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Reporters sans frontieres chiede a Ciampi di respingere la legge Gasparri
Traduzione a cura di Anna Manao

Reporters sans frontières (www.rsf.fr), associazione riconosciuta di pubblica utilità, con sede a Parigi e sezioni nazionali o uffici nei 5 continenti, continua ad intervenire sulla “anomalia italiana”. Dopo il Rapporto annuale 2002 e 2003 e una serie di articoli sui casi più clamorosi di attacco alla libertà d’espressione e di informazione in Italia, Reporters sans frontières denuncia i contenuti della legge “Gasparri”, chiedendo formalmente al capo dello Stato di non firmare tale provvedimento. L’Italia, che nella classifica stilata dall’organizzazione in occasione della Giornata Internazionale della Libertà di Stampa (3 maggio 2003) su 157 paesi censiti occupa il 53° posto (il 40° nel 2002),  continua perciò a sollevare interrogativi e a suscitare preoccupazioni, in un contesto europeo soddisfacentemente garantito. 
Di seguito, viene riportata la traduzione dell’intervento sulla legge “Gasparri” apparso nel sito il 3dicembre 2003.

Reporters sans frontières chiede al presidente della Repubblica di respingere la legge sull’audiovisivo in nome della libertà di stampa .
La legge “Gasparri” sulla riforma del sistema audiovisivo è stata adottata dal parlamento italiano il 2 dicembre 2003. La legge, il cui obiettivo ufficiale è preparare il passaggio alla televisione digitale terrestre, consente di possedere interessi in più media, interviene sui limiti antitrust e modifica la composizione stessa del consiglio d’amministrazione della televisione pubblica RAI. Il presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, ha a disposizione un mese per approvare il testo o respingerlo, se stima che non sia in accordo con i principi costituzionali.

"Questa riforma, che è chiaramente al servizio degli interessi del gruppo Mediaset, proprietà di Silvio Berlusconi, rappresenta un pericolo per l’autonomia della televisione pubblica e una minaccia per il pluralismo dell’informazione. Noi le chiediamo di rifiutare di sottoscrivere questo testo, in nome della libertà di stampa” ha scritto Robert Ménard, segretario generale di Reporters sans Frontières, in un messaggio al presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi. “La concentrazione, nelle mani di una sola persona, di un vero e proprio impero mediatico e del potere politico, è una anomalia unica in Europa. La legge sull’audiovisivo, come il progetto di legge sul conflitto di interessi, non fa che aggravare questa situazione. L’Unione europea darebbe così un pessimo esempio ai paesi che devono ancora integrare i principi della libertà di stampa e della democrazia” ha poi aggiunto.
Il testo di legge cancella il divieto per una stessa persona di detenere più di due canali nazionali hertziani. Silvio Berlusconi, presidente del Consiglio, può così conservare la proprietà dei suoi tre canali nazionali (Italia 1, Canale 5 e Retequattro). La Corte costituzionale aveva invece preteso il passaggio di Retequattro sul satellite, a partire dal 1° gennaio 2004, per rispettare le leggi della concorrenza.

Il testo cancella anche il divieto di avere interessi in media diversi. I proprietari di televisioni potranno ormai acquistare quotidiani e viceversa. Ma, nella realtà concreta, la situazione finanziaria della informazione scritta non dovrebbe consentire una tale reciprocità. A partire dal 1° gennaio 2009, il proprietario di più d’un canale televisivo potrà perciò procedere ad acquisizioni nel settore della stampa. In verità, Silvio Berlusconi era già proprietario di Mondadori, uno dei principali gruppi editoriali  del Paese.
La legge “Gasparri”, poi, modifica i limiti antitrust. Se il testo afferma che un proprietario non potrà detenere più del 20 %  degli introiti pubblicitari, la base di calcolo di questi proventi aumenta considerevolmente poiché è estesa non solo agli spots televisivi ma anche all’editoria, al cinema e alla stampa. La televisione pubblica RAI e Mediaset si dividono il 93 % degli investimenti pubblicitari televisivi, il 63 % dei quali è detenuto dal solo gruppo Mediaset.
Infine, la riforma prevede una privatizzazione progressiva e parziale della RAI, assieme ad una modifica della composizione del suo consiglio d’amministrazione. la privatizzazione della RAI si avvierà entro il 31 gennaio 2004, ma gli azionisti non potranno detenere più dell’1 % delle parti, cosa che lascerà  il controllo della azienda nelle mani del ministero dell’economia. Il consiglio di amministrazione del servizio pubblico passerà dai cinque membri attuali, nominati dai presidenti del Senato e della Camera dei deputati, a nove membri, sette dei quali saranno nominati dalla Commissione parlamentare di vigilanza e due dal ministero dell’economia. Lucia Annunziata, presidente del consiglio di amministrazione della RAI, ha annunciato che presenterà le dimissioni se la legge sarà firmata dal presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi.

Reporters sans frontières ricorda che il progetto di legge sul conflitto d’interessi deve ancora essere approvato dal Senato. Se da una parte il testo afferma che la gestione di un’impresa a scopo di lucro è incompatibile con una carica governativa, dall’altra si sostiene che non c’è conflitto d’interessi se la gestione di questa società è affidata ad una terza persona. Ora, Silvio Berlusconi non appare in nessun organigramma delle sue proprietà, la cui gestione è affidata alla sua famiglia o a suoi prossimi. In questo caso specifico, non si pone neppure la questione del conflitto d’interessi.
In un rapporto intitolato “Conflitto d’interessi nei media: l’anomalia italiana”, pubblicato nell’aprile 2003, Reporters sans frontières ha analizzato le conseguenze del conflitto d’interessi di Silvio Berlusconi sul pluralismo dell’informazione in Italia, relegata al 53° posto nella classifica mondiale della libertà di stampa nel 2003.

Traduzione di Anna Manao

 
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