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Legge
Urbani, scatta la prima denuncia
Tratto
da http://punto-informatico.it/p.asp?i=48552
Il deputato europeo
radicale Marco Cappato denuncia i gestori del sito web del ministero di
Giuliano Urbani perché violano la Legge Urbani. Messi in rete
illegalmente molti documenti coperti da copyright
10/06/04
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Roma - L'europarlamentare della Lista Bonino Marco
Cappato ha reso noto di
aver presentato un esposto alla Polizia amministrativa e postale nei
confronti dei gestori del sito web del Ministero dei Beni Culturali per violazione della Legge Urbani
Stando
alla denuncia di Cappato, predisposta in collaborazione con l'avvocato
Fabrizio Veutro e con il direttore di Linux
Magazine
Emmanuele Somma, il Ministero ha violato
il comma 1
del Decreto legge 22 marzo 2004 n.72 convertito in legge con
modificazioni dalla Legge 21 maggio 2004 n.128, la Legge Urbani appunto.
La violazione riguarda la pubblicazione via Internet di una grande
quantità di contenuti protetti da diritto d'autore in un modo ritenuto illegale.
"Il sito del Ministero - afferma Cappato - immette in rete numerose
opere dell'ingegno prive dell'idoneo avviso prescritto dalla
legge".
Come noto, la contestatissima Legge Urbani tra le altre cose impone a
tutti coloro che pubblicano materiale protetto di aggiungervi un "idoneo
avviso
circa l'avvenuto assolvimento degli obblighi derivanti dalla normativa
sul diritto d'autore e sui diritti connessi". L'avviso, stando alla
legge, dev'essere di adeguata
visibilità
e deve contenere l'indicazione delle sanzioni previste dalle normative
sul diritto d'autore.
Inoltre, sebbene le modalità tecniche di pubblicazione dell'avviso
debbano essere compilate seguendo un regolamento che sarà emanato in
futuro e in accordo con la SIAE,
la Legge Urbani prescrive che già
oggi tale avviso debba esistere
con "caratteristiche tali da consentirne l'immediata
visualizzazione".
"In questo momento - ha dichiarato Cappato - praticamente tutti i
siti web potrebbero essere in violazione della Legge Urbani, perfino
quello del Ministro che ha voluto la legge". "Non è chiaro
peraltro - ha continuato - l'ambito di applicazione di questo idoneo
avviso,
che forse si trasformerà in un bollino
virtuale
con il regolamento tecnico e l'intervento della SIAE. Forse dovrà
applicarsi a tutta la rete Internet, svelando così l'assurdità di una
pretesa legislativa praticamente inattuabile e giuridicamente risibile.
Forse invece riguarderà solo gli operatori italiani, che allora
rimarranno ingiustamente discriminati rispetto agli stranieri privi di
simili incombenze".
Secondo Cappato, alla riduzione della libertà di espressione coincide
anche un danneggiamento grave del software "se questa normativa non
sarà presto modificata o, meglio, del tutto abrogata". L'industria
del software tradizionale, secondo Cappato, "dovrà probabilmente
sopportare ingenti spese per adeguare la procedura di distribuzione nel
mercato italiano, rispetto a una normativa che non ha riscontro nel
resto del mondo".
"Per motivi simili - ha continuato l'esponente radicale - questa
disposizione della Legge Urbani ostacola il software libero, il cui
sviluppo è frutto di un'intensa e perpetua collaborazione
internazionale che non può sopportare pesi e vincoli territoriali. Gli
autori di Software Libero, inoltre, non hanno alcun interesse a
limitare, controllare o anche solo appesantire con inutili avvisi la
diffusione in rete delle loro opere, anche attraverso i canali del
file-sharing".
Nell'imporre la visualizzazione di normative e ammonimenti vari sulle
sanzioni previste dalla legge sul diritto d'autore, la Legge Urbani
sembra muovere dall'erroneo principio per cui la diffusione di un'opera
dell'ingegno debba essere sempre controllata o gestita dall'originario
titolare dei diritti, e che al di fuori di tale controllo sia sempre
illecita, dimenticando così che la comunicazione e la riproduzione di
un'opera in rete sono diritti che l'autore può anche decidere di
concedere agli utenti, impiegando una licenza libera quale la GPL per il
software o una licenza Creative Commons per le altre opere. "In
definitiva - ha concluso Cappato - si tratta di una legge miope e
protezionistica che nel dichiarato intento di "promuovere la
diffusione al pubblico e la fruizione per via telematica delle opere
dell'ingegno", di fatto realizza l'effetto esattamente
opposto".