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economia
Libro: "BEST BEFORE: PREPARATI AL
PEGGIO"
Il
letargo dell’orso: e la borsa si impenna
di Eugenio Benetazzo – 17 settembre 2007-09-17
Tratto dal libro “BESTBEFORE: preparati al peggio”
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Spendiamo
subito due parole per chi non è pratico di terminologia borsistica:
orso e toro sono i due animali che raffigurano i due opposti andamenti
di borsa, l’orso per il trend al ribasso ed il toro per il trend al
rialzo.
La rappresentazione dei cicli di borsa con questi due animali deriva
proprio dai due verbi inglesi “to bear” e “to bull” che
significano rispettivamente ribassare e rialzare.
Ecco il perché quindi spesso i commenti editoriali sui periodici
finanziari parlano di tori che hanno avuto la meglio sugli orsi,
riferendosi alle pressioni dei compratori contro quelle dei venditori.
Ora,
sulla base di questa breve spiegazione cerchiamo di capire perché gli
orsi sono in letargo ed i tori stanno scorazzando liberi per circa tre
anni, che tradotto significa cercare di capire il perché di questo
strabiliante rialzo che non accenna ad una minima flessione ribassista
da più di tre anni.
Dall’andamento negli ultimi quattro anni di Borsa Italia, (in piena
replica dei mercati statunitensi), possiamo renderci conto che dal 2003
si è sviluppato un trend al viagra più che un trend al rialzo.
Come possiamo spiegare questo comportamento sulla base di quello che è
successo nel frattempo nel mondo: guerre, rialzo dei tassi, petrolio
alle stelle e crisi dei posti di lavoro ?
La risposta è formulata in due parti: la prima parte del rialzo è
stata una conseguenza
tecnica del precedente ribasso, quello iniziato con la demolizione
controllata delle Torri Gemelle a New York.
La
seconda parte invece, sviluppatasi verso la fine del 2005 e che tutt’oggi
continua a protrarre gli indici verso nuovi massimi storici relativi, è
una diretta conseguenza proprio della globalizzazione.
In base a tutto quello che abbiamo potuto analizzare precedentemente,
abbiamo capito come grazie alle opportunità industriali della
globalizzazione, le aziende ottengano profitti notevolmente elevati
anche a parità di fatturato.
Profitti elevati significa dividendi elevati: questo implica che le
società quotate in borsa (che di solito sono le prime ad essersi
globalizzate) annunciano utili aziendali strabilianti, per adesso e per
gli anni a venire.
Quindi
investitori, fondi e banche acquistano azioni ed esercitano pressioni
sugli acquisti, che a loro volta spingono sempre più in alto le
quotazioni. I prezzi della
azioni pertanto riflettono la crescita e gli incrementi di fatturato,
dei margini di ricavo e del valore della società.
Sembra che rispetto al marzo 2000, poco prima che si manifestasse quel
pesante triennio ribassista, sia cambiato tutto: il PIL mondiale è
cresciuto, la liquidità a basso prezzo è a disposizione di tutti, gli
utili delle società sono triplicati.
Dopo
tanti anni sembra che il rialzo sia tornato razionale e sensato, senza
quegli eccessi e quell’euforia che anticipano il crollo delle
quotazioni. La maggior parte
degli analisti è convinta di questo, tutti si aspettano ancora anni di
vacche grasse in borsa, tutti
confidano in uno scenario di stabilità, crescita e fiducia sui mercati.
Ma c’è da fidarsi o è il solito disco per convincere anche gli
ultimi polli ad entrare in un mercato che ha corso ininterrottamente per
quattro anni di fila, pienamente drogato da un afflusso innaturale di
liquidità a basso prezzo e
ad un ricorso senza precedenti al debito?
Più
che darvi il mio personale parere, voglio aiutarvi a formulare una
vostra personale convinzione dopo che avremo passato in rassegna le
seguenti perplessità e criticità che l’attuale scenario borsistico
delinea, e che purtroppo non ricevono sufficiente commento mediatico.
Qui sotto potete trovare una serie di argomentazioni sostanziali che
disattendono la fiducia sul protrarsi incessante della salita e
soprattutto sulle attese di rendimento per gli anni futuri.
Iniziamo pertanto proprio con quello che ha determinato sino ad oggi
l’appeal all’acquisto di azioni: il livello di utili elevati.
Abbiamo
potuto percepire perché le grandi aziende globalizzate realizzano
elevati profitti, e come questi profitti nel tempo subiranno una
significativa flessione a causa della contrazione dei consumi dei
mercati interni.
Non è un caso pensare che gli utili elevati li stanno facendo i gruppi
industriali che hanno delocalizzato, ma non le piccole e medie imprese
che sono sommerse dai debiti di esercizio e ogni giorno che passa si
domandano che senso a continuare a fare impresa.
Questa contrapposizione vi fa capire come il sistema sia malato, se non
marcio, e nella piena essenza della globalizzazione ricapitola la sua
finalità: rendere i ricchi ancora più ricchi ed i poveri ancora più
poveri.
Tuttavia
proprio questo a lungo termine comprometterà profondamente i bilanci e
i dividendi delle aziende che adesso stanno vivendo un momentaneo
periodo di slancio economico dovuto al debito facile ed al profitto
indiscriminato.
I futuri andamenti degli indici di borsa non si possono sottrarre al
all’andamento del prezzo del petrolio, universalmente considerato la
linfa del sistema capitalistico.
Per introdurre questo argomento vi invito ad considerare come, fino a
qualche anno fa quando il petrolio scendeva, le borse salivano in quanto
questo influiva direttamente sui costi di estrazione delle materie
prime, rendendole meno costose, e sui costi di trasporto. Un
ragionamento dopotutto sensato. Negli ultimi 12 mesi invece abbiamo
assistito al contrario, ed anche al contrario di tutto.
Quando
il greggio nell’agosto 2006 realizzò il suo massimo storico, le borse
lo seguirono perfettamente, continuando a salire, assolutamente al di
fuori di ogni logica razionale.
In quel periodo ci veniva raccontato che le borse salivano perché vi
era grande richiesta di greggio, e questo era un segnale di slancio
economico per tutto il pianeta.
Un mese dopo il greggio scese violentemente del 25 % a causa di una
manovra speculativa della Goldman Sachs ed i mercati di borsa
realizzarono ugualmente nuovi massimi: della serie non ci interessa del
petrolio, vogliamo salire e basta, quasi fossero pilotati da oscure mani
forti.
Un ulteriore elemento di riflessione è l’indebitamento degli USA di
cui ho trattato con molto approfondimento in DURI e PURI.
Le borse del mondo scimmiottano l’andamento di Wall Street, se
continuano a salire gli indici statunitensi allora continueranno a
salire pure gli altri. Ricordiamo a tal punto che gli USA sono il paese
più indebitato del mondo, ed a chi è in mano questo debito ?
Per
oltre la metà a Cina e Giappone, i quali oltretutto sono i principali
partners commerciali proprio degli USA: potremmo tranquillamente
affermare che se cadono i primi, gli altri si fanno parecchio male.
Ed in USA lo scenario economico non è affatto rincuorante, anzi si
potrebbe tranquillamente definire in prossimità ad un baratro
finanziario senza precedenti, con famiglie indebitate ai massimi storici
e multinazionali legate alle sorti delle grandi banche
d’affari per il ricorso alla speculazione ed indebitamento
valutario.
Anche il mercato immobiliare statunitense ha già iniziato a mietere
vittime sulla strada a causa di innumerevoli stati di insolvenza
finanziaria, che è aumentata come non mai prima.
Tuttavia vi continuano a dire che la situazione è tranquilla e
prosperosa, certo prosperosa di debiti contratti con carte che hanno a
garanzia altre carte.
E
questo vale anche per gli investitori istituzionali: vedasi il fenomeno
del carry trading su cui spesso mi sono soffermato.
Non c’è tanto da dire, il mercato reale è stato drogato da un
fiume di liquidità a basso prezzo che ha sostenuto i consumi, le medie
imprese e le famigli stesse, che hanno potuto così continuare a
consumare anche se non ne avevano più le possibilità.
Casualmente (si fa per dire) lo stesso fenomeno sta avvenendo
anche in Italia !
Infatti, il PIL dei principali paesi occidentali in quest’ultimo anno
è stato sostenuto proprio dal ricorso al debito: servizi di credito al
consumo, servizi di rifinanziamento ed erogazione di mutui.
La crescita sulla quale si stanno osannando gli utili delle aziende
quotate è una crescita fatta con i debiti e non sul risparmio: non si
spende e consuma perché gli anni prima si è accantonato, assolutamente
nulla di questo. Si spende perché qualcuno presta il denaro per farlo,
spesso senza le opportune garanzie. Ma molto presto questo sconsiderato
comportamento, sia da parte delle istituzioni finanziarie che dalle
famiglie, chiederà il conto: aspettatevi pertanto brutte sorprese.
Ennesimo
tassello di questo mosaico che suggerisce molta prudenza è un euro
molto forte, inaspettatamente troppo forte: la divisa europea consente
alle aziende europee di acquistare materie prime a prezzi
particolarmente più favorevoli e di non risentire eccessivamente il
peso del rialzo del petrolio (che si paga in dollari). Le aziende
statunitensi invece riescono ad ottenere risultati notevoli sfruttando
la debolezza della loro valuta grazie alla convenienza (per loro) delle
esportazioni. Vi è pertanto un momentaneo (quasi passeggero) stadio di
evoluzione degli scambi commerciali che sembra favorire quasi tutti, ma
che purtroppo non potrà durare.
Non
è pensabile durare molto con un economia debole ed una moneta molto
forte, parlo in generale per i paesi europei, e più nello specifico per
il caso Italia: in cui le uniche aziende che prosperano sono aiutate
grazie a contributi statali a fondo perduto oppure godono di tariffe e
rendite monopolistiche.
Per ricordare quanto analizzato prima, non possiamo dimenticare a questo
elenco di variabili chiave, anche l’eccessiva esposizione in strumenti
derivati di cui si fregiano i mercati finanziari del mondo.
Il rilevante peso dei derivati può influenzare l’andamento dei corsi
azionari, può tanto sorreggerli quanto devastarli a causa di un rischio
più volte annunciato di un default su scala mondiale a causa della
finanziarizzazione delle attività imprenditoriali ad opera di banche
commerciali e di fondi speculativi.
L’eccessiva esposizione speculativa potrebbe diventare
ingestibile anche per le istituzioni che sono diventate controparti di
emissione. I mercati sembrano ormai quasi cristallizzati, basterebbe una
piccola scossa per mandare in frantumi il tutto.
L’incognita
tassi di interesse fa anch’essa la sua parte su questo scenario: dopo
anni di discese, ora hanno intrapreso la strada del rialzo rendendo
molto appetibili obbligazioni a medio termine e pesantemente gravosi gli
interessi contratti su prestiti a breve termine, questo vale sia per le
aziende quanto per le famiglie. Non
da meno si può prendere in considerazione anche una migrazione di
liquidità dai mercati azionari nei confronti di quelli obbligazionari
proprio in virtù di un maggiore redditività attesa.
Gli stessi USA per rendere ancora e sempre appetibili i loro prestiti a
copertura del deficit federale sono costretti ad offrire continuamente
condizioni migliorative in termini di interessi attivi.
Dal
raffronto tra i due momenti storici separati da un ventennio, possiamo
notare come in entrambe le due epoche, i trends al rialzo erano
piuttosto decisi ed audacemente persistenti, senza un accenno di
cedimento, senza una salutare correzione. In termini borsistici,
dovremmo parlare di volatilità, intesa come oscillazione delle
quotazioni all’interno di un periodo di riferimento.
Ebbene la volatilità è presso che ridotta quasi a zero, con sedute di
borsa che conoscono solo e sempre il segno positivo, a prescindere da
notizie e dati macroeconomici poco rassicuranti.
Sono
in molti ad essere scettici di questo rialzo pilotato, quasi forzato
contro un suo naturale ritracciamento. Similmente al 1987, anche il 2007
mostra questa peculiarità: ognuno ne tragga le proprie conclusioni.
Vi è un detto in borsa: salire a forza di uno scalino alla
settimana per poi scendere con l’ascensore in un giorno. Meditate.
Ricordo comunque che la storia si ripete e che un trend fortemente al
rialzo si trasforma in un pesante ribasso quando anche l’ultimo degli
operatori ribassisti si è ormai convinto che il mercato non potrà fare
altro che continuare a salire. Quando arriverà quel giorno aspettatevi
l’inferno.
Eugenio
Benetazzo
www.eugeniobenetazzo.com/tour.html
www.youtube.com/eugeniobenetazzo