Oscar per il film: «Salvate il soldato Lynch»

Jessica Lynch è sicuramente l’icona della guerra.
La storia della sua cattura da parte degli iracheni e la spettacolare liberazione, in diretta tivù, delle forze speciali statunitensi è diventata uno dei simboli patriottici più intensi del conflitto.
La diciannovenne Jessica Lynch, proveniente dalla piccola cittadina del West Virginia dal nome emblematico Palestine, lavorava come soldato semplice nell’esercito statunitense in Iraq durante la seconda guerra del golfo. Il suo compito era il rifornimento. (1)
Il 23 marzo l’esercito iracheno con una imboscata, appena fuori Nassiria che ha interessato un intero gruppo di soldati della compagnia «507 Maintenance», ha ucciso diversi militari catturando Jessica. 
Quest’ultima gravemente ferita, sarebbe stata trasportata nell’ospedale della città di Nassiria per essere medicata.
Nell’ospedale, brulicante dei fedelissimi «Fedayin» (l’esercito fantasma di Saddam Hussein), Jessica sarebbe stata percossa e avrebbe subito estenuanti interrogatori.(2)
Ma dopo otto giorni di inferno le truppe speciali americane, con un’impresa in stile Rambo e davanti alla telecamere a infrarossi della troupe televisiva, avrebbero liberato la giovanissima soldatessa.
Una liberazione «mediatica» che meriterebbe alcuni Oscar: “miglior regia”, “sceneggiatura”, e per ultimo - se non esiste si dovrebbe inventarlo - quello per la “miglior propaganda”.
Ma le cose sono andate effettivamente così, come ce le hanno fatte vedere attraverso il tubo catodico?
Strano a dirsi, ma sembrerebbe proprio di no!
Secondo i medici iracheni interpellati sull’accaduto, e che hanno lavorato nell’ospedale di Nassiria, a Jessica sarebbero stati forniti i migliori trattamenti medici possibili: un letto speciale e una (delle due) infermiere che avevano a disposizione.(3)
Sembrerà poco, ma se pensiamo alla situazione ospedaliera in Iraq prima e soprattutto durante il conflitto, non c’è da proprio di che lamentarsi.
«L’ho esaminata, aveva un braccio, una coscia rotti e una caviglia slogata» ha detto Harith a-Houssona, il dottore che l’ha seguita personalmente. «Non vi era alcun segno di sparo – continua il medico iracheno - nessuna pallottola all’interno del suo corpo, nessuna ferita da coltello, soltanto un incidente stradale. Desiderano (gli americani) distorcere l’immagine. Non capisco perché loro (gli americani) pensano che vi sia qualche beneficio nel dire che (Jessica) aveva una ferita da pallottola».(4)
La storia s’infittisce ulteriormente perché alcuni testimoni dichiarano che gli americani stanziati nella zona, erano perfettamente al corrente che i militari iracheni avevano abbandonato la città il giorno prima (del loro attacco all’ospedale): «Siamo stati sorpresi. Perché questo? Non c’erano militari, non c’erano soldati nell’ospedale» ha detto il dottor Anmar Uday, che ha lavorato anche lui nell’ospedale. «Era come una pellicola di Hollywood. Gridavano: “Go, Go, Go”».(5)
Ma non finisce qua perché due giorni prima della "presa cinematografica" dell’ospedale, il dottor Harith ha tentato di liberare Jessica sistemandola in una ambulanza, ma al primo check-point le truppe americane hanno aperto il fuoco (sull’ambulanza, sic!) costringendoli a ritornare all’ospedale.(6)
Forse il «copione» che il generale Tommy Franks ha distribuito alle truppe non contemplava la scena della fuga dall’ospedale? O magari è stato il cuore tenero e sensibile di Donald Rumsfeld, che per finire in bellezza ha fatto in modo di tagliare la scena con l’ambulanza?
Non lo sapremo mai. La cosa che invece è emersa da questo meraviglioso oltreché patriottico film: «Salvate il soldato Lynch», è il potere enorme di propaganda e di condizionamento dell’amministrazione che sta effettivamente governando il mondo!

Note:
(1)   Obiettivo Iraq – www.obiettivoiraq.rai.it
(2)   News BBC – http://newsbbc.co.uk/2/hi/programmes/correspondent/3028585.stm 
(3)   Idem
(4)   Idem
(5)   Idem
(6)   Idem


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