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L’arroganza
dell’Heretz Israel
Marcello Pamio
– 15 luglio 2006
La
comunità internazionale sta assistendo silenziosamente e senza battere
ciglio all’arroganza e allo strapotere politico-militare dello stato
d’Israele.
In maniera fredda e spietata, il piccolo ma potente stato ebraico, ha
sferrato un attacco militare illegittimo e criminoso lungo
Il tutto come rappresaglia per il rapimento di un caporale diciannovenne
dell’esercito israeliano, sequestrato da un fantomatico commando
sbucato da un tunnel scavato sotto la sabbia…
Se
vogliamo prenderci in giro, allora va benissimo, se invece siamo seri è
bene cercare di comprendere cosa sta realmente accadendo e dove porterà
questa strada di terrore e violenza.
Una possibile spiegazione è questa: «Hamas e Fatah, i principali gruppi palestinesi, rivali tra loro, hanno
raggiunto oggi un accordo sul documento dei detenuti palestinesi nelle
carceri israeliane, che prevede un riconoscimento implicito dello Stato
di Israele. Lo ha detto Ibrahim Abu Najah, coordinatore del ‘dialogo
nazionale’ sulla proposta. L'accordo è stato raggiunto dopo settimane
di serrate trattative»[1]
Avete
capito? I principali gruppi palestinesi (Hamas e Fatah) stavano
raggiungendo un accordo tra di loro che prevedeva, tra le altre cose, un
riconoscimento implicito dello Stato d’Israele (stranamente, ogni
qualvolta il processo di pace avvicina i due popoli, accade sempre
qualcosa o da una parte o dall’altra…)
Ma non è quello che ha sempre voluto Israele?
In teoria sì, ma in pratica no!
Per
qualcuno (sicuramente la minoranza, ma che al momento controlla
l’amministrazione israeliana) la pace tra ebrei e arabi non è
accettabile.
Non è accettabile per diversi motivi:
-
Da quello pratico,
molto materialistico: i 3 miliardi di dollari che giungono dagli Stati
Uniti ogni anno come aiuti contro il terrorismo (per favorire la pace,
sic!) verrebbero meno, provocando un danno economico di non poco
conto;
-
A quello spirituale o
presunto tale. Vi sono delle motivazioni talmudiche, e cioè religiose
che vedono Israele, come la
terra promessa da YHWH (Yahweh, noto come Geova) al suo popolo eletto:
gli ebrei. Non arabi!
In
quest’ultimo contesto i palestinesi che vivono illegittimamente nella
“terra promessa”, sono visti come un impedimento alla realizzazione
della volontà del potente loro dio e alla realizzazione dei precetti
della letteratura talmudica. Precetti che attualmente controllano i
vertici del sistema ebraico ortodosso e di conseguenza i vertici
politico-economici.
L’esercito israeliano, dopo aver bombardato per giorni Gaza, dopo aver
fatto scappare migliaia di palestinesi, ha rivolto le proprie armate
attenzioni, all’altro nemico mortale: il Libano.
Il bilancio delle vittime civili è drammatico, si parla di oltre 60
morti civili, e i danni
materiali non si contano: aeroporti, ponti, porti e strade.
Anche in questo caso la motivazione ufficiale della “furia giudea”
è il rapimento di due soldati israeliani e il tentativo di disarmare
(distruggendo senza alcuna remora un paese) i miliziani degli hezbollah.
La
definizione di «terrorismo» non è unica e varia sempre dal punto di
vista, ma la «strategia del terrore» ha sempre un unico scopo: "incutere
paura". In questo contesto, quello che stanno facendo le forze
armate israeliane - proprio come hezbollah, hamas, fatah che tanto
odiano e combattono - è proprio del terrorismo: stanno letteralmente
terrorizzando e ammazzando la popolazione civile libanese. Come vogliamo
altrimenti chiamarla: legittima difesa, come ha detto il povero di
spirito, Giorgetto Bush?
I due soldati sequestrati - secondo fonti interne - sarebbero stati
portati in Siria oppure in Iran…
Ci
siamo capiti vero, dove vogliono arrivare (se non interverrà la comunità
internazionale)?
Dopo il Libano, i prossimi obiettivi saranno Siria e l’ex Persia
(Iran), i grandi nemici d’Israele, che guarda caso (almeno per Siria e
Libano) rientrano, geograficamente parlando, nel contesto dell’“Heretz
Israel”, della “Grande
Israele” (dal Nilo all’Eufrate).
Un sogno molto caro all’ultradestra sionista.
Non
a caso infatti nel 1993 Ariel Sharon propose formalmente al Congresso
del Likud che Israele adottasse proprio i “confini biblici” come
principio fondamentale della sua politica ufficiale![2].
Oggi,
una emorragia cerebrale ha messo fuori uso Sharon, ma la missione divina
della Heretz Israel è portata avanti in maniera spietata dal primo
ministro Ehud Olmert, «cresciuto
politicamente fra i revisionisti sionisti di destra»[3]
Con
questi sionisti che si alternano al governo (per non parlare della
letteratura talmudica che guida e controlla le loro gesta) e con i
terroristi dall’altra parte (per non parlare della letteratura
coranica che guida e controlla le loro gesta), la strada della pace, e
soprattutto dei due stati, si fa sempre più lontana.
Facendo posto, in questa maniera preordinata e prestabilita, ad un
pericolosissimo stato generalizzato di tensione e di terrore che ha lo
scopo di dividere (per meglio controllare) le masse.