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La grande Israele sul
Tigri
Di
Stefano Chiarini – «Il Manifesto» del 19 ottobre 2003
IRAQ: la ricostruzione nelle mani di avvocati del Likud e dei coloni
Il
sogno di «Heretz Israel», della «Grande Israele» dal Nilo
all’Eufrate, caro all’ultradestra sionista potrebbe, almeno a
livello economico, diventare realtà. La guerra e l’occupazione
dell’Iraq, frutto di una totale identità di vedute tra il governo
Sharon e l’Amministrazione USA, costituiscono un’occasione forse
irripetibile per la destra israeliana animatrice del movimento dei
coloni e per il «Likudnik» neoconservatori che hanno gestito la
guerra, il dopoguerra e la ricostruzione dell’Iraq. Un’occasione che
Marc Zell, avvocato, colono con cittadinanza americana, non ha voluto
perdere tanto da dar vita alla prima società di consulenza congiunta
israelo-irachena con il compito di «promuovere» gli investimenti
stranieri in Iraq insieme a «Sam» Chalabi, il quarant’enne nipote di
Ahmed Chalabi, leader del Consiglio nazionale iracheno, già pupillo dei
neocon del Pentagono, e attualmente una delle figure più influenti del
Consiglio provvisorio.
La società di Marc Zell e «Sam» Chalabi, l’«Iraqi International
Law Group (Iilg)» è stata fondata la scorsa estate ed è
temporaneamente alloggiata all’Hotel Palesatine di Baghdad. Tra i suoi
obiettivi troviamo il «fornire alle imprese estere quelle informazioni
e quegli strumenti di cui hanno bisogno per entrare e per avere successo
nel nuovo Iraq che sta nascendo». Secondo un’indagine del quotidiano
britannico «The Guardian» in realtà gran parte delle
operazioni e lo stesso aggiornamento del sito della società verrebbero
in realtà gestite dagli uffici di Gerusalemme di Zell. Quest’ultimo
non è un semplice avvocato o un comune colono ma anche un esponente dei
«neoconservatori» USA vicino a Douglas Feith, sottosegretario alla
Difesa, con il quale aveva uno studio legale a Washington.
Feith,
capo dell’Ufficio di pianificazione del Pentagono, con vaste
responsabilità nella ricostruzione (e prima nella distruzione)
dell’Iraq (e sostenitore delle forniture ad Israele del petrolio
iracheno), nel 1996 fu uno degli esponenti neoconservatori – insieme a
Richard Perle e a David Wurmser – che prepararono un nuovo programma
di politica estera per il premier israeliano Benyamin Netanyahu
intitolato «For a Clean Break, a new strategy for securing the realm»
che prevedeva «la rottura» del processo di pace di Oslo.
Israele avrebbe dovuto invece rivendicare senza esitazione il controllo
della West Bank e di Gaza e avrebbe dovuto «plasmare il panorama
strategico» del Medioriente rimovendo il regime iracheno e
successivamente i governi della Siria, del Libano e dell’Arabia
Saudita e dell’Iran. Un programma di guerra che l’amministrazione
Bush-Sharon ha già cominciato a realizzare. L’avvocato Zell –
simpatizzante del gruppo estremista dei coloni del «Gush Emunim», il
blocco della fede, per quale sarebbe stato Dio a dare agli ebrei
l’intera Palestina – nel 1988, all’inizio della prima Intifada, si
trasferì con la sua famiglia nell’insediamento ebraico di Alon Shevut,
nella West bank, e acquistò la nazionalità israeliana sulla base della
«legge del ritorno». Successivamente Marc Zell fu tra i protagonisti
della campagna elettorale di Netanyahu nel 1996, divenne membro
dell’ufficio politico e del Comitato centrale del Likud ed uno dei più
noti portavoce del movimento dei coloni più radicali. Il compito di
Marc Zell, titolare della società «Zell Goldberg and Co.» con
sede a Gerusalemme, è quello di aiutare le società israeliane a fare
affari sui mercati esteri e ora, tramite la Iilg, ad assumere posizioni
rilevanti nel mercato iracheno approfittando del programma di
privatizzazioni gestito dalle stesse autorità di occupazione e dal
Consiglio provvisorio. Alle prime penserà Zell al secondo «Sam»
Chalabi. Quest’ultimo, da parte sua, non è solo il nipote del
bancarottiere sciita, ma è anche uno degli autori del documento «Transition
to Democracy», della ex opposizione irachena pro-USA, basato sulla
necessità di «privatizzare» il paese, spezzarne l’unità con una
esasperata «devolution», e de-arabizzarlo riallacciando i rapporti con
lo stato ebraico. Sam Chalabi è ora «consigliere» del nuovo governo
sugli investimenti e il commercio.
Sam
e Marc: due volti del futuro Iraq, con uomini di questo tipo la
colonizzazione israeliana della Mesopotamia è solo questione di tempo.