare anche nell'affermare che
il linguaggio dei ragazzi si sia impoverito. Le ultime statistiche, condotte
dallo studioso Umberto Galimberti, sembrano confermare questo mio giudizio: un
ragazzo di 25 anni fa, che frequentava regolarmente la scuola, conosceva 1.500
parole, mentre oggi ne conosce solo 650. I ragazzi abbandonano sempre più
facilmente sinonimi e citazioni, per far largo alla semplificazione e
all'impoverimento del linguaggio a causa dell'uso esagerato del telefonino e di
chat.
Chieda a questi ragazzi cosa
voglia dire Vivere.
Chieda loro i sogni che li animano.
Le speranze.
Non mi giudichi in malo modo, se mi permetto di farle rilevare inoltre
come sia stato associato un peso chiaramente eccessivo ai percorsi
multidisciplinari (volgarmente definite tesine), generando quindi il problema
che molti, troppi studenti ricorrano in extremis al download dalla grande Rete
di appunti impersonali e superficiali. Per far fronte a tale degenerazione,
credo sia opportuno puntare su un elaborato unico, personale e distintivo. Un
racconto, un disegno significativo, un programma multimediale, una scultura.
Arte. Arte è trasmettere. E Le assicuro che ognuno di noi, ha molto da dare.
Sono estremamente fiera del mio percorso scolastico, anche se non brillante, ho
imparato cosa voglia dire Vivere, e non sopravvivere, come fa la maggior parte
della gente. A tal proposito, ringrazio i miei insegnanti che, seppur severi,
hanno lasciato una traccia indelebile dentro di me.
Le porgo distinti saluti,
Alice Avallone