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- Pagina: Dopo l'11 settembre 2001
11 settembre,
Bush taglia le libertà civili
di Franco Pantarelli - da "Il
Manifesto" del 12 settembre 2003
Il presidente americano George Bush, nel secondo anniversario dell'11 settembre, presenta un nuovo pacchetto «antiterrorismo». Estensione della pena di morte; possibilità di controllare la posta e il telefono senza autorizzazione. Ma diserta Ground Zero fra le polemiche
NEW YORK
Estensione
della pena di morte; possibilità di interrogare la gente o di mettere sotto
controllo il suo telefono, la sua posta, eccetera, senza dover ottenere
l'autorizzazione di un giudice; restringere le possibilità di essere rilasciati
su cauzione: George Bush ha celebrato il secondo anniversario dell'attacco alle
Torri Gemelle presentando un «pacchetto» di nuove norme per «combattere
meglio» contro il terrorismo. In pratica, si tratta di un'estensione del
cosiddetto «Patriot Act», cioè la legge - approvata in fretta e furia dal
Congresso due anni fa - che già tanti guasti ha creato nella vita civile
americana e contro la quale già tanti «ripensamenti» ha provocato in coloro
che la votarono, presi dall'emozione per le tremila vittime del World Trade
Center. Grazie a quella legge sono stati commessi innumerevoli abusi,
recentemente denunciati perfino dall'ispettore generale del dipartimento della
Giustizia, cioè proprio quello chiamato a gestirla. Bush però ha ritenuto di
insistere, forse perché convinto che comunque, al di là dei ripensamenti, può
ancora contare su una maggioranza, o forse come prova ulteriore di avere perso
contatto con la realtà, un po' come quando dice che in Iraq va tutto bene. Per
lanciare la sua richiesta, Bush ha scelto la scuola dell'Fbi di Quantico, a
pochi chilometri da Washington, da lui eletta come alternativa a New York, da
cui ha preferito tenersi alla larga. A Quantico infatti c'era l'uditorio giusto,
fatto di futuri agenti dell'Fbi, inclini a un certo fastidio per quelli che Bush
ha definito gli «ostacoli irragionevoli» posti dalle leggi esistenti alla
santa lotta contro i terroristi, nonché di marines provenienti dalla loro base
lì vicino. Prima di annunciare le varie misure, lui aveva anche provveduto a «scaldare»
l'auditorio con le solite frasi a effetto del suo repertorio, «Non
dimenticheremo mai i servi del male che hanno complottato contro di noi e non
dimenticheremo mai quelli che hanno gioito delle nostre sofferenze», accolte da
grandi urla di consenso. Quanto quell'entusiasmo ovvio sia destinato a trovare
riscontro nel modo in cui il Congresso reagirà a queste nuove «idee» di Bush,
non è chiaro. Le previsioni - stando a tutti quelli che nel corso di questi due
anni hanno ripetutamente storto la bocca sul «Patriot Act» - non sono molto a
suo favore, ma lui è apparso deciso ad andare avanti, apparentemente sicuro che
il «ricatto del patriottismo» possa ancora funzionare.
E' stato su questa convinzione, del resto, che un paio di
settimane fa la Casa Bianca aveva pianificato l'opera promozionale di queste
nuove leggi, affidandosi all'uomo che probabilmente ha spinto di più per
ottenerle: il segretario della Giustizia John Ashcroft. Il piano era che lui, Ashcroft,
andasse in giro per il Paese a sostenere la necessità di essere «più duri con
iI terroristi» e che poi, con l'opinione pubblica già «lavorata ai fianchi»,
intervenisse Bush con una specie di «parola definitiva» nel giorno
dell'anniversario dell'attacco. Non è andata proprio così. Nel senso che
Ashcroft ha fatto il suo bravo giro in tutto il Paese, ma dovunque è andato ha
dovuto parlare in luoghi chiusi, con la gente che veniva ben selezionata
all'ingresso, mentre all'esterno c'erano sempre manifestazioni di protesta
contro quello che loro chiamano «il comportamento anti-americano» della Casa
Bianca. E quanto a Bush, lui il suo discorso si è ridotto a farlo appunto di
fronte ai poliziotti e ai marines, con sulla testa l'ombra che la vera ragione
per cui ha deciso di non venire a New York fosse il timore di contestazioni. Non
a caso il suo vice Dick Cheney, che è venuto al suo posto, ha anche lui
preferito disertare la cerimonia principale, quella a Ground Zero,
accontentandosi di un incontro intimo con poche persone, in una sala del City
Hall, il Comune di New York.
Insomma il consenso scende, la gente che crede in ciò che
lui dice diminuisce, i parlamentari non mostrano entusiasmo - come minimo - per
le sue proposte, ma Bush continua a ritenere che l'attacco terroristico
costituisca per lui un assegno in bianco.