Di Matthew Brubacher, traduzione di
R.I.
La fine del governo di unità nazionale, con l'uscita
dei laburisti, e le conseguenti elezioni previste per la fine del
gennaio 2003 rendono più rigida la posizione di Israele di fronte alle
richieste della comunità internazionale, in particolare rispetto a un
eventuale ritiro dai territori rioccupati. Nel tempo così guadagnato,
il governo dello stato ebraico accelera la costruzione di un muro con
cui, fin da oggi, procede all'annessione unilaterale di una parte della
Cisgiordania.
Lavori di costruzione del muro a Qalqiliya
in Cisgiordania
Il «muro di sicurezza» che il governo israeliano
costruisce attorno alla Cisgiordania e a Gerusalemme modificherà
radicalmente il paesaggio sia geografico che politico in Medioriente.
Innalzando una chiusura tra volte più alta e due volte più larga del
muro di Berlino (...) Israele procede all'annessione unilaterale di una
parte considerevole della Cisgiordania e rafforza gli sbarramenti
militari attorno alle città palestinesi, imprigionandovi così gli
abitanti.
Un primo muro era stato costruito attorno a Gaza già
ai tempi della prima Intifada (!987-1993), allorché lo stato ebraico
circondò quella striscia di terra con una barriera elettrificata
ermeticamente chiusa. Ciò gli permise di conservare la sua autorità
sulle sedici colonie ebraiche e di controllare i movimenti dei
palestinesi. Attualmente, Israele mantiene sotto il suo controllo il 20%
di Gaza, costringendo i suoi 1.2 milioni di abitanti a vivere nei tre
cantoni separati in uno spazio che è appena il doppio rispetto a quello
di Washington DC.
I palestinesi della Cisgiordania subiranno lo stesso
destino di quelli di Gaza. La prima tappa consiste nel separare Israele
dalla maggior parte del nord della Cisgiordania. La chiusura segue le
frontiere del 1967, pur con l'annessione di numerose colonie; chiude in
una stretta numerosi territori chiave palestinesi, e ne spazza numerosi
altri. Alcune zone palestinesi come il villaggio di Qaffin si vedono
sottrarre il 60% dei loro terreni agricoli, mentre altre, come la città
di Qalqilya, non solo vengono privati delle loro terre, ma vengono
separate sia dalla Cisgiordania che da Israele. Questa parte del muro
costa al governo israeliano oltre un milione di dollari a chilometro, ed
è fortificata da pareti di cemento armato di otto metri, da torri di
controllo ogni 300 metri, da trincee profonde due metri, da recinzioni
di filo spinato e strade di aggiramento.
La prima parte di questo muro «del nord» si estende
su 95 chilometri, da Salem a Kafr Kassen, e porterà ad una annessione
dei fatto dell'1,6% della Cisgiordania, includendo 11 colonie israeliane
e 10.000 abitanti palestinesi. Lo stato ebraico ha il progetto di
incorporare questa zona in Israele in modo che, allorché riprenderanno
i negoziati sullo status finale, un ritorno al passato costerebbe
talmente caro dal punto di vista politico, che questa annessione sarà
considerata irreversibile. Ci si trova quindi di fronte ad una strategia
mirante a modificare la linea verde.
Mappa del muro, clicca per
ingrandire
La costruzione del muro attorno a Gerusalemme est è
ancora più devastante per le aspirazioni ad uno stato palestinese.
Mentre al nord il muro non si spinge mai più di otto chilometri
all'interno delle terre, a Gerusalemme penetra molto più in
profondità.
(...)
Questa incorporazione della Grande Gerusalemme nello
stato ebraico pone numerosi e gravi problemi, perché porta ad
incorporare un gran numero di palestinesi, sottolineando una volta di
più le contraddizioni esistenti tra gli imperativi demografici e quelli
della sicurezza. Per risolvere tale problema, Israele tenta di costruire
due muri intorno a Gerusalemme: il primo costituisce una separazione
interna, costruita essenzialmente attorno alle frontiere municipali
definite da Israele. Il secondo costituirà una separazione esterna,
attorno a blocchi di colonie. A differenza delle fortezze medioevali,
questi muri di Gerusalemme saranno costituiti da una barriera
elettrificata, una strada di aggiramento e, in alcuni luoghi, da
trincee, pareti di cemento armato e apparecchi rilevatori di movimento.
(...)
Una volta completato il muro, dal nord della
Cisgiordania a Gerusalemme, lo stato ebraico si sarà annesso il 7% del
West Bank, tra cui 39 colonie israeliane e circa 290.000 palestinesi,
70.000 dei quali non hanno ufficialmente diritto di residenza in Israele
e pertanto non hanno diritto di viaggiare o di beneficiare dei servizi
sociali israeliani. Questi 70.000 palestinesi vivono in una situazione
di estrema vulnerabilità e probabilmente saranno costretti a emigrare.
Se il muro verso sud si spingerà fino a Hebron, si ritiene che Israele
si sarà annessa un altro 3% della Cisgiordania. |