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La
premiata impresa di pulizie israeliana
di
Carlo Bertani - 30 luglio 2006 - www.disinformazione.it
Mentre
in Italia ci trastulliamo fra un voto di fiducia ed uno sciopero dei
farmacisti, la premiata ditta Tsahal & Mossad ha dato inizio alla
pulizia etnica del Libano meridionale.
Ognuno – la pulizia etnica – la fa come può e con quel che
possiede: in Jugoslavia fu compiuta a colpi di Kalashnikov e di mortaio,
i nazisti usarono lo Ziklon B ed i forni crematori, i Khmer rossi i
machete.
La premiata ditta dell’amministratore delegato Olmert ha a
disposizione di meglio: il presidente della sua holding – Georg
Walkirien Bush – lo ha abbondantemente rifornito di bombe da
Una
bomba da una tonnellata è un ordigno spaventoso, raccapricciante solo a
guardarlo: deve essere caricata con robuste gru e quando giunge a
destinazione – correttamente armata – spiana in un amen uno spiazzo
delle dimensioni di un campo di calcio.
Si tratta senza dubbio del metodo più economico per la gestione del
territorio: con i surplus di bombe da 250 e da
Se
dovessimo credere a quello che ci raccontano, potremmo concludere che
Israele s’attendeva una pronta e puntuale resa di Hezbollah
nell’arco di una settimana, i classici “sette giorni”, come da
contratto.
In quei sette giorni, tanto per far passare il tempo, ci si poteva
dedicare a distruggere alle fondamenta uno stato: aeroporto? Bastava
colpire le piste? No…in sette giorni si può fare di più…colpire il
sistema di rifornimento degli aeroplani, le altre infrastrutture,
insomma: cucù, l’aeroporto di Beirut non c’è più!
Così bisognerà ricostruirlo da capo: ehi, europei, pronto? Vi date o
no da fare per creare la “conferenza dei donatori”? Noi il nostro
lavoro – quello dell’impresa di demolizione – lo stiamo compiendo:
voi datevi da fare a cacciare i soldi, perché non sia mai che quando
avremo raggiunto l’accordo su chi venderà il cemento e chi i mattoni
– e le relative tangenti – non sia pronto l’assegno. Non facciamo
scherzi eh?
Anche
la guerra con Hezbollah doveva essere uno scherzo…non pensavamo che
dimostrassero un così profondo attaccamento al lavoro da rimanere sul
posto anche nei giorni festivi e durante le ferie…
Va beh, per non farli scappare abbiamo distrutto tutti i ponti e le
strade alle loro spalle, così si poteva fare una bella battaglia:
sarebbe stato meraviglioso farla coincidere con qualche rievocazione del
mitico Moshe Dayan, un evento mediatico eccezionale, i network mondiali
erano pronti a sborsare fior di quattrini per l’esclusiva…
Credeteci – raccontano a Tel Aviv – è tutta colpa degli
stacanovisti di Hezbollah: i loro alleati russi li avranno condotti in
massa a guardare i vecchi film di propaganda sovietici – quelli dei
piani quinquennali – ed ora rimangono ostinatamente attaccati al posto
di lavoro, non comprendono la necessità di ristrutturare, di
globalizzare…
“Ma
che colpa abbiamo noi” – cantavano i Rocks nei mitici anni ’60 –
ed in Israele conoscono bene la musica rock, mica perdono più tempo con
il klezmer…
Se avessimo saputo che quei maledetti Hezbollah non sarebbero andati in
vacanza mica avremmo distrutto tutti i ponti alle loro spalle – eh no
– ed ora la popolazione del Sud del Libano potrebbe tranquillamente
spostarsi più a nord ordinatamente in autostrada, pagando il pedaggio e
fermandosi per bere il tè in autogrill.
Se ci fossero stati dei problemi per il gran caldo, ci avrebbe pensato
Invece
ora – maledetti Hezbollah – non sanno più dove andare e dalla sede
centrale ci è giunto l’ordine di farli sgombrare entro 48 ore. Non
hanno più strade e ponti per spostarsi? Lo sappiamo, ma se Hezbollah si
arrendeva subito – nella classica settimana – mica ci ritrovavamo in
questi guai!
Adesso,
che possiamo fare? Gli ordini vanno rispettati: alla sede centrale, in
Virginia, mica scherzano e da un giorno all’altro ti possono revocare
il contratto, così ti ritrovi a pulire i vetri delle auto agli angoli
delle strade e perdi l’assicurazione per le malattie ed il fondo
pensione. Maledetti Hezbollah che non ci vengono incontro per risolvere
i nostri problemi…
Ora ci si mettono anche le organizzazioni di soccorso internazionali –
gente come Emergency e Medici senza Frontiere – ed affermano che le
scorte di cibo nella regione sono praticamente esaurite, che l’acqua
scarseggia e che non si trovano più medicine.
Vorrebbero
aprire dei corridoi umanitari per nutrire quella gente e portare loro
soccorso – cosa giustissima, per carità – ma se concediamo questo
periodo di vacanze extra saltano tutti i piani della holding, si slitta
alle calende greche ed il bilancio va in rosso.
Ora – ragionando freddamente – se non possono partire, se mancano di
viveri, di medicine ed anche d’acqua, quanto possono sopravvivere?
Un uomo, senza bere, non riesce a sopravvivere per più di quattro
giorni, al massimo una settimana: e dove potrebbero fuggire – in una
settimana – con lo sconquasso che hanno alle loro spalle?
No, non vogliamo vederli soffrire oltremodo, non possiamo sopportare
l’idea dei bambini che muoiono di sete in questa estate che è già
stata classificata fra le più calde da quandocazzoneso.
Se
Hezbollah non collabora, se non ci vengono incontro con le mani alzate
per andare ordinatamente in colonna verso i campi di prigionia nel
Neghev, noi non possiamo fare altro che bombardare tutto: quando un
problema è troppo complesso si taglia il nodo di Gordio, lo dice sempre
Georg, lo ripete da quando ha invaso l’Iraq.
Ci dispiace, perché per “ripulire” il sud del Libano dagli
Hezbollah – se non collaborano – ci vorrebbero parecchie settimane,
forse mesi, e migliaia di perdite fra le nostre file. Eh no, non è così
che si fa, non è così che si tratta con una delle aziende più
all’avanguardia nel pianeta!
Vorrà dire che dopo, quando sarà tutto finito – se proprio i
libanesi non vorranno più tornare ad abitare quelle aree (per carità,
si può capirli) troveremo qualcuno che si occupi della zona…del porto
di Tiro, della valle della Beckaa, delle rovine di Baalbeck…
Chiederemo ai nuovi venuti in Israele – i russi, gli etiopi – se vorranno prendersi anche questa “grana”: sono gente generosa e lo faranno, statene certi, lo hanno già fatto tante volte in passato.
Una
sola raccomandazione: nei prossimi giorni, cercate di far slittare in
secondo piano le notizie della guerra nei telegiornali. Come dite? Non
c’è altro da raccontare?
Ma, suvvia, qualcosa si trova sempre!
Non vorrete mica raccontarci che non avete qualche torbida vicenda
parlamentare da raccontare…che sappiamo noi: voti di fiducia,
scioperi, qualche vicenda “rosa”. Vanno bene anche gli strascichi
del mondiale e dell’inchiesta sul calcio – insomma, fate voi – ma
fatelo.
Noi, da parte nostra, cercheremo di fare in modo che le notizie non
“partano” nemmeno, ossia provvederemo a dissuadere i giornalisti
troppo coscienziosi, quelli che vanno a ficcare il naso dappertutto: si
sa, qualche colpo “disperso” capita sempre, maledetto “fuoco
amico”.
Anche
il “fuoco amico” però, a volte finisce per risolvere delle
situazioni imbarazzanti: prendete – una a caso – la questione degli
osservatori ONU. Se, per un malaugurato caso, un nostro aereo colpisce
per sbaglio una postazione ONU ed uccide quattro osservatori
internazionali, le Nazioni Unite – saggiamente – decidono di
ritirare gli osservatori (tanto, cosa dovevano osservare?!?). Non tutti
i mali vengono per nuocere, e si risparmia anche qualche bombetta per il
futuro.
Come dite? Guai con le Nazioni Unite, con il Consiglio di Sicurezza, con
l’Europa,
Macchè…è bastata una telefonata del nostro amministratore delegato a
Georg, a Washington, e si è occupato di tutto Baffone Bolton, che è un
amico fidato. Altrimenti, a cosa serve il diritto di veto?
Noi,
come potete constatare, facciamo tutto il possibile per portare a
termine un lavoro “pulito”; voi, ci raccomandiamo, trasmettete il
meno possibile. Non sarebbe bello e non sarebbe giusto inviare in prima
serata quegli spezzoni di filmati dove si vedono le spettacolari
esplosioni delle bombe da una tonnellata – oddio, quelle potete anche
trasmetterle – l’importante è che non mostriate i palazzi
sbriciolati e le piramidi di macerie che generano, quel grigiore sui
volti dei cadaveri estratti dalle macerie che è così disgustoso…no,
non è bello, ed all’ora di cena potrebbe rovinare la digestione.
Noi vi promettiamo che faremo in fretta ed in pochi giorni vi
assicuriamo che cittadine come An-Naqurah, Bint Jubayl, Tibnin, Hula ed
altri paeselli che nessuno conosce non esisteranno più. Tanto, nessuno
sapeva della loro esistenza nemmeno prima: come dice il proverbio?
Lontano dagli occhi, lontano dal cuore.
Può
darsi che si renderà necessario “normalizzare” anche la città di
Tiro – quella in Europa sanno che esiste – ma non possiamo farci
niente: non è, per caso, che c’è qualche nuovo scandalo dei reali
inglesi da mettere in prima pagina?
Se Hezbollah non collabora, speriamo almeno che quelli di Al-Qaeda si
mostrino più seri: un bel attentato di quelli robusti, eclatanti,
sarebbe l’optimum. In fondo, con un discreto attentato potrete
occupare i palinsesti televisivi per almeno una settimana, e noi in una
settimana vi promettiamo di “finire il lavoro”. Mica siamo gente
inaffidabile come Hezbollah.
Carlo Bertani bertani137@libero.it www.carlobertani.it