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La
politica internazionale di John F. Kerry
Marcello
Pamio
Come si comporterà
in politica estera il futuro presidente degli Stati Uniti John F. Kerry?
Porterà avanti le linee guerrafondaie e lobbiste di George Walker Bush
junior e della sua amministrazione, o invece cambierà politica facendo
ritrovare pace e tranquillità al mondo intero? Le dichiarazioni di
Kerry, pubblicate dai principali quotidiani, purtroppo lasciano
intravedere un personaggio controverso, discutibile e soprattutto
manipolato...
Ecco le parole del senatore del Massachussets:
Sicurezza
nazionale:
«Sarà fatto tutto il
possibile per difendere la sicurezza nazionale, e continueremo a
disporre dell’esercito più potente del mondo» [2 settembre 2003]
«Come presidente non subordinerò mai la sicurezza degli Stati Uniti a quella di nessun altro paese o istituzione» [3 dicembre 2003]
Esercito
militare:
«George W. Bush ha
ereditato l’esercito più potente del mondo e lo ha indebolito»
[27 febbraio 2004]
«Troppo spesso le nostre truppe vanno in combattimento senza disporre di armi e materiali che consentirebbero loro di proteggersi molto meglio dal pericolo» [27 febbraio 2004]
«I nostri soldati pagano il prezzo di una strategia maldestra. Questa ostinazione a lanciarsi da solo nella guerra fa sì che le nostre truppe affrontino il 90% dei rischi e subiscano il 90% delle perdite» [17 aprile 2004]
Terrorismo:
«Non accuso George W. Bush
di fare troppo nella guerra contro il terrorismo, penso al contrario che
non faccia abbastanza» [27 febbraio 2004]
«Una volta eletto, sostituirò l’isolazionismo di Bush con una nuova era di alleanze. Certamente, la guerra fredda è finita, ma i nuovi pericoli che ci attendono rendono più indispensabile che mai la presenza di alleati al nostro fianco» [3 dicembre 2003]
«I nostri
nemici non potranno mai dubitare della mia risolutezza a servirmi della
forza, se risulterà necessario» [3 dicembre 2003]
Guerra in Iraq:
«Dobbiamo raggiungere il
successo in Iraq. Non possiamo permetterci di lasciare che questo paese
crolli [e divenga] un grande campo di addestramento di terroristi
anti-americani»
«Ma non cambierà nulla, finché non avremo vinto la battaglia delle idee»
Israele e
Palestina:
«L’impegno americano a
difendere l’indipendenza e la sopravvivenza di Israele non dovrà mai
vacillare»
Politica
energetica:
«E’ innegabile che con
l’Arabia Saudita abbiamo legami profondi, che per il momento ci è
impossibile spezzare. Una tale dipendenza energetica
ed economica complica enormemente le nostre relazioni con
l’Arabia saudita.Gli Stati Uniti devono accettare una nuova politica
energetica»
E’ chiaro che in
politica internazionale la posizione di Kerry è forse più estrema di
quella di Bush: affermare che l’esercito statunitense è stato
indebolito dalla politica di Bush jr. e non dispone di armamenti
adeguati, significa che assisteremo a ennesimi finanziamenti miliardari
- con i soldi ovviamente dei contribuenti - alle lobbies del «crimine»
e alle multinazionali delle armi che si concretizzeranno in altre
guerre…
Per quanto riguarda invece la situazione allarmante in Palestina,
sottolineare l’impegno americano nel difendere l’indipendenza e la
sopravvivenza di Israele senza accennare alla difesa e alla
sopravvivenza pure dei popoli arabi che li vivono da sempre e i cui
diritti sono legittimi e sacrosanti, indica che Kerry è condizionato
dagli apologeti del sionismo...